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 Internet: Il grande filtro
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Inserito il - 14/07/2003 : 12:00:37  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Il grande filtro

di Andrew Leonard, Salon, Stati Uniti - «Internazionale» 11 luglio 2003


Il 23 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha approvato una legge che impone alle biblioteche finanziate con fondi federali d’installare un filtro che blocca l’accesso al materiale pornografico su internet. Lo stesso giorno, la Electronic Frontier Foundation (EFF) ha reso pubblico uno studio dettagliato in cui dimostra in modo inequivocabile che i filtri per il web non funzionano. Questo, in poche parole, è il livello a cui è arrivata l’evoluzione attuale della rete. La società sta mobilitando i suoi strumenti di controllo – tribunali e governi – per bloccare i comportamenti ondine più discutibili. I legislatori si danno da fare, i mandati di comparizione vanno e vengono, i tribunali stabiliscono dei precedenti. Eppure il chiasso, gli abusi e le attività «illegali» proseguono, apparentemente indisturbati. Nel frattempo, per ogni soluzione tecnica architettata, viene concepito un sistema tecnico per aggirarla. La rissa per i filtri nelle biblioteche non è altro che una delle tante schermaglie di una guerra che si sta combattendo su molti fronti. Tra gli atti di ostilità ci sono anche battaglie contro lo spamming e il file sharing (la condizione di file).

La posta elettronica è stata una grande conquista, un modo comodo per mantenere e coltivare i rapporti tra amici, famigliari e colleghi. Grazie alla tecnologia digitale, combinata con il web, è diventato facile copiare e distribuire ogni genere di informazioni – cosa che i programmatori, le organizzazioni politiche, i predicatori religiosi e gli imprenditori hanno trovato incredibilmente utile. Ma oggi usare l’e-mail è come aprire il vaso di Pandora e vedersi sbattere in faccia tutto il male che contiene. Sia dal punto di vista di un utente stanco di ricevere pubblicità sull’allungamento del pene, sia da quello del dirigente di una casa discografica che vede diffusi ovunque dei contenuti protetti dal diritto d’autore, sia da quello di un preside preoccupato che i suoi studenti possano trovare materiale pornografico sui computer della scuola, il fatto che proprio le cose che hanno fatto grande internet le si stanno rivoltando contro. E’ impossibile prevedere come andrà a finire la partita. Forse, tra dieci anni, gli amanti della musica useranno soprattutto i servizi a pagamento, gli spammer saranno finiti in prigione o saranno stati rovinati dalle multe, e i filtri saranno migliorati al punto fa funzionare veramente. Forse internet sarà stata domata.

Un futuro orwelliano
Oppure, forse, internet si domerà da sola. Lo spamming e i sistemi per filtrarlo hanno talmente ridotto l’utilità della posta elettronica che a volte dobbiamo telefonare a qualcuno per sapere se ha ricevuto l’e-mail (anche questo articolo, quando è arrivato al mio direttore, è stato bloccato dai nostri filtri antispam – sembra sia bastato il riferimento all’«allungamento del pene»). Il file sharing, protesta l’industria dell’intrattenimento, minaccia l’esistenza di Hollywood e delle case discografiche. I filtri potrebbero finire per bloccare internet a tal punto che le persone in cerca di informazioni saranno costrette a tornare alle loro enciclopedie.
In realtà, probabilmente troveremo una sorte di equilibrio sostenibile. Ma lo sviluppo potenziale più allarmante sarà proprio quello che all’inizio sembrava il meno probabile: la possibilità che internet stessa finisca per diventare il mezzo per controllare i suoi utenti. Sarebbe il massimo paradosso della rete: la natura dirompente di internet la trasformerà in uno strumento per fissare e imporre limiti alle persone che la usano.

Proviamo a riflettere. Il risultato dello scambio di file è che adesso gli agenti dell’industria discografica hanno il diritto di costringere il nostro provider a rivelare il nostro nome se sospettano che stiamo permettendo ad altre persone di copiare l’ultima canzone di Eminem dal nostro computer. La piaga dello spamming sta costringendo il Congresso a stabilire cosa è vietato e cosa è permesso fare con l’e-mail. E la facilità con cui si può accedere alla pornografia sta spingendo il governo federale a controllare tutte le biblioteche. Una volta, che si collegava alla rete si sentiva onnipotente perché poteva mettersi in contatto con un universo di informazioni e di possibilità in espansione infinita. Adesso, quando ci si connette, ci si sente controllati, bloccati, costretti e rinchiusi. A ogni clic c’è da temere un mandato di comparizione o un’azione legale.

Lo studio dell’EFF riesce a dimostrare in modo convincente che i software attuali sono inefficaci. Le pagine che i filtri bloccano per errore sono più di quelle intercettate correttamente, le limitazioni per la «tutela dei minori» impediscono l’accesso ai testi di politica e storia, e così via. Ma lo studio elude un problema importante, e cioè se la tecnologia dei filtri migliorerà tanto da dimostrarsi ragionevolmente utile. I filtri non saranno mai perfetti, ma saranno abbastanza efficienti da bloccare una buona parte di quello che le persone che li hanno installati vogliono bloccare, e quindi saranno considerati utili. Se i filtri diventeranno perfetti, il futuro ci offrirà uno scenario orwelliano. Ogni organizzazione – non solo le biblioteche, ma qualunque organizzazione governativa o aziendale, privata o pubblica – potrà regolare l’accesso alle informazioni con una facilità e una flessibilità mai viste prima. Internet ha creato un mercato e ora è nato anche il potere legislativo e giudiziario per controllarne l’accesso. Quando la rete diventerà, inevitabilmente, il canale di informazione principale, sarà sempre più facile per chi ha la vocazione del censore decidere che cosa potremo vedere e che cosa no. Volete bandire il Ku Klux Klan da internet? Basterà un clic. Applicare lo stesso livello di censura a una biblioteca piena di libri sarebbe impossibile.

Intanto, sul fronte dello spamming, il congresso sta affrontando lo spinoso compito di stabilire cosa si può definire spam e cosa no. Probabilmente raggiungeranno un accordo sul fatto che, se Joe Blow spedisce cinquemila copie non richieste di pubblicità di una specie di Viagra, si tratta di spamming. Ma se le copie sono cinquanta? E se un politico spedisce un’invettiva contro l’aborto o sulla lotta al terrorismo? Un discorso politico si può considerare spamming? Il problema è fermare i messaggi fastidiosi. Ma forse il fastidio è il prezzo della libertà. Meglio, allora, affidarci a dei filtri non proprio perfetti installati da noi stessi, piuttosto che permettere al congresso di mettere fuori legge tutte le nuove forme di espressione. Altrimenti arriveremo al punto in cui, se mando trenta e-mail agli amici per invitarli a una festa, potrei incappare nell’allarme predisposto da un controllore legalmente autorizzato, e prima di poter chiamare il mio avvocato, i poliziotti della rete mi avranno già messo ai ceppi elettronici.
Per quanto riguarda il file sharing, la minaccia che internet costituisce per i diritti d’autore ha prodotto una serie di leggi e di reazioni punitive veramente terrificante. Le leggi in difesa dei diritti d’autore (come il Digital Millennium Copyright Act) e le autorizzazioni concesse dai tribunali per ottenere informazioni dai provider sono una combinazione minacciosa contro gli utenti della rete.

Il grande paradosso
Non ci penserei due volte prima di fotocopiare qualche pagina di un libro preso in biblioteca, o di registrare dei brani presi da un cd comprato legalmente per farli ascoltare a un amico. Ma se voglio copiare qualcosa da internet, devo sapere che sto entrando in un territorio pericoloso. La formidabile tecnologia che mi consente di accedere a tante informazioni permette anche agli altri di arrivare a me.
Questo è il più grande paradosso prodotto dall’attuale frenesia di trovare un modo per chiudere il vaso di Pandora digitale. Internet, così piena di promesse di libertà, si sta trasformando in uno strumento di controllo. Il pericolo che costituisce per lo status quo è così grande che aziende e governi stanno invocando un potere di intrusione senza precedenti per limitare quello che facciamo, vediamo e leggiamo. E usano la rete stessa per imporre questi limiti. Internet rischia di diventare la gallina che, dopo aver deposto le uova d’ora, si strangolerà da sola.
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