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 Sesto senso: paura e superamento
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Inserito il - 27/06/2019 : 09:23:24  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Sesto senso: paura e superamento

Cosa voleva dirci Shyamalan con il suo immortale Il sesto senso? Ci siamo proposti di rivedere il film per tentare di dare un'interpretazione che vada al di là della suspense e che sia maggiormente connessa alle emozioni più profonde dell'essere umano.

Nel 1999, il regista indiano M. Night Shyamalan non era molto noto al pubblico, anche per questo, il film Il sesto senso fu una grande sorpresa. Parliamo di un thriller soprannaturale che ancora oggi occupa un posto privilegiato tra quelli del suo genere. Il sesto senso ha ricevuto il riconoscimento della critica specializzata e il consenso del pubblico; un’ottima accoglienza che gli è valse 6 nomination agli Oscar.

Shyamalan ha sorpreso tutti con una storia che oltre alla lettura in chiave horror, arricchisce con riferimenti emotivi, rari per il genere, come la paura della morte e il dolore per la perdita di una persona cara. Così, il film prende forma attraverso una storia che non tradisce le aspettative e mantiene la tensione, per poi finire con un messaggio o una morale che fa appello ai sentimenti.

Il film fu molto apprezzato per la sorprendente svolta finale; Shyamalan ha disseminato diversi indizi nella storia e si trattava solo di giocare con i tasselli del puzzle per far combaciare il tutto.

Per chi ha familiarità con la filmografia del regista, non è difficile trovare il filo conduttore; quello che ha continuato a sperimentare in altri film, come The Village (2004) o Unbreakable – Il predestinato (2000). Questi finali sono diventati quasi un marchio di fabbrica del regista e rappresentano un gioco intrigante per lo spettatore.

Il sesto senso è uno di quei film facilmente riconoscibili ed estremamente popolari che è stato anche oggetto di infinite parodie. Un esempio è l’indimenticabile frase di Cole (Haley Joel Osment) “vedo la gente morta”, che fa già parte dell’immaginario collettivo, dimostrando anche che il cinema è parte importante della cultura popolare.

In questo articolo, non ci soffermeremo troppo su questi temi, ma cercheremo di approfondire il messaggio latente del film. Perché il cinema soprannaturale ha così tanti fan?

Il sesto senso: una storia molto reale

Il sesto senso racconta una storia paranormale, ma fortemente ancorata alla propria contemporaneità. Probabilmente al giorno d’oggi il bullismo e il divorzio sono temi ben noti, ma non era così negli anni ’90.

Non dimentichiamoci che molti paesi, fino a ben oltre il XX secolo, non contemplavano il divorzio nella loro legislazione. Per questo motivo, molti dei bambini cresciuti negli anni ’90 iniziavano appena ad avere amici con genitori divorziati o a vivere questa situazione in prima persona.

Il numero di divorzi è andato aumentato nel tempo; quelli che un tempo erano casi isolati, adesso fanno parte del paesaggio quotidiano.

Così, quando uscì Il sesto senso, il divorzio, sebbene fosse già abbastanza comune, non era percepito allo stesso modo in tutto il mondo. Essendo relativamente recente, non si sapeva ancora quali fossero le conseguenze per i bambini, né avevamo a disposizione molti esempi di questo nuovo modello di famiglia.

Nel film, l’idea del divorzio si manifesta attraverso uno degli aspetti più attuali: conciliare lavoro e vita familiare. Questo è ciò che accade al Dr. Malcom Crowe, che teme di aver perso la moglie perché dedica troppo tempo al lavoro. Tuttavia, la sua paura non è altro che la morte, che nega per difesa.

Il sesto senso ci racconta la quotidianità di Cole e di sua madre dopo la separazione dal padre, i problemi e le difficoltà che incontrano e come tutto ciò influisce sulla sua vita scolastica. La madre di Cole deve lottare da sola per crescere un figlio che sembra affrontare innumerevoli problemi.

A scuola, Cole è vittima di bullismo, non riesce a stare con i suoi coetanei ed è oggetto di scherno. Analizzando la relazione con gli altri compagni di classe, e della madre con le altre madri, tutto sembra riportare ai problemi familiari, ma la realtà è ben diversa.

Nemmeno l’attuale intervento sul bullismo è lo stesso degli anni ’90. Oggi, sia le scuole che le famiglie sembrano essere più consapevoli del suo impatto e delle conseguenze. Il sesto senso, al di là della trama paranormale, ci ha presentato una realtà spesso ignorata. Allo stesso modo, gran parte della società non vede più come matte le persone che vanno dallo psicologo.

La nostra visione contemporanea ci porta a credere ancora di più in ciò che vediamo nel film, nella suspense e nel rapporto di Cole con la morte. Un rapporto che insegna a tutti personaggi del film il vero valore della vita, l’importanza di ricordare i propri cari e, allo stesso tempo, di lasciarli andare.

Attraverso personaggi perfettamente costruiti e supportati da una sceneggiatura solida, Shyamalan ha plasmato una storia il cui contesto è alimentato dalla realtà stessa e la suspense mantiene le aspettative fino all’ultimo minuto.

Il paranormale come elemento confortante

La credenza nella vita oltre la morte, per quanto inquietante possa sembrare, in realtà risponde a un preciso desiderio. Se pensiamo, ad esempio, alle religioni, ci rendiamo conto che l’idea della vita eterna è presente in forme diverse: come l’esistenza di “un altro luogo”, la reincarnazione, ecc. Questa idea sembra renderci la vita più sopportabile, rende meno difficile dire addio ai defunti e mantiene viva la speranza che, dopo la morte, ci riuniremo ai nostri cari.

Il cinema e altre espressioni artistiche come la letteratura hanno cercato di giocare con la paura legata al concetto di Aldilà. In un certo senso, siamo più terrorizzati dai morti che dai vivi, perché la morte rappresenta l’ignoto, e l’ignoto fa sempre paura.

Tuttavia, i film che alimentano questa paura presuppongono, a loro volta, una sorta di speranza: è vero, esistono spiriti maligni che possono tormentarci, ma questa esistenza significa anche che non moriremo mai del tutto.

Così come in film horror come L’esorcista, il gioco dei contrasti allevia la paura. L’idea del male implica quella del bene; l’idea dell’Aldilà si traduce in speranza.

Il sesto senso si nutre di questa paura e allo stesso tempo gioca con la speranza. Non tutti i fantasmi che appaiono a Cole sono spaventosi, gli appare anche la nonna, seppure non la si veda mai nella scena. Il male, a volte, è solo un’apparenza.

Cole affronterà la sua paura e scoprirà la sua vera missione nel mondo: usare il suo dono per aiutare gli altri. Aiuta i fantasmi a trovare la pace, a seguire il loro percorso nell’Aldilà. L’impronta della tradizione spirituale indù dirige Shyamalan nel delineare questo ritratto di paura, angoscia e dolore, ma anche di speranza.

Gioca con le nostre emozioni, ci porta su un percorso di dolore e tensione per connetterci con i nostri sentimenti più profondi. Tutti temiamo la morte, tutti piangiamo una perdita e tutti abbiamo paura, qualunque ne sia la natura. Ma la vita è solo una strada piena di ostacoli da affrontare e superare, proprio come per i personaggi del film.

La messa in scena di Shyamalan è misurata, fatta eccezione per alcuni colpi di scena spaventosi. Sussulti che, poi, scopriremo non essere così terrificanti come potevano sembrare.

Il sesto senso: oltre la suspense

La tensione è palpabile sin dal primo fotogrammo, i mali del mondo contemporaneo si impossessano dei personaggi.

Si parla di suicidi, perdite, sensi di colpa, molestie e, in definitiva, angoscia. Ma oltre a tutto questo, oltre alla suspense, Il sesto senso è una storia di amicizia, amore per il prossimo e per tutti gli individui. Non dimenticando quelli che facevano parte della propria vita, ma che non ci sono più; accettando la loro morte, lasciandoli andare e mantenendoli vivi nel ricordo.

Cole e lo psicologo si aiuteranno a vicenda; entrambi impareranno lezioni diverse e finiranno per instaurare una grande amicizia. Il dottor Crowe troverà la sua strada nella morte e Cole nella vita.

Il finale sorprende e lascia una porta aperta verso il futuro; un futuro promettente per entrambi, anche se in mondi diversi. I personaggi superano il dolore e gli ostacoli, e lo fanno verbalizzando i loro conflitti, riconciliandosi con i propri cari e con se stessi.

Ricordo che la prima volta che vidi il film mi lasciai trasportare dalla suspense, mi concentrai sulla terrificante storia che rincorreva il piccolo Cole. Anni più tardi, dopo averlo visto nuovamente e conoscendo il finale, riuscì a godermelo in modo diverso, più distante dal terrore e dall’angoscia.

Il passare del tempo non ha per niente intaccato il film e la sua visione è ancora molto piacevole, che si conosca o meno il finale. La storia di Shyamalan è una rivelazione, un film horror e, al tempo stesso, una storia bellissima.

anonimo

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