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 Favole: Il Gabbiano Jonathan Livingstone
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Inserito il - 22/01/2024 : 10:31:46  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Favole: Il Gabbiano Jonathan Livingstone

La stupenda favola di Richard Bach che ha fatto riflettere intere generazioni.

Devo confessarlo: non l'avevo ancora letto. E dire che leggo molto. Mentre riordinavo la mia libreria (piuttosto fornita e zeppa di libri dei quali avevo persino dimenticato l'esistenza), mi è ricapitato fra le mani. Il gabbiano Jonathan Livingstone! Eh sì, considerai, è ora che lo legga; in fin dei conti è un libricino che si può leggere nel giro di quaranta minuti. Mi sono seduto in terra fra le centinaia di libri sparsi e l'ho letto tutto d'un fiato. Mi è piaciuto.
L'autore è Richard Bach, che oltre ad essere uno scrittore è anche un pilota (qui si spiega la dovizia dei particolari nei voli di Jonathan), ed ha anche pubblicato altri libri, quali "Biplane", Nothing by chance" e "Stranger by ground". Molta della poesia che l'opera ispira è dovuta anche alle numerose foto di gabbiani; un grazie al fotografo, dunque, Russell Munson, che oltre a occuparsi di fotografia si occupa anche di aviazione. Niente da dire: il libro è bello davvero; non per nulla è stato un best seller.

Il protagonista è Jonathan Livingstone, ed è un gabbiano. Ma è chiaro fin dalle prime battute che nell'orizzonte del suggestivo simbolismo l'autore si riferisce all'uomo, a uno dei tanti, uno qualunque che potrebbe essere benissimo uno di voi o io. Il nome è comune, un nome che da noi potrebbe coincidere con un nostrano Mario Rossi. Jonathan è uno di noi comuni mortali, dunque, uno che cerca, che vive la realtà d'ogni giorno. Uno della folla.

Ma anche se esternamente Jonathan sembrava un gabbiano come gli altri, qualcosa dentro lo differenziava. Gli altri gabbiani passavano il loro tempo nella scia dei pescherecci aspettando la misericordia di un pesce da mangiare; lui no. Aveva ben altri pensieri per la testa. "Più di ogni altra cosa al mondo a lui piaceva librarsi in cielo." Sì, la sua più alta aspirazione era quella di imparare a volare alla perfezione, ma non per un meschino guadagno materiale, che so, quello di riuscire a pescare meglio, bensì per il piacere di volare in sè. Tutto il resto gli sembrava volgare, inutile.

"Ma perchè Jon," gli diceva la madre, "non fai il bravo come tutti gli altri gabbiani? Lascia il volo spericolato ad altri uccelli, e procurati del buon cibo. Ma guardati, sei ridotto a penne e ossa."

"Non importa se sono ridotto a penne e ossa, mamma," gli rispose lui, "io voglio migliorarmi, volare oltre ogni limite. Che vita è la mia se non conosco, se non imparo, se non scopro cose nuove?"

"Ma quale sapere, figlio mio," gli disse con aria saggia il padre. "Studia la pappatoia e come procurartela. Tra poco verà l'inverno e non sarà più così facile." No. Jonathan non era proprio tipo da accettare una simile filosofia di vita.

Orbene, vediamo quanto sia attuale questa scenetta. Quante volte nel passato l'abbiamo vista e abbiamo sentito quelle parole. Quante volte noi stessi abbiamo sentito quelle paternali, coi nostri genitori preoccupati unicamente che i loro figli abbiano il meglio dal punto di vista materiale. Del buon cibo, una bella casa, una famiglia. Tanto per fare un esempio, vi ricordate i giovani degli anni sessanta? Volevano cambiare un certo tipo di cultura al quale non volevano sottostare, non si accontentavano dell'alienante tran-tran quotidiano; era un'esigente prepotente di sapere, di conoscere, di indagare nei meandri dell'animo umano e della creazione. E i genitori che raccomandavano di badare alla "pappatoia", al mangiare, al posto in banca, allo stipendio sicuro, a una qualche sistemazione sociale. Ma quanto futili sembrano queste cose agli uomini come Jonathan!

Per nulla convinto nonostante l'insistenza dei genitori, Jonathan continuò ad esercitarsi nel volo; sempre più spericolato, sempre più pericoloso. E lo sappiamo: la via della conoscenza non è facilmente percorribile, e ben se ne accorse Jonathan. Provò delle difficoltà, qualche momento di sfiducia, il desiderio di smettere tutto lì, ma poi ancora sotto: migliorare, aumentare la velocità, acquistare maestria nelle più astruse tecniche di volo.

Ci sono uomini che non si fanno irretire dalle attrazioni del materialismo e che intraprendono il cammino della ricerca di se stessi. Ma questo è un sentiero irto di pericoli, di fatiche, e i momenti di sconforto vengono, viene la sfiducia, e in quei momenti non si è più sicuri di potercela fare. Poi coloro che sono sinceri riprendono la strada che conduce alla conoscenza del sè.

Nel suo stormo Jonathan diventò impopolare e fu crudelmente esiliato per aver voluto scoprire cose che avrebbero disturbato il "quieto vivere" degli altri. Jonathan dovette partire, solitario e reietto.

Nella società "i diversi" sono spesso guardati con diffidenza. "Cosa vuole fare, questo?" chiedono con lo sguardo bieco. "Cosa mi vuole dimostrare? Ho impiegato tanto tempo per mettere a dormire certe sciocche esigenze, certi pensieri futili, e ora cosa vuol fare questo, risvegliarmi tutto? No, glielo impedirò." La vita è fatta per mangiare, dormire, godere del piacere sessuale e difendere, appunto, il mangiare, il dormire e il piacere, dicono i materialisti. Chi riesce a perfezionare e a rendere poco difficoltoso il raggiungimento di questi fini è un uomo di successo. Poniamo il caso che salti fuori qualcuno che dica: no, signori miei, non è vero, la vita è fatta per ben altre cose; quanto disturbo darebbe un uomo simile. E' qualcuno da mettere al bando. E quante maniere ci sono per bandire persone del genere!

Così il gabbiano Jonathan Livingstone visse la sua vita in perfetta solitudine, incompreso dagli altri. Si impegnò completamente nella studio della sua scienza preferita, diventando un campione in ogni stile di volo.

Poi un giorno, quando oramai era diventato vecchio e stanco, incontrò due stupendi gabbiano celestiali. "C'è ben altro ancora da imparare," gli dissero, "vuoi saperne di più?" Cos'altro aspettava se non di sentire queste parole uno come lui?

Un uomo alla Jonathan non spende la sua vita per le cose futili e temporanee. La vita scorre, è breve, conviene usarla per capire chi siamo e da dove veniamo. Poi un giorno potrebbe anche succedere che due splendidi angeli vengano a prenderci per mostrarci altri mondi, fatti di gioie e conoscenza. La morte è paradossalmente al momento più importante della vita, perchè è in quell'istante che si decide il futuro, quello vero, quello che ci vedrà protagonisti coscienti di situazioni più vere e più durature.

Jonathan ottenne un corpo celestiale, col quale poté volare come mai avrebbe neanche sognato, imparando, in quel luogo paradisiaco, a fare cose sempre nuove. Ma sentiva che neanche tutto ciò era la verità e la perfezione ultima; c'era dell'altro. E fu il vecchio Ciang ad insegnargli come il movimento fosse impedito dal concetto di tempo e di spazio, il quale è un concetto, un'idea, che esiste nella dimensione materiale. Nel reame assoluto, gli disse, questi concetti sono assenti. Doveva dunque distaccarsi dalla concezione corporale. E Jonathan, spirito inquieto e anelante a sempre maggiori vette di perfezione nel volo, raggiunse anche la liberazione da ogni limite.

Secondo i Veda in questo universo ci sono pianeti molto evoluti, che tuttavia non sono pianeti spirituali. La loro perfezione materiale è quasi totale, ma non sono ancora i pianeti assoluti, nei quali non esistono limiti. Lo sapeva, il vecchio Ciang, uomo saggio che aveva saputo distaccarsi dai legami con la materia fino al punto da non essere più attratto neanche alle perfezioni raggiungibili grazie alla pratica dello yoga e alle gioie del paradiso. Un vero maestro spirituale è colui che insegna il distacco dalle cose di questo mondo e la conoscenza dell'assoluto.

Grazie a Ciang, Jonathan Livingstone si liberò da ogni limite e conobbe la massima perfezione del volo. Ma non si accontentò neppure di quello. Pensate: aveva raggiunto il massimo e non era ancora contento. Cosa gli mancava? Pensate: voleva tornare nel mondo della dualità per insegnare quelle meraviglie agli altri. Così ridiscese e subito trovò le prime anime inquiete.

In accordo ai Veda, un'anima veramente liberata sente la necessità di "salvare gli altri", di impegnarsi nell'opera di predicazione. In fin dei conti questo è ciò che fecero grandi personaggi della religione e del pensiero, come Gesù, Maometto, Confucio, Caitanya e altri. Questo voleva fare Jonathan. Ci sono diversi tipi di anime liberate, ma fra tutti i più grandi sono coloro che si sacrificano per il bene degli altri.

Ma l'aver trovato un certo numero di anime inquiete e aver insegnato loro la perfezione non gli bastava ancora. Accompagnato dai suoi discepoli, un giorno Jonathan decise di andare fra la massa, di non restare isolato, di non insegnare solo ai pochi eletti. Lì mostrò a tutti quale meraviglia sia volare veramente liberi da ogni limitazione. Ma non gli fu facile. La diffidenza era grande, c'erano leggi che non permettevano ai diversi di disturbare gli equilibri e ci furono reazioni violente. Ma alla fine venne il successo. Così tanta era la frustrazione e l'insoddisfazione che regnava latente fra i gabbiani, che seguirono Jonathan in gran numero.

Gran finale: quando Jonathan vide tra i suoi discepoli qualcuno che potesse tramandare i suoi insegnamenti, pensò che non c'era più bisogno di lui, lì: non quanto in altri posti. Lasciando sgomenti i suoi discepoli, partì. Rimasero i suoi insegnamenti, la vera ricchezza di chi viene a comunicare un messaggio di pace e di spiritualità.

E' proprio così. La grande anima, il vero grande spiritualista prova un immenso piacere a insegnare il suo messaggio alle masse; e quante anime sincere ci sono in questo mondo che seguiranno i suoi insegnamenti?

Quanti Jonathan ci sono al mondo? Quanti di noi sono come lui? Dicono molti. E' bello sapere che tanta gente vuole imparare a volare sempre più in alto.

dal forum di www.isvara.org


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