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Inserito il - 23/09/2003 : 10:22:20  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Lotta alla pirateria musicale, il consenso è basso

Le 261 cause delle major contro i pirati non hanno gli effetti sperati

20 settembre 2003 - Corriere.it

Il 58% degli americani ritiene che la condivisione online dei file audio e video sia una pratica accettabile almeno tra amici


NEW YORK - La strategia della paura non dà ancora i frutti sperati. Le 261 cause intentate dall RIAA (Recording Industry Association of America) contro altrettanti pirati che condividono illegalmente materiale in Rete non hanno modificato sostanzialmente le abitudini degli utenti. Gli utenti di KaZaA, il più diffuso programma peer-to-peer, sono calati solo del 15% dopo che le major hanno reso noto di voler adire alle vie legali e un recente sondaggio di New York Times/CBS News rivela che il 58% degli Americani ritiene che la condivisione sia accettabile almeno in alcune circostanze.

I DATI DEL CONSENSO - Analizzando le variabili demografiche del sondaggio, si può notare inoltre come il consenso tout court per il peer-to-peer sia diffuso in particolare tra i giovani tra i 18 e 29 anni (29%); più scettici gli over 30, che però tendono ad approvarlo come attività limitata alla copia tra amici (46%). Se il messaggio «copiare musica scaricandola gratis da Internet è illegale» è passato, la battaglia culturale delle etichette discografiche si prospetta ancora lunga: il senso di colpa è ancora lungi dall'entrare nella testa dei pirati, pur coscienti delle proprie responsabilità.

PUNTI DI VISTA - L'industria musicale lo sa, come mostrano le parole di Mitch Bainwol, il nuovo presidente della RIAA: «È un processo in due tappe. Penso che nessuno si aspetti la scomparsa della condivisione dei file. Ciò per cui noi stiamo spingendo è la creazione di un ambiente in cui possa crescere legalmente la musica online.» Il punto sta nel trovare un equilibrio tra le etichette, che sostengono che il peer-to-peer equivalga a un vero e proprio furto, e i potenziali acquirenti, più propensi a paragonarlo alla registrazione di brani dalla radio.

SERVIZI MUSICALI - La virtù sta nel mezzo, e il mezzo potrebbe essere costituito dai servizi musicali online. Il sondaggio di New York Times/CBS News mostra che un americano su tre sarebbe disposti a scaricare singole canzoni da Internet a un prezzo compreso tra 51 centesimi e 1 dollaro, non molto diverso dai 99 centesimi chiesti da iTunes - un po' troppo per i più giovani ma a buon mercato secondo gli adulti. A patto però che ci sia la possibilità di avere a disposizione un vasto catalogo e di ascoltare le hits prima di acquistarle - non a caso le stesse ragioni del successo di programmi Kazaa e Morpheus.

IMASH NEL MIRINO - Nella lista non dovrebbe mancare l'israeliana iMash, il terzo più diffuso programma peer-to-peer, ma questa posizione potrebbe presto andare perduta. L'imprudente annuncio in agosto di voler vendere anche giochi, film e musica di artisti indipendenti protetti da copyright ha scatenato l'ira funesta dellemajor, rivoltesi al distretto giudiziario di Manhattan per far valere le proprie ragioni contro la distribuzione illegale del materiale. Senza di questa è probabile che l'azienda di Tel Aviv scompaia in breve tempo, ma viene da chiedersi se si tratterebbe solo di una vittoria di Pirro.

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