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Inserito il - 28/01/2010 : 12:44:41
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Assottigliamento del ghiaccio artico
28 gennaio 2010
I commenti sagaci e le aspre critiche alla bufala climatica (global warming) del dr. Tim Ball, metereologo canadese, le abbiamo già incontrate nel precedente articolo; propongo ora, traducendolo, un altro suo contributo interessante sul tema: “lo scioglimento dei ghiacci”.
Il Corriere della Sera in questi giorni (gennaio 2010) scriveva:
“Scusate, ci siamo sbagliati: faremo meglio i conti. L'Ipcc (Gruppo intergovernativo dell'Onu sul cambiamento climatico), premio Nobel per la pace nel 2007, ha presentato le proprie scuse all'India, il cui governo aveva vivamente protestato per una previsione catastrofica. Nel 2007 l'Ipcc aveva infatti previsto che, se la tendenza al riscaldamento climatico resta quella attuale, i ghiacciai dell'Himalaya si scioglieranno entro il 2035, e forse anche prima. Sconvolgendo le vite di circa 2 miliardi di persone che vivono con l'acqua che scende dalla catena montuosa più alta del mondo.
(…) Che i ghiacciai himalayani stiano perdendo massa - come quelli di quasi tutto il mondo - è un dato di fatto ma, dato il loro spessore, è impossibile che alle temperature attuali possano sciogliersi del tutto entro il 2035. Yao Tandong, un glaciologo specializzato nell'altopiano del Tibet, in una recente conferenza internazionale ha indicato che al passo attuale i ghiacciai himalayani si scioglieranno per il 30% entro il 2030, per il 40% entro il 2050 e per il 70% entro la fine del secolo. Questo è il secondo controverso episodio che vede coinvolto l'Ipcc negli ultimi mesi dopo la diffusione di email, forse per l'intrusione di hacker russi, di ricercatori dell'università inglese di East Anglia in cui si ammetteva che alcuni dati erano stati «potenziati» per evidenziare meglio il riscaldamento globale".
Sul Canadian Free Press, il 18 gennaio 2010, dr Tim Ball, che non è amico dei fautori del global warming, scrive che nonostante il raffreddamento globale ci piovono sempre in testa le minacce sullo scioglimento dei ghiacci: “il clima si raffredda ma le paure del ghiaccio artico continuano” cita testualmente il titolo del suo articolo, di cui nel seguito ne traduco una sintesi:
“Abbiamo sentito molte rivendicazioni sul fatto che il ghiaccio dell’Artico stia sciogliendosi. Nell’agosto 2000, il New York Times riportava delle navi al Polo Nord che navigavano sull’acqua e diceva che era il primo ghiaccio aperto in 50 milioni di anni. Ma una foto di un sottomarino in acque aperte, al Polo, nel marzo del 1959, presto provò che il NYTimes si sbagliava.
Peggio ancora fu il libro per bambini scritto dal reporter del NY Times, Revkin, dal titolo: “The North Pole Was Here” (Il Polo Nord era qui) che è pieno di errori sui fatti reali … Il Polo è ancora lì, perché è una posizione geografica.
Negli anni 90, la paura era sull’assottigliamento del ghiaccio: concetto che si basava sulla comparazione di dati ottenuti da misurazioni di sottomarini sotto il ghiaccio. Il problema era che tali misurazioni venivano fatte con equipaggiamento diverso in mesi diversi: uno in una decade calda, l’altro in una fredda.
Una ricerca più complete pubblicata nel Geophysical Research Letters nel 2001, trovò che, “Associando i risultati attuali con quelli di uno studio precedente, io concludo che il minimo spessore di ghiaccio è rimasto su un valore prossimamente costante nel polo nord, dal 1986 al 1997.”
Un titolo del settembre 2006 avvisava che “il ghiaccio invernale del Mar Artico è in drastico declino”. Josefino Comiso della NASA, del Cryospheric Sciences Branch, disse che questa riduzione del ghiaccio invernale era del 6% nel 2005 e 2006, “È la più grande prova del global warming nell’Artico.”
Mark Serreze, uno scienziato ricercatore senior per il Centro Americano di dati sull’innevamento nazionale (US National Snow and Ice Data Center), si mostrò concorde: “Ciò che vediamo nell’Artico è un canarino [morto] nella miniera di carbone”. Sereze disse poi in modo truculento: “sulle predizioni del global warming negli ultimo 5 anni “Non mi piace dire che ve l’avevo detto, ma ve l’avevamo detto”. No comment.
Nel 2009 ci fu l’acrobazia pubblicitaria (publicity stunt) di Pen Hadlow, un esploratore britannico che fece un trekking al polo. Disse che il ghiaccio estivo all’artico sarebbe scomparso tutto nel 2020. Fu costretto a disdire la predizione, causa il freddo intenso che provocò anche un guasto nelle apparecchiature di misurazione, nei giorni successivi.
I modelli climatici dell’artico sono inutili perché tali modelli sono costruiti su dati, che non ci sono per l’area oceanica e per la più parte della terra circostante.
Ghiaccio vecchio e ghiaccio nuovo.
L’isteria prosegue nonostante l’evidenza, ma spostano come solito i paletti. Ora si tratta, dicono, della natura del ghiaccio. David Barber, Presidente della Ricerca canadese nella Scienza del Sistema Artico dice che: “le immagini satellitari usate per monitorare l’estensione del ghiaccio all’Artico, non percepiscono adeguatamente quanto debole e malconcio sia diventato il manto di ghiaccio più spesso e vecchio della regione, stratificatosi negli anni.”
Ogni anno il 65% del ghiaccio si scioglie e si ricrea, quindi c’è sempre del ghiaccio nuovo. Anche la calotta di ghiaccio circola intorno all’Artico, spostata dai venti prevalenti, quindi le aree che si sciolgono sono costantemente in cambiamento.
La paura ora è tra coloro che hanno fatto le loro carriere terrorizzando le persone. Il tempo freddo (weather) sta cambiando i venti politici, che bloccheranno le campagne di ricerca fondi del governo e fermeranno il flusso delle false paure”.
Autore: Tim Ball
Traduzione a cura di Cristina Bassi
Fonte: thelivingspirits.net
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