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Inserito il - 04/02/2014 : 11:44:56
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OGM: Organismi Generatori di Malattie
di Marcello Pamio
3 febbraio 2014
In Italia abbiamo raggiunto il punto di non ritorno. Se le forze occulte in gioco e i loro prestanome, le loro marionette prive di coscienza, prevarranno sul buon senso, allora la salute pubblica sarà in serio pericolo.
Di cosa stiamo parlando? Andiamo per ordine e facciamo un passo indietro. La primavera scorsa (2013) è stato illegalmente coltivato in Friuli, per l’esattezza in provincia di Pordenone e in provincia di Udine, il mais Mon-810: un mais transgenico che non esiste in Natura prodotto dalla Monsanto. Non tutti sanno però che questo mais, la cui coltivazione lo ripeto è vietata dalla legge italiana, è finito nella nostra catena alimentare, con tutti i rischi che possiamo solo lontanamente immaginare.
I responsabili, non solo morali, di questa pratica aberrante, pericolosa e soprattutto illegale, sono stati un certo Giorgio Fidenato e Silvano Dalla Libera, rispettivamente, segretario e vicepresidente di Futuragra, una associazione che ufficialmente riunisce gli agricoltori. Futuragra, come altre società e/o associazioni italiane, sono strutture che fungono da testa di ariete, da apripista! Le lobbies del biotech, tra cui Monsanto, Basf, Pioneer, Dow Chemical, Syngenta tramite organizzazioni, associazioni del settore, vogliono far penetrare gli organismi geneticamente modificati nelle coltivazioni tradizionali, anche illegalmente. Questi potentati sanno benissimo che una volta entrati non si torna più indietro. Proprio questo desiderano ardentemente.
Per quanto riguarda questi agricoltori, così esagitati e innamorati del biotech, non sappiamo se si tratta di faraonica ignoranza, cioè non conoscenza dei rischi di quello che hanno fatto e che vogliono fare, o se invece il loro interesse è esclusivamente il business: fare soldi alla faccia degli altri, alla faccia della Natura e dei bambini. La cosa certa è che rimarranno profondamente amareggiati quando si accorgeranno cosa significa diventare schiavi delle industrie della chimica, schiavi delle sementi, schiavi dei mortiferi e cancerogeni diserbanti, schiavi delle malattie da loro stessi provocate.
I soldi sono di pertinenza esclusiva delle lobbies, e i contadini non li faranno mai e poi mai: ne sanno qualcosa le oltre 100 mila persone che in India si sono suicidate per aver creduto nella medesima propaganda. Centomila persone che si sono tolte la vita perché non ce l’hanno più fatta a pagare i diritti sui prodotti, le sementi ogni anno (visto che quelle transgeniche sono appositamente sterili e non producono semi), i diserbanti e la chimica in genere. Tali gruppi, si nascondono dietro parole assolutamente vuote come libertà, autonomia, ricerca e democrazia, ma il loro piano è diabolicamente congegnato: partire a coltivare transgenico. Proprio quello che hanno fatto la primavera scorsa. Sbeffeggiando la democrazia, la costituzione e i diritti sacrosanti dei cittadini, approfittando illegalmente di un vuoto legislativo e sfruttando il disinteresse della giustizia sorda e cieca, hanno coltivato tranquillamente mais gm, e questo senza etichettatura è finito nelle nostre tavole: nelle merendine, nei pop-corn dei nostri figli.
Non è possibile trattare in questa sede i danni provocati a livello genetico ed organico da questi organismi, interessa qui sottolineare l’altro grossissimo problema degli ogm: una volta coltivati, la contaminazione sarà irreversibile. Grazie alle correnti d’aria e ai venti, agli insetti impollinatori come le api, ma non solo, ai funghi e batteri che vivono e rendono fertile il sottosuolo, potremo dire addio alle coltivazioni biologiche e molto probabilmente anche a quelle biodinamiche.
Il momento storico è delicatissimo e rappresenta chiaramente un punto di non ritorno, se non s’interverrà immediatamente e con decisione e forza sufficienti. Le parole non servono più, abbiamo bisogno di fatti. Non avrà più alcun senso parlare di agricoltura biologica, le certificazioni degli enti preposti non avranno più motivo di esistere, perché tutto sarà modificato geneticamente, chi più chi meno, ma tutti i vegetali e i frutti conterranno frammenti di dna transgenico. Dna creato in laboratorio da qualche pazzo in camice bianco. Il passaggio successivo da parte delle istituzioni corrotte e colluse con il Sistema, sarà quello di alzare ulteriormente la soglia di contaminazione. L’hanno già fatto portandola a 0,9%. Un alimento oggi deve per legge riportare nell’etichetta che contiene ogm, se ne contiene per un valore superiore allo 0,9%. Parametro ridicolo per non dire offensivo per l’intelligenza umana. Qual è infatti la differenza tra un alimento che contiene ogm per lo 0,9% e uno che ne contiene 0,7% oppure 0,5, o per che no, 0,2? Purtroppo non c’è alcuna differenza, sempre ogm si tratta.
Questo è il motivo per cui è nato un Comitato in Veneto dal nome inequivocabile che non lascia spazio a dubbi: “Coordinamento ZERO-OGM”. Non ci devono essere dubbi su questo: un alimento che contiene ogm - a prescindere dalla percentuale - è un alimento che non va bene per la nutrizione umana e neppure animale*. Il discorso è semplicissimo: non ci devono essere ogm nella catena alimentare, senza se e senza ma. Il rischio per la salute umana e la biodiversità è altissimo, e la politica cosa fa?
Invece di intervenire con la magistratura per salvaguardare la salute pubblica, fa orecchie da mercante, girandosi dall’altra parte. Si sa che i politici sono facilmente corruttibili, anche perché se così non fosse, non occuperebbero gli scranni che contano, ma il problema è serissimo perché qui di mezzo c’è la salute di tutti: uomini, donne, bambini e perfino la loro. E’ importante quindi intervenire quanto prima. Tutti.
Il Comitato “ZERO-OGM”, è un gruppo totalmente indipendente formato da oltre 44 associazioni diverse, tutte unite da un unico motto: “cibo sano per tutti”. Ovviamente nel cibo sano, gli ogm non ci possono stare ne oggi e ne mai. La prima iniziativa che questo Comitato ha organizzato è avvenuta sabato 1 febbraio 2014 in contemporanea in oltre 100 comuni del Veneto (ma non solo). Una campagna di volantinaggio per sensibilizzare le persone su questo gravissimo problema. Nonostante un tempo infausto (vento, pioggia e neve) e nonostante l’ostruzionismo da parte di alcuni gestori di supermercati, la prima giornata della campagna “Zero ogm - cibo sano per tutti” è stata un successo straordinario, per molti inaspettato. Oltre 20mila volantini distribuiti nelle scuole, davanti ai market, in piazza, ecc. in oltre 100 comuni interessati dal volantinaggio.
A questo grande successo di “piazza” si aggiungono due dichiarazioni molto decise e importanti di sostegno verso questa campagna, una del Governatore del Veneto Luca Zaia (che allego sotto), e l’altra dell'eurodeputato Andrea Zanoni, questo ultimo persona molto sensibile a temi importanti quali ambiente, salvaguardia degli animali e salute. Un ringraziamento per tale presa di posizione è d’obbligo a questi due politici, con l’auspicio però che le parole si trasformino in fatti concreti: in disposizioni o decreti regionali. Tenendo conto che il 70-80% della popolazione, e forse anche di più, NON vuole assolutamente gli ogm, certamente moltissime persone si ricorderanno di loro e delle loro azioni!
Per finire su suggerimento del gruppo Coltivar Condividendo, il Comune di Calalzo di Cadore ha adottato una delibera che dichiara il “comune anti transgenico e amico della biodiversità”. Un plauso anche al Sindaco di Calalzo per questa delibera, e giriamo l’invito a tutti gli altri sindaci ed amministratori a seguire l'esempio di questa amministrazione. E’ possibile, chiedendo a coltivarcondividendo@libero.it richiedere la bozza di delibera da inoltrare al proprio comune, nella speranza che via siano sempre più sindaci sensibili alla salute e al benessere dei propri cittadini.
L’obiettivo del Comitato è prendere questa giornata meravigliosa “ZERO-OGM: cibo sano per tutti” e farla diventare una giornata di mobilitazione e sensibilizzazione permanente, trecentosessantacinque giorni all’anno. Quindi verranno organizzati una serie di iniziative, congressi, convegni, volantinaggi, dibattiti, e tutto quello che può aiutare a sensibilizzare ed informare le persone e anche la politica, senza la quale, purtroppo, non è possibile ottenere grandi risultati di salvaguardia.
Desidero approfittare dell’occasione per ringraziare tutti i volontari, tutte le persone che si sono date da fare nella giornata del 1° febbraio, e anche coloro che si aggregheranno in futuro! Abbiamo (e avete) bisogno dell’aiuto di tutti.
Scaricate i volantini dal blog oppure richiedeteceli via mail. Invitate i vostri Sindaci ad adottare la delibera che sancisca che il comune è un “comune antitransgenico e amico della biodiversità” ( coltivarcondividendo@libero.it )
http://coltivarcondividendo.blogspot.it
www.notraforograppa.tk
* negli allevamenti industriali di animali destinati al macello da moltissimi anni, si usano per farli ingrassare meglio e prima, farine a base di soia transgenica. Per tanto le persone che mangiano questi animali e i loro derivati: carne, latte e formaggi, si mangiano anche frammenti di dna transgenico!
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Dagli Stati Uniti all’Italia, passando per l’India e il Messico. Una storia degli Ogm tutta da raccontare
di Maria Fiano, tratto da Coltiva Condividendo
Metà degli anni ’90, Stati Uniti. Viene coltivata per la prima volta la soia Roundup Ready, modificata geneticamente dalla Monsanto. E’ il 1996 e, secondo la Monsanto, si tratta della prima coltivazione ogm ad essere autorizzata. Cos’ha di speciale questa soia “Pronta per il Roundup”? Grazie ad un gene opportunamente selezionato e introdotto nelle sue cellule questa soia produce una proteina che permette alla pianta di resistere al Roundup, un potente erbicida ad ampio spettro molto diffuso tra grandi e piccoli agricoltori, prodotto anch’esso dalla Monsanto. Quando questo potente erbicida viene spruzzato sui campi, muore tutto, tranne la soia transgenica.
E’ la promessa di un futuro di cibo, salute e speranza, come propaganda la stessa Monsanto alla fine degli anni ’90. Una promessa annunciata. Facciamo un passo indietro.
Sempre negli Stati Uniti, 1992. La Food and Drug Administration, l’ente americano per il controllo di alimenti e farmaci, ammette il principio della equivalenza sostanziale: non esiste alcuna differenza tra prodotti transgenici e convenzionali. Questo principio garantisce agli ogm una facile immissione nel mercato americano.
Così 10 anni dopo, sempre negli Stati Uniti. Il 90% della soia immessa nel mercato è transgenica. Il 70% degli alimenti venduti contiene ogm. E non c’è nessuna etichetta che segnali la presenza di ogm.
Guardiamo più da vicino le grandi promesse della rivoluzione transgenica: 1. Meno erbicidi. 2. Migliore qualità e massimo rendimento delle piante. 3. Nessun pericolo per la salute. 4. Nessun pericolo di contaminazione con coltivazioni convenzionali o biologiche.
Partiamo dalla prima. Ci spostiamo in India, 2001. Il governo autorizza le coltivazioni transgeniche, Viene così introdotto il Bollgard un cotone BT modificato per produrre un insetticida contro un parassita della pianta. Gli obiettivi sono seducenti: ridurre del 78% l’uso dei pesticidi. Aumentare il rendimento del 30%. I dati comparativi raccolti anno dopo anno non confermano le promesse tanto attese. Il parassita resiste costringendo gli agricoltori a ricorrere di nuovo agli erbicidi. L’uso di sostanze chimiche, generalizzato (e non “quando serve”) produce, infatti, parassiti sempre più resistenti. Inoltre nel 2006 una malattia che colpisce le coltivazioni transgeniche, la Rizhoctonia, distrugge i raccolti.
Qualità e rendimento. Ad oggi esistono due tipi di ogm: quelli resistenti agli erbicidi (come la soia Roundup Ready) e quelli resistenti ai parassiti (come il cotone BT). Gli ogm resistenti agli erbicidi appartengono alle stesse aziende che producono gli erbicidi stessi. La stessa azienda vende sementi e erbicidi. Entrambi brevettati. Nel mondo sono solo 4 le colture ogm (soia, mais, cotone e colza che rappresentano il 95% delle colture transgeniche). Solo 2 i caratteri geneticamente indotti che hanno acquisito importanza dal punto di vista commerciale. Le piante gm non hanno raggiunto le promesse tanto attese.
Salute. Scozia, 1998. Prima di introdurre coltivazioni transgeniche in Gran Bretagna un importante istituto di ricerca analizza gli effetti dell’introduzione di un gene di una proteina insetticida, la lectina, nelle cellule delle patate. I topi sottoposti a sperimentazione trattano le patate transgeniche come corpi estranei. L’esito della ricerca, opportunamente pubblicato, evidenzia che il problema non è il gene in sè ma la modificazione della cellula che può avere effetti non attesi e non prevedibili. Ancora. Australia, 2005. Alcuni ricercatori vogliono rendere i piselli più resistenti agli attacchi di un parassita. Inseriscono così nelle sue cellule un gene presente nel fagiolo. I topi nutriti con i piselli così modificati sviluppano infiammazioni e allergie. La sperimentazione viene interrotta.
Contaminazione. Messico, regione di Oaxaca, 2001. Le analisi effettuate su diversi campioni di mais convenzionale rivelano tracce di dna transgenico proveniente dal mais ogm degli Stati Uniti. L’incrocio del mais transgenico con quello locale non è controllabile, in quanto avviene attraverso i pollini.
Veniamo a noi. Italia, provincia di Pordenone, località Vivaro. Siamo nell’estate del 2013. L’imprenditore agricolo Giorgio Fidenato coltiva (per la seconda volta) nei suoi terreni mais Mon810, transgenico. Un mese dopo i ministri delle Politiche agricole (Nunzia De Girolamo), dell’Ambiente (Andrea Orlando) e della Salute (Beatrice Lorenzin) firmano un decreto che vieta la coltivazione del mais Mon810 in Italia.
L’Italia, a dispetto di questo decreto, non è un paese ogm free: innanzitutto perché non può limitare le importazioni che sono autorizzate dalla Unione Europea; in secondo luogo perché la parte dei mangimi utilizzati negli allevamenti italiani (non biologici) sono costituiti da soia e mais geneticamente modificati importati da Stati Uniti, Canda e America Latina.
Il rischio più grosso che si sta correndo è quello della “coesistenza” (già espresso nella Raccomandazione della Commissione 2003/556/CE) che apre sulla possibilità di coltivare piante gm nei Paesi dell’Unione Europea. Il pericolo non è solo legato alla contaminazione transgenica ma anche e soprattutto alle conseguenze dei trattamenti erbicidi applicati alle colture ogm.
Ma c’è un’altra storia da raccontare che ha a che fare con la brevettabilità del vivente. Attraverso gli ogm le aziende biotecnologiche stanno mettendo mano sulla riproduzione riuscendo a brevettare un gene o un pezzo di dna. Controllare la riproduzione significa controllare l’alimentazione, La storia degli ogm è una storia lunga che parla di minaccia alla biodiversità e alla sovranità alimentare. E’ una storia che parla di noi e che ha bisogno di noi per essere raccontata, diffusa e fermata.
Strasburgo. 16 gennaio 2014. Il parlamento europeo vota una risoluzione con cui chiede al Consiglio dell’UE di non autorizzare la coltivazione del mais transgenico Pioneer 1507 modificato per produrre una tossina pesticida e resistente all’erbicida Glufosinato Ammonio, sollecitando lo stesso Consiglio UE, che dovrà esprimersi sul Pioneer 1507 il prossimo 8 febbraio, “a non proporre o rinnovare le autorizzazioni di qualsiasi varietà ogm fino a quando non siano stati migliorati i metodi di valutazione del rischio”.
Italia: Veneto e Friuli. 1 febbraio 2014. “Cibo sano per tutti” una giornata di informazione, sensibilizzazione, di protesta contro gli ogm, per difendere la biodiversità. C’è bisogno di tutti noi.
Vai all’appello del 1 febbraio con il calendario delle iniziative: http://coltivarcondividendo.blogspot.it/2014/01/1-febbraio-contro-gli-ogm-abbiamo.html
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