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Inserito il - 20/10/2007 : 11:37:24  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Burocrazia sul web? Allarme in rete

Registrazione dei blog, protesta sul web

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=69844

Me ne vado, «armi, bagagli e server in uno Stato democratico». Non è una minaccia, è Beppe Grillo infuriato per la proposta di legge presentata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Ricardo Franco Levi. Non poteva partire che da lui, il re dei bloggers, la protesta contro quella che giudicano una legge per «tappare la bocca a Internet».

A seminare il panico, sono gli obblighi di registrazione e la burocrazia varia che il disegno di legge prevede per i prodotti editoriali del web. E soprattutto le sanzioni previste per la diffamazione. Tutti i siti, compresi i blog dunque, dovranno registrarsi al Roc, il Registro per gli Operatori della Comunicazione. «Quale ragazzo – tuona Grillo – si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?». E invita i suoi fedelissimi a mandare mail di protesta all’indirizzo del sottosegretario Levi.

Ma prima di vedersi intasare la casella di posta elettronica, Ricardo Franco Levi decide di scrivere prima lui: «Lo spirito del nostro progetto non è certo questo – rassicura – Non abbiamo interesse a toccare i siti amatoriali o i blog personali, non sarebbe praticabile». Ma, è ovvio, quello di Grillo non può essere considerato un semplice blog personale, con il marasma che ha combinato. «Quando prevediamo l'obbligo della registrazione – continua Levi – non pensiamo alla ragazza o al ragazzo che realizzano un proprio sito o un proprio blog, pensiamo, invece, a chi, con la carta stampata ma, certo, anche con internet, pubblica un vero e proprio prodotto editoriale e diventa, così un autentico operatore del mercato dell'editoria». E Levi difende anche il percorso di partecipazione con cui la proposta è stata costruita: «Non abbiamo lavorato nel chiuso delle nostre stanze: abbiamo pubblicato uno schema di legge e un questionario sul nostro sito internet e ci siamo fatti aiutare da esperti dell'economia e del diritto. Il risultato – spiega – è leggibile sul nostro sito dove pure si possono trovare in totale trasparenza tutti gli elementi e i dettagli dell'intervento pubblico a favore dell'editoria». Quanto al tema della responsabilità, commenta Levi «credo che sia un tema che a nessuno dovrebbe stare più a cuore di chi usa, apprezza e ama la Rete».

Comunque, c’è tempo. Il disegno di legge è stato approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 12 ottobre: il Governo, su proposta del premier Romano Prodi ha delegato se stesso all’emanazione di un testo unico per il riordino dell’intera legislazione del settore editoriale. Ora il ddl passerà all’esame delle Camere.

Intanto, si scatenano i commenti. Il ministro Di Pietro usa il suo blog per scagliarsi contro la proposta che reputa «liberticida, contro l'informazione libera e contro i blogger che ogni giorno pubblicano articoli mai riportati da giornali e televisioni». «Per quanto ci riguarda – spiega Giuseppe Giulietti, deputato Ds e fondatore di Articolo21 – riterremmo un gravissimo errore l'assimilazione tra i siti editoriali tradizionali e l'intero universo dei blog». «Voglio sperare che il ddl del governo non voglia davvero regolamentare i blog nella rete, sarebbe come voler fermare l'acqua del mare», parafrasa il responsabile Informazione del Pdci, Gianni Montesano. Che però aggiunge: «Una cosa è la libera circolazione delle idee e delle informazioni, un diario; altra cosa un'iniziativa editoriale per la quale, in quel caso sì, è giusta una regolamentazione».

Pubblicato il: 19.10.07

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La rivolta dei blog contro il nuovo Ddl sull’editoria

http://blog.panorama.it/culturaesocieta/2007/10/19/la-rivolta-dei-blog-contro-il-nuovo-ddl-sulleditoria/

Venerdì 19 Ottobre 2007 alle 18:39

Blog, pagine personali, siti amatoriali: tutti iscritti al ROC, il Registro degli operatori della Comunicazione dell’AgCom, con tanto di pagamento di una tassa e sanzioni penali in caso di reato? All’indomani della diffusione del disegno di legge (file pdf) di riordino del settore editoriale, cresce in rete la protesta (e la confusione) per un provvedimento che, se approvato in Parlamento, porrebbe seri limiti alla libertà di espressione online.

Tutto è nato da una definizione allargata di “attività editoriale” e dalla successiva estensione a qualsiasi pubblicazione delle responsabilità penali previste per i reati a mezzo stampa.
Il commissario dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni Nicola D’Angelo mette però le mani avanti: “comprendo l’esigenza di garanzia che ha mosso il governo a proporre questa norma, ma penso che non possa tradursi nell’imposizione di procedure burocratiche per l’apertura dei blog. (…) Bisogna evitare regole che restringano le caratteristiche di apertura e libertà che la rete consente a chi la vuole utilizzare”. Sul fronte dei reati, poi, D’Angelo sottolinea che “ci sono già gli strumenti per reprimere gli abusi”.

“Si tratta di un testo carente e borbonico che giustifica le peggiori illazioni - secondo l’avvocato Andrea Monti, esperto di diritto dell’informazione online - Il Governo ha scritto un provvedimento incomprensibile e ha poi scaricato tutto sull’AgCom”. Il disegno di legge, infatti, non entra nel merito delle singole situazioni. A legge approvata, sarà poi l’AgCom a doversi assumere le vere e proprie responsabilità, decidendo se a iscriversi dovranno essere tanto i blog mainstream (come quello di Beppe Grillo), quanto quelli del tutto sconosciuti. Per quanto l’ispiratore del provvedimento, il sottosegreatario Ricardo Franco Levi, abbia subito fatto un passo indietro (”Quando prevediamo l’obbligo della registrazione non pensiamo alla ragazzo o al ragazzo che realizzano un proprio sito o un proprio blog”: qui la dichiarazione di Levi), il disegno di legge che arriverà in Parlamento resta del tutto equivoco. “Bastava essere più trasparenti e specificare in modo chiaro che l’obbligo riguarda solo chi svolge attività professionali - continua l’avvocato Monti - Invece no, il governo ha scelto la linea dell’ambiguità”. Lo scopo? “Da una parte fare cassa: nel dubbio molti utenti si iscriveranno al Registro e questo porterà un bel po’ di entrate. Dall’altra, creare una situazione confusa e così mettere il bavaglio a chi usa Internet”.

L’interpretazione censoria è quella che circola di più in rete in queste ore: Beppe Grillo minaccia di “trasferire armi, bagagli e server in uno Stato democratico” (e proprio a Grillo risponde Franco Arrigo Levi con le precisazioni viste sopra); Mario Adinolfi si appella a Veltroni per bloccare un ddl che “obbligherebbe i blog a sospendere la pratica dei commenti liberi”. “La fine del personal publishing?” si chiede invece il blogger tecnologico Federico Fasce. Mentre secondo Paolo De Andreis di Punto Informatico “L’errore del Governo (…) con un colpo di bianchetto verrà consegnato all’oblìo nel più rigoroso silenzio mediatico. Presto non ne sentiremo più parlare. È già successo, si può aver fiducia che accada di nuovo”. De Andreis si riferisce alla legge 62/2001 approvata dal Governo Berlusconi, che pure inciampò in una definizione ambigua di “prodotto editoriale”, senza produrre nulla di fatto.

Come dire, al di là del colore politico, in Italia permane una tendenza al “controllo” delle attività in rete. Tutto il contrario degli Stati Uniti, dove presto dovrebbe essere approvato un provvedimento che equipara i blogger ai giornalisti: tutti protetti dalle stesse garanzie in quanto a libertà di espressione. Altro che iscrizione in un Registro!



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