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 Ricordi di Kriyananda sulla vita di Yogananda
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Inserito il - 15/06/2018 : 09:26:13  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Ricordi di Kriyananda sulla vita di Yogananda

Dei preziosi ricordi "inediti" di swami Kriyananda sulla vita di Yoganandaji


"Autobiografia di uno yogi", di Paramhansa Yogananda, fu pub-
blicata nel 1946.. Questo evento rappresentò un fondamentale
punto di riferimento nella vita del Maestro. "Autobiografia", un'opera
la cui stesura richiese molti anni, ha venduto fino a oggi milioni di
copie e ha aiutato persone di ogni parte del mondo a divenire con
sapevoli di potenzialità interiori fino ad allora mai neppure sognate.

Durante questo periodo della sua vita, il Maestro divise il suo tem-
po tra la chiesa di San Diego e quella di Hollywood, tenendo discorsi
in ognuna a domeniche alterne. Ora poteva dedicare ai suoi segua-
ci un'attenzione più personale, entusiasmandoli e ispirandoli sempre
più con la sua arguzia e saggezza. Non parlava più a enormi folle,
come ai tempi delle sue "campagne". Quelli che si recavano da lui ora
erano più desiderosi di praticare i suoi insegnamenti che di limitarsi
a provare meraviglia di fronte ad essi.

Il Maestro dedicava anche molto tempo ai colloqui privati. Co-
minciò inoltre a delegare le responsabilità ai suoi discepoli.

Michael Krull (che divenne in seguito Fratello Bhaktananda) era
giunto presso di lui verso la fine degli anni Trenta. Michael era un ani-
ma semplice e sincera; una volta, il Maestro disse di lui: "Non ha
ego."
Nella meditazione, Michael era solito pregare dicendo: "Guru,
ti amo!". Il Maestro lo vide un giorno mentre camminava in giardino
e gli disse sottovoce: Anch'io ti amo!. Con la sua sincerità, Michael
ispirava molti uomini più giovani di lui che arrivavano dal Guru per
ricevere i suoi insegnamenti.

Anche Bernard arrivò verso la fine degli anni Trenta. Era molto
intelligente e capace, e il Maestro gli affidò molte responsabilità, in-
clusa quella di insegnare nelle chiese. Gli faceva anche dimostrare le
prodezze yogiche in pubblico: come conficcare un ago nella gola sen-
za farla sanguinare e altre imprese simili. Bernard scriveva articoli sul-
Hatha Yoga per la rivista della SRF. Pur sapendo fare bene le posi-
zioni, non faceva però da modello, perché il suo corpo era imperfetto:
egli soffriva di una grave scoliosi e aveva un solo polmone. Tuttavia,
per grazia del Maestro, la sua resistenza era fenomenale.

Negli anni seguenti, Bernard diventò sempre più arrogante. A cau-
sa dell'orgoglio che dimostrava per le proprie capacità, perse la sinto-
nia e cominciò a preoccuparsi della propria salute. Il Maestro sosten-
ne il desiderio del discepolo di rendere il suo alloggio più comodo e
funzionale. Un giorno, però, ci disse: "Guardate Bernard. Finché era
in sintonia, poteva fare qualunque cosai Ma sta perdendo la sintonia
e adesso, anche se faccio il possibile per assecondare le sue preoccupa
zioni riguardo alla salute, non c'è niente che sembri funzionare. Il suo
corpo continua a indebolirsi."

Poco dopo l'arrivo di Bernard, un gruppo dei suoi amici di un
tempo si recò a Encinitas per catturarlo e costringerlo a ritornare
da loro e al loro stile di vita mondano. Secondo la loro visione ego-
centrica, Bernard si trovava sotto l'influsso ipnotico di un "fanatico
orientale". Prima del loro arrivo, tuttavia, il Maestro inviò Bernard a
Mount Washington per una commissione urgente, che lo costrinse a
rimanere lì per due giorni.

Bernard era importante nell'opera, ma il suo orgoglio lo portò
a mettere sempre più in discussione il guru. Era penoso a vedersi:
"Maestro, come continuo a dirvi, questa idea non è affatto pratica!."

Alla fine il Maestro gli rispose con calma: "Per anni ti ho ascolta
to mentre mi gridavi contro. Adesso ho solo questo da dirti: non ne
sono favorevolmente impressionato.."

Il modo in cui il Maestro si comportava sembrava, a volte, contra-
rio al buonsenso. Tuttavia, quello che faceva funzionava sempre come
lui desiderava. L'atteggiamento di Bernard, che gli faceva credere di
essere infallibile e di avere tutte le risposte, era una buona lezione per
il resto di noi, poiché egli si sbagliava spesso. Questo mondo non è
come un ingranaggio d'orologio, ma come un fiume che scorre. Non
può essere tagliato in pezzi nitidi e logici: deve essere compreso in
modo fluido, con il cuore.

Durante questo periodo della vita del Maestro, cominciarono ad
arrivare presso di lui molti buoni discepoli. Egli citava spesso le parole
di Gesù: "Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi primi." Il Mae-
stro vedeva i suoi discepoli nel contesto di innumerevoli incarnazioni,
non nell'ottica del loro rapporto con lui in quest'unica vita. I ritarda-
tari erano necessari per assicurare che il suo messaggio vivente, oltre a
essere portato avanti il più a lungo possibile dopo la sua morte, fosse
anche realizzato.

Bernard non rimase nell'opera. Negli ultimi anni, motivato dal
l'egocentrismo che aveva sempre dimostrato, si rivoltò addirittura
contro il Maestro. Nell'unico incontro che ebbi con lui, anni dopo,
cercai di ricondurlo sul sentiero. Sembrò aperto all'idea e spero di es
sere riuscito a convincerlo, poiché morì appena qualche mese dopo.

Yogananda affidò al dottor Lewis la responsabilità di Encinitas.
Mise invece Faye Wright a capo di Mount Washington. A Bernard af-
fidò la conduzione della chiesa di Hollywood. Nominò il dott. Lloyd
Kennel ministro di San Diego come suo vicario.

II Maestro si concentrò sempre più sulla scrittura, considerandola
il mezzo migliore per raggiungere un gran numero di persone. Du-
rante i primi anni in America, egli aveva avuto dei revisori editoriali
che ritenevano di dover correggere non solo la sua grammatica,, ma
anche i suoi insegnamenti! Erano persone che avevano già una certa
familiarità con il pensiero metafisico e credevano di conoscere la ve-
rità in tutti i suoi aspetti più sottili. Erano del tutto impreparate alle
intuizioni molto più profonde del Maestro, e pensavano: "Non può
aver voluto dire questo. Sicuramente voleva dire.... In verità, in al
cuni degli scritti che apparvero a suo nome sulle prime riviste, non è
facile separare la pula dal grano. Uno dei revisori di cui il Maestro si
lamentò con me fu Virginia Scott.

Miss Scott era stata (ed era ancora, per quanto potessi dire) una
rosacroce, e i suoi interventi editoriali rivelavano una certa tendenza
in quella direzione. Yogananda doveva correggere continuamente le
sue proposte di revisione.

Si lamentava delle mie correzioni e rimetteva le cose come le aveva
cambiate lei. Quando le riscrivevo come volevo io, seguivano giorni
interi di silenzio, poi una lunga lettera, scritta a interlinea singola e
lunga diverse pagine, nella quale mi spiegava con dovizia di dettagli
quanto l'avessi fraintesa!.

Miss Scott era anche molto affascinata dalle moderne teorie sul
superamento delle inibizioni sessuali. Penso che fosse stata profonda
mente influenzata dagli scritti di D.H. Lawrence.

Il Maestro mi raccontò che una volta le disse: Anch'io, volendo,
potrei scrivere una bellissima poesia sull'andar di corpo! Ma perché
dovrei scrivere di un argomento così insignificante? Perché non lasci i
tuoi amici erotici — nevrotici — e non frequenti di più i devoti?. Tale,
purtroppo, era il calibro dei revisori editoriali che si erano occupati
delle opere del Maestro fino all'arrivo di Laurie Pratt.

Com'era possibile che Miss Scott fosse attratta da compagnie
"erotiche/nevrotiche" e da poesie che riguardavano i chakra inferiori?

La risposta si trova in un concetto che Yogananda espose nei suoi
commenti alla Bhagavad Gita. In quel libro leggiamo che l'intero
universo è una mescolanza infinitamente varia di tre guna, o qualità:
tamas, rajas e sattwa, cioè oscurante, attivante ed elevante.

Il Maestro affermò che intere galassie manifestano principalmen-
te l'uno o l'altro di questi guna. Ad esempio, nella nostra galassia, la
Via Lattea, predomina la qualità intermedia del rajoguna: un'attivi-
tà irrequieta pervade l'intera galassia. Alcune galassie, invece, sono
prevalentemente sattwiche. Lì le persone vivono insieme in pace e
in armonia, a stretto contatto con il mondo astrale e raggruppate in
piccoli villaggi felici, dove i pensieri di tutti sono rivolti al progres-
so spirituale.

Esistono poi altre galassie dove l'agitazione e il turbamento regna
no supremi. I carnivori vagano liberamente in giungle selvagge. Tutti
i cuori sono pervasi dalla paura e la competizione spietata è una realtà
alla quale nessuno pensa di potersi sottrarre.

Il mio guru mi disse che le epidemie che si verificano sul nostro
pianeta sono invasioni di anime cadute, che hanno assunto la forma
di germi e sono attratte fin qui dalle loro galassie tamasiche dal karma
della Terra, per ricevere la punizione per i loro gravi peccati attraverso
le medicine terrene. Che visione diversa della realtà ci offrono le sue
parole, rispetto a quella che abbiamo appreso a scuola! Perfino il pen
siero di quelle grandi nubi di germi che raggiungono il nostro pia
neta da galassie lontane è sufficiente a sconcertarci..

Miss Scott manifestava con intensità il movimento discendente
del rajoguna nella natura umana. Il rajoguna, la qualità attivante, si
protende in due direzioni: verso l'alto, come rajosattwa, e verso il
basso, come rajotamas. In effetti, esiste solo la dualità. Il rajoguna, la
qualità intermedia, rappresenta un movimento tra i due opposti della
dualità: tamas e sattwa.

La missione di Yogananda in Occidente, che si realizzò durante
i suoi anni in America, era rivolta al rajoguna che predominava in
quel Paese, per elevarlo considerevolmente dal livello del rajotamas
a quello del rajosattwa. C'è tuttora molta oscurità in quel Paese, ma
egli aiutò a deviare molta parte dell'energia discendente e a ridirigerla
verso l'alto.

Nei suoi ultimi anni di vita, tuttavia, il Maestro si concentrò mag
giormente sulle persone in cui predominava il sattwa guna, o per lo
meno il rajosattwa.

Verso la fine di luglio del 1948, egli ebbe uno straordinario sama-
dhi, che durò quarantott'ore. Durante quel periodo, la Madre Divina
lo condusse in giro per l'universo. Erano presenti alcuni discepoli. In
certi momenti egli parlava a voce alta alla Madre; poi Lei gli rispon
deva, usando la sua voce. Quando era lui a parlare, lo faceva con un
tono di voce profondo, ma quando parlava Lei, il tono di voce era
celestiale e femminile.

A un certo punto il Maestro esclamò deliziato: Oh, adesso vedo
come fai!. La Madre Divina gli stava mostrando i misteri della Crea
zione cosmica. Il dottor Lewis mi raccontò (a quell'epoca, infatti, non
ero ancora arrivato: arrivai meno di due mesi dopo) che la Madre Di
vina aveva rivelato al Maestro che l'esperienza divina che gli era sta
ta concessa in questa occasione era stata unica. Anche Krishna, nella
Bhagavad Gita, afferma che la visione divina che ha appena concesso
al suo discepolo Arjuna è stata unica. Non è interessante che la stessa
anima in due corpi diversi abbia ricevuto rivelazioni così insolite?

Usando la voce del Maestro, ma parlando con toni femminili, la
Madre Divina gli disse: All'inizio te ne ho mandati molti di cattivi,
ma adesso ti sto mandando degli angeli, e Io stessa colpirò chiunque
farà loro del male!.

Si può dire che l'ultima fase della vita del Maestro ebbe inizio dal
momento in cui egli ricevette questa visione. La maggior parte dei di-
scepoli che gli erano stati da lungo tempo destinati alla fine arrivò. Egli
smise di presentarsi come un semplice canale dell'Infinita Beatitudine
e Saggezza di Dio e cominciò a usare il pronome io, come faceva spesso
Gesù, per indicare la sua unità con l'infinita coscienza eristica.

Una volta disse ai monaci: È meglio cercare Dio principalmente
per la Sua Beatitudine e solo secondariamente per il Suo Amore. Con
l'amore, infatti, possono giungere dei pensieri che sono incentrati
sull'ego o che fanno ripiegare l'individuo su se stesso. Sri Yukteswar
era un santo di saggezza, ma io sono principalmente un'espressione
di beatitudine.

Qualche anno dopo, al funerale di Sorella Gyanamata, egli disse
nuovamente: La sua è stata una via di saggezza. Il mio è un sentiero
di beatitudine.

C^è un'altra storia che riguarda quel funerale. Il Maestro ci aveva
detto che egli stesso era l'ultimo dei guru. Io capii che egli intende-
va dire della nostra linea di guru. Altri discepoli hanno insistito
nell'affermare che non ci saranno mai più dei guru in questa linea
e che Yogananda rimarrà il guru per sempre.. ,

A me, tuttavia, egli disse una volta: Deve esserci in questa vita
almeno un contatto fisico con il guru, affinchè egli possa portarti
veramente a Dio. Mi disse anche: Bisogna liberare almeno altre sei
persone, prima di raggiungere la liberazione. Questo significa, allora,
che nessuno di coloro che sono giunti presso di lui dopo che egli ha
lasciato il corpo troverà Dio? Questa sarebbe sicuramente un'interpre-
tazione ridicola.

Nel Bengala, durante la vita di mio padre, mi raccontò il guru,
un maharaja stava facendo scavare un lago sulla sua proprietà. In
profondità, sotto il fango sul fondo del lago, gli operai trovarono tre
yogi seduti in profonda meditazione. Sembravano ancora vivi. Per
qualche motivo, mio padre aveva avuto a che fare con questo evento
e ne conosceva personalmente i dettagli. Gli ingegneri stimarono che
quegli yogi erano rimasti là sotto almeno trecento anni. Il maharaja
insistette che venissero riportati alla coscienza ordinaria e, crudel
mente, fece applicare dei ferri roventi sui loro corpi. Dopo parecchio
tempo, gli yogi aprirono gli occhi.

"Perché ci avete fatto ritornare?" chiesero. "Eravamo prossimi alla
liberazione. Ora dovremo lasciare questi corpi e rinascere nuovamen
te. Dio vi punirà per il peccato che avete commesso!".

In effetti, entro breve tempo il maharaja e tutta la sua famiglia
morirono. Tuttavia spiegò il mio guru la Madre Divina non aveva
voluto che quegli uomini raggiungessero la liberazione senza aiutare
altre persone.

Allora gli chiesi: Quante anime è necessario liberare?.

"Sei" mi rispose.

Tornando, quindi, a Sorella Gyanamata, il Maestro disse: L'ho
guardata scivolare in quello stato vigile, cioè nello stato di completa
libertà.

Io, memore di ciò che altri sostenevano, e cioè che non ci sareb
bero più stati dei guru in quest'opera, pensai: Come può aver rag
giunto la liberazione, se non aveva discepoli?.

Cogliendo il mio pensiero, Yogananda rispose: Aveva dei disce
poli. Chi erano? Indubbiamente, alcuni di loro vivevano in quel mo
mento nell'ashram come discepoli del Maestro. C'erano certamente
delle persone, lì, che lei aveva aiutato in particolar modo.

Quando si raggiunge la liberazione definitiva ci disse il Maestro
sette generazioni della propria famiglia, in avanti e all'indietro, rice
vono anch'esse la loro libertà.

Nel 1960, durante i quattro giorni che trascorsi con Sri Rama Yogi
(il discepolo di Ramana Maharshi completamente liberato di cui ho
parlato in precedenza), gli chiesi: Se tutti i membri della famiglia di
un maestro pienamente liberato raggiungono la liberazione grazie ai
suoi sforzi, non si può fare a meno di chiedersi se ciò sia giusto.. Come
è possibile ottenere la liberazione senza compiere alcuno sforzo? E se
i membri della famiglia la ricevono, la riceveranno anche i loro fami
liari, come ad esempio i parenti dei loro congiunti? Mi sembra già di
vedere questa rete che si estende all'infinito!.

Sri Rama Yogi sorrise. No, non è questo ciò che accade. Piutto-
sto, è come il caso di chi diventa imperatore: non è che anche gli altri
diventino imperatori insieme a lui, ma tutta la sua famiglia viene ele-
vata a una posizione più alta nella società. Ovviamente, un individuo
soltanto può essere imperatore.

Quanto stretta dev'essere quella relazione? chiesi.

La maggior parte dei santi non è sposata. La relazione, quindi, in
cluderà cugini, nipoti e anche i parenti più lontani che siano in sinto
nia con lui.

Iparenti che disapprovano lo stile di vita apparentemente eccentri-
co del santo si ritroveranno comunque sotto un ombrello di straordi-
naria protezione, anche se non raggiungeranno la liberazione comple-
ta. Per questo in Tibet si crede comunemente che almeno un membro
di ogni famiglia debba diventare un rinunciarne.

II dottor Lewis, il primo discepolo del Kriya Yoga che Yogananda
ebbe in America, una volta gli chiese: Se alla famiglia diretta di un
maestro è concessa la libertà spirituale, che ne è dei discepoli?.
Oh, loro vengono per primi! fu la risposta.

Durante la meditazione di Natale del 1948, Yogananda disse: Tra co
loro che sono presenti qui questa sera, ci saranno alcuni siddha (esseri
perfetti) e parecchi jivan mukta (coloro che hanno raggiunto l'unione
con Dio ma devono ancora espiare del karma delle vite precedenti).

Vorrei raccontare la storia di una persona che il Maestro disse
sarebbe stata liberata in questa vita. Si tratta di James Coller, il disce
polo famoso per gli hamburger! Era un'anima semplice, di cui il Mae-
stro una volta disse: È come un boccone di melassa calda: troppo
caldo per inghiottirlo, ma troppo appiccicoso per sputarlo!.

Lo stesso James ci raccontava la storia della sua prima conferenza
pubblica. L'argomento era stato: "Ciò che lo yoga può fare per te".

Ero estremamente nervoso. Qualcuno mi aveva detto che un bagno
caldo mi avrebbe aiutato, così feci un lungo bagno caldo, molto caldo
e molto lungo! Quando uscii dalla vasca, ero come uno straccio floscio.

Poi cominciai la conferenza. Dopo cinque minuti avevo già detto
tutto quello che potevo pensare di dire. Allora feci andare in giro
Horace Gray per raccogliere le offerte. Come sapete, è spastico. Men
tre si trascinava barcollando da una fila all'altra, appoggiandosi allo
schienale delle sedie per non cadere, io pensai: "Ecco il mio esempio
di quello che lo yoga può fare per te!".

I presenti se ne andarono senza dire una parola. Non c'era nulla
da dire. Questo fu il mio "esordio"!.

Qualche anno dopo, quando Yogananda acquistò una proprietà
della quale non ho ancora parlato - il Santuario del lago (Lake
Shrine) della SRF - un uomo che viveva lì prese l'abitudine di usare
un fucile ad aria compressa per spaventare le anatre. Non voleva col
pirle, solo spaventarle. Il Maestro ci raccontò: James schioccò la lin-
gua in segno di disapprovazione. In seguito, però, prese in mano la
carabina per guardarla. Tirò distrattamente il grilletto, senza voler in
nessun modo colpire qualcosa, e un attimo dopo un'anatra giaceva
sull'acqua, morta! Il suo karma attira un tale scompiglio che — imma
ginate! — la polizia venne a sapere che qualcuno sparava alle anatre e
venne a fare indagini su James!

Eppure sarà liberato in questa vita! Non so come, ma lo dice la
Madre Divina e quindi dev'essere vero.

Il Sefior Cuaron, il direttore del centro della SRF a Città del Mes-
sico, era molto vicino al Maestro. Non so dire quanto fosse vicino
alla liberazione, ma questa storia su di lui mostra come un vero guru
rimanga sempre fedele ai suoi discepoli fino a quando il suo "lavoro"
non è terminato e loro trovano Dio. Anche allora, un vero discepolo
sostiene fedelmente il proprio guru per tutta l'eternità.

Una volta Yogananda disse al Sefior Cuaron: Ti ho perso di vista
per alcune vite, ma ora che ti ho ritrovato, non ti perderò di vista
mai più.

Di tanto in tanto, Cuaron gli diceva: Non dimenticate la vostra
promessa, signore!.

"Non la dimenticherò rispondeva sempre Yogananda. Non ti
perderò mai più."

La protezione del Maestro accompagnava sempre i suoi discepoli.

A un certo punto Cuaron, che aveva accettato di dirigere il centro
della SRF nella capitale del Messico e non aveva un lavoro retribui
to, sentì di aver bisogno di più denaro. Quando gli giunse l'offerta
di un lavoro molto redditizio a Matamoros, scrisse al Maestro "per
formalità".

Egli mi raccontò il seguito: Arrivò in risposta un telegramma ur
gente: "Assolutamente no! Non devi avere niente a che fare con quel
l'offerta". Questo ordine non era accompagnato da alcuna spiegazio
ne. Io ero un po' turbato, ma pensai: "Lui sa che mi servirebbe un
lavoro, ma è il mio guru, quindi accetterò i suoi ordini".

Pochissimi giorni dopo, giunse la notizia che la ditta che aveva
voluto assumermi era stata chiusa per frode. La persona che ricopriva
l'incarico che avrei assunto io era stata arrestata. Il Maestro mi aveva
salvato da un grave disastro!.

Swami Shankara, il grande esponente delYadvaita, scrisse: Non
c'è benedizione più grande in tutti i tre mondi (l'universo fisico,
astrale e causale) dell'avere un vero guru.



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