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La Scienza Sacra di Sri Sri Yukteswarji 3
terza parte
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"LA SCIENZA SACRA"
(terza parte) ________________
[...]
Swami Sri Yukteswar Giri Serampore, Bengala occidentale 26° Falgun, 194 Dvapara (1894 d.C.).
Capitolo 1 Le Sacre Scritture
SUTRA 1
Parambrahma (lo Spirito o Dio) è eterno, assoluto, senza inizio né fine. È l'Essere unico e indivisibile. (La Self-Realization Fellowship ha curato la traduzione dei sutra (aforismi) dei quali lo Swami Sri Yukteswar ha dato soltanto la versione sanscrita).
Il Padre Eterno, Dio, Swami Parambrahma, è la sola Sostanza Reale, Sat, ed è presente in tutto l'universo.
Perché non riusciamo a comprendere Dio. Nell'uomo è insita una fede eterna che gli fa credere intuitivamente nell'esistenza di una Sostanza, di cui gli oggetti dei sensi - udito, tatto, vista, gusto e olfatto, cioè le componenti di questo mondo visibile - sono soltanto le proprietà.
Poiché l'essere umano si identifica col corpo fisico, costituito dalle proprietà suddette, per mezzo dei suoi organi imperfetti può comprendere solo le proprietà, ma non la Sostanza di cui esse sono parte. Il Padre Eterno, Dio, l'unica Sostanza dell'universo, e quindi al di là della comprensione umana, a meno che, trascendendo la creazione delle Tenebre o Maya, l'uomo non diventi egli stesso divino.
"Ora la fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono". Ebrei, 11, 1
"Disse allora Gesù: 'Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io sono lui'". Giovanni, 8, 28
SUTRA 2
In esso (Parambrahma) è l'origine di tutta la conoscenza, di tutto l'amore; l'origine di tutto il potere e di tutta la gioia.
Prakrti, ovvero la Natura di Dio. La Forza Onnipotente (Sakti, o in altre parole la Beatitudine Eterna, Ananda) che ha dato origine al mondo, e la Coscienza Onnisciente (Cit) che rende il mondo cosciente, rivelano la Natura, Prakrti, di Dio Padre.
Come possiamo comprendere Dio. L'uomo, poiché è fatto a immagine di Dio, interiorizzando la propria attenzione può comprendere che la Forza e la Coscienza di cui si è detto sono gli unici attributi del suo Sé. La Forza Onnipotente è la sua volontà, Vasana, e Bhoga è il godimento che ne deriva; la Coscienza Onnisciente è la sua Coscienza Cetana, che prova questo godimento, Bhokta.
"Così Dio creò l'uomo a sua immagine, ad immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò". Genesi, 1, 27
SUTRA 3
Parambrahma induce la creazione, la Natura inerte (Prakrti), ad emergere. Da Om (Pranava, il Verbo, la manifestazione della Forza Onnipotente) hanno origine Kala, il Tempo, Desa, lo Spazio e Anu, l'Atomo (la struttura vibratoria della creazione).
Il Verbo, Amen (Om), è il principio della Creazione. La Forza Onnipotente (la forza di Repulsione e la sua espressione complementare, cioè la forza di Attrazione, la Coscienza Onnisciente o Amore) si rende manifesta quale vibrazione che si palesa come un suono particolare: il Verbo, Amen, Om. Nei suoi differenti aspetti Om esprime l'idea del mutamento, ossia l'idea del Tempo, Kala, nell'Eterno Immutabile e l'idea del divisibile, ossia l'idea dello Spazio, Desa, nell'Eterno Indivisibile.
Le quattro idee: il Verbo, il Tempo, lo Spazio e l'Atomo. Il risultato che ne deriva è l'idea delle particelle, cioè degli innumerevoli atomi, patra o anu. Quindi il Verbo, il Tempo, lo Spazio e l'Atomo sono la stessa e unica cosa, e in sostanza soltanto idee. La manifestazione del Verbo (che diviene carne, cioè la materia esteriore) creò questo mondo visibile. Così il Verbo (Amen, Om) - essendo la manifestazione della Natura Eterna del Padre Onnipotente, ovvero del Suo Sé - è inseparabile da Dio ed è Dio stesso, proprio come il potere di bruciare è inseparabile dal fuoco e non è altro che il fuoco.
"Così parla l'Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio". Apocalisse, 3 ,14
"In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio... Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste... E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Giovanni, 1, 1-3-14
SUTRA 4
Gli Atomi (Anu) sono la causa della creazione. Nel loro insieme vengono chiamati Maya, il potere del Signore che genera l'illusione; ogni singolo Anu è chiamato Avidya, l'Ignoranza.
Gli Atomi sono il trono dello Spirito Creatore. Gli Atomi, che rappresentano interiormente ed esteriormente le quattro idee sopra menzionate, sono il trono dello Spirito Creatore, di Colui che, irradiandoli della propria luce, crea questo universo. Nel loro insieme vengono chiamati Maya, le Tenebre, poiché impediscono la percezione della Luce Spirituale; singolarmente, ciascuno di essi è chiamato Avidya, l'Ignoranza,
poiché rende l'uomo ignaro perfino del proprio Sé.
Nella Bibbia, queste quattro idee che danno origine a tutti gli errori sono paragonate ad altrettante bestie. Finché l'uomo si identifica con il proprio corpo fisico, occupa una posizione di gran lunga inferiore a quella del quadruplice Atomo primigenio e, quindi, non riesce a comprenderlo. Ma non appena si innalza al suo livello, non solo comprende l'Atomo, sia interiormente sia esteriormente, ma anche la creazione intera, manifesta e immanifesta (cioè 'davanti e dietro').
"E in mezzo al trono e intorno al trono stavano quattro bestie piene d'occhi davanti e di dietro". Apocalisse, 4, 6
SUTRA 5
L'aspetto dell'Amore Onnisciente di Purambrahma è il Kutastha Caitanya. Il Sé individuale, essendo una Sua manifestazione, è uno con Esso.
Kutastha Caitanya, lo Spirito Santo, il Purusottama. La manifestazione di Premabijam Cit (l'Attrazione, l'Amore Onnisciente) è la Vita, l'Onnipresente Sacro Spirito, e prende il nome di Spirito Santo (Kutastha Caitanya o Purusottama), che risplende sulle Tenebre, Maya, per attirare ogni loro parte verso la Divinità. Ma le Tenebre, Maya, o le relative parti individuali (Cioè la presenza di Maya in ciascun uomo) (Avidya, l'Ignoranza), essendo la repulsione stessa, non possono accogliere o comprendere la Luce Spirituale, sebbene la riflettano.
Abhasa Caitanya o Purusa, i Figli di Dio. Lo Spirito Santo, essendo la manifestazione della Natura Onnisciente del Padre Eterno, Dio, non è una sostanza diversa da Dio stesso; e così questi riflessi dei raggi spirituali sono chiamati Figli di Dio (Abhasa Caitanya o Purusa).
"In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini...". "E la luce risplende nelle tenebre; ma le tenebre non l'hanno accolta". "Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto". Giovanni, 1, 4-5-11
SUTRA 6
L'Atomo, sotto l'influsso di Cit (la conoscenza universale) forma il Citta, ossia quella condizione di calma della mente, che, una volta spiritualizzata, prende il nome di Buddhi, l'Intelligenza.
Il suo opposto è Manus, la Mente, nella quale dimora il Jiva: il sé con Ahamkara, Ego, l'idea dell'esistenza separata. Citta, il Cuore; Ahamkara, l'Ego, il figlio dell'uomo. Questo Atomo (Avidya, l'Ignoranza), essendo sotto l'influenza dell'Amore Universale (Cit, lo Spirito Santo), si magnetizza spiritualmente, come la limatura di ferro in un campo magnetico, e acquisisce la consapevolezza, la capacità di sentire. Prende allora il nome di Mahat, il Cuore, Citta; e in quanto tale dà origine all'idea dell'esistenza separata del sé, che va sotto il nome di Ahamkara, l'Ego, il figlio dell'uomo. Buddhi, l'Intelligenza; Manas, la Mente.
Essendo stato così magnetizzato, l'Atomo ha due poli; uno che l'attira verso la Sostanza Reale (Sat), e l'altro che lo respinge dalla Sostanza stessa. Il primo polo, chiamato Sattva o Buddhi, l'Intelligenza, stabilisce che cosa sia la Verità; l'altro, essendo un frammento della Repulsione, cioè la Forza Onnipotente spiritualizzata, come è stato chiarito in precedenza, produce il mondo delle idee per la sua propria gioia (ananda) e viene chiamato Anandatva, o Manas, la Mente.
SUTRA 7-10
Citta, l'Atomo spiritualizzato in cui compare l'Ahamkara (l'idea dell'esistenza separata del Sé), ha cinque manifestazioni (forze elettriche dell'aura) le quali costituiscono il corpo causale del Purusa. Le cinque forze elettriche, Panca Tattva, tramite i loro tre attributi, o Guna - Sattva (positivo), Rajas (neutralizzante) e Tamas (negativo) - danno origine agli organi dei sensi (jnanendriya), agli organi dell'azione (Karmendriya) e agli oggetti dei sensi (Tanmatra) .
Questi quindici attributi, unitamente alla Mente e all'Intelligenza, costituiscono le diciassette 'membra sottili' del corpo sottile, il Lingasarira.
Panca Tattva, le Cause Originarie della creazione, costituiscono il corpo causale. L'Atomo spiritualizzato, Citta (il Cuore), essendo una manifestazione della Repulsione, genera da ciascuna delle cinque parti che lo compongono cinque tipi di forze elettriche dell'aura, una dal centro, una da entrambi i lati estremi, e le altre due dagli spazi compresi tra il centro e ciascuno dei lati estremi.
Questi cinque tipi di forze elettriche essendo attirati dall'influenza dell'Amore Universale (lo Spirito Santo) verso la Sostanza Reale (Sat) producono un campo magnetico chiamato il corpo di Sattva Buddhi, l'Intelligenza. Poiché le cinque forze elettriche sono la causa di tutto quanto viene creato, prendono il nome di Panca Tattva, le cinque Cause Originarie, e sono considerate il corpo causale del Purusa, il Figlio di Dio. I tre Guna, gli attributi elettrici.
Le forze elettriche, in quanto emanazioni del Citta polarizzato, sono caratterizzate dallo stesso stato di polarizzazione e dotate dei suoi tre attributi o Guna: Sattva, positivo, Tamas, negativo, Rajas, neutralizzante. Jnanendriya, i cinque organi dei sensi. Gli attributi positivi delle cinque forze elettriche sono gli organi dei sensi (Jnanendriya) - odorato, gusto, vista, tatto e udito - ed essendo attratti dall'influenza di Manas, la Mente, polo opposto dell'Atomo spiritualizzato, formano il corpo mentale.
Karmendriya, i cinque organi dell'azione. Gli attributi neutralizzanti delle cinque forze elettriche sono gli organi dell'azione (Karmendriya): escrezione, riproduzione, moto (piedi), abilità manuale (mani), parola. Questi organi, in quanto manifestazione dell'energia neutralizzante dell'Atomo spiritualizzato (Citta, il Cuore), costituiscono un corpo energetico chiamato corpo dell'energia, o forza vitale, o Prana.
Visaya o Tanmatra, i cinque oggetti dei sensi.
Gli attributi negativi delle cinque forze elettriche sono i cinque Tanmatra, ossia gli oggetti dei sensi dell'odorato, del gusto, della vista, del tatto e dell'udito. Questi, unendosi agli organi dei sensi grazie al potere neutralizzante degli organi dell'azione, soddisfano i desideri del cuore. Lingasarira, il corpo materiale sottile.
I quindici attributi dell'Atomo spiritualizzato, insieme ai suoi due poli - la Mente e l'Intelligenza - costituiscono il Lingasarira o Suksmasarira, il corpo materiale sottile del Purusa, il Figlio di Dio.
SUTRA 11-12
I cinque oggetti di cui sopra, che rappresentano gli attributi negativi delle cinque forze elettriche combinandosi fra loro producono l'idea della materia fisica nei suoi cinque stati: Ksiti, solido; Ap, liquido; Tejas, igneo; Marut, gassoso e Akasa, etereo.
Questi cinque stati della materia fisica unitamente ai quindici attributi suddetti - a cui si aggiungono: Manas, la Mente, la consapevolezza sensoria; Buddhi, l'Intelligenza dotata di discernimento; Citta, il Cuore o la facoltà di sentire e Ahamkara, l'Ego - costituiscono i ventiquattro princìpi fondamentali della creazione.
Il corpo fisico.
Questi cinque oggetti, cioè gli attributi negativi delle cinque forze elettriche, combinandosi tra loro producono l'idea della materia fisica che ci appare in cinque differenti stati: Ksiti, solido; Ap, liquido; Tejas, igneo; Marut, gassoso e Vyoma o Akasa, etereo. Essi costituiscono il rivestimento esterno, chiamato Sthulasarira, cioè il corpo fisico del Purusa, il Figlio di Dio. I ventiquattro Anziani.
Queste cinque forme della materia fisica, unitamente ai quindici attributi, nonché a Manas, la Mente; a Buddhi, l'Intelligenza; a Citta, il Cuore e ad Ahamkara, l'Ego, costituiscono i ventiquattro princìpi o Anziani, cui si riferisce la Bibbia.
"E attorno al trono c'erano ventiquattro seggi; e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani". Apocalisse, 4, 4
I suddetti ventiquattro principi che completano la creazione delle Tenebre, Maya, sono soltanto l'evolversi dell'Ignoranza, Avidya; e poiché, come abbiamo visto in precedenza, l'Ignoranza è composta soltanto di idee, la creazione non ha in effetti una vera esistenza, ma è solo un gioco di idee in seno alla Sostanza Eterna, Dio Padre.
SUTRA 13
Questo universo si suddivide in quattordici sfere, sette Svarga e sette Patala.
Le sette sfere o Svarga. L'Universo così descritto - a cominciare dalla Sostanza eterna, Dio, fino alla materia fisica della creazione - si suddivide in sette differenti sfere, Svarga o Loka.
Settima Sfera, Saryatoka. La prima è la sfera di Dio (Satyaloka), l'unica Sostanza Reale (Sat) nell'universo. Poiché nessuna parola può descriverla, e nessuna cosa nella creazione delle Tenebre o in quella della Luce può raffigurarla, è chiamata Anama, l'Indefinibile.
Sesta Sfera, Tapoloka. La segue nell'ordine Tapoloka, la sfera dello Spirito Santo, della Pazienza Eterna, che non potrà mai essere turbata da nessuna idea limitata. Poiché non può essere avvicinata neppure dai Figli di Dio, è chiamata Agama, l'Inaccessibile.
Quinta Sfera, Janaloka. La successiva è Janaloka, la sfera in cui si riflette lo Spirito, quella dei Figli di Dio, dove ha origine l'idea di una esistenza separata del Sé. Poiché questa sfera è al di là della comprensione di chiunque si trovi nella creazione delle Tenebre, Maya, è denominata Alaksya, l'Incomprensibile.
Quarta Sfera, Maharloka. Segue Maharloka, la sfera dell'Atomo, dove ha inizio la creazione delle Tenebre, Maya, su cui si riflette lo Spirito. Essa è la sola via di congiunzione fra la creazione spirituale e la creazione materiale, e viene perciò chiamata la Porta, Dasamadvara.
Terza Sfera, Svarloka. Intorno a questo Atomo si trova Svarloka, la sfera dell'aura magnetica, delle forze elettriche. Questa sfera, essendo caratterizzata dall'assenza di tutto ciò che esiste nella creazione (perfino degli organi e dei loro oggetti, o le materie sottili) è chiamata Mahasunya, il Grande Vuoto.
Seconda Sfera, Bhuvarloka. La successiva è Bhuvarloka, la sfera degli attributi elettrici. Questa sfera, nella quale è del tutto assente la materia fisica della creazione, è caratterizzata dalla presenza della materia sottile; perciò essa viene chiamata Sunya, il Vuoto Ordinario.
Prima Sfera, Bhuloka. L'ultima e la più bassa è Bhuloka, la sfera della materia fisica della creazione sempre visibile a chiunque.
Sapta Patala, le sette chiese. Come Dio ha creato l'uomo a sua immagine, così il corpo umano è fatto a immagine di questo universo. Anche nel corpo fisico dell'uomo sono racchiusi sette centri vitali chiamati Patala. L'uomo che si rivolge verso il proprio Sé e procede nel modo giusto, percepisce la Luce Spirituale in questi centri che, nella Bibbia, sono rappresentati come altrettante chiese; e le luci simili a stelle che vi percepisce, sono rappresentate come altrettanti angeli.
"E come mi voltai, vidi sette candelabri d'oro, e in mezzo ai sette candelabri c'era uno simile a figlio d'uomo...". Apocalisse, 1, 12-13
"Nella destra teneva sette stelle...". Apocalisse, 1, 16
"Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese; e i sette candelabri che tu hai visto sono le sette chiese". Apocalisse, 1, 20
I quattordici Bhuvana, le fasi della creazione. Le sette sfere o Svarga e i sette Patala di cui abbiamo parlato, costituiscono i quattordici Bhuvana, ossia le quattordici fasi che si distinguono nella creazione.
SUTRA 14
Il Purusa è coperto da cinque Kosa o involucri.
I cinque Kosa o involucri. Il Purusa, il Figlio di Dio, è nascosto da cinque involucri chiamati kosa.
Il Cuore, il primo Kosa. Il primo di questi cinque involucri è il Cuore (Citta, l'Atomo), composto delle quattro idee indicate in precedenza, il quale sente o gioisce, ed essendo appunto la sede della gioia, ananda, è chiamato Anandamaya Kosa. Buddhi, il secondo Kosa. Il secondo involucro è costituito dalle elettricità dell'aura magnetica, manifestazioni di Buddhi, l'Intelligenza che stabilisce che cosa sia la verità. Poiché esso è la sede della conoscenza, jnana, è chiamato Jnanamaya Kosa. Manas, il terzo Kosa. Il terzo è il corpo di Manas, la Mente, ed è composto, come già detto, degli organi dei sensi e viene chiamato Manomaya Kosa. Prana, il quarto Kosa. Il quarto è il corpo dell'energia, della forza vitale o Prana, composto degli organi dell'azione già descritti in precedenza, e per questo è chiamato Pranamaya Kosa. La materia fisica, il quinto Kosa. Il quinto e ultimo di tali involucri è la materia fisica - il rivestimento esterno dell'Atomo - che, divenendo il nutrimento, Anna, sostiene questo mondo visibile ed è perciò chiamato Annamaya Kosa.
L'azione dell'Amore. Essendosi così completata l'azione della Repulsione (manifestazione dell'Energia Onnipotente), comincia a manifestarsi l'azione dell'Attrazione (l'Amore Onnipotente insito nel profondo del cuore). Sotto l'influsso di questo Amore Onnisciente o Attrazione, gli Atomi si attirano reciprocamente e avvicinandosi sempre di più tra loro, assumono le forme eterea, gassosa, ignea, liquida e solida.
Il regno inanimato. Così questo mondo visibile, che noi chiamiamo il regno inanimato della creazione, è stato adornato di soli, pianeti e lune. Il regno vegetale. In questo modo, quando l'azione dell'Amore Divino raggiunge un alto grado di sviluppo, Avidya, l'Ignoranza (la particella delle Tenebre, Maya, l'Energia Onnipotente manifesta) comincia a regredire. Poiché Annamaya Kosa - lo strato esteriore della materia fisica dell'Atomo - si è così ritirato, il Pranamaya Kosa (il rivestimento composto dagli organi dell'azione o Karmendriya) può cominciare ad agire.
questo stato organico gli Atomi, abbracciandosi sempre più strettamente al cuore, si manifestano come il regno vegetale della creazione. Il regno animale. Quando il Pranamaya Kosa si ritira, viene alla luce il Manomaya Kosa (il rivestimento composto degli organi dei sensi o Jnanendriya). Gli Atomi percepiscono allora la natura del mondo esterno e, attraendo altri Atomi di differente specie, formano dei corpi necessari a sperimentare il senso del piacere e, così, il regno animale si manifesta nella creazione.
Il genere umano. Quando il Manomaya Kosa si ritira, diventa percettibile il corpo dell'Intelligenza composto delle forze elettriche (Jnanamaya). L'Atomo, acquistando il potere di discernere il bene dal male, diventa l'uomo, l'essere raziocinante della creazione. Devata o Angelo. L'involucro più interno, Citta, il Cuore (composto delle quattro idee) si rende manifesto quando l'essere umano, coltivando nel suo cuore lo Spirito Divino o l'Amore Onnisciente, riesce a ritirare lo Jnanamaya Kosa.
Allora l'uomo viene chiamato Devata o Angelo nella creazione .
Libero, Sanyasi. Quando si ritira anche l'involucro più interno, il Cuore, null'altro può ancora rendere l'uomo schiavo della creazione delle Tenebre, Maya. Egli allora diventa libero, Sanyasi, il Figlio di Dio, e può entrare nella creazione della Luce.
SUTRA 15-16
Come gli oggetti che vediamo nei sogni si rivelano privi di consistenza quando ci svegliamo, così le nostre percezioni nello stato di veglia sono ugualmente irreali, essendo soltanto il prodotto dell'inferenza.
Stato di sonno e di veglia. Se paragoniamo le idee riguardanti la materia fisica che ci formiamo durante lo stato di veglia a quelle che ci formiano nei sogni, la loro innegabile analogia ci porta naturalmente a concludere che neanche il mondo esteriore e ciò che appare.
Cercando ulteriori spiegazioni, ci accorgiamo che tutti i concetti che ci siamo formati nello stato di veglia sono soltanto idee provocate dall'unione dei cinque oggetti dei sensi (gli attributi negativi delle cinque forze elettriche interne) con i cinque organi dei sensi (i loro attributi positivi), che si realizza mediante i cinque organi dell'azione (gli attributi neutralizzanti delle forze elettriche.
Questa unione è compiuta ad opera della Mente (Manas) e concepita o compresa dall'Intelligenza (Buddhi). È quindi chiaro che tutti i concetti che l'uomo si forma durante lo stato di veglia sono soltanto Paroksajnana, ossia delle inferenze pure e semplici.
SUTRA 17
Ciò di cui abbiamo bisogno è un Guru, un Salvatore, che ci risvegli alla devozione (Bhakti) e alla percezione della Verità.
Quando l'uomo trova il suo Sat-Guru o Salvatore. Nel momento in cui, grazie alla corretta inferenza (Paroksajnana) l'uomo si rende conto dell'irrealtà del mondo esteriore, comprende lo stato di coscienza di Giovanni il Battista, l'essere divino che fu testimone della Luce e rese testimonianza al Cristo dopo che l'amore - il dono celeste della Natura - si sviluppò nel suo cuore.
Ogni ricercatore sincero e spiritualmente progredito può avere la grande fortuna di godere della celestiale compagnia di un essere divino, che gli stia amorevolmente accanto come Maestro Spirituale, Sat-Guru, il Salvatore. Seguendo con devozione i sacri precetti di queste creature divine, sarà in grado di rivolgere le percezioni dei sensi all'interno, verso il centro comune - il sensorio, Trikuti o Susumnadvara, la porta del mondo interiore - dove potrà percepire la Voce (La Vibrazione cosmica), simile a un particolare suono 'che bussa', il Verbo (Amen, Om).
Si scorge allora Radha, il divino corpo rifulgente di luce, simboleggiato nella Bibbia dal Precursore, ossia da Giovanni il Battista.
"Così parla l'Amen, il testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio... Ecco, io sto alla porta e busso; se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io verrò da lui e cenerò con lui ed egli con me". Apocalisse, 3 , 14-20
"Venne un uomo mandato da Dio, il suo nome era Giovanni... Egli non era la Luce ma doveva rendere testimonianza alla Luce... Egli disse: 'Io sono la voce di uno che grida nel deserto. Preparate la via del Signore'". Giovanni, 1, 6-8-23
Gange, Yamuna e Giordano: i fiumi sacri. Data la peculiare natura di questo suono che scaturisce come un torrente da una elevata e sconosciuta regione per perdersi nella creazione della materia fisica, i vari culti gli attribuiscono simbolicamente i nomi dei fiumi che considerano sacri; ad esempio il Gange per gli Indù, la Yamuna per i Vaisnava (Seguaci di Visnu, Dio nel suo aspetto di Conservatore), e il Giordano (Matteo, 3, 13-17) per i Cristiani.
La seconda nascita. Attraverso il suo corpo luminoso l'uomo che crede nell'esistenza della vera Luce - la Vita di questo universo - è battezzato, o assorbito nella sacra corrente del suono.
Il battesimo è, per così dire, la seconda nascita dell'uomo ed è chiamato Bakti Yoga (L'unione con Dio attraverso l'Amore, l'Attrazione,
che costantemente attira l'uomo verso il regno di Dio); senza di esso l'uomo non potrà mai comprendere la realtà del mondo interiore, il regno di Dio.
"Veniva nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo". Giovanni, 1, 9
"In verità, in verità, ti dico, se un uomo non nasce di nuovo, non può vedere il regno di Dio". Giovanni, 3, 3
Aparoksajnana, la vera comprensione. In questo stato, il figlio dell'uomo comincia a pentirsi e, volgendo le spalle alla creazione della materia fisica, avanza lentamente verso la sua Divinità, la Sostanza Eterna, Dio. Quando l'ignoranza cessa di svilupparsi, l'uomo comincia a comprendere gradualmente la vera essenza di questa creazione delle Tenebre, Maya, rendendosi conto che si tratta di un semplice gioco di idee della Natura Suprema nel seno del suo stesso Sé, ossia l'unica Sostanza Reale. Questa vera comprensione è chiamata Aparoksajnana.
SUTRA 18
La liberazione (Kaivalya) si ottiene quando si realizza l'identità del proprio Sé con il Sé Universale, la Realtà Suprema.
Sanyasi o Cristo, l'Unto, il Salvatore. Quando tutte le forme dell'Ignoranza si ritirano, il cuore, divenuto perfettamente limpido e puro, non si limita più a riflettere la Luce Spirituale, ma la manifesta attivamente; essendo così consacrato e unto, l'uomo diventa libero, Sanyasi, ovvero Cristo il Salvatore (Cioè, egli si identifica con la Coscienza Cristica, la Coscienza di Dio Eterno Padre riflessa nella creazione e immanente nel Verbo, Om, la Vibrazione Cosmica. Allora l'uomo è libero, o salvo dalle tenebre di Maya, l'illusione della separazione dal Padre).
"L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito, è colui che battezza nello Spirito Santo". Giovanni, 1, 33
Battezzato nella corrente della Luce. Per mezzo del Salvatore, il figlio dell'uomo viene nuovamente battezzato o assorbito nella corrente della Luce Spirituale e, elevandosi al di sopra della creazione delle Tenebre, Maya, entra nel mondo spirituale e si unisce con Abhasa Caitanya o Purusa, il Figlio di Dio, come ha fatto Gesù di Nazareth. L'uomo che ha raggiunto questo stato è liberato per sempre dalla schiavitù delle Tenebre o Maya.
"A quanti però l'hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio, anche a coloro che credono nel suo nome". Giovanni, 1, 12
"In verità, in verità ti dico, se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio". Giovanni, 3, 5
Il sacrificio di sé. L'uomo, entrando così nel mondo spirituale, diviene un Figlio di Dio e comprende la Luce universale - lo Spirito Santo - come un tutto perfetto, e il suo Sé solo come un'idea che riposa su un frammento della Luce di Om. Allora egli sacrifica sé stesso allo Spirito Santo, l'altare di Dio; abbandona cioè la vana idea dell'esistenza separata e ritrova la sua completezza.
Kaivalya, l'unione. Diventato così una cosa sola con lo Spirito Santo universale di Dio Padre, l'uomo si unisce alla Sostanza Reale, Dio. Questa unione del Sé con la Sostanza Eterna, Dio, e chiamata Kaivalya (Letteralmente 'isolamento', assoluta indipendenza o liberazione attraverso l'identità con Dio).
"Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, così come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre sul suo trono". Apocalisse, 3, 21
Capitolo 2 La Meta
SUTRA 1
Nasce ora il desiderio di raggiungere la liberazione.
La Liberazione è lo scopo principale. Quando, sia pure per inferenza, l'uomo comprende la vera natura della creazione e il vero rapporto che esiste tra la creazione e sé stesso; quando si rende anche conto di essere completamente accecato dall'influenza delle Tenebre, Maya, e che è solo la schiavitù delle Tenebre a fargli dimenticare il suo vero Sé e a causargli ogni sofferenza, egli vuole istintivamente essere sollevato da tutti questi mali. Essere sollevato dal male o liberato dalla schiavitù di Maya diventa allora lo scopo principale della sua vita.
SUTRA 2
La liberazione è lo stabilirsi di Purusa (jiva, l'anima) nel suo vero Sé.
La liberazione significa dimorare nel Sé. Quando l'uomo si eleva al di sopra dell'idea-creazione di queste Tenebre, Maya, e si sottrae completamente alla sua influenza, si libera dalla schiavitù e dimora nel suo vero Sé, lo Spirito Eterno.
SUTRA 3
Finisce allora ogni sofferenza e si consegue lo scopo supremo (il vero appagamento, la realizzazione di Dio).
La liberazione è sinonimo di salvezza. Raggiunta la liberazione, l'uomo è salvato da ogni sofferenza e tutti i desideri del suo cuore sono esauditi; si realizza così lo scopo supremo della sua vita.
SUTRA 4
Altrimenti, nascita dopo nascita, l'uomo prova l'infelicità che ha origine dai desideri insoddisfatti.
Perché l'uomo soffre. Tuttavia, fino a quando l'uomo continua a identificarsi con il corpo fisico e non riesce a trovare la pace nel suo vero Sé, sente che le esigenze derivanti dai desideri del proprio cuore restano insoddisfatte. Per soddisfarle, dovrà apparire più volte in carne ed ossa sul palcoscenico del mondo, soggetto all'influenza delle Tenebre, Maya, e sarà costretto a subire tutte le angosce della vita e della morte, non solo nel presente, ma anche nel futuro.
SUTRA 5-6
Il dolore nasce da Avidya, l'Ignoranza. L'Ignoranza è la percezione dell'inesistente, e la non-percezione dell'Esistente.
Che cosa è l'Ignoranza? L'Ignoranza, Avidya, consiste nella concezione errata che porta a credere all'esistenza di ciò che non esiste. A causa di Avidya l'uomo ritiene che la creazione fisica sia la sola cosa ad avere un'esistenza reale, e che al di là di questa non esista nient'altro. Dimentica che la creazione fisica, in realtà, è soltanto un gioco di idee in seno allo Spirito Eterno, l'unica Sostanza Reale che trascende la comprensione della creazione materiale. L'Ignoranza non è soltanto un male in sé stessa, ma è anche l'origine di tutti i mali dell'uomo.
SUTRA 7-12
Avidya, l'Ignoranza, essendo caratterizzata dal duplice potere della polarità, si manifesta sotto forma di egoismo, attaccamento, avversione e cieca ostinazione.
L'ottenebrante potere di Maya genera l'egoismo e la cieca ostinazione; il potere della polarità di Maya genera l'attaccamento (attrazione) e l'avversione (repulsione) . L'egoismo deriva dall'incapacità di distinguere il corpo fisico dal Sé reale.
La cieca ostinazione è il risultato di un condizionamento naturale (che fa credere nell'assoluta sovranità della Natura e delle sue leggi, invece che nei poteri onnipossenti dell'Anima). L'attaccamento è la sete per gli oggetti che procurano la felicità. L'avversione è il desiderio di eliminare gli oggetti che procurano l'infelicità.
L'Ignoranza è la fonte di tutti i mali. Al fine di capire perché l'Ignoranza sia la fonte di tutti i mali, dobbiamo ricordare (come è stato spiegato nel capitolo precedente) che l'Ignoranza, Avidya, è un frammento delle Tenebre, Maya considerata nel suo aspetto individuale, e come tale possiede le due proprietà di Maya. La prima è il suo potere ottenebrante, la cui influenza impedisce all'uomo di comprendere tutto ciò che va al di là della creazione materiale. Questo potere ottenebrante genera sia Asmita, l'Egoismo, l'identificazione del Sé con il corpo fisico, cioè lo sviluppo dell'Atomo (le particelle della forza universale), sia Abhinivesa, il cieco attaccamento all'idea che la creazione materiale abbia un'autenticità e un valore assoluti.
L'Ignoranza o Avidya, in virtù del duplice potere della polarità - la seconda proprietà di Maya - determina un senso di attrazione per certi oggetti e di repulsione per altri. Gli oggetti che vengono attratti sono quelli che suscitano il piacere, e nei loro confronti si forma Raga (Attaccamento). Gli oggetti che vengono respinti sono quelli che producono la sofferenza, e nei loro confronti si forma Dvesa (Avversione).
SUTRA 13
Il dolore ha origine dalle azioni egoistiche le quali, essendo basate sull'illusione, conducono alla sofferenza.
Perché l'uomo è schiavo. Sottoposto all'influenza di questi cinque mali - Ignoranza, Egoismo, Attaccamento, Avversione, Ostinazione nell'attribuire una validità propria alla creazione materiale - l'uomo si lascia coinvolgere in azioni egoistiche e di conseguenza soffre.
SUTRA 14-15
Il fine dell'uomo è la liberazione completa dall'infelicità. Quando l'essere umano ha eliminato tutte le sofferenze, in modo tale da renderne impossibile il ritorno, raggiunge la meta suprema.
La meta suprema del cuore. Artha, la meta immediata del cuore umano, è la fine di ogni sofferenza. Paramartha, la meta finale, consiste nella completa eliminazione di tutte le sofferenze, in modo tale da renderne impossibile il ritorno.
SUTRA 16-21
L'esistenza, la coscienza e la beatitudine sono i tre grandi desideri del cuore umano.
Ananda, la beatitudine, è l'appagamento del cuore raggiunto seguendo la via e i metodi indicati dal Salvatore, il Sat Guru.
Cit, la vera coscienza ingenera l'eliminazione completa di tutti i mali e lo sviluppo di tutte le virtù. Sat, l'esistenza, si consegue dopo aver realizzato lo stato di immutabilità dell'anima. Queste tre qualità costituiscono la vera natura dell'uomo. Quando ogni desiderio è soddisfatto e ogni infelicità eliminata, si raggiunge Paramartha (la meta suprema) .
Le vere necessità. L'uomo ha un naturale e profondo bisogno di Sat (Esistenza), Cit (Coscienza) , e Ananda (Beatitudine) . Queste sono le tre vere necessità del cuore umano e non hanno rapporto alcuno con tutto ciò che è al di fuori del proprio Sé. Sono le proprietà essenziali della natura dell'uomo, come è stato spiegato nel capitolo precedente.
Come si raggiunge la Beatitudine. Quando l'uomo ha la grande fortuna di assicurarsi la protezione di un essere divino, Saf-Guru (il Salvatore), e seguendone amorevolmente i sacri insegnamenti riesce a interiorizzare completamente la propria attenzione, può allora esaudire tutte le necessità del cuore e raggiungere così l'appagamento, la vera Beatitudine, Ananda.
Come si manifesta la Coscienza. Appagato in tal modo il cuore, l'uomo è ora in grado di concentrare la sua attenzione su qualsiasi cosa, e può comprenderne tutti gli aspetti. Così, gradualmente, si manifesta Cit, la Coscienza di tutti i mutamenti della Natura - dalla sua prima e originaria manifestazione, il Verbo (Amen, Om) - fino al proprio Vero Sé. Ed essendo immerso in quella corrente, e venendone così battezzato, l'uomo comincia allora a pentirsi e a ritornare verso la sua Divinità, il Padre Eterno da cui era caduto.
"Ricorda dunque da dove sei caduto, e ravvediti". Apocalisse, 1, 2
Come si realizza l'Esistenza. Quando l'essere umano diviene consapevole del suo stato reale e della natura di questa creazione delle Tenebre, Maya, consegue un potere assoluto su di essa e, gradualmente, rimuove tutte le manifestazioni dell'Ignoranza. In tal modo, liberato dal dominio di questa creazione delle Tenebre, egli comprende che il proprio Sé è l'Indistruttibile e Sempiterna Sostanza Reale. Così Sat, l'Esistenza del Sé, viene alla luce.
Come si raggiunge la meta suprema del cuore. Una volta appagate tutte le necessità del cuore - Sat, Esistenza; Cit, Coscienza; Ananda, Beatitudine - l'Ignoranza, la madre di tutti i mali perde la sua vitalità e di conseguenza hanno per sempre fine tutte le difficoltà del mondo materiale, che costituiscono la fonte di ogni sofferenza. Così la meta suprema del cuore è raggiunta.
SUTRA 22
Quando realizza pienamente la sua natura, l'uomo non si limita più a riflettere la luce divina, ma si unisce attivamente allo Spirito. Questo stato è Kaivalya, l'unione.
Come si raggiunge la salvezza. In questo stato il cuore, soddisfatte tutte le necessità e raggiunto lo scopo supremo, diviene perfettamente puro e manifesta attivamente la Luce Spirituale invece di limitarsi a rifletterla.
L'essere umano, essendo così consacrato o unto dallo Spirito Santo, diviene il Cristo, l'Unto, il Salvatore. Entrando nel regno della Luce Spirituale, diventa il Figlio di Dio. Allora l'uomo comprende che il suo Sé è un frammento dello Spirito Santo Universale e, abbandonata la vana idea dell'esistenza separata, si riunisce allo Spirito Eterno e diventa una cosa sola con Dio il Padre. Kaivalya è l'unione del Sé con Dio, la Meta Suprema di tutti gli esseri creati.
"Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me". Giovanni, 14, 11
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