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Inserito il - 08/05/2019 : 10:00:47
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La vita eterna e' adesso
di Anthony De Mello
Tratto da:
"Messaggio per un'aquila che si crede un pollo" di Anthoni De Mello Edizioni Pocket Piemme
- Svincolarsi -
L'unico modo per cambiare è modificare il proprio modo di capire le cose. Ma cosa significa capire? Come ci si deve comportare? Osservate come siamo schiavi dei diversi vincoli; tentiamo disperatamente di riorga- nizzare il mondo in modo da poterli mantenere, perché il mondo li minaccia costantemente.
Temo che un amico smetta di volermi bene: potrebbe scegliere qualcun altro al mio posto. Devo continuare a rendermi interessante per tenerlo vincolato a me. Qual- cuno mi ha convinto, con un lavaggio del cervello, che ho bisogno del suo amore.
In realtà, però, non è così. Non ho bisogno dell'amo- re di alcuno: ho solo bisogno di entrare in contatto con la realtà. Ho bisogno di uscire da questa mia prigione, da questa programmazione, da questo condizionamen- to, da queste false convinzioni, da queste fantasie. Ho bisogno di tuffarmi nella realtà. La realtà è splendida, è deliziosa.
La vita eterna è adesso. Ne siamo circondati, come un pesce nell'oceano, ma non ce ne accorgiamo. Siamo troppo occupati da questo vincolo. Per un po', il mondo si riorganizza per assecondare il nostro vincolo, e così noi diciamo: «Bene, benissimo! Ha vinto la mia squa- dra! », Un attimo, però: le cose cambieranno: domani sarai depresso. Perché continuiamo a comportarci in questo modo?
Eseguite questo semplice esercizio per qualche minu- to: pensate a qualcosa o qualcuno a cui siete vincolati; in altre parole, qualcosa o qualcuno senza di cui pensa- te di non poter essere felici. Potrebbe trattarsi del vostro lavoro, della vostra carriera, della vostra professione, di un amico, del denaro, di qualsiasi cosa. Dite a quest'og- getto o a questa persona: «In realtà, non ho bisogno di te per essere felice. Mi sto solo ingannando con la con- vinzione che senza di te non sarò felice. In effetti, però, non ho bisogno di te per la mia felicità. Posso essere felice senza di te. Non sei tu a rappresentare la mia fe- licità, la mia gioia».
Se l'oggetto del vostro vincolo è una persona, non sarà molto contenta di sentirvi dire queste frasi, ma pro- cedete lo stesso. Le potete pronunciare nel segreto del vostro cuore. In ogni caso, entrerete in contatto con la verità; demolirete una fantasia. La felicità è uno stato di non-illusione, di disillusione.
Oppure potreste provare un altro esercizio: pensate a un'occasione in cui avevate il cuore spezzato ed eravate convinti che non avreste mai più potuto essere felici (era morto vostro marito, era morta vostra moglie, il vo- stro miglior amico vi aveva abbandonato, avevate perso tutto il vostro denaro). Cos'è accaduto? Il tempo è tra- scorso e siete riusciti a scegliere un altro oggetto a cui vincolarvi, o a trovare qualcun altro verso cui vi sentiva- te attratti: che cosa ne è stato del vecchio vincolo? Non ne avevate realmente bisogno per essere felici, non è vero?
Avrebbe dovuto servirvi da lezione, ma non imparia- mo mai. Siamo programmati, siamo condizionati. Com'è liberatorio non dipendere emotivamente da niente!
Se poteste, per una frazione di secondo, provare questa esperienza, spalanchereste la vostra prigione e riuscire- ste a cogliere uno sprazzo di cielo. Un giorno, forse, po- treste anche volare.
Avevo paura a dire queste cose, ma ho parlato con Dio e Gli ho detto che non ho bisogno di Lui. La mia reazione iniziale è stata: «Questo è l'esatto contrario di tutto ciò che mi è stato insegnato». Ora, alcuni vogliono fare un'eccezione per il loro vincolo con Dio, e dicono:
«Se Dio è quel Dio che io penso dovrebbe essere, non Gli piacerà che io rinunci al vincolo che mi lega a Lui».
E va bene: se pensate che, senza Dio, non potrete esse- re felici, allora questo Dio a cui pensate non ha niente a che fare con il Dio reale. Voi pensate a una condizione di sogno; pensate al vostro concetto di Dio. Talvolta bisogna liberarsi di "Dio" per trovare Dio. Ce lo confer- mano molti mistici.
Siamo talmente accecati da tante cose che non ab- biamo scoperto la verità fondamentale: i vincoli dan- neggiano i rapporti più di quanto non li favoriscano.
Ricordo il mio timore nel dire a un mio amico: "In real- tà non ho bisogno di te. Posso essere perfettamente felice senza di te. E dicendotelo mi accorgo di poter godere fino in fondo della tua compagnia - niente più ansie, niente più gelosie, niente più possessività, niente più abbarbicamenti. È bellissimo stare con te, quando godo della tua presenza sulla base di un rap- porto non basato sull'abbarbicamento. Tu sei libero, e lo sono anch'io».
Ma per molti di voi sono certo che queste parole suo- nano come una lingua straniera. Mi ci sono voluti molti, molti mesi per capire queste cose pienamente, e ricor- datevi: io sono un gesuita, i cui esercizi spirituali riguar- dano tutti esattamente questo, sebbene io non me ne fossi accorto perché la mia cultura e la mia società in generale mi avevano insegnato a vedere le persone in termini di vincoli.
Mi diverte, talvolta, vedere persone anche apparen- temente obiettive, come i terapisti e i direttori spiritua- li, dire di qualcuno: "È un tipo in gamba, davvero, mi piace moltissimo». Poco dopo, mi accorgo che lui mi piace perché io gli piaccio. Guardo dentro di me e ve- do riaffiorare la solita cosa: se siete attaccati all'ap- prezzamento e alla lode, vedete le persone alla luce della minaccia o del nutrimento che rappresentano per il vostro vincolo.
Se siete dei politici, e volete essere eletti, come crede- te che guarderete alla gente, come verrà pilotato il vo- stro interesse nei confronti della gente? Vi preoccupe- rete della persona che vi darà il voto. Se ciò che vi interessa è il sesso, come credete che guarderete alle donne e agli uomini? Se siete vincolati al potere, que- sto fatto caratterizzerà il vostro modo di vedere le per- sone.
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