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Inserito il - 31/07/2014 : 11:45:31
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La libertà di essere nessuno
di Stephen Batchelor
È difficile incontrare persone che intuitivamente si relazionino con se stessi sentendo il loro io come espressione dei cinque aggregati, secondo la tradizione Therav#257;da. Quando si dice “io mangio”, “io dormo”, “io vado” si intende riferirsi a qualcosa di intimo onnicomprensivo e totale, alla ricerca della liberazione. Viene in tal modo rinforzata l’idea di una elusiva entità, che sopravvive alla morte fisica per rinascere – riconfigurandosi misteriosamente per la forza della brama – in un altro corpo. Ricordiamo al riguardo l’allusione della candela morente che accende la fiamma della nuova candela.
La convinzione dell’esistenza dell’io è frutto di una illusione dovuta a diverse cause: l’ambiente familiare e sociale, il periodo storico, l’apprendimento, l’adattamento, tutti colmi di nozioni sbagliate, utilizzate come mattoni di crescita. Il contemplativo solitario che trascorre tutta la vita meditando, viene visto come praticante esemplare del Dhamma. La prospettiva di un io solitario, che pratica diligentemente il buddhismo nell’intimità della propria mente e del proprio corpo, nella speranza di raggiungere l’Illuminazione in modo che possa dedicarsi ad azioni compassionevoli, sembra non solo destinata a fallire, ma è anche ridicola.
Ai tempi del Buddha una simile concezione poteva considerarsi valida, poiché la liberazione era comunemente intesa aver luogo in diversi cicli di vita, allo scopo di smantellare la finzione di un intrinseco connaturato esistente sé. Oggi il sé, soprattutto in Occidente, ha messo radici ancora più profonde nel nostro intimo ed è più difficoltoso ammettere che il sé vive solo ed esclusivamente in dipendenza della interconnessione con tutti gli altri sé, ma che non ha alcuna consistenza che possa aspirare ad una liberazione individuale: non c’è alcuno che raggiunga alcunché. La saggezza può condurci solo là dove già siamo, non prima di esserci liberati della montagna di scorie che hanno nascosto ed oscurato la nostra vera natura, che è la natura di Buddha, di cui possiamo acquistare coscienza attraverso l’esercizio quotidiano, costante e continuato della CONSAPEVOLEZZA NON NATA.
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