Johann Hari commenta con preoccupazione lo stallo nelle trattative per l'adozione di standard europei contro l'inquinamento. “Stiamo vivendo due grandi catastrofi: la crisi economica e quella climatica”, scrive l'opinionista sulle pagine dell'Independent. “È possibile mettere sullo stesso piano questi due processi ?”, si chiede il columnist.
“Wall street non crollava da ottant'anni, mentre i ghiacci dell'Artico non si scioglievano da tre milioni di anni. I livelli attuali di gas serra nell'atmosfera sono pari a quelli di cinquanta milioni di anni fa, quando il livello dei mari era di novanta metri superiore a oggi e i coccodrilli sguazzavano nelle acque dei poli”.
“È strano che i leader di molti Paesi europei, tra cui la Polonia, l'Italia e la Gran Bretagna, vogliano ridimensionare gli impegni presi per l'ambiente. In fondo l'Europa è il continente che si era fatto carico più di tutti gli altri del problema del riscaldamento globale”.
Secondo Hari, “un aumento di due gradi della temperatura del pianeta sarebbe grave e avrebbe conseguenze irrimediabili su alcune zone, ma sarebbe ancora possibile stabilizzare il sistema. Un aumento di tre gradi, invece, ci trascinerebbe in una spirale di surriscaldamento che porterebbe la temperatura a crescere di quattro, cinque, sei gradi, fino a rendere la Terra un luogo inadatto a ospitare la vita”.
“Le due crisi, economica e ambientale, richiedono soluzioni simili: un'agenda statale concordata e una nuova regolamentazione. Se il pianeta soffre, sarà anche l'economia globale a farne le spese”. Hari conclude con una nota di speranza: “Eppure l'Europa può fare qualcosa di straordinario. Potremmo essere noi quelli che passeranno alla storia per aver salvato il pianeta”.