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Inserito il - 16/01/2007 : 11:47:04
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GLI ARTEFICI DELL'OPERA ARCHITETTONICA
a cura del www.C-S-B.org
Lo Yoga è il mezzo per congiungere l’uomo al “divino”. Gli otto elementi materiali che costituiscono quell’unità psicofisica e spirituale che è l’essere umano sono anche gli strumenti, i canali attraverso i quali si realizza la sua ascesi. Anche l’elemento “Terra”, l’elemento più grossolano e pesante, può favorire l’uomo nella sua evoluzione spirituale. Lo Yoga della terra trova la sua manifestazione, la sua realizzazione nel Tempio della Tradizione Indovedica. Fino dalla sua progettazione il tempio viene situato in una dimensione mistica. Il luogo per la sua costruzione viene prescelto in base a ben precisi criteri spirituali, oltre che estetici, paesaggistici e astrologici. Il luogo deve essere frequentato dai Deva . L’operatore della scelta è un guru, un brahamana che ha avuto l’iniziazione, che ha compiuto tutti i riti purificatori, conosce i testi sacri ed osserva le regole di condotta prescritte per il suo ruolo. Il luogo prescelto, scrupolosamente livellato, diventa una piattaforma spirituale perfettamente collegata con la totalità dell’universo. Qui l’intera struttura del cosmo è presente e resa accessibile all’uomo. La costruzione del tempio viene da lui iniziata quando la posizione delle stelle è propizia e gli esseri celesti che presiedono ai vari astri e pianeti vengono onorati assegnando loro un posto nella planimetria del tempio e scolpendo le loro immagini sulle pareti. Vastu-shastra , l’antica raccolta di scritture sulla Scienza Tradizionale dell’Architettura Indovedica, , sia essa applicata alla progettazione di una città, di una semplice abitazione, di un palazzo o di un tempio, in quanto specifica espressione di Yoga, atto sacrificale, è connessa alla conoscenza primordiale, i Veda.
Mayamata , trattato sull’Architettura appartenente al corpo della letteratura del Vastu-shastra, descrive gli artefici principali dell’opera architettonica, suddivisi rigorosamente in quattro classi di esecutori o figure di artigiani: Sthapati , l’architetto progettista, istruito dallo Sthapaka, l’architetto-brahamana, di cui è discepolo; Sutragrahin, il direttore dei lavori, responsabile delle operazioni di misura ed esperto nelle proporzioni architettoniche e plastiche (maana, unmaana); Taksaka, intagliatore e scultore, alle direttive dello Sthapaka e dello Sthapati; Vardhaki carpentiere e muratore. Nel Samaranganasutradhara, trattato sull’Architettura dell’XI sec d.C., altra fonte del Vastu-Shastra, la rigorosa divisione in quattro categorie di operatori nel campo dell’architettura, sembra aver perso la sua importanza . Secondo il S.S. emergono principalmente due figure protagoniste dell’opera architettonica: lo Sthapaka, architetto-brahmana e lo Sthapati – il maestro architetto. Mentre il primo svolge una funzione ritualistica e principalmente nel settore della pianificazione urbana e dell’edilizia religiosa, il secondo appare come protagonista assoluto del “fare Architettura”, la sola autorità sia nel campo dell’edilizia religiosa, che in quella civile e militare.
Yajamaana : Il Committente. Il committente, con spirito di offerta in sacrificio, sia esso il sovrano o un semplice cittadino, dà incarico allo Sthapaka, il guru-architetto di sua fiducia e agli artigiani da lui diretti, di realizzare l’opera progettata.
Sthapaka: L’Architetto-brahmana
Lo Sthaapaka organizza le fasi preliminari dell’opera e dei riti architettonici, vaastu-karma. Esperto nelle scritture del Vastu-Shastra, con le qualifiche del maestro spirituale, appartenente alla classe sociale più elevata, conosce l’essenza delle scritture sacre, ha ricevuto l’iniziazione spirituale, conduce una vita austera ed ha fede nella tradizione sacra.
Sthapati: Il maestro Architetto Lo sthapati si impone come interprete unico dei canoni architettonici derivanti dalle scritture. Viene descritto nel S.S. come ispirato artefice in grado di trasformare la materia allo stato naturale, dando corpo ad opere meravigliose ed originali. Il suo geniale e “divino” talento e la devozione al Supremo hanno reso possibile la realizzazione di edifici monumentali quali il tempio rupestre di Kailash in Ellora.
Il S.S. afferma che la rispondenza ai canoni peculiari della scienza architettonica, trasmessi di generazione in generazione, attraverso una successione ininterrotta di saggi, consente di comprendere il reale valore di un architetto: Shastra, Karma, Prajna e Shila sono indicate come le virtù fondanti della sua arte.
L’architetto della Tradizione deve essere esperto conoscitore delle scritture, sulla scienza tradizionale dell’Architettura, Shastra; essere equipaggiato di grande esperienza pratica, Karma; dotato di intuizione e genialità, Prajna; distinguersi per retta condotta e carattere ideale , Shila . La padronanza di queste virtù nel loro insieme e al massimo grado rendono lo Sthapati un vero maestro. Fra tutte le quattro qualifiche viene considerato fondamentale che l’architetto abbia un comportamento irreprensibile, sia un Acharya, colui che insegna con la qualità del proprio comportamento. Ma vediamo in dettaglio la natura di tali qualifiche.
Conoscenza del Vastu-shastra E’ la prima fondamentale qualifica. Il Vastu-shastra insegna i principi e i canoni della disciplina architettonica, riguardo alla pianificazione del territorio, alla progettazione edilizia ed architettonica, all’architettura dei giardini e dei parchi. Ma tale conoscenza, shilpa, deve essere integrata con la scienza delle costruzioni e dell’ ingegneria meccanica. L’architetto, dotato di una conoscenza olistica, conoscitore di matematica, astronomia, astrologia, deve essere inoltre in grado di valutare la natura dei luoghi destinati all’edificazione e di tracciare sul terreno, preparato allo scopo con rituali divinatori, il diagramma del Vastupurushamandala , espressione stessa del Dharma ; su di esso si imposterà l’organismo architettonico, sviluppandosi come da un seme cresce l’albero. L’azione architettonica è considerata nella tradizione indovedica, a tutti gli effetti, azione sacrificale e in quanto tale presuppone la perfezione nell’esecuzione. Tali responsabilità gravavano sull’architetto della Tradizione da essere, un tempo, persino passibile di condanna alla pena capitale, per gli effetti rovinosi derivanti alla società se si fosse dimostrato incapace di gestire l’opera, come ricorda Bhoja , il celebre sovrano di Malwa, autore del S.S.
Esperienza pratica-karma Anche se profondo conoscitore del Vastu-shastra, un architetto inabile nel suo lavoro, privo di adeguata esperienza, determinava automaticamente grande incertezza nella fase realizzativa dell’opera. Viceversa, un’architetto pratico nel campo delle costruzioni, ma ignorante gli Shastra dell’Architettura veniva considerato alla stregua di un cieco bisognoso di guida, costretto ad affidarsi ad altri: non poteva essere considerato un maestro. Si indicavano delle priorità nella capacità pratiche richieste al suo magistero: innanzitutto saper localizzare e pianificare l’intervento; capacità di progettare le proporzioni planimetriche e l’impianto distributivo, abilità nel valutare la rispondenza del terreno alla finalità edificatoria. Deve essere inoltre esperto nel concepire le opere in elevazione, quali le murature e coperture, intessute di decorazioni, modanature, sculture, che richiedevano una mano esperta con capacità risolutiva di problemi organizzativi, con grande visione d’insieme. Il valore di una tale personalità si sarebbe specchiata nella qualità delle opere, così dimostrando di saper bilanciare la conoscenza con l’esperienza.
Intuizione - Prajna Leggiamo nel S.S.: “ L’oceano della scienza dell’architettura è veramente vasto da scandagliare, privo di luce, pervaso di tenebre, con regioni ancora inesplorate. Esso può essere attraversato solo da un uomo saggio al timone del vascello di una conoscenza intuitiva. Solo un siffatto capitano può dirigere la nave dell’architettura”. Ma lo Sthapati, dotato di tali superiori qualità, non si inorgoglisce: così come il progettista del tempio di Kailash, che con umiltà e grande meraviglia dichiarò: “Come è possibile che sia stato io a realizzare un’opera tanto straordinaria?”.
Carattere - Shila La qualifica considerata più rilevante per l’architetto è possedere un carattere equilibrato e perfetto. Il sacro compito dell’opera architettonica può essere affidato solo ad un architetto dall’alto profilo morale, in mancanza del quale si generano nel processo edile invidia, gelosia, confusione, gravi ostacoli all’evoluzione di un’arte vera e di buon auspicio per l’umanità. Abbiamo visto che l’architetto è dotato di molteplici qualità, sapere come si realizza un edificio e al contempo deve essere versato in tutte le scienze ed arti. Ma gli è necessario anche, ad immagine e conferma delle qualità morali, un fisico perfetto, una mente purificata, che lo renda compassionevole, disinteressato, libero dall’invidia, senza debolezze, generoso, libero da vizi, perseverante. Con la formula vedica: deve aver “attraversato l’oceano della scienza dell’architettura”, Le molteplici maestranze cooperanti nelle costruzioni dovrebbero essere sempre osservanti delle istruzioni provenienti di tali elevate personalità, perché attraverso le sue istruzioni è Visvakarman , l’Architetto archetipico, in persona che agisce.
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