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 SANITA': I MEDICI ASCOLTANO POCO
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Inserito il - 12/05/2004 : 12:54:20  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
SANITA': MEDICI ASCOLTANO POCO, MALATI VANNO ALTROVE

(ANSA) - MILANO, 10 MAG

Un cattivo rapporto medico-paziente alla base del boom della medicina non convenzionale. E secondo un dato relativo a un anno e mezzo fa, ogni anno sono 100 mila le 'nuove visite' di medicina non convenzionale in una regione come la Lombardia (9 milioni di abitanti).

''E' un paradosso - osserva Egidio Aldo Moja, presidente del Centro di Ricerca sulla Comunicazione in Medicina (CURA) nato all'Universita' di Milano e presentato oggi nel corso di un incontro con i giornalisti -: mai come oggi la medicina e' stata cosi' potente, cosi' capace di guarire, eppure la figura sociale del medico non e' nemmeno paragonabile a quella che aveva 20-30 anni fa, quando invece guariva molto di meno''.

Secondo Moja, la causa sta nel fatto che ''il medico parte subito a caccia della diagnosi e della terapia corrette, indipendentemente dal desiderio del paziente di comunicare con lui''. Gli studi effettuati dimostrano che ''il medico interrompe il paziente con una domanda chiusa dopo soli 18 secondi dall'inizio della visita medica, quando e' invece vero che per raccogliere in modo esaustivo le informazioni sui problemi del paziente, il medico avrebbe bisogno di almeno 2 minuti''. Moja osserva che evidentemente al paziente non basta che il suo medico alla fine dia una giusta diagnosi e una buona terapia. ''Vuole di piu' e il medico deve darglielo'', afferma il presidente di CURA, secondo cui questa defaillance del medico e' alla base del boom della cosiddetta medicina alternativa, del successo della cura Di Bella, dell'aumento delle cause per malpractise anche senza obiettive ragioni.
E Fabio Minoli (commissione affari sociali della Camera) ricorda che secondo Boston Consulting, il 50% dei pazienti- clienti dopo sole 2 settimane dall'inizio della terapia modifica autonomamente la posologia o il dosaggio.

Quale rimedio propone CURA a questa situazione? E' il cosiddetto 'metodo patient centred', in cui e' il malato e non la malattia il protagonista della visita medica. Questo metodo - spiega Moja - impone al medico di confrontarsi con il vissuto di malattia del paziente, con i bisogni, le preoccupazioni del paziente. Perche' tutti i pazienti che vanno dal medico pensano sempre di avere qualcosa di grave e vogliono che il medico ascolti le loro angosce.
Moja va piu' in la': ''Il modello di formazione che proponiamo comprende anche un lavoro con i pazienti in pectore, cioe' persone sane, per discutere con loro su come diventare pazienti soddisfatti''. Per questo il modello proposto prevede anche l'introduzione di un' 'agenda del paziente' (il vissuto della malattia portato dal medico). Inoltre, invita il medico a tenere conto dei 'sentimenti del paziente' (il timore e la paura di essere malato), delle idee e interpretazioni' (le opinioni del malato e le sue spiegazioni di cio' che non va), delle 'aspettative e desideri' (riguardo a cio' che dovrebbe essere fatto), del 'contesto familiare e sociale' (in cui il paziente e' inserito). (ANSA).

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Sanita': Per Malati Italiani Medici Spesso Poco Comprensivi

Milano, 10 mag. (Adnkronos)

Malati italiani 'insoddisfatti'. Spesso lamentano la 'poca comprensione del medico' a capire i loro problemi, e lo accusano di comunicare poco. E i dati presentati oggi a Milano sembrano dare ragione ai pazienti. ''Studi effettuati dimostrano che il medico interrompe il paziente con una domanda dopo soli 18 secondi dall'inizio della visita - spiega in un incontro con la stampa Egidio Moja, psicologo e presidente del neonato Centro Cura sulla comunicazione in medicina - quando basterebbero appena due minuti di ascolto per raccogliere le informazioni di cui c'e' bisogno''. Ma perche' tanta fretta? In realta', spiega l'esperto, il medico e' 'a caccia della malattia'. ''Quando ha l'impressione che il suo paziente divaghi, lo interrompe - dice Moja - perche' ha l'esigenza di definire immediatamente la presenza di una malattia e fornire una cura. Ma il modello centrato sulla malattia oggi non basta piu' ai malati, che vogliono essere considerati come persone''. Proprio per migliorare la comunicazione tra 'camici bianchi' e pazienti e' nato all'Universita' di Milano il Centro Cura. ''Il nostro obiettivo e' passare da una medicina basata sulla malattia a una centrata sul paziente, che lo veda protagonista fin dal momento della visita''. Ma come? L'esperto suggerisce di 'stilare' un'agenda del paziente. ''Una sorta di diario che riporti sintomi, paure, interpretazioni, dubbi, precendenti familiari.

Tutti elementi importanti da comunicare al medico, che pero' si possono dimenticare al momento della visita''. L'agenda del paziente, dunque, puo' essere un aiuto per quella buona comunicazione ''che un'esigenza oggi tanto sentita''. L'insoddisfazione dei malati, poi, e' un paradosso: ''Coincide infatti con un momento in cui la medicina, grazie a ricerca e tecnologia, produce i maggiori risultati anche in termine di successi - sottolinea Moja - ma evidentemente questo non basta. Cosi' tanti si rivolgono alle medicine non convenzionali, sulla cui validita' scarseggiano le evidenze scientifiche''. Insomma, il 'punto debole' della medicina tradizionale e' proprio l'attenzione al malato. ''Per questo la fiducia nei confronti delle 'cure dolci' e' in crescita nel nostro Paese - sottolinea Fabio Minoli, responsabile del Dipartimento del farmaco di Forza Italia - anche se oggi non c'e' ancora un quadro normativo per chi esercita la medicina non convenzionale''. Gli esperti del Centro intendono lavorare insieme a medici e pazienti per capire come contrastare l'insoddisfazione dei pazienti. E il medico di famiglia ''ha un ruolo chiave, perche' piu' dello specialista conosce il malato e si 'nasconde' meno dietro le tecnologie''.

Ma dagli esperti del Centro arrivano anche i suggerimenti 'spiccioli' per i 'camici bianchi': basterebbe chiedere 'c'e' altro?' al paziente, per evitare le descrizioni di nuovi sintomi all'ultimo minuto, che spesso stravolgono una diagnosi e facilmente vengono dimenticati dal malato. Proprio per formare i 'camici bianchi' della nuova generazione la Facolta' di medicina dell'Universita' Statale di Milano ha attivato uno dei primi Corsi di comunicazione in medicina. ''Forte di lezioni di psicologia di base e teoria della comunicazione - spiega Nicola Malcovati, uno dei presidenti della Facolta' - il corso analizza il rapporto medico-paziente e aspetti critici come la comunicazione di cattive notizie o la gestione di persone anziane. In modo tale da fornire le 'armi' ai futuri medici per comunicare meglio con i loro pazienti''. (Mal/Adnkronos Salute)
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