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 Albert Einstein e Olinto De Pretto: la vera storia
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Inserito il - 17/08/2022 : 09:49:54  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Albert Einstein e Olinto De Pretto: la vera storia

Consapevolezza

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De Pretto non scoprì la relatività – ha riconosciuto Bartocci – però non ci sono dubbi sul fatto che sia stato il primo a usare l’equazione e questo è molto significativo...

Redazione - Scienza e Conoscenza - 16/08/2022

La celebre equazione sarebbe stata anticipata nel 1903 da Olinto De Pretto.
Questa sarebbe la tesi rivoluzionaria di un docente di matematica dell’Università di Perugia, ripresa, tramite una sconcertante rivelazione, dall’autorevole e serissimo quotidiano britannico «The Guardian». Questa, ovviamente, è la tesi di Umberto Bartocci, alla quale il professore ha dedicato pure un libro, pubblicato nel 1999 da Andromeda: Albert Einstein e Olindo De Pretto. La vera storia della formula più famosa del mondo, dove viene appunto spiegata la teoria della “contaminazione einsteiniana” ad opera di De Pretto, morto nel 1921.

«Tutto merito dell’italiano Olinto».

«De Pretto non scoprì la relatività – ha riconosciuto Bartocci – però non ci sono dubbi sul fatto che sia stato il primo a usare l’equazione e questo è molto significativo». Ora, che Einstein usasse le ricerche di De Pretto, un matematico autodidatta italiano (o anche quelle del tedesco David Hilbert) è una tesi a dir poco azzardata che è molto difficile – se non impossibile – da dimostrare. Così come appare altamente improbabile che nel 1905 lo studioso svizzero Michele Besso avvisasse Albert Einstein del lavoro svolto due anni prima da De Pretto e delle conclusioni alle quali egli era giunto. Conclusioni dalle quali poi il geniale fisico e matematico avrebbe tratto spunto, ispirandosi in particolare al saggio di Olinto De Pretto, Ipotesi dell’etere nella vita dell’universo (in cui, per l’appunto, compare la formula E = mv2), presentato poi il 23 novembre 1903 al Reale Istituto Veneto di Scienze, lettere ed arti, il quale lo pubblicò nel febbraio del 1904, senza tuttavia attribuire alcun merito all’italiano.

Di certo si sa solo che, stando a quanto si racconta, il 23 novembre del 1903 l’italiano De Pretto, un industriale di Vicenza con la passione per la matematica, avrebbe pubblicato sulla rivista scientifica «Arte» un articolo dal titolo Ipotesi dell’etere nella vita dell’universo, in cui egli sosteneva che «la materia di un corpo contiene una quantità di energia rappresentata dall’intera massa del corpo, che si muove alla medesima velocità delle singole particelle». Insomma, si trattava della celebre formula E = mc2, spiegata parola per parola, anche se De Pretto non mise mai la formula in relazione con il concetto di relatività, ma soltanto con quello di vita dell’universo.

L’etere è sostanza reale?

Ma quello che colpisce di più – e che forse sfugge – è che c’è qualcosa di essenziale che differenzia nettamente Olinto De Pretto da Albert Einstein, che ne sono i suoi prodromi. L’uomo è riuscito a disgregare la materia con la fissione nucleare, ma per quanto ci risulta non è ancora riuscito a spiegare come la materia si generi. È proprio su questo punto che si dividono le strade: il primo sostiene la teoria dello spazio vuoto mentre il secondo quella dell’etere. Ed è sconcertante osservare come, già nei primi anni del secolo appena trascorso, il pensiero di Olinto De Pretto sia molto simile ai concetti dei saggi del passato, ad esempio al pensiero tradizionale della mistica indiana, entrambi espressi con la logica che supera la meccanicistica moderna. L’etere – come dicevano i Signori dell’infinito – è sostanza reale.

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