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 Il Sudafrica nega il visto al Dalai Lama
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Inserito il - 24/03/2009 : 12:36:58  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Il Sudafrica nega il visto al Dalai Lama

Cari amici,
questo non ce l’aspettavamo proprio! Con l’incredibile motivazione che “la sua presenza sposterebbe l’attenzione dal Sudafrica al Tibet”, il Governo di Pretoria ha negato il visto a Sua santità il Dalai Lama che, con altri Premi Nobel per la Pace, avrebbe dovuto prendere parte a una conferenza sui mondiali di calcio che si terranno in Sudafrica nel 2010. Contro questo assurdo provvedimento, dietro il quale si scorge la lunga mano di Pechino, hanno subito protestato i Premi Nobel per la Pece Nelson Mandela, l’ex presidente sudafricano Friederick Willy de Klerk e l’arcivescovo Desmond Tutu, boicottando la conferenza.
Pare proprio che ci troviamo di fronte a momenti davvero cruciali per il Tibet e sul sito http://www.sangye.it/ trovate il blog DALAI LAMA NEWS in cui sono riportati in tempo reale gli aggiornamenti di questa drammatica situazione con l’audio ed i testi di alcuni insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama.

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Sudafrica nega visto a Dalai Lama, Nobel: boicottiamo summit

lunedì 23 marzo 2009 17:19

JOHANNESBURG (Reuters) - Diversi vincitori del premio Nobel per la Pace hanno minacciato di boicottare una conferenza in Sudafrica dopo che il governo ha negato il visto al leader spirituale tibetano, il Dalai Lama.

Il Dalai Lama avrebbe dovuto partecipare alla conferenza prevista per il 27 marzo insieme ai vincitori del Nobel per la Pace Desmond Tutu, Martti Ahtisaari e FW de Klerk, e al Comitato norvegese per il Nobel.

"Se il Dalai Lama non verrà, non ci andrò nemmeno io ... sono molto deluso", ha detto Tutu a Reuters.

Il Sunday Independent del Sudafrica ha riferito che il visto gli è stato negato a seguito di pressioni da parte del governo cinese. I funzionari dell'ambasciata non hanno ancora rilasciato commenti.

La Cina è un importante partner commerciale del Sudafrica e il portavoce del governo, Thabo Masebe, ha dichiarato che al momento la presenza del Dalai Lama non sarebbe nell'interesse del Paese.

La conferenza dovrebbe focalizzarsi su come utilizzare il calcio per combattere la xenofobia e il razzismo in vista dei Mondiali 2010, che si terranno nel paesi africano.

"L'attenzione mondiale è su di noi in quanto ospiti dei Mondiali dell'anno prossimo, e vogliamo che il motivo resti questo ... La presenza del Dalai Lama metterebbe in evidenza altre questioni", ha spiegato Masebe a Reuters.

© Thomson Reuters 2009 Tutti i diritti assegna a Reuters.

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Tibet/ Rinviata Conferenza Sudafrica dopo no a visto Dalai...

di Apcom

"Nell'interesse della pace", secondo responsabile Mondiali 2010

Roma, 24 mar. (Apcom) - "Gli organizzatori hanno deciso, nell'interesse della pace, di rinviare la conferenza sulla pace in Sudafrica", ha dichiarato alla stampa il presidente Irvin Khoza, uno dei responsabili locali dei Mondiali 2010. Ieri Pretoria aveva dichiarato di aver rifiutato il visto al leader spirituale dei tibetani "nel nome dell'interesse nazionale". Venerdì il 14esimo Dalai Lama era atteso alla conferenza a Johannesburg assieme ad altri Premi Nobel. Il comitato Nobel per la pace e due Premio Nobel sudafricani, Desmond Tutu e Frederik de Klerk, avevano già annunciato l'intenzione di boicottare l'incontro, se il Sudafrica, che ospiterà la Coppa del Mondo l'anno prossimo, non avesse cambiato idea. Oggi la Cina era tornata ad attaccare il Dalai Lama e a elogiare la decisione di Pretoria di non concedere il visto al leader buddista tibetano. A una domanda di un giornalista, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Qin Gang ha replicato che sempre più paesi cominciano ad abbracciare la causa cinese, secondo la quale il 14esimo Dalai Lama Tenzin Gyatso usa la religione come pretesto per ottenere l'indipendenza della regione himalayana. Secondo alcuni ambienti governativi sudafricani, il Paese ha chiuso le porte al leader tibetano per non mettere a rischio i rapporti con la Cina. Non a caso il Sudafrica è uno dei principali partner commerciali cinesi nel continente africano, tanto da rappresentate il 20,8% degli scambi di Pechino con l'Africa.

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LIBERTÀ VIETATA

di Livio

da ilGiornale.it

I casi di ipocrisia nei rapporti con il Dalai Lama non si contano, ma mai un grande Paese si era spinto fino a negare al leader spirituale tibetano, Premio Nobel per la pace, il visto d'ingresso pur di non urtare la suscettibilità cinese. È accaduto ieri in Sudafrica, dove un portavoce del governo, nel confermare un’indiscrezione di stampa dopo un primo, maldestro tentativo di smentita, ha detto papale papale che «la sua presenza non sarebbe nell'interesse del Paese». Ma Pretoria rischia di pagare caro questo atto di sottomissione a Pechino, anche in chiave di campionati mondiali di calcio 2010, che i sudafricani considerano una specie di consacrazione del loro ruolo di principale potenza continentale.
È stato proprio il primo evento preparatorio del torneo - una conferenza di Premi Nobel sulla importanza del calcio come strumento nella lotta contro il razzismo e la xenofobia, in programma a Johannesburg il 27 marzo - a provocare l'incidente. Oltre che ai tre «laureati» sudafricani, i due ex presidenti Nelson Mandela e Frederik DeKlerck e l'arcivescovo Desmond Tutu, il presidente della Federazione calcio Kjetil Sienn ha esteso l'invito anche ad alcuni altri personaggi, tra cui il premiato 2008, il finlandese Ahtisaari e il Dalai Lama, il quale ha dato prontamente la sua disponibilità. «Noi non facciamo politica», ha spiegato e un premio Nobel è un premo Nobel da qualsiasi Paese provenga. Ma, su richiesta della Cina, che proprio in questi giorni è alle prese con l'ennesima rivolta dei monaci tibetani e cerca di mantenere la questione tibetana sotto traccia, il governo ha comunicato al Dalai Lama che era «persona non grata».

La decisione ha provocato l'immediata reazione di Tutu, che ha definito il rifiuto «una vergogna» e ha preannunciato la sua astensione dalla conferenza se non ci sarà un ripensamento, e di DeKlerck, egualmente incline al boicottaggio. Se anche il padre della patria, il novantenne Nelson Mandela, dovesse seguire il loro esempio, il governo potrebbe essere costretto o a cancellare l'evento, o a fare marcia indietro anche a costo di suscitare le furie dei cinesi.

Lo «sgarbo» al Dalai Lama si inquadra in una politica estera sudafricana sempre più asservita a quella della Cina, che ha investito nel Paese 4,6 miliardi di dollari e sta intensificando i rapporti commerciali. Nel Consiglio di sicurezza, in cui siede per due anni in rappresentanza dell'Africa, Pretoria segue puntualmente la linea dettata da Pechino: ha così contribuito a attenuare le sanzioni all'Iran, ha protetto il governo sudanese sotto accusa per le stragi nel Darfur, ha bloccato qualsiasi seria iniziativa dell'Onu per liberare il vicino Zimbabwe dalla tirannia di Mugabe. Alla alleanza con la Cina fa riscontro una deriva di sinistra anche in politica interna, con frequenti toni antioccidentali e uscite «razziste» che contraddicono la politica di riconciliazione praticata da Mandela dopo la fine dell'apartheid. Da quando, lo scorso anno, un golpe interno all'African national congress ha costretto alle dimissioni Thabo Mbeki e aperto la strada della presidenza al populista Jacob Zuma (personaggio molto controverso, tuttora sotto accusa per corruzione e che si vanta di avere ben cinque mogli) il Sudafrica non è più il «Paese del sogno arcobaleno» che gli valse l'ammirazione del mondo intero e - di conseguenza - l'assegnazione dei prossimi campionati mondiali di calcio. Il sistema scricchiola, la stessa Anc si è spaccata, la minoranza bianca è sempre più incline a emigrare, la criminalità continua ad aumentare e ora anche la recessione mondiale sta colpendo duro. Chi, già cinque anni fa, pensava che il Paese non fosse maturo per ospitare la grande kermesse calcistica, vede ulteriormente rafforzati i suoi dubbi.



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