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 Intelligenza emotiva e successo nel lavoro
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Inserito il - 30/07/2008 : 10:53:42  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Intelligenza emotiva e successo nel lavoro

autore sconosciuto


Per avere successo nella vita in genere e nell'ambito lavorativo in
particolare, non è sufficiente disporre di un elevato Quoziente Intellettivo
o essere competenti da un punto di vista professionale; occorre anche poter
disporre di quella che Daniel Goleman chiama "intelligenza emotiva".

Quest'ultima si fonda su due tipi di competenza, una personale - connessa al
modo in cui controlliamo noi stessi - e una relazionale, legata al modo in
cui gestiamo le relazioni con gli altri.
Di seguito verranno illustrate le singole componenti di ciascuna delle due
competenze e le loro ripercussioni sul contesto lavorativo.

Se ci dovessero chiedere di elencare i fattori che portano un individuo ad
avere successo nella vita in genere, e sul lavoro in particolare,
probabilmente ai primi posti della lista metteremmo un'intelligenza vivace,
una carriera scolastica brillante, precise competenze professionali e,
probabilmente, alcuni fattori legati alla sorte, come ad esempio il far
parte di una classe sociale abbiente, l'avere un aspetto fisico avvenente e
l'essersi imbattuto in circostanze fortuite del tutto favorevoli.
Tutto vero, ma non basta. Pensiamo ad esempio ad una persona con una
straordinaria intelligenza, brillante dal punto di vista accademico,
competente sul piano lavorativo, ma arrogante, irascibile, incapace di
trattare con le altre persone e di gestire le proprie emozioni: nonostante
le sue competenze professionali e la sua intelligenza, non siamo affatto
sicuri che avrà successo nella sua carriera professionale.

Da questo punto di vista possiamo dire che, se per accedere ad una
determinata professione spesso appaiono prerequisiti importanti l'essere
qualificati come persone intelligenti, avere un titolo di studio conseguito
a pieni voti, mettere in campo una competenza professionale di prim'ordine,
per mantenere e facilitare una carriera lavorativa sono necessarie anche
altre caratteristiche.

Quali sono? Daniel Goleman, in una fortunata pubblicazione, le raggruppa
sotto il termine di "intelligenza emotiva" e le qualifica come un modo
particolarmente efficace di trattare se stessi e gli altri.

Tra queste caratteristiche rientrano ad esempio la capacità di motivare se
stessi e di continuare a perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni;
la capacità di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione; la
capacità di modulare i propri stati d'animo evitando che la sofferenza ci
impedisca di pensare; la capacità di essere empatici e di sperare.

Più in generale, alla base dell'intelligenza emotiva ci sono due grosse
competenze:

- una competenza personale, legata al modo in cui controlliamo noi stessi

- una competenza sociale, legata al modo in cui gestiamo le relazioni con
gli altri.

Entrambe le competenze sono caratterizzate da abilità specifiche. In
particolare, alla base della competenza personale troviamo la
consapevolezza, la padronanza di sé e la motivazione; alla base della
competenza sociale troviamo invece l'empatia e le abilità nelle relazioni
interpersonali.

Le abilità alla base della "competenza personale"

- La consapevolezza di sé -

Implica innanzitutto la capacità di riconoscere le proprie emozioni dando
loro un nome.

In genere quando qualcosa non va - il lavoro non riesce, i colleghi non ci
capiscono, non ci considerano o peggio ci sfruttano - l'emozione prevalente
è la rabbia. A ben guardare la rabbia è una emozione secondaria, cioè
l'espressione di qualcosa che sta più a fondo e che può essere di volta in
volta delusione, sconforto o anche paura. Dare il nome giusto a ogni
emozione significa già esercitare una prima forma di contenimento, di
controllo.

In secondo luogo la consapevolezza di sé comporta un' autovalutazione
accurata delle proprie risorse interiori, delle proprie abilità e dei propri
limiti e quindi porta sia alla percezione del proprio valore e delle proprie
capacità, sia ad una sana fiducia in se stessi. Su queste basi sarà poi
possibile proporsi con fermezza quando si tratta di mettere in evidenza i
propri punti di vista, i propri diritti o di dar voce a opinioni impopolari
ma giuste.

- La padronanza di sé -

Seppur vada intesa principalmente come autocontrollo, quindi come capacità
di dominare le emozioni, non implica assolutamente la soppressione, il
soffocamento o la negazione delle stesse. Da questo punto di vista se tutte
le emozioni sono permesse, non tutte possono essere espresse. Infatti se non
siamo responsabili dei nostri sentimenti, di ciò che proviamo interiormente
di fronte a comportamenti o avvenimenti, siamo però responsabili per il modo
in cui decidiamo di esprimerli.

In questo senso, essere dotati di intelligenza emotiva significa essere in
grado di gestire i propri sentimenti, essere quindi capaci di controllarli
ed esprimerli in modo appropriato ed efficace.

Spesso la ragione per cui molte persone non esprimono appieno il loro
potenziale risiede in una loro incompetenza emotiva, cioè in una incapacità
di gestire le proprie emozioni. In effetti, non è raro il caso in cui, pur
essendo intelligenti si agisce da stupidi sull'onda di un'emotività
incontrollata, a volte impedendo, in tal modo, una collaborazione serena e
finalizzata al raggiungimento di obiettivi comuni.

Viceversa chi è padrone di sé è maggiormente in grado di comportarsi con
onestà, agendo eticamente, nel rispetto delle regole, adoperandosi per
costruire un clima di affidabilità e autenticità, ammettendo i propri errori
e assumendosi le proprie responsabilità per quanto attiene alla propria
prestazione, al rispetto degli impegni e all'attenzione al compito.

Il concetto di padronanza sé potrebbe evocare l'intransigenza, la rigorosità
assoluta: non è così; implica piuttosto uno spirito di innovazione e
adattabilità, cioè l'essere aperti a nuove idee e approcci nuovi, alla
ricerca e valutazione di soluzioni originali, all'assunzione di prospettive
inedite senza lasciarsi paralizzare dal timore del rischio.

Non è la semplice ricerca del nuovo fine a se stesso - nuovo non è sinonimo
di migliore - o il lasciarsi guidare dalle mode, ma l'essere flessibili alle
richieste di cambiamento poste dalle nuove circostanze adottando risposte e
strategie adeguate; essere padroni di sé significa anche saper riconoscere i
bisogni e innescare o gestire il cambiamento.

- La motivazione -

Le abilità alla base della "competenza sociale"

L'empatia

E', come già detto, insieme alle abilità nelle relazioni interpersonali,
alla base di una delle due grosse competenze su cui si fonda l'intelligenza
emotiva nell'ambito della competenza sociale.

Essere empatici significa far risuonare dentro di sé i sentimenti degli
altri come se fossero i propri e senza dimenticare i propri, in una sorta di
vicinanza senza confusione. E' l'accettazione incondizionata degli stati
d'animo così come vengono offerti nella relazione. Non si può discutere o
negoziare il modo in cui gli altri provano un'emozione. Possiamo discutere o
disapprovare i comportamenti, ma non le emozioni sottostanti.

Nell'essere empatici, accanto alla condivisione dei sentimenti, c'è anche la
valorizzazione degli altri, che si manifesta nel credere nelle persone, nel
mettere in risalto e potenziare le loro abilità, nel sostenere la loro
autonomia, nel rispettare le loro diversità individuali, etniche e
ideologiche, nell'utilizzare le differenze come opportunità al di là di ogni
pregiudizio.

- La comunicazione -

In conclusione, si può affermare che non esiste solo un'intelligenza di tipo
cognitivo, ma ne esiste un'altra, di pari importanza, di tipo emotivo -
relazionale, che ci consente di capire meglio noi stessi e di interagire in
modo più efficace con gli altri.

In questo senso è pertanto facile comprendere come per avere successo nella
vita in genere e nell'attività professionale in particolare, non sia
sufficiente avere un elevato Quoziente Intellettivo o essere competenti da
un punto di vista professionale, ma occorra disporre anche di una
"intelligenza emotiva" che ci consenta di essere competenti anche da un
punto di vista relazionale.



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