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 MUSICA, SCIAMANISMO, POSSESSIONE
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Inserito il - 12/10/2009 : 12:04:20  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
MUSICA, SCIAMANISMO, POSSESSIONE

di S. De Salvador

La musica riveste un ruolo centrale sia nello sciamanismo che nella possessione, ma ben diverso è il modo in cui viene affrontata nelle due trance; si hanno infatti manifestazioni totalmente diverse come emerge dagli esempi di seduta sciamaniche e dal tarantismo pugliese e sardo, tipici esempi italiani di rituali di possessione. Le pratiche sciamaniche sono frequenti nelle religioni tribali dell'Africa, dell Asia, dell'Oceania. Sciamanizzare e far musica sono per lo sciamano due attività strettamente legate. Strumento musicale sciamanico per eccellenza è il tamburo: si ritiene che il suono del tamburo, di per sé, richiami gli spiriti. Meglio infatti non suonarlo al di fuori delle sedute sciamaniche poiché questo potrebbe provocare "l’arrivo inatteso di spiriti che si impossesserebbero allora di persone incapaci di padroneggiarli" (G. Rouget, Musica e trance). La scelta del legno con cui costruire il tamburo è guidata dagli spiriti. Lo sciamano ostiaco-samoideo si reca nella foresta e ad occhi chiusi, con un ascia tocca un albero. Da quell'albero verrà preso il legno per costruire la cassa del tamburo. Segue poi "l’animazione del tamburo".

Sciamano Trance e tamburo

Lo sciamano altaico lo irrora di birra e il cerchio si "anima" e tramite lo sciamano il tamburo racconta la vita dell'albero che ha dato il legno per costruirlo. Lo sciamano irrora la pelle del tamburo e anch'essa racconta il proprio passato. Per voce dello sciamano l'animale racconta la propria vita fino al momento in cui è stato ucciso. Nel corso della seduta lo sciamano tambureggia "con continue variazioni di tempo, secondo un certo ritmo scoperto empiricamente, allo scopo di generare uno stato fisico logico e psichico - tale che – l’arrivo di uno spirito determini in lui un effetto di .sdoppiamento" (Shirokorotf, Psychomental complex of the Tungus).

La trance sciamanica non è regolata soltanto dall'uso del tamburo: gli indiani della Guiana si accompagnano con canti ed effetti sonori prodotti con svariati mezzi rudimentali; gli Yauro, in Venezuela, utilizzano un sonaglio costruito da una zucca dove sono incise immagini del mondo soprannaturale, uomini e donne che danzano nel regno dei morti. Lo sciamano annamita utilizza gli anelli di una catena di sonagli in bronzo che lega all'alluce. Le anime credule riconoscono in questo suono il tintinnio prodotto dai sonagli attaccati al collo di un animale.

Si distinguono due tipi di trance sciamanica: una "trance catalettica" e una "trance drammatica" a cui corrispondono due diversi tipi di musica. Il corpo dello sciamano nel corso della trance catalettica è rigido, come abbandonato dall'anima; il musicante è in questo caso il suo assistente. Durante la trance drammatica lo sciamano racconta quello che vede durante il viaggio nell'aldilà e narra le peripezie che compie cantando e suonando il tamburo realizzando una rappresentazione teatrale. Gli episodi musicali si succedono con stili diversi: arie, recitativi, invocazioni, parlati, dialoghi, imitazioni di versi di animali o rumori della natura.

Fra i Buriati "il canto del viaggio è una sequenza informe di suoni continui, inframezzati da gemiti, sospiri, imitazioni di versi di uccelli" (R. Hamayon). A momenti drammatici si alternano momenti cosmici, mentre il ritmo del tamburo accompagna le azioni e il canto. Presso i Tungusi, dopo che lo sciamano è entrato in trance cantando e suonando il tamburo, il tambureggiamento viene continuato dall'assistente allo scopo di mantenere in trance lo sciamano e per tener sotto controllo il comportamento dell'uditorio.

Anche i fenomeni di possessione sono legati alla musica e alla danza: i suoni, gli strumenti musicali e la danza consentono la guarigione dall'avvelenamento causato dal morso della tarantola nel Tarantismo pugliese, e dall'argia (piccolo ragno della famiglia delle mutille) in Sardegna. Terra d'origine e diffusione del tarantismo è la Penisola Salentina: fu praticato dal medico fino ad una trentina d'anni fa. La tarantola pungeva nei mesi estivi, colpendo per lo più le donne, mordendo la mano oppure il piede o il pube. Il tarantato (la persona morsa dalla tarantola) veniva legato con una fune alla poppa di una barca e lasciato cullare dal mare. I suonatori, che stavano in barca, eseguivano alcuni canti nei quali la passione per il mare si legava al tema dell'amore per la propria donna. In altre occasioni il ciclo coreutico musicale si articolava in due fasi: la prima al suolo; il tarantato al prorompere della musica striscia per terra identificandosi mimicamente con il ragno (tarantola). La seconda fase si svolge in piedi: il tarantato esegue circoli concentrici di raggio sempre inferiore, con passi saltellati imponendo il proprio ritmo coreutico e dialogando con il ragno.

La taranta può essere di grandezza diversa ed essere sensibile a melodie diverse. L'orchestrina che prende parte al rituale infatti (composta da violino chitarra e tamburello) "cerca la musica giusta" eseguendo varie melodie a ritmo di tarantella (6/8) finché il tarantato non indica quella gradita dal ragno da cui è posseduto. Il rituale veniva ripetuto ogni anno nel giorno di S. Paolo, 29 Giugno; tutti i tarantati si recavano a Galatina e nella chiesa, davanti alla statua del Santo, invocavano la grazia. Si rotolavano per terra, chiedevano l'acqua del pozzo miracoloso, eseguivano un canto che terminava con "Santu Paulu meu di li tarante/facilitene la grazia tutte quante", unendo rantoli ritmati, lamenti e grida sulle sillabe "A-hi!".

Altro esempio di possessione è dato dai rituali dell'argia praticati fino in Sardegna. Argia significa variopinta e secondo la leggenda è l’umico animale velenoso presente in Sardegna. L'argia è un'entità mitica "anima mala" (anima malvagia). Le arge sono di sesso femminile, mordevano soprattutto gli uomini (la taranta le donne) e si distinguono in argia bambina, nubile, sposa, vedova e partoriente. Il posseduto balla e inpersonifica attraverso il rituale coreutico-musicale il "tipo" di argia che lo ho morso. Si eseguono infatti rituali diversi a seconda del tipo di argia che ha procurato il morso.

L'argia pizzinna (bambina) vuole si eseguano canti di culla (ninnananne); la bagadia (nubile), isposa (fidanzata) e cojada (sposa) gradiscono canti d'amore; la prentoxa (partonente) si accompagna alla rappresentazione simbolica di un parto; la fluida (vedova) canti di morte (attittu). Quando qualcuno veniva morso dall'argia c'erano tre giorni di festa secondo il rituale stabilito dalla comunità. L'espressione melico coreutica è occasione di comportamenti abnormi, non quotidiani. L'argiato, in quanto fuori di sè, avanza richieste che in stato normale non potrebbe fare: assume ruoli estranei alla propria realtà e condizione sociale, assume atteggiamenti licenziosi repressi dalla morale corrente.

Tutta la comunità partecipa ai tre giorni di festa ed ha un ruolo di primaria importanza in tutto lo svolgimento del rito. L'argiato non resta mai solo, a turno parenti, amici e paesani gli .stanno attorno in una atmosfera di festa che aiuta a lenire la sofferenza al malcapitato. Per il paese e un evento che rompe i ritmi quotidiani. Come nel rituale di possessione della tarantola, il rito ha inizio con "l'esplorazione musicale": il suonatore di fisarmonica esegue diverse melodie e individuata la musica "giusta", la eseguiva per tutto il tempo di svolgimento del rito (3 giorni). L'argiato dimostrava il proprio assenso ballando. Segue poi il "travestimento": il posseduto prova vari abiti femminili finché trova quello corrispondente allo stato civile dell'argia. Infine ha luogo l'interrogatorio esorcistico: un dialogo tra argiato e esorcista che ha lo scopo di far dichiarare all'argia la propria identità e paese di provenienza.

I rituali di possessione dell'argia e della tarantola non vengono più praticati da moltissimi anni e, è notizia apparsa sui giornali qualche tempo fa che la figura dello sciamano va scomparendo. Quei quattro o cinque sciamani che ancora esercitano presso alcune tribù non trovano adepti a cui lasciare la propria eredità culturale.

fonte: Nuove Dimensioni Musicali 1989-92
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