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Inserito il - 11/02/2016 : 11:44:02
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Le righe sul bianco quaderno dell'evoluzione
Le Chiavi Mistiche dello Yoga
di Guido Da Todi
Capitolo 36:
- LE RIGHE SUL BIANCO QUADERNO DELL'EVOLUZIONE -
A ben pensarci, pochi di noi si rendono conto di un preciso strumento evolutivo che adopera la natura nello spingere avanti, lungo i canali dell'evoluzione, tutti l'umanità.
Si tratta di quelle che possono, a buon diritto, chiamarsi le <estensioni sempre più espanse di un medesimo modulo evolutivo>.
Spieghiamoci meglio.
All'inizio di ogni ciclo esistenziale appare, fulgido, autonomo, massimo esemplare di egoismo, l'io dell'uomo.
Egli attraversa il primo ciclo - la prima riga bianca del foglio scolastico planetario - nutrendosi voracemente di tutto ciò che gli appare come realtà esterna. Nulla parte dal suo interno; tutto, da lui, viene assorbito, dall'esterno.
Gradualmente, l'uomo si <accorge> del suo simile. E inizia, allora, ad <allungare> verso di esso la sua coscienza. Ovviamente, i primi suoi movimenti appartengono ad un senso utilitaristico, ad un ragionamento di sottile sfruttamento del prossimo.
Nascono le tribù, gli agglomerati umani, le comunità, più o meno grandi. Ognuna di esse caratterizzate - all'inizio e nel complesso - dalle qualità pertinenti al singolo uomo-belva, che le compone.
Eppure, pian piano, questo abbozzo di società, attraverso i secoli, comincia ad ammorbidire le asprezze del rapporto di gruppo. L'intero e specifico corpo sociale percepisce qualcosa di più forte della somma di ogni suo componente. Chiamiamolo terremoti, fulmini, carestie, il fenomeno della morte incompresa, ed ogni altro mistero apparente della vita.
Istintivamente, quel settore di umanità modula nella sua mente l'idea e l'abbozzo di quanto in avvenire diverrà la religione.
Cosa esiste dietro a tutto quello che non essa comprende? Cosa muove i fenomeni naturali di cui è, a volte preda, a volte beneficiaria?
Si accorge pure che gli altri gruppi umani, che essa combatteva sinora, nelle vicine regioni, siano sottoposti al medesimo destino, da parte di <forze sconosciute>.
La più alta metafisica indiana (Ramakrishna, Vivekananda...) afferma che non è - sic et simpliciter - la paura dell'ignoto a spingere l'uomo primitivo a creare in sé un atteggiamento di perplesso rispetto di fronte all'ignoto; ma, sin da allora, comunque e sempre, il riconoscimento sottile, iniziale ed istintivo della divinità, in lui e fuori di lui.
Le religioni si sommano a religioni. Uomini splendidi ed illuminati vengono a fondarle, oppure ad estrarre da quelle già esistenti quanto di eterno e sacro esiste in ognuna di loro. E trascorre la storia. Si sommano i millenni. Si solidificano, risplendono, spariscono intere società, razze; per ricomporsi, inerpicarsi sull'ansa successiva della spirale. E così di seguito.
In nome della religione si commettono i più atroci delitti e fatti di sangue; ma, pure, le azioni più nobili e indicibili.
Ma anche qui, il modulo si ripete.
La storia delle religioni è semplicemente fatta, all'inizio, da individui superiori - i santi, gli yoghi, i guru. È sostenuta da essi, ed essi - manifestandosi come esempio della divinità nell'uomo - proiettano sulla massa dei credenti l'intera luce di Dio.
Fino a che, come un silenzioso fremito della terra, che, all'inizio, percepiscono solo gli animali, con il loro sesto senso, prima che si scateni un terremoto, ecco che la divinità onni-espansa inizia a fremere, autonoma, nel cuore di ogni componente quella singola religione; ma, anche nel cuore di ogni fedele delle altre.
Non più alcuni individui, al di sopra degli altri, come rappresentanti di Dio in terra; ma, tutti i credenti di tutte le religioni riconoscono il messaggio di essere i suoi sacri figli.
Essi cominciano a percepire questa verità; ma, anche e sentirsela ripetere dagli Avatar presenti sulla terra:
"L'unica differenza che esiste fra me e te, è che io so di essere Dio; tu, ancora no..." (Sai Baba)
Questa spinta soggettiva, non consapevole sulle prime, crea le spore iniziali di una fratellanza e di una benevolenza che fa parte innata dell'animo umano.
Nascono le organizzazioni mondiali di reciproca collaborazione; gli ecumenismi religiosi. La terra si fa più stretta e vicina, nell'anima di ogni suo cittadino.
Non solo il peccatore verrà considerato un uomo alla ricerca di Dio, su di una direzione errata; ma pure ogni setta, ogni esoterismo, ogni ordine metafisico una strada che va a Dio.
Dice Vivekananda che in India non si considera l'idolatra come un essere blasfemo, ma solo un individuo che, simile ad ogni bambino, sta crescendo nella giusta direzione - per quanto lo riguarda.
Ed allora, come il calco in cera, in cui viene versato l'acciaio liquido, da parte dello scultore, si spezza e polverizza, mostrando la splendida forma definitiva che ha contribuito a fare nascere, così ogni religione, ogni gruppo politico, ogni forma ritualistica, nella nostra era, si stanno scomponendo e sfaldando, mettendo in evidenza i primi bagliori di quella comune luce interiore, che connette ogni realtà universale.
L'individuo ha decentrato la sua coscienza - il suo modulo evolutivo - nel gruppo. Il gruppo, nelle religioni singole e nei consorzi politici settoriali; questi ultimi, sono sfociati nelle organizzazioni mondiali e nell'ecumenismo.
E questo sta accadendo, oggi, alle soglie del terzo millennio. Ma, stiamo assistendo anche al fenomeno ultimo della creazione dell'opera d'arte compiuta. Il Sacro Artista ha iniziato a maneggiare anche il martello che risuona, di già, sulle forme di cera che celano il suo capolavoro creativo.
Le forme - ogni forma, dalla più squisitamente spirituale alla materiale - perdono (non lo sentite?..) il potere della loro stretta. Religioni, individualismi, politiche diverse, concentrazioni di interesse edonista, oppure metafisico, tutto ciò è sottoposto all'urto del pesante maglio divino; tutto ciò sta sgretolandosi impercettibilmente, ed ovunque.
Sin nello stesso animo dell'uomo, oltre che nell'intera società globale planetaria.
La radiazione consapevole che emerge dall'interno delle cose tutte è <la percezione vera> di una forza che ognuno di noi cerca di esprimere con balbettii diversi: Dio, assoluto, tutto, senso dell'universale, unità indiscutibile e sperimentale delle cose.
Se chiedeste ad un uomo stupido e mediocre come sono io se è reale la <costante sferzata> di energia rinnovatrice che egli riceve, all'ombra quotidiana della Sacra Quercia della divinità, e se potrebbe farne mai a meno, ebbene questo uomo mediocre, questo sacco vuoto ed inerte vi risponderebbe che è troppo acuta la realizzazione di Dio, in voi tutti ed in lui, perché possa mai avere il non senso di negarne l'evidenza.
Solo la consapevolezza che, alle soglie del tremila, oramai la <divinità diluita del tutto> ha colmato ogni più minuscola radice della grande pianta dell'esistenza, e quindi me, voi che leggete, ed ogni altra cosa, ebbene solo questa verità mi rende tranquillo nell'esporvi la dolcezza, la tenerezza, l'indicibile gioia veritiera e senza pari che prova il mio cuore nel contemplare, ad ogni istante, lo sguardo del Signore in ognuno di voi, ed attorno a me, ed in qualunque punto ove cada il senso della mia esistenza.
E benedico giorno dopo giorno la Madre India, che mi ha insegnato, dalla giovinezza, l'unità del tutto, come organismo esteso di Dio, vostro e mio.
Provate, per un attimo, solo per un attimo a considerare quel che esiste <fuori di voi> come, invece, risonanza e dilatazione del vostro io; provate a riconoscere voi stessi, come appartenenti alla misura universale. Insomma, cercate di <vivere> un organismo apparentemente multiforme, come il tutto, quale effettiva, indiscussa, unica massa elastica vivente.
Esso, allora, sarà l'organismo di Dio!
(Guido Da Todi)
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