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Inserito il - 18/03/2005 : 11:37:18
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Microsoft registrerà le nostre vite
a cura della redazione GT
In fase di sviluppo MyLifeBits
L'intera vita di ogni singolo essere vivente, in un futuro ormai vicinissimo, potrà essere registrata e archiviata in formato digitale. A parlare del progetto, già in fase di sperimentazione negli Stati Uniti, è Jim Gemmell, uno dei ricercatori del colosso informatico Microsoft. Il primo bacio, la nascita di un figlio, un viaggio indimenticabile o, perché no, una cena divertente fra amici saranno esperienze che potranno essere vissute non una ma infinite volte.
Oggi, ognuno di noi si limita a ricordare le belle e le brutte esperienze ma fra non molto, immagini e voci di quei momenti speciali, saranno a portata di mano, conservati all'interno della memoria di un potentissimo computer grande quanto un normale telefonino. Il sistema, denominato non a caso “MyLifeBits” e che ricorda per molti versi le ormai note scatole nere in dotazione agli aerei, sarà presentata in Italia durante la Conferenza italiana sui sistemi intelligenti. Gemmell sarà per questo a Perugia giovedì dove parteciperà, intervenendo, all'incontro organizzato dal dipartimento di Matematica e Informatica dell'università e dall'Associazione italiana di Intelligenza artificiale.
“Si tratta di una sfida paradossale – ha commentato Marco Gori, presidente dell'Associazione italiana di Intelligenza artificiale - con conseguenze difficili da analizzare”. Una considerazione che potrebbe esser vista sia in chiave positiva ma, anche, negativa. “La mia idea - ha poi aggiunto Alfredo Milani, docente dell'università di Perugia ma anche presidente della Conferenza - è che Gemmell stia progettando una versione quotidiana di Echelon”, il sistema di controllo delle telecomunicazioni usato da Stati Uniti, Canada e Australia per spiare i cittadini di tutto il mondo.
Anche se il dispositivo non registra informazioni senza che la persona ne sia a conoscenza si verrebbero infatti a creare delle situazioni poco piacevoli. Chi direbbe mai alla propria moglie di non voler indossare quel “diabolico” apparecchio? Probabilmente, se non volete registrare la vostra quotidianità è perché avete qualcosa da nascondere… magari un'amante? La rivoluzione della memoria porterà dunque delle conseguenze sociali inimmaginabili, e per alcuni versi devastanti. La privacy diverrebbe un diritto soltanto sulla carta e potrebbe essere violata in pochi secondi interrogando MyLifeBits. Secondo i calcoli di Gemmell le esperienze di un essere umano di circa 60 anni potranno essere tranquillamente conservate in un Terabyte. Chi è pratico dell’argomento saprà che una tale capacità richiede oggi, in media, qualcosa come 50 hard disk. Ma fra 5 o 6 anni? Probabilmente basterà un dispositivo grande quanto un telefonino!
Come sarà MyLifeBits, sarà forse un sistema da indossare, dotato di telecamere e registratori o qualcosa di meno complicato da portare con noi? Gemmell sembra non avere dubbi. Niente strumentazione stravagante, il nuovo registratore potrà essere un super-telefonino con registratori audio e video. La doppia sfida tecnologica da affrontare oggi è da un lato la miniaturizzazione che permetterà di portare il computer dovunque senza problemi, e dall'altro una sorta di motore di ricerca capace di rintracciare anche immagini e suoni. L'obiettivo finale è ottenere un sistema esperienziale: un computer che si comporti come un segretario personale capace di comprendere, organizzare e recuperare i dati. In questo modo lo stesso utilizzatore potrà rivivere gli eventi registrati anche da prospettive diverse.
I primi ad avere il privilegio o la sfortuna se si vuole di testare il rivoluzionario apparecchio saranno gli stessi ricercatori del gruppo di Gemmell che già si servono di MyLifeBits sul lavoro. Il primo a registrare ogni avvenimento della sua vita, sia al lavoro che a casa è stato invece uno dei più anziani, Gordon Bell. Esiste una versione digitalizzata dei suoi articoli scientifici come dei libri che ha letto, delle cartoline e delle lettere che ha ricevuto, delle conferenze che ha tenuto come delle fotografie e dei film che ha girato in famiglia o in viaggio.
L'idea, hanno spiegato infine gli esperti, non nasce dal colosso di Redmond. Il sogno di poter registrare informazioni, all'epoca semplici testi, libri, relazioni e articoli scientifici, è stato concepita fra gli anni ’30 e ’40. il progetto si chiamava “Memex” e fu il sogno mai realizzato dell'ingegnere elettronico Vannevar Bush, del Massachussetts Institute of Technology (MIT). “Adesso - ha osservato Milani - il progetto diventa realizzabile”.
In collaborazione con la redazione GT
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