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 Il sonnambulismo secondo le neuroscienze
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Inserito il - 26/11/2019 : 09:35:21  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Il sonnambulismo secondo le neuroscienze

Il sonnambulismo è sempre stato oggetto di curiosità, e su di esso vi sono persino numerosi aneddoti. Talvolta è stato utilizzato anche come alibi in numerosi processi. Oggi parleremo di questo fenomeno dal punto di vista delle neuroscienze.

Il sonnambulismo è un noto disturbo del sonno. Può essere descritto come una sorta di “risveglio inconsapevole” che fa vagare il soggetto per casa. Durante un episodio di sonnambulismo, la persona può camminare senza meta o svolgere attività più complesse come cucinare o, addirittura, guidare una macchina. Questo disturbo ha due caratteristiche fondamentali: comportamento motorio complesso e alterazione dello stato di coscienza.

Durante un episodio di sonnambulismo, il soggetto ha un comportamento incontrollato (inconsapevolmente), non è in grado di reagire agli stimoli esterni, infine presenta un’attività autonomica molto elevata (sudorazione, tachicardia, ecc.). Se si sveglia durante l’episodio, inoltre, lo fa in maniera confusa. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, torna spontaneamente a letto e continua a dormire come se niente fosse.

Il sonno

Per parlare di questo disturbo, è necessario capire come funziona il sonno. In base alla condizione dei muscoli, all’attività cerebrale e all’attività motoria degli occhi, individuiamo due tipi principali di sonno:

Sonno non-Rem (nessun movimento rapido degli occhi). Il sonno non-Rem si divide a sua volta in tre fasi: N1 (inizio del sonno), N2 (sonno leggero) e N3 (sonno profondo o a onde lente).
Sonno REM (movimento rapido degli occhi).

Durante la notte passiamo da una fase all’altra e tutte queste fasi sono essenziali per un buon riposo. Se desiderate avere qualche informazione in più al riguardo, potete leggere questo articolo: Le fasi del sonno: quali sono?

Parasonnie del sonno REM

Gli episodi di sonnambulismo si verificano nella fase N3 e sono classificati come delle parasonnie del sonno REM insieme ai terrori notturni (o del sonno) e ai risvegli confusionali. Si pensa che questi tre eventi facciano parte, a livello di attivazione cerebrale, dello stesso disturbo di eccitazione (meglio noto con il termine inglese arousal), ma con manifestazioni diverse.

Gli episodi di sonnambulismo sono preceduti da una fase di alta attività delle onde lente (o delta). Queste producono un’attività sincronizzata, ritmica e lenta nelle aree cerebrali frontali e centrali. Si susseguono fasi di alta tensione e altre di inattività per alcuni millisecondi.

Cosa succede nel cervello durante gli episodi di sonnambulismo?

Nonostante il sonnambulismo sia noto per le sue manifestazioni e sia stato studiato per cinque decenni, le cause di questo fenomeno sono ancora un mistero. Partendo dalle sue caratteristiche principali, gli studiosi hanno formulato varie ipotesi.

Da una parte, si pensa che si tratti di un disturbo del sonno a onde lente. Nel cervello dei sonnambuli non sembra esservi continuità del sonno REM, bensì bruschi cambiamenti nella frequenza e nell’ampiezza delle onde. Cosa che negli individui che non sono affetti da sonnambulismo non avviene. In presenza di tale condizione, si verifica un aumento dei risvegli spontanei solo durante il sonno a onde lente e un aumento dell’attività cerebrale nel resto delle fasi.

D’altra parte, il sonnambulismo è considerato un disturbo di eccitazione o di attivazione della corteccia cerebrale. Da questo punto di vista, una persona sonnambula si trova tra uno stato di attivazione completo e uno stato di sonno REM. Non è né del tutto sveglia né del tutto addormentata. Questo implica una leggera attivazione delle aree prefrontali in una fase in cui dovrebbero essere inattive. A oggi, non è ancora noto il motivo per cui si verificano queste attivazioni.

Altre informazioni sul sonnambulismo

Il sonnambulismo è legato anche ad altri fattori: frammentazione o privazione del sonno, febbre, uso di sostanze, stress e, sorprendentemente, la gravidanza. Alcune patologie possono portare a soffrire di questo disturbo. Per esempio, i disturbi ossessivi compulsivi, la schizofrenia, i disturbi d’ansia, la depressione, le encefalopatie, l’emicrania e i deficit cognitivi.

La sua relazione con queste patologie ha portato a pensare che potrebbero essere coinvolti i meccanismi che regolano la secrezione di dopamina, acetilcolina e serotonina. Per questo motivo, anche se non esiste un trattamento specifico per il sonnambulismo, si possono prescrivere farmaci per ridurre lo stress. In genere, le benzodiazepine, come il clonazepam, gli antiepilettici, gli antidepressivi e la melatonina.

Bibliografia

Basetti, C.L. (2009). Sleepwalking: dissociation between “body sleep” and “mind sleep”. En Laureys, S. Gosseries, O. & Tononi, G. (Eds). The Neurology of Consciousness, Second edition. (pp. 129 – 138). Elsevir Ltd.
Zadra, A. , Desautels, A. Petit, D., & Montplaisir, J. (2013). Somnabulism: clinical aspects and physiopathological hypothesis. Neurology, 12, 285 – 294.

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