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Inserito il - 25/05/2006 : 12:27:01
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LA VIA SOVRANA ALLA LIBERAZIONE
(dalla Bhagavad Gita - Capitolo secondo - dal verso 39)
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In questo sforzo non c'è perdita o diminuzione, e un piccolo passo in questa via ci protegge dalla paura più temibile
Chi si trova su questa via è risoluto nel suo sforzo e persegue un unico scopo. Invece, o figlio dei Kuru, l'intelligenza di chi non è risoluto si perde in mille diramazioni.
Gli uomini di poca conoscenza si lasciano attrarre dal linguaggio fiorito dei Veda, che insegnano le pratiche per raggiungere i pianeti celesti, ottenere una buona nascita, poteri e altri benefici simili. Desiderando la gratificazione dei sensi e una vita opulenta, essi non vedono niente più in là.
Nella mente di coloro che sono troppo attaccati al piacere dei sensi e alla ricchezza materiale, e sono sviati da questi desideri, la risoluta determinazione a servire il Signore Supremo con devozione non trova posto.
O Arjuna, supera le tre influenze della natura materiale che costituiscono l'oggetto principale dei Veda. Liberati dalla dualità e da ogni desiderio di guadagno e di ricchezza materiali, e sii fermamente unito al Supremo.
Come una grande distesa d'acqua adempie a tutte le funzioni del pozzo, così colui che conosce il fine ultimo dei Veda raccoglie tutti i benefici che essi procurano.
Tu hai il diritto di compiere i tuoi doveri prescritti, ma non di godere dei frutti dell'azione. Non credere mai di essere la causa delle conseguenze dell'azione, e non cercare mai di sfuggire al tuo dovere.
Compi il tuo dovere con fermezza, o Arjuna, senza attaccamento al successo, o al fallimento. Questa equanimità si chiama yoga.
O Dhananjaya, liberati da tutte le attività interessate col servizio di devozione e prendi rifugio in esso. "Avari" sono coloro che vogliono godere dei frutti del loro lavoro.
L'uomo impegnato nel servizio devozionale si libera delle conseguenze buone o cattive dell'azione in questa stessa vita. Sforzati dunque di apprendere lo yoga, l'arte nell'agire.
Il saggio impegnato nel servizio devozionale al Signore rinuncia, in questo mondo, ai frutti delle sue azioni. Si libera così dal ciclo di nascite e morti e raggiunge il livello al di là di ogni sofferenza.
Quando la tua intelligenza avrà attraversato la densa foresta dell'illusione, tutto ciò che hai ascoltato e che potrai ancora ascoltare ti sarà indifferente.
Quando la tua mente non si lascerà più distrarre dal linguaggio fiorito dei Veda, sarai situato nella realizzazione spirituale, in piena coscienza di Krsna.
Arjuna disse:
"Quali sono i sintomi di chi ha la coscienza immersa nella Trascendenza? Come parla e con quali parole? Come si siede e come cammina, o Kesava?"
Il Signore Beato disse:
"O Partha, quando un uomo si libera da ogni tipo di desideri materiali generati dalla speculazione mentale e quando la sua mente trae soddisfazione solo dall'anima, significa che è situato nella pura coscienza trascendentale.
Colui che non è più turbato dalle tre forme di sofferenza, né inebriato dalle gioie della vita, ed è libero dall'attaccamento, dalla paura e dalla collera è considerato un saggio dalla mente ferma.
Colui che non ha attaccamenti, che non si rallegra nella felicità e non si lamenta nel dolore, è fermamente situato nella conoscenza perfetta.
Colui che può staccare i sensi dai loro oggetti, come una tartaruga che ritrae le membra nel guscio, possiede la vera conoscenza.
L'anima incarnata può astenersi dal godimento dei sensi, tuttavia il desiderio per gli oggetti dei sensi rimane. Ma se gusta una gioia superiore perderà questo desiderio e rimarrà fissa nella coscienza spirituale.
I sensi sono così forti e impetuosi, o Arjuna, che trascinano via perfino la mente dell'uomo saggio che si sforza di controllarli.
Chi controlla i sensi e fissa la coscienza in Me è considerato un uomo dall'intelligenza ferma.
Contemplando gli oggetti dei sensi, l'uomo sviluppa attaccamento per essi; dall'attaccamento si sviluppa la cupidigia e dalla cupidigia nasce la collera. Dalla collera nasce l'illusione, e dall'illusione la confusione della memoria.
Dalla collera nasce la completa illusione, e dall'illusione la confusione della memoria. Quando la memoria è confusa l'intelligenza è perduta, e quando l'intelligenza è perduta l'uomo cade nuovamente nell'oceano dell'esistenza materiale.
Ma colui che è libero da ogni attaccamento e avversione ed è capace di controllare i sensi osservando i principi regolatori della libertà riceve dal Signore la Sua piena misericordia.
Per chi è situato nella coscienza divina le tre forme di sofferenza materiale non esistono più: in questo stato di felicità, presto al sua intelligenza diventa ferma.
Colui che non è in unione col Supremo non può avere, né una mente controllata, né un'intelligenza ferma, senza le quali non è possibile avere la pace. E come può esservi felicità senza pace?
Come un vento impetuoso spazza una barca sull'acqua, anche uno solo dei sensi su cui la mente si fissa può portare via l'intelligenza dell'uomo.
Perciò, Arjuna dalle braccia potenti, chi distoglie i sensi dai loro oggetti possiede un'intelligenza ferma.
Quella che per tutti gli esseri è la notte diventa, per l'uomo che ha dominato i sensi, il tempo della veglia; quello che per tutti è il tempo della veglia è la notte per il saggio raccolto.
Soltanto colui che non è turbato nonostante il flusso incessante dei desideri, come l'oceano rimane immutabile nonostante i fiumi che vi si gettano, può trovare la pace; non colui che lotta per soddisfare questi desideri.
Soltanto colui che non è più attratto dai piaceri materiali ed è libero dai desideri, che ha lasciato ogni senso di possesso ed è senza falso ego può raggiungere la vera pace.
Questa è la vera via della vita spirituale e divina, e dopo averla raggiunta l'uomo non è più confuso. Colui che intraprende questa via, fosse anche in punto di morte, entra nel regno di Dio.
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