[AmadeuX BiblioForum]
Clicca qui per andare al sito di Audioterapia, Musica ed elementi subliminali benefici
20/04/2024 - 12:16:34
    [AmadeuX BiblioForum]                                     Ip: 3.144.97.189 - Sid: 377361627 - Visite oggi: 9077 - Visite totali: 65.817.842

Home | Forum | Calendario | Registrati | Nuovi | Recenti | Segnalibro | Sondaggi | Utenti | Downloads | Ricerche | Aiuto

Nome Utente:
Password:
Salva Password
Password Dimenticata?

 Tutti i Forum
 Forums e Archivi PUBBLICI
 SUBLIMEN BiblioForum
 Quando dimenticare aiuta a ricordare

Nota: Devi essere registrato per poter inserire un messaggio.
Per registrarti, clicca qui. La Registrazione è semplice e gratuita!

Larghezza finestra:
Nome Utente:
Password:
Modo:
Formato: GrassettoCorsivoSottolineatoBarrato Aggiungi Spoiler Allinea a  SinistraCentraAllinea a Destra Riga Orizzontale Inserisci linkInserisci EmailInserisci FlashInserisci Immagine Inserisci CodiceInserisci CitazioneInserisci Lista Inserisci Faccine
   
Icona Messaggio:              
             
Messaggio:

  * Il codice HTML è OFF
* Il Codice Forum è ON

Faccine
Felice [:)] Davvero Felice [:D] Caldo [8D] Imbarazzato [:I]
Goloso [:P] Diavoletto [):] Occhiolino [;)] Clown [:o)]
Occhio Nero [B)] Palla Otto [8] Infelice [:(] Compiaciuto [8)]
Scioccato [:0] Arrabbiato [:(!] Morto [xx(] Assonnato [|)]
Bacio [:X] Approvazione [^] Disapprovazione [V] Domanda [?]

   Allega file
  Clicca qui per inserire la tua firma nel messaggio.
    

V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 09/11/2018 : 09:27:36
Quando dimenticare aiuta a ricordare

08 novembre 2018

Poter dimenticare in modo selettivo eventi già consolidati nella memoria a lungo termine, ma diventati di scarso interesse, è essenziale per mantenere l'efficienza di elaborazione del cervello. Questa capacità richiede l'intervento attivo delle aree superiori del cervello, ha un elevato valore adattativo e si è conservata per milioni di anni di evoluzione (red)

da lescienze.it/news

Esiste una forma di dimenticanza che è ben distinta dal semplice “non ricordare”, si tratta di una vera e propria attività che interessa ricordi specifici e che per essere realizzata richiede l’impegno di aree superiori del cervello. Questo tipo di dimenticanza ha un’importante funzione adattativa, e si è conservata nel corso dell’evoluzione per milioni di anni. A confermare quello che era un sospetto da tempo nutrito dai neuroscienziati è uno studio effettuato da ricercatori dell’Università di Buenos Aires, in Argentina, e dell’Università di Cambridge, in Regno Unito, che firmano un articolo su “Nature Communications”.

Avere una buona memoria conferisce sicuramente un vantaggio e l’evoluzione ha sicuramente favorito questa capacità. Tuttavia, la quantità di stimoli che riceviamo continuamente è impressionante, e se li ricordassimo tutti le pur enormi capacità di elaborazione del nostro cervello – che si stima abbia oltre 86 miliardi di neuroni e almeno 150.000 miliardi di connessioni tra neuroni per elaborarle e archiviarle – rischierebbero di essere sopraffatte. Per questo il cervello non si limita a “non registrare” molte informazioni di scarso interesse, ma è costantemente impegnato anche a eliminare specifiche informazioni già registrate.

Il meccanismo di non registrazione è quello per cui un’esperienza appena avvenuta non viene trasferita dalla memoria a breve termine – che ha una persistenza di secondi o al più pochi minuti e si sostanzia nella formazione di contatti (o sinapsi) fra neuroni molto labili – nella memoria a lungo termine, che ha durata indefinita ed è caratterizzata da un consolidamento delle sinapsi.

“Le persone pensano al dimenticare come a qualcosa di passivo. La nostra ricerca – dice Michael C. Anderson, che ha diretto lo studio – rivela che siamo invece costantemente impegnati nel plasmare ciò che ricordiamo della nostra vita. L’idea che l’atto stesso di ricordare può causare l’oblio è sorprendente, ma potrebbe dirci di più sulla capacità delle persone di amnesia selettiva”, e può anche essere di aiuto sia quando questa è espressione di uno stato patologico, sia quando sarebbe utile stimolarla, come nel caso del disturbo da stress post-traumatico.

L’esistenza di un meccanismo di questo tipo era in realtà già accettata dai neuroscienziati sulla base di precedenti studi effettuati per spiegare fenomeni anche di vita quotidiana: per esempio il fatto che uscendo dal lavoro ricordiamo dove abbiamo parcheggiato la mattina senza essere sommersi dal ricordo di dove l’avevamo parcheggiata nei giorni precedenti, ricordo che pure nei giorni precedenti doveva essere stato trasferito alla memoria a lungo termine.

Ora, con esperimenti sui topi, Anderson e colleghi hanno dimostrato che questo meccanismo di rimozione attiva di specifiche memorie divenute inutili, e potenzialmente dannose (in quanto potrebbero minare l’efficienza di elaborazione cerebrale), funziona solo se è attivato da un’area del cervello, la corteccia prefrontale mediale; questa area partecipa a svariate attività cerebrali superiori, dalla previsione dell’esito delle azioni all’integrazione fra gli input emotivi provenienti da altre aree cerebrali e le azioni con cui rispondere a quegli stimoli.

Inoltre, il fatto che questo tipo di rimozione sia attivo anche nei topi, prova che si tratta di un meccanismo che, in virtù del suo valore adattativo, si è conservato nel corso dell’evoluzione almeno a partire dal nostro antenato comune con i roditori, circa 100 milioni di anni fa.

http://dx.doi.org/10.1038/s41467-018-07128-7





Macrolibrarsi


English French German Italian Spanish


[AmadeuX BiblioForum] © 2001-2024 AmadeuX MultiMedia network. All Rights Reserved. Torna all'inizio della Pagina