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 Interazione sociale e sincronismo dei cervelli
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Inserito il - 04/04/2018 : 10:07:40  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Interazione sociale e sincronismo dei cervelli

03 aprile 2018

Una nuova metodica sperimentale ha mostrato che durante l'interazione sociale tra due macachi, uno che compie un'azione e l'altro che lo osserva, l'attività delle rispettive cortecce motorie è sincronizzata. Oltre a dimostrare il funzionamento dei neuroni specchio nei primati, il risultato suggerisce che la sincronizzazione dei cervelli sia una parte fondamentale dei meccanismi neurologici che permettono la connessione sociale con i propri simili (red)

da lescienze.it/news

Tra gli esseri umani, l’interazione sociale ha sempre rivestito un’importanza fondamentale per la sopravvivenza. E nel corso dell’evoluzione il nostro cervello ha sviluppato una spiccata capacità di osservare che cosa fanno i nostri simili per cercare di capirne, pensieri, sentimenti e intenzioni. Questa capacità si deve in modo specifico ai neuroni specchio, che si attivano sia quando un soggetto compie un’azione sia quando osserva la stessa azione compiuta da un’altra persona.

Il gruppo di Miguel Nicolelis della Duke University a Durham, nel North Carolina, studia da molti anni il cervello dei primati per realizzare interfacce neurali e neuroprotesi che si comandano solo col pensiero. Ora, grazie a un nuovo studio pubblicato su “Scientific Reports”, i ricercatori hanno documentato qualcosa di molto specifico dell'attività neurale delle scimmie: l’interazione sociale tra individui fa sincronizzare i loro cervelli.

Durante i test, gli animali, tre macachi rhesus, erano coinvolti a coppie in un compito. Uno aveva il ruolo di passeggero, e veniva condotto su una sedia a rotelle robotica, comandata da un computer, verso un distributore di cibo, mentre il secondo, che aveva il ruolo di osservatore, assisteva alla scena. Quando il passeggero raggiungeva il distributore, veniva ricompensato con un grappolo d’uva, mentre l’osservatore riceveva un succo di frutta. Durante tutta la sessione, i ricercatori registravano simultaneamente l’attività cerebrale dei due animali. Le scimmie poi si scambiavano i ruoli e anche in questo caso gli autori registravano simultaneamente la loro l’attività cerebrale durante il compito.

Dall’analisi dei dati è emerso che i neuroni della corteccia motoria del macaco “osservatore” rispondeva nello stesso modo della stessa area cerebrale del “passeggero”. In particolare, gli autori hanno anche scoperto che l’attività sincronizzata di queste aree cerebrali era dipendente da fattori quali la distanza tra le scimmie, la distanza del cibo dalla sedia a rotelle e dalla velocità della sedia. È probabile, secondo i ricercatori, che possano aver avuto un ruolo anche altri fattori non controllati del setting sperimentale, come i movimenti del capo, il contatto visivo e le espressioni facciali.

In precedenza, i neuroscienziati avevano limitato gli studi alla registrazione dell’attività neurale di un animale alla volta. Ciò che rende unica questa ricerca, hanno sottolineato i ricercatori, è che l’apparato sperimentale ha registrato l’attività elettrica di centinaia di neuroni nelle cortecce motorie di due scimmie simultaneamente, mentre esse interagivano nello stesso luogo.

L’ipotesi dei ricercatori è che la sincronizzazione dei cervelli delle scimmie sia una parte fondamentale dei meccanismi neurologici che permettono ai primati la connessione sociale con i propri simili e l’apprendimento sociale.

“Crediamo che il nostro studio apra potenzialmente la strada a un campo d’indagine completamente nuovo nelle moderne neuroscienze, dimostrando che anche le più semplici funzioni della corteccia motoria sono fortemente influenzate dal tipo di relazioni sociali tra i gli animali coinvolti”, ha spiegato Nicolelis. “Utilizzando una versione non invasiva di questo approccio sperimentale, potremmo riuscire a quantificare per esempio in che modo si sincronizzano i cervelli di atleti, di musicisti o di danzatori professionisti, o quelli di persone che assistono a uno spettacolo”.

http://nature.com/articles/doi:10.1038/s41598-018-22679-x


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