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 Frutti della profonda meditazione

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 20/05/2020 : 10:38:25
Frutti della profonda meditazione

di Sri Daya Mata

Tratto da:
Sri Daya Mata (passato Presidente della SRF)
SOLTANTO AMORE
Casa Editrice Astrolabio Roma

- I frutti della meditazione -

Quali sono i frutti della profonda meditazione? Prima di tutto l'uomo diventa una creatura piena di pace. Qualunque cosa gli riservi la vita, la sua coscienza rimane concentrata sul Sé. Krishna insegnò a Arjuna a rimanere ancorato a ciò che è immutabile. L'unico principio immutabile nella creazione è Dio. Ogni altra cosa è soggetta al mutamente, perché è soltanto uno dei suoi pensieri di sogno.

Voi ed io sembriamo così reali, questi corpi sembrano così solidi, il mondo intero sembra proprio durevole. Eppure questa apparente realtà è soltanto il pensiero condensato del Sognatore cosmico. Nel momento in cui distogliamo la mente dal mondo, così come avviene per Lui, anche per noi il mondo non esiste più. Nell'istante in cui rivolgiamo la mente all'Infinito, cominciamo a percepire lo stato naturale della nostra anima quale espressione individualizzata del Sé Cosmico.

Se Dio è amore, pace, saggezza, gioia, anche noi, fatti a Sua immagine, abbiamo la medesima natura. Ma chi sa di avere questa natura? Ogni notte quando ci addormentiamo, l'Amore infinito nella Sua compassione ci permette di dimenticare per poche ore il corpo con tutte le sue preoccupazioni e i suoi problemi. Ma la mattina, quando ci svegliamo, riprendiamo immediatamente la coscienza propria di un essere finito, legato da limitazioni, abitudini, stati d'animo e desideri molteplici. Finché restiamo così condizionati non ci possiamo conoscere come anime.

L'unico modo per spezzare le catene, le corde nascoste che ci legano alla forma fisica, è la meditazione. E la prima prova dell'esistenza di Dio in noi è un grande senso di tranquillità interiore che cominciamo gradualmente ad avvertire.

Continuando a meditare sempre più profondamente, la coscienza si espande. Si risveglia allora il desiderio di dimenticare questa piccola forma corporea e di contemplare il Sé in tutti gli esseri. Vogliamo aiutare gli altri e nasce in noi il desiderio di servire altruisticamente l'umanità..

Meditando giorno dopo giorno, per tutta la vita, cominciamo a percepire il grande oceano d'amore presente in noi. La devozione per Dio ci porta a quello stato in cui Lo sentiamo come l'Amore cosmico che si esprime attraverso tutte le manifestazioni umane dell'amore. Senza l'amore che proviene da Lui non potremmo amare nessuno. Senza il potere che proviene da Lui non potremmo né pensare né respirare. Eppure escludiamo dalla nostra vita proprio quell'Essere da cui dipendiamo in ogni istante dell'esistenza e ci aggrappiamo a questo mondo come se ci appartenesse.

- Dio è il comune denominatore di tutta la vita -

Potreste chiedervi: "Allora, per cercare Dio, è necessario che io abbandoni il mondo e mi rifugi in qualche remota caverna? Niente affatto, dobbiamo saper trovare Dio proprio dove Lui ci ha posti in questo mondo, con l'altruismo, con la meditazione e sforzandoci di mettere in pratica continuamente la Sua presenza nella vita. In breve, dobbiamo ridurre la vita e tutte le sue attività ad un comune denominatore. Dio è quel comune denominatore. Invece di escluderlo da tutte le nostre azioni, dovremmo includerlo in tutto ciò che facciamo: mangiare, dormire, lavorare, amare i nostri cari, pensando sempre a Lui come all'Amato cosmico della nostra anima.

E` molto facile amare Dio quando impariamo a cercarlo nella profondità dell'autentica devozione. Senza la devozione e la meditazione non si può conoscere Dio; ma conoscerlo è la cosa più facile del mondo quando, come bambini, Lo invogliamo silenziosamente dal profondo della coscienza. Tutti i giorni ogni essere umano dovrebbe dedicare un po' di tempo alla profonda meditazione, dimenticando il mondo, cercando Dio e parlandogli con il cuore. Il nostro Guru diceva spesso: "In questo universo tutto appartiene al mio Amato. Ma persino l'Amato che tutto possiede cerca qualcosa, piange per qualcosa. Questo 'qualcosa' è il vostro amore. Finchè non ritornerete a Lui soffrirete; e al tempo stesso soffre anche Lui perché desidera tanto il vostro amore"..

Quindi, lo scopo del genere umano è trovare Dio, e quando Lo trova, conseguire la libertà da tutte le preoccupazioni e le sofferenze del mondo. Nella libertà è insita l'esperienza di un amore travolgente, di una beata unione con l'Amato cosmico. Questa è la meta della vita. E la via che conduce a questa meta è la profonda meditazione in cui dimentichiamo noi stessi.

Quando meditate, dimenticate tutto. In India molti ricercatori di Dio vanno a meditare a lungo e profondamente nei campi crematori, perché in tali luoghi viene riportata alla memoria la cruda realtà della vita terrena; essa non significa niente poiché ciascun uomo, a prescindere dai traguardi raggiunti in questo mondo materiale, dovrà un giorno abbandonare il corpo come se fosse una piccola massa d'argilla. Perciò, quando meditate dite a voi stessi: "Sono morto per il mondo. Sono morto per la mia famiglia. Sono morto per tutti i miei doveri. Sono morto per i sensi. Sono morto per ogni cosa finita. Solo il mio Amato esiste per me".. Con questa consapevolezza, meditate profondamente ed invocatelo.

L'uomo è la creazione più perfetta di Dio, perciò insultate voi stessi e Lui quando dedicate tutta la vostra attenzione alle cose del mondo. Finché penserete di non avere tempo per Dio, potete essere certi che Egli non avrà tempo per voi. Egli è sempre in attesa del vostro invito ma, come diceva spesso il nostro Guru: "Dio è molto timido. Non verrà finché non saprà che voi Lo volete". Questa è la ragione per cui sentite un grande vuoto nella vita, un grande senso di inutilità e di futilità. Continuerete a sentire questo vuoto, continuerete a soffrire finché non vi risveglierete dal vostro sogno illusorio e non vi renderete conto di non potere esistere senza di Lui. Quando comincerete a capire che soltanto Dio può appagare il vostro cuore, allora, e non prima, comincerete a sentire pian piano la Sua dolce risposta.

Nella Gita7 Sri Krishna afferma che meditare anche soltanto un poco servirà a salvare l'uomo dalle terribili sofferenze di questo mondo. Quindi la meditazione deve costituire un momento essenziale della giornata, così come lo costituisce l'alimentazione. L'uomo non esita a prendersi cura del corpo; lo nutre, lo veste e lo fa riposare regolarmente. Ma quando trascura il Sé! L'uomo non è il corpo, eppure dedica la maggior parte del tempo, degli sforzi, del denaro e dei suoi interessi a prendersi cura della piccola dimora corporea in cui vive soltanto per qualche anno. Che grande insulto all'anima!

Non c'è da meravigliarsi che l'uomo soffra sulla terra. Merita di soffrire e continuerà a soffrire finché non si scuoterà da questo sogno illusorio. L'uomo non è stato messo qui soltanto per nascere, crescere, riprodursi e morire. Questo lo fanno gli animali. L'uomo ha avuto il bene di essere dotato di un'intelligenza superiore, del potere del discernimento e della facoltà del libero arbitrio. Nessun'altra creatura di Dio ha queste qualità. E` assurdo ignorarle o usarle male. Non siamo animali, siamo esseri divini, immagini di Dio e soffriremo finché non manifesteremo quelle qualità spirituali di cui Egli ci ha dotati.

Sri Krishna dice al suo amato discepolo Arjuna: "Esci dal Mio oceano di sofferenza8 ". L'uomo si sforza ancora di dimostrare a essere stesso che il mondo non è un oceano di sofferenza, ma non ci riuscirà mai. A volte siamo certi di avere catturato la farfalla della felicità, ma l'istante dopo ci è già sfuggita dalle mani. Perché non concentrarci sull'anima, l'uccello del paradiso che dimora nella gabbia corporea. Nutritelo ogni giorno dell'unico cibo che le tiene in vita: la devota meditazione. Dovremmo dire: "Riserverò egoisticamente almeno un'ora al giorno per nutrirti, anima mia. In quell'ora dimenticherò il mondo".

Il Guru di Paramahansaji, Swami Sri Yukteswar, amava molto questo canto in cui Dio parla al Suo devoto immerso nel regno dell'illusione terrena:

" Santo mio, svegliati, svegliati!
Tu non hai meditato, non ti sei concentrato,
Hai sprecato il tuo tempo in parole vane.
Santo mio, svegliati, svegliati.
La morte verrà alla tua porta
E più tempo non avrai
Per liberare la tua anima.
Santo mio, svegliati, svegliati! "

Perciò pregate incessantemente: "Anima mia, svegliati dal tuo sogno. Svegliati, non dormire più. Svegliati, non dormire più".

Si dice che la differenza tra un santo e un peccatore sia una sola: il santo è passato attraverso le stesse prove, ma ha rifiutato di arrendersi. Ripetete costantemente il nome del Divino dentro di voi, non distrattamente, ma come insegna Guruji: "Quando pronunciate interiormente il Suo nome, fate che il vostro pensiero e la vostra devozione fluiscano completamente in esso". Sussurrate costantemente all'Amato cosmico: "Verrà mai quel giorno in cui soltanto nel pronunciare il Tuo nome tutto il mio essere arderà d'amore?".

Quando arriverà quel momento il devoto scoprirà che la vita ha un nuovo significato. Sarà un'esperienza gioiosa. Dovunque guarderà, vedrà un riflesso del suo Amato e nelle avversità imparerà, come diceva Gurudeva: "A rimanere imperturbabile nel fragore dei mondi che crollano". Allora comprenderà: "Sono l'anima; il fuoco non può bruciarmi, né la spada trafiggermi, né l'acqua annegarmi. Io sono Quello".

Vivere in questo modo significa trovare quella libertà in cui niente vi può condizionare. In tutte le esperienze della vita scoprirete di essere fra le amorose braccia protettive dell'Amore della vostra anima.






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