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 La teoria della mente per le connessioni sociali

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 09/10/2019 : 10:00:15
La teoria della mente per le connessioni sociali

La teoria della mente facilita le nostre connessioni sociali. Grazie a essa, possiamo dedurre le intenzioni, i pensieri o i desideri degli altri, e di conseguenza adattare il nostro comportamento sulla base di quanto predetto.

La teoria della mente è un’abilità socio-cognitiva che ci permette di entrare in connessione con gli altri. Si tratta di una competenza che va oltre il classico “credo che tu stia provando o sentendo questo”. In realtà, questa facoltà ci permette di comprendere come ciò che altri pensano o provano possa essere molto diverso da quello che una persona sperimenta in un dato momento.

Questo concetto introdotto a suo tempo dallo psicologo e antropologo Gregory Batenson è la chiave per capire in grande misura il nostro comportamento sociale. La teoria della mente ci permette in qualche modo di capire che le persone che ci circondano hanno pensieri e convinzioni diversi dai nostri.

L’uomo, di conseguenza, così come ogni animale, è obbligato a predire i comportamenti altrui, a intuire cosa possono pensare o sentire così da adattare il proprio comportamento. Ci troviamo di fronte a una serie di processi cognitivi molto sofisticati.

“Siamo ciò che pensiamo. Tutto ciò che noi siamo viene dai nostri pensieri. Con i nostri pensieri costruiamo il mondo.”
-Buddha-

La teoria della mente: la più importante abilità socio-cognitiva

Parliamo spesso dell’empatia come della capacità essenziale di agevolare la connessione umana. È vero che l’empatia funge da principio base per permetterci di stabilire connessioni con le altre persone tenendo conto della prospettiva altrui. Ebbene, la teoria della mente è molto più importante quando si parla di relazioni sociali.

L’empatia ci aiuta a prendere coscienza di come gli altri possano percepire le stesse cose che proviamo noi; la teoria annunciata da Batenson ci permette invece di capire che la nostra realtà e quella degli altri possono essere molto diverse. È questa teoria che ci permette di accorgerci, per esempio, quando qualcuno ci mente, ma anche di capire che ciascuno può reagire in maniera diversa di fronte agli stessi stimoli.

Sono tutti processi essenziali per le nostre relazioni sociali, là dove il cervello mette in atto degli incredibili meccanismi per sopravvivere, adattarsi ed entrare in connessione gli uni con gli altri.

Il cervello, una macchina capace di predire

Il cervello, quasi come un computer, è una macchina capace di predire gli eventi con un obiettivo principale: ridurre l’incertezza del contesto circostante. Questo spiega, proprio come segnalato da uno studio condotto presso l’Università del Michigan da parte del dottor John Anderson, la grande importanza della teoria della mente nei nostri scenari sociali.

L’uomo ha bisogno di predire non soltanto i comportamenti di chi lo circonda, bensì anche le loro conoscenze, intenzioni, credenze ed emozioni. Così facendo, è in grado di adattare il proprio comportamento tenendo a mente i fattori che noi stessi impariamo a dedurre.

D’altra parte, è interessante sapere che anche gli animali dispongono della stessa sofisticata capacità. Interessanti studi hanno dimostrato, per esempio, come gli scimpanzé abbiano l’abilità socio-cognitiva di anticipare i comportamenti di certi esemplari. In questo modo, riescono a ingannare possibili rivali e facilitare comportamenti proattivi a beneficio del gruppo.

La teoria della mente: possediamo tutti questa facoltà?

Gli studi sullo sviluppo umano indicano che le facoltà relazionate alla teoria della mente appaiano in prima istanza nei bambini intorno ai 4 anni. A partire da questa età., i bambini iniziano ad avere pensieri più astratti e sofisticati, attribuendo intenzioni e volontà alle persone che stanno loro intorno, così come pensieri e opinioni diverse.

D’altra parte, bisogna far riferimento anche a un altro aspetto. Il ricercatore Simon Baron-Cohen dell’Università di Cambridge ha realizzato numerose ricerche riferendo che le persone con un disturbo dello spettro autistico presentano alcune importanti carenze per quanto riguarda la teoria della mente.

Sappiamo, per esempio, che bambini e adulti con autismo provano alcuni comportamenti empatici, ad esempio percepiscono il dolore o la preoccupazione altrui. Tuttavia, non riescono facilmente ad anticipare i comportamenti degli altri. In questi casi, le interazioni sociali sono confuse e difficili, in quanto manca la capacità mentale di indurre reazioni, di entrare in connessione con gli altri comprendendo cosa possono pensare e sentire, e capire che possono reagire in maniera diversa rispetto alla propria.

Anche i pazienti affetti da schizofrenia hanno dimostrato la stessa realtà metacognitiva caratterizzata da serie difficoltà a entrare in connessione con gli altri e a distinguere i propri stati mentali da quelli altrui.

Conclusioni

Diceva John Locke che la felicità umana è una disposizione della mente e non una condizione delle circostanze. Non possiamo negare che l’universo della mente ci mostra scenari sempre più interessanti… e complessi. L’essere umano, così come molte altre specie animali, è dotato della facoltà principale di creare connessioni fra simili per capirsi meglio e potersi adattare al contesto esterno, in modo da poter migliorare la propria esistenza.

Esiste tuttavia un aspetto interessante circa la teoria della mente. Grazie a essa, comprendiamo meglio e anticipiamo comportamenti, necessità e pensieri per reagire di conseguenza. Ciò nonostante, il fine non è sempre nobile. Grazie alla teoria della mente, infatti, siamo anche i grado di ingannare e manipolare altre persone. Per questo, concludiamo dicendo che sta a noi fare buon uso delle meravigliose capacità di cui disponiamo. Quelle che, quasi senza accorgercene, sono in continua evoluzione.

Bibliografia

Anderson, J. R., Bothell, D., Byrne, M. D., Douglass, S., Lebiere, C., & Qin, Y. (2004, October). An integrated theory of the mind. Psychological Review. https://doi.org/10.1037/0033-295X.111.4.1036
Baron-Cohen S, Taler-Flusberg H, Cohen DJ, eds. Understanding other minds. Perspectives from developmental cognitive neuroscience. 2 ed. New York: Oxford University Press; 2000.
Baron-Cohen S. Are autistic children ‘behaviorists’? An examination of their mental-physical and appearance-reality distinctions. J Autism Dev Disord 1989; 19: 579-600.
Carlson, SM, Koenig, MA y Harms, MB (2013). Teoria de la mente. Revisiones interdisciplinarias de Wiley: Ciencia cognitiva , 4 (4), 391–402. https://doi.org/10.1002/wcs.1232

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