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Inserito il - 25/11/2008 : 10:23:47
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Il computer che c'è in noi
di Claudio Capolino
Ormai il computer fa parte della nostra vita come lo scaldabagno, il frigo, la cucina, e di loro quasi non ci rendiamo più conto.
La sua versatilità permette ai bambini di giocare, ai ragazzi di fare ricerche e studiare, agli adulti questo e tanto altro.
Il suo impiego cambia con l'età e gli interessi di ogni individuo.
Ma a ben vedere, cosa c'è di peculiare in questo strumento? Mi viene in mente una certa analogia...
La parte chiamata hardware da sola non funziona. Sembra quasi un corpo inerte. Ci vuole il software per renderlo efficiente, esattamente come il doppio eterico che rende il corpo fisico operativo.
E a ben guardare ci vogliono anche le periferiche: la tastiera (per il tatto), i parlanti (per l'udito), il microfono (per la voce), la telecamerina (per la vista) e anche se per il momento mancano alcuni all'appello (arriveranno, arriveranno!), sembrano quasi quasi i nostri sensi.
Quando le cose sono troppo semplici, di solito non ci facciamo caso.
Eppure il nostro grado di sviluppo, come succede con i computer meglio attrezzati, dipende dal software conoscitivo che abbiamo incorporato nel corso della propria evoluzione.
Nel nostro caso il software permetterà il riconoscimento non solo delle periferiche citate emule dei nostri sensi, ma anche dei 5 skanda: la "forma fisica" con i suoi elementi "terra", vale a dire il peso, la massa, la forza di gravità, il volume; "l'acqua" per la coesione; "l'aria" il movimento; "il fuoco" la temperatura. Poi le "sensazioni", attraverso lo stimolo dei sensi; le "percezioni", che classifichiamo in piacevoli o sgradevoli; le "formazioni mentali", che spingono verso l'attaccamento a l'avversione; la "coscienza sensoriale", ovverosia, le nostre reazioni finali in questo processo.
Se l'analogia regge stiamo parlando di quel meraviglioso software che ci permette di investigare i nostri condizionamenti mentali ogni volta che avviene un contatto tra gli oggetti esterni e i nostri organi di senso. E che è stato elaborato duemilaseicento anni fa da Gotamo Buddha.
Il software naturalmente è open-source e libero di diritti d'autore.
Tutti ne possono attingere, ma viste le potenzialità che racchiude, bisogna innanzi tutto saper usarlo.
Mi raccomando allora: leggete attentamente il suo manuale d'istruzione.
Il Buddha lo chiamava "Il Nobile Ottuplice Sentiero".
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(Nota: una simile analogia la troviamo in tempi molto lontani nelle Upanishad con l'esempio del carro: "riconosci il Se come il viaggiatore di un carro; il corpo è il carro, l'intelletto è il cocchiere, la mente sono le redini, i sensi sono i cavalli, gli oggetti del sensi sono il terreno")
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