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Inserito il - 18/11/2008 : 12:44:57  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Vedere per credere o credere per vedere?

di Fabio Marchesi

La storia è fatta da uomini straordinari che hanno creduto in cose ritenute impossibili da altri. Perché spesso si crede solo in quello che si è già visto.

Non credo che Gesù avrebbe avuto gli stessi proseliti se non avesse fatto alcun miracolo. Forse, tutti i suoi miracoli li ha fatti solo per permettere agli altri, a coloro che hanno bisogno di vedere per credere, di credere in lui, dopodiché ha letto quello che voleva dire loro, “dosando” forse miracoli e parole in funzione di chi, in quel momento, lo stava giudicando, di quello che lui si aspettava da loro e di quello che loro pretendevano da lui, per potergli credere.

Tutti coloro che nella storia dell’umanità sono stati capaci di grandi cose, di inventare, scoprire o rivelare qualcosa di nuovo, sono coloro che hanno saputo, innanzitutto, credere in qualcosa che non era mai stato visto prima, che non era noto o conosciuto, anche se atteso; spesso hanno saputo credere in qualcosa nonostante gli altri la considerassero falsa o impossibile. Hanno saputo intuire e credere, anche senza vedere.

È Il loro credere che li ha poi portati, spesso, a vedere proprio ciò in cui hanno creduto e a permettere allora in genere anche ad altri di vedere ciò che nessuno aveva visto prima, solo perché non ci aveva creduto. Un esempio. Fino alla storica impresa dei fratelli Wright, gli inventori pionieri nell’aeronautica che nel 1903 con il loro primo aeroplano riuscirono a restare in volo per 12 secondi, tutti avevano sempre creduto che per l’uomo fosse impossibile volare. Da quella loro impresa però, tutti hanno allora “scoperto” che era possibile; ci hanno allora creduto e, solo 67 anni dopo, l’uomo ha messo piede sulla Luna.

Chi non crede ai miracoli si preclude la possibilità di viverli. Non solo quello che ognuno può vedere dipende da ciò in cui crede, ma ognuno condiziona fortemente la realtà che vive e le esperienze che affronta, in base a ciò in cui crede. Ognuno vive una propria Realtà individuale in un universo condiviso e in comunione di intenti. La Realtà che ognuno vive è l'effetto del suo modo di pensare e giudicare la Realtà. Cambiando il proprio modo di pensare e giudicare la Realtà, cambia la propria Realtà (solo così può cambiare...).

Ma l’uomo considera la Realtà soprattutto in funzione dell’esperienza sensoriale, diretta o indiretta, che ha di essa e la giudica attraverso associazioni e confronti con il contenuto, soggettivo, della propria memoria, sia consapevole ma perlopiù inconsapevole. Per questo, non solo non può che avere che una percezione estremamente limitata, distorta e soggettiva della Realtà stessa, ma non riesce nemmeno ad essere consapevole, ad accorgersi, di come i suoi pensieri, i suoi desideri, paure, aspettative, conflitti, insicurezze, entusiasmi, sogni, ambizioni, gioie condizionino fortemente la realtà ed ogni esperienza si “trovi” a dover affrontare.


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