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 Attenzioni tossiche: quando aiutare non fa bene

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 22/06/2022 : 09:46:02
Attenzioni tossiche: quando aiutare non fa bene

Sostenere una persona con seri problemi è complicato e richiede più della semplice vicinanza. Analizzeremo il ruolo della persona di fiducia in queste situazioni.

Quando una persona cara è nei guai, manifestare una reazione protettiva e collaborativa può essere quasi automatico. Tuttavia, ci sono situazioni in cui assumere questo ruolo implica affrontare la temuta dissonanza cognitiva. In assenza di integrità e coraggio, possiamo rivolgere attenzioni tossiche.

Immaginate di avere un amico con una dipendenza. Sapete che è un pericolo per sé e per chi lo circonda, ma provare a convincerlo a disintossicarsi non è piacevole e può anche mettere a repentaglio la vostra amicizia.

Alla luce di ciò e nella speranza che cambi, ve ne prendete cura nei momenti più critici e persino rendergli più facile consumare l’oggetto che crea dipendenza quando lo vedete disperato. Fate ciò per amore, ma anche per paura e conforto. Esploriamo qui di seguito le conseguenze delle attenzioni tossiche.

Figure di sostegno

Le figure di sostegno nella nostra vita sono sempre disponibili quando ne abbiamo bisogno e molte volte mettono da parte le loro esigenze per accudirci. Questo, che diventa dannoso per chi si dedica agli altri, è accolto (logicamente) con grande entusiasmo da chi riceve l’aiuto.

Si tratta senz’altro di un nobile gesto, ma anche una realtà che richiede una gestione intelligente. Molte volte, prendersi cura degli altri implica affrontarli, affrontare argomenti che vogliono evitare e persino intraprendere azioni legali in casi estremi.

Quando le attenzioni si basano sulla paura, molto probabilmente si spiana la strada verso la tossicità.

Cosa si intende per attenzioni tossiche?

La persona di fiducia deve affrontare un grande carico emotivo quando cerca di essere d’aiuto. In generale, le aspettative nei suoi confronti sono generalmente alte e questo, sommato a tutto il resto, a volte le induce a prendere decisioni che danneggiano chi ha bisogno di aiuto e se stessi.

Ci riferiamo a condotte nocive, come consentire comportamenti autodistruttivi, incoraggiare pensieri dannosi o fornire mezzi che accentuano simili dinamiche. Nelle righe che seguono presentiamo i segnali che rivelano una persona che rivolge attenzioni tossiche.

Come riconoscere le attenzioni tossiche

Sebbene mossi da affetto e preoccupazioni, coloro i quali rivolgono cure tossiche sono guidati dalla paura. Piuttosto che affrontare il problema in cui si trova la persona amata, se ne incoraggiano i comportamenti. Ciò si traduce nelle seguenti azioni:

Mentire: la persona di fiducia racconta bugie per proteggere la persona amata dalle conseguenze delle proprie azioni.
Evita il confronto: sebbene la condotta della persona amata sia chiaramente dannosa, chi sostiene di aiutarla evita il confronto. Il conflitto sembra controproducente per affrontare il problema.
Consentire, passivamente o attivamente, comportamenti distruttivi: ciò include permettere decisioni sbagliate e favorire il verificarsi di situazioni.
Ignorare le conseguenze delle azioni della persona amata: si considera controproducente far notare alla persona la situazione.

Cosa fare in questi casi

La figura di sostengo si ritrova a dover affrontare diverse situazioni spiacevoli, poiché aiutare gli altri non sempre implica generosità e dedizione totale. Questo equivoco è alla base di molte decisioni sbagliate, poiché il confronto non è visto come una forma di aiuto.

Tuttavia, in determinate situazioni è necessario. Amici che disprezzano determinati gruppi sociali, persone dipendenti che maltrattano il partner… Sono tutti esempi di comportamenti che non dovrebbero essere tollerati in una persona cara. Non solo per se stessi, ma anche per gli altri.

Per esempio, il comportamento maschilista di un amico rimasto scottato da una relazione passata non deve essere capito, bensì bisogna aiutarlo a superare quanto accaduto e a decostruire i suoi pregiudizi.

Prendersi cura degli altri significa anche essere chiari e onesti con loro.

Alcuni consigli per prevenire le attenzioni tossiche

Molte volte è necessario un aiuto esterno per affrontare in modo efficace e sano determinate circostanze. A tale scopo si consiglia:

Invece di sostenere le decisioni sbagliate, rafforzare le azioni orientate alla crescita.
Rimanere fermi nel proprio atteggiamento anche nei momenti difficili.
Far notare i comportamenti distruttivi e non ammettere che l’altro li relativizzi o cerchi di normalizzarli.
Non tollerare la mancanza di rispetto verso sé o gli altri.
Esprimi amore incondizionato e senza secondi fini.
Imparare a prendersi cura di sé e renderlo una priorità quando necessario.

Probabilmente il passaggio più difficile è capire quando gettare la spugna. Molte volte ci assumiamo compiti che non ci spettano, ecco che bisogna lasciare spazio all’aiuto professionale.

Quando l’aiuto di una persona di fiducia non è sufficiente e la persona amata non ha intenzione di cambiare, forse la cosa migliore che possiamo fare è prendere le dovute distanze.

Bibliografia

Bayes, R. (2002). Cuidando al cuidador, evaluación del cuidador y apoyo social, análisis de los recursos psicológicos y soporte emocional del cuidador. Universidad autónoma de Barcelona, 1.
Zambrano Cruz, R., & Ceballos Cardona, P. (2007). Síndrome de carga del cuidador. Revista colombiana de psiquiatría, 36, 26-39.
Guerras, J. G. (2008). Psicoanálisis y toxicomanía. Revista de Psicoanálisis, Psicoterapia y Salud Mental, 1(4), 1-21.

http://www.sidastudi.org/resources/inmagic-img/dd1132.pdf

http://www.scielo.org.co/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S0034-74502007000500005

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