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Inserito il - 18/04/2011 : 10:45:34
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Fukushima: l'onda lunga contaminerà tutte le isole dell'oceano e le coste statunitensi
17 aprile 2011
L'università delle Hawaii: detriti radioattivi tra un anno sulle nostre isole, tra tre su tutte le coste degli Usa.
Le conseguenze dell'incidente di Fukushima potrebbero essere molto più gravi di quelle previste. I ricercatori dell'università delle Hawaii prevedono che i detriti radioattivi arriveranno sulle coste delle isole statunitensi entro un anno. È solo una questione di tempo. Poi automobili, case, barche e perfino cadaveri raggiungeranno anche la terraferma degli Stati Uniti. Questo in tre anni.
Nel frattempo i rifiuti di Fukushima se ne andranno a spasso per gli Oceani, seguendo le correnti, i mulinelli, le maree. È Jan Hafner, dell'International Pacific Research Center del campus di Honolulu ad aver elaborato un modello che prevede - in un arco di tempo limitato - la contaminazione di tutta la costa pacifica degli Usa. Da Baja, in California, all'Alaska. “La 'nuvola' di detriti si dirigerà poi a sud-est, finendo entro cinque anni nell'isola di rifiuti chiamata 'Garbage Patch' - spiega Hefner -, dalla quale si staccherà di volta in volta per colpire nuovamente le Hawaii”.
Il garbage patch è il nome non scientifico assegnato a una formazione nel mezzo dell'Oceano che contiene plastica, fanghi industriali e altri detriti aggregatisi a causa delle correnti circolari del Pacifico. Oceanografi e ricercatori stimano che la chiazza di immondizia sia grande due volte il Texas.
Hafner spiega che non è facile prevedere cosa porteranno esattamente le onde di detriti, se e quale grado di tossicità avranno, ma aggiunge che alcuni di questi potrebbero essere tanto grandi da non poter essere ridotti da erosione e organismi marini. A causa di questo la radioattività potrebbe essere trasportata fino alle Hawaii e oltre.
Bruno Giorgini, professore di Fisica all'università di Bologna, è convinto che i rifiuti radioattivi possano raggiungere le coste americane molto prima. “Dalle quattro alle otto settimane. Senza contestare in nessun modo le previsioni dei ricercatori americani, io parto da un modello molto semplice: la diffusione nell'acqua di particelle colorate. Nel giro di alcuni giorni, se le disperdo a Marina di Ravenna, per esempio, queste possono arrivare fino a Sidney. Certo, gli scienziati alle Hawaii hanno preso in considerazione le correnti, calcolando con estrema precisione il tutto”.
Il docente sostiene che il problema è capire che tipo di radioattività sprigionino i rifiuti, se il decadimento avviene in mesi, anni o centinaia di anni. “L'incidente di Fukushima è molto più grave di quello di Chernobyl, perché allora la diffusione avvenne solo per aria e terra, mentre in Giappone è coinvolto anche il mare. Una catastrofe molto più seria e prolungata di quelle che si sono verificate nella storia nucleare - dice Giorgini - per la quale i tecnici della Tepco dovrebbero essere incriminati. Perché non essere intervenuti subito, e nel modo più drastico possibile, ha portato alle attuali conseguenze: è stato commesso un crimine contro l'umanità”.
Autore: Luca Galassi Fonte: it.peacereporter.net
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Il popolo aborigeno vuole bloccare l'estrazione di uranio dai giacimenti australiani
16 aprile 2011
Dal momento in cui l'impianto nucleare di Fukushima ha iniziato a perdere le radiazioni dopo l'ultimo terremoto e tsunami dello scorso mese, tra coloro che osservano con costernazione l'evento, ci sono gli Aborigeni Mirarr del Territorio Settentrionale dell'Australia, che sono determinati a limitare l'estrazione di uranio dalla miniera sul loro territorio, nonostante la promessa di vaste ricchezze.
I Mirarr sono i proprietari tradizionali della terra dove da più di 30 anni si estrae uranio e lo si esporta in tutto il mondo. La Tepco, il gestore dell'impianto di Fukushima, è un cliente di lunga data di Ranger, la miniera principale. (vedi foto)
L'anziana tradizionale dell'area, Yvonne Margarula, ha scritto al Segretario Generale dell'ONU, Ban Ki-moon, esprimendo il dolore della popolazione per la sofferenza del Giappone e la loro preoccupazione per l'emergenza nucleare.
“Data la lunga storia tra le aziende nucleari giapponesi e i minatori australiani dell'uranio, è probabile che i problemi di radiazione di Fukushima siano, almeno in parte, stati alimentati dall'uranio derivato dalle nostre terre tradizionali”, ha detto. “Questo ci rattrista molto”.
Miss Margarula ha anche detto a Mr Ban che gli eventi in Giappone hanno rafforzato la decisione di Mirrar di opporsi al lavoro in una seconda miniera, di nome Jabiluk: il deposito più grande del mondo di uranio Al contrario voglioono vedere Jabiluka incorporata in Kakadu, il parco nazionale negli elenchi del World Heritage (eredità mondiale) dove si trova anche Ranger.
L'estrazione dell'uranio ha una storia tormentata nell'area. Il deposito Rangert, in cui ora opera Energy Resources of Australia (ERA), una sussidiaria del gigante minerario anglo-australiano Rio Tinto, fu sviluppata contro i desideri di Mirarr. Jabiluka, anche questa presa in locazione da ERA, è nel limbo dal 1998, quando migliaia di persone misero in scena un blocco di 8 mesi sulla spinta di Mirarr.
Sebbene il proprietario tradizionale abbia ricevuto da Renger royalties per più di 200milioni di dollari australiani (129milioni di sterline ), Ms Margarula in una inchiesta parlamentare, nel 2005, disse che l'attività estrattiva aveva “completamente ribaltato le nostre vite, portando ben maggiore accessibilità all'alcol e a molti dissapori tra il popolo aborigeno, principalmente in relazione al denaro”.
Ha aggiunto: “Estrarre l'uranio ha anche allontanato il nostro paese da noi stessi e lo ha distrutto: i billabongs (tipici laghetti australiani) e le calette sono spariti per sempre. Ci sono colline di roccia tossica e grandi buchi nel terreno con fango velenoso”.
Situate tra le frontiere di Kakadu, le sedi appaltate di Ranger e Jabiluka sono state escluse quando fu fatta la lista dei parchi nazionali nel World Heritage (eredità mondiale). Sebbene 70 proprietari terrieri raccoglierebbero miliardi di royalties se Jabiluka entrasse in funzione, collocandoli così nella classifica dei più ricchi d'Australia, essi hanno voluto che il luogo fosse protetto per sempre. Hanno posto un veto sul suo sviluppo e questo dal 2005.
Ms Margarula ha detto al giornale The Age che le antiche storie del “sogno” di Mirrar, mettevano in guardia sul fatto che un potere letale chiamato Djang sarebbe stato dispiegato se le loro terre fossero state disturbate.Il suo ultimo padre, Toby Gangale, aveva avvisato il governo australiano nei tardi anni 70, quando si iniziò a scavare a Ranger, che Djang “potrebbe colpire in tutto il mondo”, ha detto aggiungendo: “Nessuno escluso”.
L'Australia ha le riserve di uranio più grandi del mondo; grandi quantità sono state identificate alla miniera chiamata Olympic Dam, nel Sud dell'Australia.
La volontà di Mirarr a rinunciare a indicibili ricchezze, è apparentemente difficile da credere, ma ha un precedente: lo scorso anno, Jeffrey Lee, il proprietario tradizionale del deposito di uranio a Koongarra in Kakadu, diede la terra al parco nazionale.
Fonte originale: independent.co.uk Traduzione a cura di: Cristina Bassi Fonte: saluteolistica.blogspot.com
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