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 L'omosessualita'
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Inserito il - 13/08/2008 : 11:00:33  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
L'omosessualita'

(autore Anonimo)


L'orientamento sessuale si definisce nel corso dell'adolescenza.

Quello eterosessuale, che corrisponde all'attrazione per persone di sesso
diverso dal proprio, è il più frequente. Esso segue una finalità biologica:
la sopravvivenza della specie attraverso la riproduzione.

Tuttavia vi sono molte persone che hanno un orientamento omosessuale,
sentendosi attratti emotivamente, fisicamente e sessualmente da individui
dello stesso sesso. L'omosessualità è infatti una variante del comportamento
umano che si connota con il desiderio di amare, desiderare, costruire e
autoidentificarsi con persone dello stesso sesso e non esclusivamente con
atti sessuali. E' quindi una condizione esistenziale con contenuti di
affettività, progettualità e di relazione.

Considerata per molto tempo come una malattia, una perversione, le è stata
tolta questa etichetta dalla psichiatria a partire dalla metà degli anni 70.
Via via, i codici diagnostici psichiatrici se ne sono occupati, fino
all'inizio degli anni 90, per quella sua variante cosiddetta ego-distonica.
Veniva cioè considerata meritevole di attenzione clinica e terapeutica
quella condizione nella quale l'omosessualità non era in sintonia con il
vissuto profondo di un determinato soggetto, creandogli uno stato di disagio
e di tensione psichica.

Nell'ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi
Mentali (DSM-IV) l'omosessualità non occupa più alcuna casella diagnostica.
Questa posizione è stata fatta propria anche dall'Organizzazione Mondiale
della Sanità nel 1993.

Così, sul piano scientifico è stata posta fine alla criminalizzazione,
colpevolizzazione e medicalizzazione di questo frequente comportamento
umano. Malgrado ciò, permane un atteggiamento discriminatorio e
pregiudizievole di rifiuto, condanna e patologizzazione dell'omosessualità.

Questo atteggiamento stratificato nella coscienza di figure importanti di
riferimento quali genitori, insegnanti, medici e sacerdoti determina sensi
di colpa e bassa autostima nelle persone che si scoprono omosessuali, le
quali si allontanano dal proprio sentire per paura di essere rifiutate o si
condannano a vivere relazioni senza libertà e in sintonia con le richieste
di società e cultura con ripercussioni psicologiche talvolta rilevanti.

L'omosessualità è una realtà multiforme come l'eterosessualità, in cui si
differenziano comportamento, orientamento e identità omosessuale.

Il comportamento omosessuale è l'attività, l'esperienza puramente fisica.

L'orientamento omosessuale è rappresentato dalla comparsa nella sfera della
coscienza di una preponderanza di sentimenti, pensieri erotici e fantasie
che riguardano un individuo dello stesso sesso.

L'identità consiste invece in un durevole autoriconoscimento del sentire e
vivere l'omosessualità.

Sull'origine dell'omosessualità molte sono le teorie, ma non si è giunti ad
una conclusione certa ed univoca. Negli anni 60 la ricerca del gene
dell'omosessualità, della sua determinazione genetica hanno avuto molto
vigore, ma non hanno portato a risultati che avvalorassero l'ipotesi. Sono
stati chiamati in causa anche fattori biologici, soprattutto ormonali. Molto
attiva è stata la ricerca sul livello di androgeni, in particolare del
testosterone. Anche in questo caso non si è approdati a risultati
convincenti.

Ricche di evidenze, anche se non del tutto esaustive, sono le ricerche del
background familiare e psicologico associato a questo orientamento sessuale.
Nelle famiglie, già nel 1962, Bieber aveva descritto il "Classical
triangular pattern" per lo sviluppo dell'omosessualità maschile. Il quadro
era composto da una madre iperprotettiva e dominante e da un padre debole od
ostile, oppure molto distante fisicamente o psicologicamente dalle questioni
di casa. Il figlio è invece un soggetto che predilige giochi tranquilli, non
incline agli sport e all'attività fisica e molto legato alla madre, con
invece relazioni disturbate con fratelli e sorelle.

Anche nello sviluppo dell'omosessualità femminile la famiglia è stata
considerata come fattore predisponente. E' di tipo conflittuale, ancora con
madri dominanti e padri in grado di giocare solo ruoli subalterni e
secondari. Al contrario dei maschi, il loro comportamento da bambine è stato
descritto come di "maschiacci".
In linea generale, tuttavia, va rilevato che se il comportamento sessuale è
molto più determinato dalle esperienze e dall'apprendimento che da questioni
biologiche, occorre forse rifarsi a un modello di multideterminazione. In
esso, si può vedere come l'identità sessuale discenda da questioni
biologiche, dalla percezione dell'immagine di sé, dall'organizzazione del
rapporto con il proprio sé psichico e corporeo, da vicende familiare e da
modelli educativi ancora familiari, ma anche sociali. Senza dimenticare
tutto il bagaglio di esperienze che viene accumulato nello scorrere
dell'esistenza, soprattutto nel corso del suoi anni "formativi".

L'OMOSESSUALITA' FEMMINILE

Non viene descritto un modo univoco del sentire e dell'essere donna lesbica
(dall'isola di Lesbo dove risiedeva la poetessa Saffo che decantava in versi
l'amore tra donne).

Ne vengono quindi descritte tre varianti:

Lesbiche separatiste

Per scelta ideologica riducono al minimo le relazioni con uomini o con donne
eterosessuali e si impegnano culturalmente e politicamente contro una
società patriarcale e maschilista.

Lesbiche "butch"
Donna omosessuali che apparentemente sembrano possedere caratteristiche
fisiche e psichiche maschili e il cui modo di vestire tende a sminuire la
loro femminilità

Lesbiche "femme"
Donne lesbiche più femminili che si curano, si truccano e si ingioiellano.

A questa distinzione peraltro non corrispondono necessariamente
comportamenti e ruoli sessuali attivo e passivo. A volte una o entrambe le
donne di una coppia lesbica possono essere bisessuali. Una ricerca americana
sull'identità sessuale lesbica ha rivelato che il 90% delle 323 lesbiche
intervistate aveva avuto esperienze eterosessuali ed il 43% anche dopo
essersi dichiarate lesbiche. In molti ambienti omosessuali la persona
bisessuale non viene accettata di buon grado perché viene vista come
incapace ad orientarsi definitivamente verso i reali desideri e tendenze,
come traditrice del mondo femminile o come potenziale veicolo di
trasmissione di malattie sessualmente trasmesse (AIDS).

La gelosia sembra connotare in maniera forte le relazioni lesbiche. Secondo
una ricerca americana il 74% delle donne lesbiche si dichiara gelosa contro
il 35% dei gay. Il desiderio di maternità nella donna lesbica spesso viene
naturalmente soddisfatto.

In America infatti un terzo delle lesbiche sono madri e vivono con i loro
figli e altre si rivolgono all'inseminazione artificiale, all'adozione o
all'affidamento. Di converso le lesbiche separatiste ritengono la maternità
ed in particolare accogliere spermatozoi nel proprio corpo, la gravidanza,
il parto e l'allattamento atti specificatamete eterosessuali, così che
questa scelta di procreazione non viene condivisa.

L'OMOSESSUALITA' MASCHILE

La nostra cultura di appartenenza ha determinato rigidamente durante i
secoli ciò che è maschile e ciò che è femminile, attribuendo maggiore valore
alle qualità tradizionalmente maschili e determinando fin dall'infanzia
ruoli sessuali ben definiti. Si deve quindi considerare che l'omosessuale
maschio abbia dovuto imparare ad accettare emozioni e sensazioni che la
società solitamente non connota come maschili, trovandosi a vivere e a
sentire quella parte femminile doppiamente osteggiata dalla cultura
dominante.

Di base l'omosessuale maschio non tende alla promiscuità, come è emerso
dall'inchiesta Arcigay/Ispes del 1988. Fu evidenziato infatti che il 90%
degli omosessuali considerava il rapporto di coppia come la migliore forma
di relazione e il 41,5% al momento della ricerca ne viveva una. Solo il
15,1% degli intervistati nel 1990 in un sondaggio condotto dall'Arcigay in
collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità aveva vissuto esperienze
sessuali esclusivamente occasionali.



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