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 Nazioni Unite: i pericoli del notice and takedown
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Inserito il - 07/06/2011 : 11:11:36  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Nazioni Unite: i pericoli del notice and takedown

di F. Sarzana

Non sono solo le disconnessioni a collidere con i diritti umani. I meccanismi generati dalla minaccia della pena sono altrettanto nocivi per i cittadini della rete

Roma - Non si sa se Frank William La Rue, special rapporteur dell'ONU per i diritti umani, avesse presente la situazione italiana che sta per essere introdotta dall'AGCOM sulle inibizioni in tema di diritto d'autore, quando ha firmato il "Report of the Special Rapporteur on the promotion and protection of the right to freedom of opinion and expression" del 2011, visto che l'Italia non è nominata nel Report nonostante l'anno prima lo stesso Organismo avesse menzionato un esplicito riferimento ad un invito compiuto dalle autorità italiane a visionare lo stato di libertà della rete in italia.
Né si sa inoltre se quest'invito sia stato effettivamente reiterato visto che nel report del 2011, non si menziona più alcun invito effettuato da parte del Governo Italiano.

Fatto sta che il Report delle Nazioni Unite del 2011 interviene nella materia prevista dalla Convenzione ONU sui diritti civili e politici del 1966 con particolare riferimento alla rete Internet, raccomandando agli Stati di porre attenzione agli strumenti di inibizione dei cittadini dai contenuti presenti sulla rete per motivi politici e di libertà, ma anche, e il rapporto lo dice espressamente, nel settore del copyright.

Tra gli argomenti affrontati dall'ONU vi sono le disconessioni dalla rete dei netizen e anche un profilo che non sembra stato valorizzato dai commenti che si affollano in rete, ovvero l'utilità del principio del notice and take down cioè l'avvertimento ad interrompere determinati comportamenti di violazione del copyright in rete. Sotto il primo profilo l'ONU mostra preoccupazione per i sistemi di disconnessione dei cittadini da Internet per violazioni legate alla proprietà intellettuale, puntando il dito in particolare contro il sistema HADOPI in Francia e contro il sistema del Digital Economy act nel Regno Unito. Soprattuto il sistema britannico, peraltro, appare speculare a quello che sta per essere introdotto in Italia.
L'articolo 17 della norma del Regno Unito prevede la possibilità di emettere un'ingiunzione da parte un ministro, previo consenso del Ministro della Giustizia, delle Camere del Parlamento e di una Corte, per bloccare anche mediante strumenti il blocco degli IP o dei DNS degli utenti, qualsiasi sito Internet che è stato usato, è ancora usato o è molto probabile che venga usato per violare il copyright analogamente a quanto previsto dal punto 3.5 della delibera 668/2010 dell'AGCOM.

Sotto il profilo del sistema dell'"avvertimento" a colui che starebbe violando il diritto d'autore e all'ingiunzione di interrompere i comportamenti illeciti, pena a seconda dei casi la disconnessione (come nel caso dell'HADOPI in Francia) o l'impossibilità per i cittadini di un paese di accedere ai contenuti che violerebbero il diritto d'autore (come in Italia, con il regolamento in via di approvazione da parte dell'AGCOM) va detto che l'ONU dimostra di vedere con estremo sospetto il principio introdotto per la prima volta negli Stati Uniti dal Digital Millenium Copyright Act (DMCA).

Il rapporto afferma espressamente: "Tuttavia, mentre un sistema di notice and take down è un modo per impedire agli intermediari di impegnarsi attivamente nelle o incoraggiare comportamenti illeciti dei loro servizi, il sistema è soggetto ad abusi da parte sia dello Stato che di soggetti privati. Gli utenti che vengono avvertiti dal fornitore del servizio che il loro contenuto è stato segnalato come illegale spesso ricorrono poco o hanno poche risorse per contestare la rimozione. Inoltre, dato che gli intermediari possono essere considerati responsabili o in alcuni casi essere oggetto di responsabilità penale se non rimuovono il contenuto al momento del ricevimento della notifica da parte degli utenti per quanto riguarda i contenuti illegali, sono inclini a censurare comunque i contenuti potenzialmente illegali".

Insomma, sembra proprio che l'AGCOM abbia deciso di introdurre in Italia il sistema del notice and take down ovvero la procedura di avvertimento al potenziale violatore del diritto di proprietà intellettuale sulla rete sotto la sua supervisione, proprio quando tale sistema viene dichiarato potenzialmente pericoloso per le libertà individuali espresse dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici del 1966.
Non c'è male come tempismo.

Fulvio Sarzana di S.Ippolito - fulviosarzana.it

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L'Onu: il Web è un diritto

di Alessandro Longo

Per la prima volta le Nazioni Unite prendono una posizione ufficiale: la connessione alla Rete è inviolabile e nessuno può esserne privato. Un 'avviso' alle dittature, ma anche a Paesi democratici come l'Italia e la Francia

(06 giugno 2011) L'accesso a internet è un diritto fondamentale dell'umanità. Bloccarlo equivale a violare la convenzione internazionale sui diritti civili e politici. Lo affermano, per la prima volta, le Nazioni Unite, in un rapporto pubblicato pochi giorni fa. E' un'accusa esplicita a quei Paesi che stanno limitando l'accesso a internet in nome della tutela del copyright, Francia e Regno Unito in primis. E a quei governi che lo stanno bloccando per contenere la protesta politica, come accaduto la scorsa settimana in Siria.

Ma anche in Italia la posizione delle Nazioni Unite tocca un nervo scoperto. Sta facendo strada infatti una normativa pro copyright molto contestata, accusata da tanti di violare i diritti costituzionali degli utenti.

Il rapporto delle Nazioni Unite parla chiaro: «Togliere l'accesso degli utenti a internet è una misura sproporzionata, qualunque ne sia il motivo, compresa la tutela del copyright. E' una violazione dell'articolo 19, paragrafo 3, della Convenzione internazionale dei diritti civili e politici". Il rapporto lancia quindi un appello ai Paesi, «per far sì che l'accesso internet sia disponibile sempre, anche durante i momenti di rivolte politiche». Chiede inoltre che «gli Stati cancellino o modifichino le leggi a protezione del copyright che permettano di disconnettere gli utenti dall'accesso internet». Invita infine a evitare leggi di tal fatta.

Uno degli aspetti originali della posizione delle Nazioni Unite è quindi questo parallelo tra leggi a tutela del copyright e manovre antidemocratiche che bloccano internet per contenere le rivolte. I Paesi occidentali hanno sperimentato solo il primo tipo di blocco di internet, non generalizzato ma mirato contro gli utenti che scambiano file pirata (musica, film, software). Eppure per le Nazioni Unite anche queste operazioni chirurgiche contro i pirati sono pericolose per la libertà e per la democrazia. Viene in mente soprattutto all'Hadopi, la legge francese che bandisce da internet coloro che sono stati colti, per tre volte, a scambiare file pirata. Ad aprile però il Regno Unito ha votato a favore della creazione di une legge simile. E' un'idea che si sta insomma diffondendo in Europa.

«Le Nazioni Unite confermano che l'accesso a internet è un tema molto delicato. Trattarlo senza cautela significa mettere a rischio libertà fondamentali dei cittadini», afferma Nicola D'Angelo, consigliere dell'Agcom (Autorità garante delle comunicazioni). D'Angelo ha seguito in prima persona la questione. Era relatore di una delibera Agcom (ora in bozza ma in arrivo), che stabilisce regole inaudite per contrastare la pirateria online. Permetterebbe ad Agcom di bloccare l'accesso degli utenti a siti accusati di facilitare la violazione del copyright. Il tutto, senza un regolare processo, ma solo per via di una decisione dall'alto, dell'Autorità. Secondo un movimento di protesta si tratta di censura, che apre la porta a un pericoloso restringimento della libertà su internet. Lo sostengono Adiconsum, Agorà Digitale di Marco Cappato (Radicali), Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio.

D'Angelo era il solo consigliere a sollevare dubbi sulla nuova delibera e quindi nelle scorse settimane Agcom l'ha rimosso d'ufficio dal ruolo di relatore. Non potrà più quindi intervenire direttamente sul testo della delibera. «Credo che sia dovere di Agcom tutelare le libertà fondamentali degli utenti internet. Nei prossimi mesi farò la mia parte in nome di questo principio. E' il tema più importante degli anni a venire», aggiunge D'Angelo.

espresso.repubblica.it


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