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Inserito il - 11/05/2018 : 09:50:53
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Tecniche per volersi bene
Tratto da:
LOUISE L. HAY IL POTERE E' IN TE ARMENIA
[...]
Tecniche per imparare a volersi bene
"Quando perdoni e ti liberi della negatività, non solo ti scrolli di dosso un enorme peso, ma apri anche la porta all'amore."
In questo capitolo illustrerò alcune tecniche per imparare ad amare se stessi nella speranza di aiutare sia coloro che hanno già iniziato a farlo sia coloro che vi si accingono solo ora.
In proposito ho elaborato e divulgato a migliaia di persone il metodo delle Dieci fasi.
Amare se stessi è un'avventura meravigliosa: è come imparare a volare. Non perdiamo tempo: impariamo subito!
Molti di noi, per un motivo o un altro, si disistimano. Dopotutto amarsi non è semplice: abbiamo tanti di quei cosiddetti "difetti che riteniamo impossibile volerci bene. Siamo sempre pronti a subordinare tali sentimenti a qualcosa, atteggiamenti questi che estendiamo anche all'amore per il partner.
Eppure non è possibile amare un'altra persona se non amiamo noi stessi; per tale motivo, visto che siamo riusciti ad identificare la barriera che ci siamo costruiti, vediamo di procedere oltre cercando di abbatterle.
Dieci modi per volersi bene
Il primo passo e, probabilmente, il più importante, è cessare di criticarci. Come già considerato nel Capitolo 5, se ci ripetiamo di essere persone piacevoli indipendentemente da quanto succede nella vita, possiamo effettuare tutti i cambiamenti necessari per migliorare; solo quando ci disprezziamo, abbiamo molte difficoltà a realizzare tale obiettivo.
Tutti cambiano: ogni giorno è un nuovo giorno e le cose che facciamo oggi sono sempre lievemente diverse da quelle di ieri; la capacità di adattamento ai processi della vita è l'energia che ci permette di progredire.
Molti, cresciuti in famiglie dominate dalla tensione e dall'ansia, sono diventate iperresponsabili e ipercritici nei confronti di loro stessi.
Non a caso i messaggi ricevuti nell'infanzia sottolineavano sempre che c'era qualcosa che non andava in loro. Pensiamo un istante alle parole che utilizziamo per autorimproverarci: stupido, crudele, incapace, sbadato, imbecille, antipatico, indegno, disordinato, disonesto sono le più comuni.
Non è forse vero?
In realtà abbiamo un bisogno disperato di stimarci e considerarci; quando non ci riusciamo perché non ci riteniamo all'altezza, siamo abilissimi nel renderci la vita infelice creando malattie e sofferenze rimandando le scelte che ci potrebbero aiutare maltrattando il nostro corpo con alcool cibi e droga. Siamo tutti in certo qual modo insicuri perché siamo esseri umani e per questo non dobbiamo certo aspirare ad essere perfetti: se lo facciamo ci sottoponiamo ad una tensione terribile che ci impedisce di eliminare quanto di negativo esiste in noi e nella nostra vita. Dobbiamo invece scoprire la nostra creatività, la nostra individualità apprezzando le qualità che ci distinguono dagli altri. Ognuno di noi è infatti unico sulla terra e criticandosi non fa altro che svilire la propria peculiarità.
2. E' inoltre opportuno smettere di spaventarci: quante volte invece ci terrorizziamo con i nostri pensieri rendendo le situazioni peggiori di quelle che effettivamente sono. Da una mosca creiamo un elefante e con quest'ottica ci roviniamo l'esistenza aspettandoci sempre il peggio.
Quanti di noi vanno a dormire la sera immaginando i lati più turpi della situazione problematica che stanno vivendo? E' lo stesso atteggiamento mentale dei bambini che figurandosi esistano mostri spaventosi sotto il letto s'impaurisce e chiama la mamma e il papà. Noi siamo adulti e per tranquillizzarci possiamo agire autonomamente.
Le persone malate si comportano frequentemente in questo modo: vivono aspettandosi sempre il peggio e arrivando talora anche a organizzare il proprio funerale. In realtà non fanno altro che cedere la loro energia ai media e considerarsi dati statistici.
Spesso adottiamo tale atteggiamento anche nella vita sociale o affettiva: se qualcuno non ci chiama decidiamo immediatamente che siamo persone abbiette e che non riusciremo a instaurare altri rapporti sentendoci derelitti e abbandonati.
Altrettanto spesso agiamo così in campo lavorativo: qualcuno ci fa un'osservazione e iniziamo subito a pensare che verremo licenziati, dando corso nella nostra mente a pensieri che ci paralizzano. Tali schemi mentali sono totalmente negativi. Se ci accorgiamo di continuare a riciclare gli stessi pensieri negativi dobbiamo cercare di trovare qualcosa di positivo e piacevole con cui sostituirli: l'immagine di un tramonto ad esempio di un fiore del nostro sport preferito.
Ogniqualvolta ci spaventiamo cambiamo pensiero facendo appello a tali immagini dicendoci: "No non devi pensarci più. Penserò invece ai tramonti alle rose, a Parigi, ai ghiacciai, alle cascate..."
Perseverando in questa condotta riusciremo a cancellare ogni negatività anche in questo caso tuttavia è necessario un po' di tempo.
3. Un'altra tecnica efficace è essere gentili dolci e pazienti con noi stessi. Oren Arnold scrisse spiritosamente: "Mio Dio prego perché io possa diventare paziente. Ma subito!" La pazienza è uno strumento straordinario. Molti di noi tuttavia soffrono se non vedono immediatamente soddisfatta la propria aspettativa, non sapendo pazientare si irritano ad esempio se devono fare la fila o se restano imbottigliati nel traffico esigono tutte le risposte e tutti i "contentini" immediatamente.
Troppo spesso tuttavia rendiamo la vita impossibile agli altri con la nostra impazienza, che tra l'altro, ci impedisce di apprendere: pretendiamo in sostanza la risposta ai nostri interrogativi senza voler imparare o fare i passi necessari per raggiungere la meta.... Proviamo a considerare la nostra mente come un giardino inizialmente è tutto in disordine pieno di terriccio di rovi e di sassi di vecchi alberi da potare esattamente come noi siamo pieni di odio nei confronti di noi stessi di disperazione rabbia preoccupazione e paura. Una volta rimosso tutto quanto risulta deturpante e concimato il terreno possiamo piantare i semi che porteranno prosperità e benessere; il sole e l'acqua che somministriamo li aiuteranno a crescere con amore....
All'inizio non sembra avvengano cambiamenti considerevoli: l'importante comunque è non fermarsi e continuare a curare il giardino. Se saremo pazienti alla fine le piante cresceranno e fioriranno; lo stesso avviene con la nostra mente selezionate i pensieri da "coltivare" dobbiamo alimentarli con pazienza creando in tal modo le esperienze che desideriamo.
Tutti commettiamo errori
E' normale commettere errori quando si impara;
come già rilevato molti di noi sono maniaci del perfezionismo: in questo modo tuttavia non riescono ad apprendere nulla di nuovo perché se falliscono nel fare subito bene qualcosa si avviliscono non ritenendosi all'altezza. E' necessario molto tempo per apprendere qualsiasi cosa e le prime volte che proviamo ad agire non sempre risulta facile. Per chiarire meglio il concetto vorrei citare un esempio anche se banale: proviamo a battere le mani. Non c'è un modo corretto né uno scorretto per farlo° proviamo ed osserviamo quale dei due pollici si trova sovrapposto all'altro. Battiamole ancora sovrapponendo però questa volta l'altro pollice° all'inizio potrà sembrare strano o persino sbagliato. Ripetiamo più volte il gesto alternando i pollici che sensazione abbiamo ora? Non più così strana vero? Ci stiamo abituando alla novità e forse potremmo imparare a battere le mani in entrambi i modi...
Lo stesso si verifica quando proviamo a fare altra cose in maniera diversa dal solito: inizialmente ci sembra strano; a mano a mano che acquisiamo pratica tuttavia il nostro modo di agire ci apparirà normale e spontaneo. Non dobbiamo pretendere di riuscire a volerci bene profondamente in un solo giorno ma possiamo farlo gradatamente giorno dopo giorno. In tale processo gli errori che commettiamo ci aiutano ad apprendere e a progredire: pertanto quando sbagliamo non dobbiamo punirai ma considerare l'accaduto come un ulteriore passo verso il miglioramento.
In molti casi dopo aver operato a lungo per cambiare vediamo affiorare ancora i vecchi problemi rimanendo stupiti e perplessi di fronte a ciò. E' importante allora corroborare le nostre convinzioni evitando di alzare le braccia al cielo esclamando: "che scopo ha tutto questo?" Nella fase di apprendimento dobbiamo essere gentili e dolci con noi stessi: quando un pensiero negativo si fa strada va rimosso come un'erbaccia da un giardino coltivato.
4. E' bene imparare a essere gentili con la nostra mente: non dobbiamo odiarci perché facciamo pensieri negativi. Questi vanno considerati come un'opportunità per crescere piuttosto che un sistema punitivo.
Non dobbiamo nemmeno incolparci per le esperienze negativa vissute anch'esse ci aiutano a imparare; essere gentili con noi stessi significa cessare di punirci, denigrarci e tormentarci.
Il rilassamento può essere estremamente utile a tal fine. Grazie ad esso infatti è possibile entrare á contatto con l'Energia Interiore. Quando siamo tesi e spaventati viceversa interrompiamo tale contatto. Per rilassare mente e corpo sono sufficienti alcuni minuti al giorno; respirando profondamente chiudiamo gli occhi e liberiamo ogni tensione accumulata.
Espirando è importante concentrarsi e ripetersi: "Ti voglio bene. Tutto va bene". In questo modo ci tranquillizzeremo inviandoci messaggi che ci aiuteranno a non essere sempre tesi e impauriti nella vita.
La meditazione quotidiana
E' a mio avviso essenziale quietare la mente e affidarsi alla saggezza interiore. La società in cui viviamo ha trasformato la meditazione una delle tecniche più antiche ed efficaci per conoscere e migliorare sé stessi in qualcosa di strano e di difficilmente realizzabile. Per meditare in realtà non dobbiamo fare altro che rilassarci ripetendo interiormente parole quali amore e pace oppure altri termini ed espressioni significative per noi stessi ad esempio: "Mi voglio bene mi perdono sono perdonato rimanendo in ascolto per un po'.
Alcuni ritengono che per meditare sia necessario smettere di pensare.
Non possiamo in effetti arrestare la mente; ma siamo in grado di rallentare il flusso dei pensieri, liberando quelli negativi; in molti casi può essere utile a tal fine annotare questi ultimi su un foglio di carta. Se riusciamo a osservare il flusso dei pensieri di paura di rabbia di amore di rovina di abbandono di gioia senza dar loro importanza significa che ci accingiamo a usare saggiamente la nostra energia interiore.
Possiamo meditare in qualsiasi posto e far sì che ciò diventi un'abitudine. Meditare significa concentrarci sulla nostra Energia Superiore creare un contatto con noi stessi e la nostra saggezza interiore. Possiamo farlo in vari modi correndo e passeggiando; per esempio io medito in giardino dedicandomi al mantenimento e alla pulizia di quest'ultimo.
Visualizzare risultati positivi.
La visualizzazione è anch'essa molto importante e può essere effettuata secondo tecniche differenti. Nel suo libro 'Getting Well Again' (recuperare la salute) il dr. Carl Simonton raccomanda numerose tecniche di visualizzazione, utilizzabili con successo in particolare dai malati affetti da cancro. La visualizzazione aiuta a creare immagini chiare e positive che corroborano le nostre affermazioni; a questo scopo è importante che tali immagini siano sempre compatibili con noi stessi altrimenti non hanno alcun effetto.
Una mia paziente ad esempio visualizzava le cellule killer buone mentre attaccavano e distruggevano il tumore e ultimato il processo si chiedeva se aveva operato correttamente o meno dubitando comunque della sua efficacia. Le domandai se si sentisse lei stessa un killer; non sono infatti convinta che sia bene creare conflitti nel nostro corpo.
Le suggerii pertanto di cambiare l'immagine scegliendo ad esempio quella dei raggi solari che sciolgono le cellule malate o quella di un mago che con la bacchetta magica le trasforma in cellule sane. Quando ero malata di cancro ero solita visualizzare una corrente di acqua chiara e fresca che trascinava via dal mio corpo le cellule tumorali. Non è mai bene scegliere immagini forti capaci di turbare il nostro inconscio.
Se in famiglia qualcuno è malato non lo aiutiamo certo continuando a considerarlo tale: proviamo invece a immaginarlo sano inviandogli così vibrazioni positive senza mai dimenticare tuttavia che la guarigione resta sempre compito suo. Se la persona malata è aperta e disponibile è possibile consigliarle di ascoltare appositi nastri che aiutano la visualizzazione e la meditazione; in caso contrario è bene inviarle semplicemente il nostro amore. La visualizzazione è una tecnica che tutti siamo in grado di utilizzare anche se scegliamo immagini differenti; in alcuni casi ad esempio visualizziamo la nostra casa in altri una fantasia sessuale o ancora il nostro atteggiamento nei confronti di una persona che ci ha fatto del male.
5. La fase successive implica imparare a lodare se stessi: le critiche deprimono il nostro spirito, le lodi lo risollevano. E' importante riconoscere la nostra Energia la Superiorità del nostro Io: siamo tutti espressione dell'Intelligenza Infinita. Quando ci denigriamo sminuiamo anche l'Energia che ci ha creati. Dobbiamo ripeterci sempre che siamo persone meravigliose: se lo facciamo una volta e basta la tecnica non funziona; è necessario continuare a farlo anche se solo per un minuto alla volta. Ciò è particolarmente efficace quando impariamo qualcosa di nuovo o di diverso e non ci sentiamo sicuri.
La prima volta che parlai alla Chiesa della Scienza Religiosa a New York - ricordo con estrema precisione - ero molto agitata: era venerdì e la riunione si teneva a mezzogiorno; i partecipanti scrivevano le domande a cui avrei dovuto rispondere su foglietti di carta che piegavano e raccoglievano in un cesto. Presi quindi il cesto portandolo sul palco ed iniziai a rispondere a tutti gli interrogativi effettuando brevi terapie; quando finii, mi allontanai dal palco dicendomi: "Louise, sei stata fantastica considerando che è la prima volta. Tempo cinque o sei riunioni e sarai una professionista!". Non mi denigrai mai ripetendomi che mi ero dimenticata di dire questo o quello poiché non volevo che la seconda volta diventasse una esperienza terrificante e angosciante.
Se mi abbatto la prima volta, lo faccio anche la seconda, finisce così che ho molta paura. Trascorse un paio d'ore dalla fine della riunione, mi chiesi che cosa potevo migliorare senza, tuttavia, mai criticarmi. Continuai sempre a lodarmi e a congratularmi con me stessa e, dopo cinque o sei riunioni, diventai effettivamente una professionista. Tale metodo può essere applicato in tutti i campi; io continuai ad adottarlo per prepararmi alle riunioni ottenendo ottimi risultati.
E' importante imparare ad accettare il bene anche se pensiamo di non meritarlo. Come descritto in precedenza, il fatto di credere di non meritare qualcosa di positivo nasce dalla nostra scarsa disponibilità ad accettare il bene, atteggiamento che ci impedisce di ottenere ciò che desideriamo. Come possiamo considerarci positivamente se riteniamo di non meritare nulla di buono?
Pensiamo un istante alle leggi del merito adottate nella nostra famiglia: ci sentiamo sufficientemente buoni, intelligenti, alti, belli o che altro? E per che cosa dobbiamo vivere? Sappiamo tutti che siamo qui per uno scopo, non certo per comperare un automobile nuova ogni tre o quattro anni. Che cosa siamo disposti a fare per realizzare i nostri obiettivi? Siamo disposti a fare affermazioni e visualizzazioni positive e a seguire apposite terapie? A perdonare? A meditare? Quanti sforzi siamo disposti a fare mentalmente per cambiare e migliorare la nostra esistenza?
6. Volerci bene significa aiutarci. E' sempre bene chiedere l'aiuto di amici lasciando che essi ci sostengano: chiedendo soccorso in caso di necessità diventiamo infatti più forti. Molti di noi, invece, sono talmente autosufficienti e autarchici che, psicologicamente, non riescono a chiedere aiuto: invece di cercare di fare tutto da soli e, poi, arrabbiarci perché non ne siamo capaci, rivolgiamoci a chi ci vuole bene.
In molte città esistono inoltre associazioni e organizzazioni che aiutano a risolvere vari problemi: può esser utile ricercare il loro sostegno e, se non si trova ciò che si desidera, è sempre possibile fondarne una nuova! Non è terribile come pensiamo: basta riunire un paio di amici che hanno lo stesso problema e, con loro, stabilire alcune direttive: se agiamo con il cuore, il nostro piccolo gruppo crescerà e la gente ne verrà attratta come da una calamita. Non è il caso di preoccuparsi se, aumentando i partecipanti, lo spazio diminuisce: l'Universo provvederà a eliminare anche questa difficoltà. Se non sapete che cosa fare, scrivetemi e io vi fornirò le istruzioni e i consigli necessari per aiutarvi l'un l'altro.
Iniziai l'operazione Hay a Los Angeles nel 1985 insieme a sei malati di aids: all'inizio non sapevamo come agire, come fronteggiare il problema. In ogni caso dissi loro immediatamente che non ci saremmo incontrati per dirci l'un l'altro che tale malattia è una cosa terribile: questo lo sapevamo già. Cercammo di fare il possibile per sostenerci in maniera positiva; oggi ci riuniamo ancora, il mercoledì sera, a West Hollywood Park e siamo in 200.
E' un gruppo straordinario per i malati di aids, dove ognuno è il benvenuto: ci sono persone che vengono da tutte le parti del mondo per vedere come è organizzato e che, trovando un sostegno, ritornano.
Ed è il gruppo che lo fornisce, non io: tutti i membri danno un loro contributo utilizzando le tecniche di visualizzazione e meditazione, scambiando informazioni su terapie alternative e sugli ultimi ritrovati della scienza medica. In fondo alla stanza di riunione vi sono dei tavoli energetici dove alcuni partecipanti possono distendersi mentre altri trasmettono loro energia imponendo le mani o pregando per loro. Alle riunioni partecipano anche i membri della Scienza della Mente a cui ognuno può rivolgersi per consigli e aiuto. Prima di lasciarci cantiamo e ci abbracciamo: vogliamo che tutti vadano a casa sentendosi meglio rispetto a quando erano arrivati e molti, in effetti, ne traggono beneficio per parecchi giorni.
Questo tipo di gruppi e di associazioni rappresenta una nuova entità sociale capace di fornire, in un'epoca difficile e complessa come la nostra, un aiuto prezioso a chi soffre o ha problemi. Negli Stati Uniti esistono numerose chiese del "Nuovo Pensiero" che organizzano riunioni ogni settimana, molte delle quali vengono indicate nei principali giornali e riviste. E' in ogni caso importante operare congiuntamente con gli altri: in questo modo, infatti, riceviamo stimoli ad agire e ad andare avanti. Le persone che hanno le stesse idee dovrebbero, a mio avviso, trascorrere regolarmente un po' di tempo assieme.
Quando lavoriamo congiuntamente per il medesimo scopo, utilizziamo il dolore, la confusione, la rabbia non per autocommiserarci, ma per cercare una soluzione comune ai nostri problemi, per superare ogni ostacolo e, in certo qual modo, crescere. Se, da soli, agiamo con dedizione e disciplina seguendo il nostro spirito, possiamo ottenere buoni risultati: se però operiamo con la stessa finalità insieme ad altri, faremo passi da gigante dal momento che si impara molto da coloro che ci circondano. Ogni membro del gruppo è infatti un insegnante; per tali motivi consiglierei a tutti di unirsi a un gruppo per analizzare e risolvere i vari problemi.
7. Amare la propria negatività. La negatività è una nostra creatura, esattamente come noi siamo creature di Dio.
L'intelligenza che ci ha creati non ci odia perché commettiamo errori o ci arrabbiamo con i nostri figli: sa, infatti, che facciamo sempre del nostro meglio e ama tutte le Sue creature, come noi amiamo le nostre. Tutti facciamo scelte sbagliate: se, tuttavia, continuiamo ad autopunirci per ciò, instauriamo un'abitudine negativa molto difficile da sradicare.
Continuando a ripetere: "Odio il mio lavoro, la mia casa, la mia malattia, il mio partner...", potremo avere ben poco di buono dalla vita.
Indipendentemente dal tipo di situazione negativa in cui ci ritroviamo dobbiamo renderci conto che esiste una ragione per ciò. Il dr. John Harrison, autore del testo Love Your Disease (Ama la tua malattia), sostiene la necessità di non condannare un malato perché deve essere sottoposto a più interventi chirurgici o perché è affetto da più malattie. Tali malati possono in realtà congratularsi con loro stessi per aver trovato un modo di soddisfare i loro bisogni: qualsiasi problema abbiamo, siamo stati noi a crearlo nel tentativo di gestire una determinata situazione. Una volta compreso questo, siamo in grado di cercare un modo per far fronte alle nostre esigenze.
Talora i malati affetti da cancro o da altre malattie terminali trovano così difficile dire "no" a una figura dispotica che domina la loro vita che, per riuscirci, delegano inconsciamente tale compito a un'entità chiamata: malattia. Una mia paziente, avendo compreso che la malattia da lei creata era dovuta al fatto di non sapere rispondere di no al padre, decise di iniziare finalmente a vivere per se stessa: iniziò a rispondere "no" e, superate le difficoltà iniziali, continuò su questa strada osservando che, a mano a mano, recuperava la salute.
Qualsiasi siano gli schemi negativi, possiamo imparare a soddisfare le nostre esigenze in maniera positiva; per tale motivo è importante chiederci sempre che cosa ricaviamo da un'esperienza e se quello che riceviamo è positivo. Non è facile rispondere a dette domande: tuttavia, se vogliamo, veramente guardarci dentro, ed essere onesti con noi stessi, riusciremo a farlo. Una volta trovate le risposte, potremo cercare modi migliori per ottenere lo stesso scopo.
Un altro strumento efficace a nostra disposizione è lo humor, capace di aiutarci a liberare la negatività e di corroborarci in situazioni problematiche. Nel corso delle riunioni indotte dall'operazione Hay riserviamo sempre un po' di tempo per le battute e le barzellette e, talora, invitiamo la signora sorriso, un'oratrice che ha una risata contagiosa e che rallegra in tal modo l'intero pubblico.
Non possiamo prenderci sempre seriamente: il ridere può essere, a volte, di estremo aiuto. Per questo motivo raccomando di vedere, nei momenti di depressione e di tristezza, le vecchie comiche, come quelle di Stan Laurel e Oliver Hardi. Quando lavoravo privatamente cercavo di fare il possibile per indurre i pazienti a ridere dei loro problemi: se, infatti, riusciamo a considerare la nostra vita come una soap opera, fatta di momenti drammatici ma anche di momenti allegri, riusciremo a vedere tutto in un'ottica migliore e a stimolare il processo di guarigione. Lo humour ci aiuta a distaccarci dalle esperienze e a valutarle più obiettivamente.
8. Curare il nostro corpo. Proviamo a considerare il nostro corpo come una bellissima casa in cui viviamo per un certo periodo di tempo e che, per tale motivo, desideriamo conservare nel miglior stato possibile. E' dunque importante fare attenzione a ciò che assumiamo: il consumo di droga e alcool è molto diffuso perché dette sostanze rappresentano il mezzo più comune di evasione. Se le assumiamo, non significa che siamo persone spregevoli, ma che non abbiamo trovato un modo positivo per soddisfare i nostri desideri.
La droga in particolare, ci alletta promettendoci gioia e serenità: ed è vero, in quanto può farci sentire meravigliosamente. Essa tuttavia altera considerevolmente la realtà chiedendoci, alla fine, un prezzo elevatissimo per quello che ci ha dato: assumendo droga per un determinato periodo di tempo, la nostra salute viene seriamente compromessa al punto che stiamo quasi sempre male. La droga altera il sistema immunitario, fatto questo che può determinare malattie gravi; inoltre, dopo un consumo prolungato, induce dipendenza: è solo in questa fase che ci chiediamo perché abbiamo iniziato ad assumerla. In molti casi la causa della prima volta va ricercata nell'insistenza di coetanei; ma la dipendenza ha tutt'altre motivazioni.
Non ho ancora incontrato una persona che, volendosi bene veramente, sia tossicodipendente. Consumiamo alcool e droga per evadere dalle frustrazioni generate nell'infanzia, ma quando il loro effetto svanisce, stiamo peggio di prima e ci sentiamo profondamente in colpa.
Dobbiamo, invece, renderci conto che è bene accettare i nostri sentimenti che, tra l'altro, sono sempre passeggeri.
Abboffarci di cibo è un altro modo per nascondere il nostro amore: se è vero che esso rappresenta la fonte di vita e di energia del nostro corpo, lo è anche il fatto che, molto spesso, lo utilizziamo per autopunirci diventando obesi.
Viviamo in una società di cibodipendenti: negli Stati Uniti, in particolare, la gente, influenzata dalle industrie alimentari e dalla pubblicità, ha modificato le proprie abitudini cibandosi di prodotti eccessivamente elaborati e seguendo quella che io definisco La grande dieta americana. Agli studenti di medicina non viene nemmeno insegnata la scienza della nutrizione, a meno che non seguano volontariamente corsi facoltativi: la medicina scientifica si basa infatti in gran parte su princìpi farmacologici e tecniche chirurgiche. Se desideriamo approfondire lo studio della nutrizione, dobbiamo darci da fare autonomamente. Essere consapevoli di quello che assumiamo e degli effetti che il cibo produce nel nostro corpo è in realtà un atto di amore nei nostri confronti.
Se, un'ora dopo il pranzo, ci sentiamo assonnati, chiediamocene il perché: è infatti possibile che abbiamo assunto alimenti inadatti per il nostro corpo in quel particolare momento. Iniziamo a osservare i cibi che ci danno energia e quelli che la tolgono, da soli, per tentativi, oppure con l'aiuto di un esperto in scienza della nutrizione.
A questo proposito è bene ricordare che ciò che fa bene a una persona non fa necessariamente bene a un'altra: i nostri corpi sono infatti differenti. Per tale motivo è importante scegliere individualmente il metodo migliore da seguire: una dieta macrobiotica o quella di Harvey e Marylin Diamond conosciuta come Fit for Life.
Cerchiamo inoltre di fare un po' di movimento fisico scegliendo il tipo di sport che più ci piace e ci diverte: molto spesso ci autoimpediamo di fare ciò poiché assimiliamo schemi negativi altrui.
Anche in questo caso dobbiamo perdonarci cessando di accumulare rabbia e risentimento in noi stessi: solo così potremo attuare cambiamenti effettivi. Per eliminare gli schemi negativi relativi al corpo o alla linea, è di estrema utilità combinare l'esercizio fisico alla ripetizione di affermazioni positive.
Viviamo in un'epoca in cui vengono elaborate tecnologie sempre nuove al servizio della scienza medica e della salute e in cui tecniche terapeutiche antiche, come quelle ayurvediche, vengono combinate con quelle moderne, come la sonografia. Le onde sonore possono stimolare quelle cerebrali accelerando i processi di apprendimento e di guarigione; sono inoltre in corso studi che dimostrano la possibilità di trattare le malattie modificando mentalmente la struttura del DNA. Personalmente, credo che, per la fine del secolo, vi saranno sempre maggiori possibilità da studiare e da esplorare a fini terapeutici.
9. Per identificare la causa di un problema che ci impedisce di volerci bene, consiglio di operare sempre di fronte allo specchio. E' possibile farlo in modi diversi: io ho l'abitudine di guardarmi allo specchio appena alzata dicendomi: "Ti voglio bene. Che cosa posso fare per te oggi? Come posso renderti felice?" Ascolto quindi la mia voce interiore: la risposta arriva sempre, anche se non necessariamente subito. A volte siamo così abituati a rimproverarci che non sappiamo come rispondere con un messaggio di gentilezza e di amore.
Se, durante la giornata, accade qualcosa di spiacevole, mettiamoci di fronte a uno specchio dicendoci: "Ti voglio bene comunque". I fatti vanno e vengono, mentre l'amore che proviamo per noi stessi è costante. Se succede qualcosa di meraviglioso, mettiamoci ugualmente di fronte allo specchio esclamando: "Grazie" e riconoscendo quindi l'efficacia del nostro operato che ci ha consentito di vivere una bella esperienza.
Guardandoci allo specchio possiamo inoltre perdonare, sia noi sia gli altri, nonché parlare agli altri, soprattutto quando siamo terrorizzati all'idea di farlo a quattr'occhi: in tal modo eliminiamo vecchi problemi con i genitori, il capo, il medico, i bambini, il partner, dicendo tutto ciò che altrimenti non oseremmo dire. L'importante è tuttavia concludere il discorso chiedendo il loro amore e la loro approvazione poiché sono proprio questi che desideriamo.
Le persone che non riescono a volersi bene sono raramente disposte a perdonare: i due fenomeni sono infatti correlati. Quando perdoniamo liberandoci della negatività che è in noi, non solo ci scrolliamo di dosso un grande peso, ma apriamo anche la porta all'amore. Ed è quindi naturale che, fatto ciò, molti esclamino: "Che liberazione!". Il Dr. John Harrison afferma che, perdonando se stessi e i propri genitori e liberandosi dei vecchi problemi, si ottengono effetti terapeutici maggiori che somministrando antibiotici.
Ci vuole molto tempo perché un bambino cessi di amare i propri genitori ma, quando lo fa, ce ne vuole ancor di più perché riesca a perdonarli. Se non perdoniamo, non ci liberiamo dei problemi legandoci in tal modo al passato e impedendoci di vivere nel presente. E se non viviamo nel presente, come possiamo crearci un futuro radioso? Il ciarpame accumulato nel passato non fa altro che produrre ciarpame per il futuro.
Fare affermazioni di fronte allo specchio è utile poiché ci consente di capire la verità della nostra esistenza: se, fatta un'affermazione, riceviamo subito una risposta negativa come: "Chi stai prendendo in giro? Non è vero. Non te lo meriti", abbiamo un dono prezioso da usare. Non possiamo infatti effettuare i cambiamenti desiderati finché non siamo disposti a valutare ciò che ci lega al passato. Le risposte negative che ci vengono inviate sono la chiave della libertà: cerchiamo dunque di trasformarle positivamente dicendoci che ci meritiamo il bene e che faremo in modo che esperienze positive riempiano la nostra vita e ripetendo le nuove affermazioni finché non diventino parte integrante della nostra vita.
Ho visto famiglie intere cambiare profondamente anche quando un suo solo membro ricorreva alla tecnica delle affermazioni. Numerosi aderenti all'operazione Hay accusano problemi con i familiari e non hanno assolutamente dialogo con i genitori: per risolvere tale problema, consiglio loro di ripetere affermazioni quali: "Ho un dialogo aperto, cordiale e meraviglioso con ogni membro della mia famiglia, compresa mia madre (padre, fratello ecc.)".
Inoltre, ogni volta che viene loro in mente la persona o la famiglia, raccomando di porsi di fronte a uno specchio ripetendo l'affermazione all'infinito. E' sorprendente vedere come, dopo tre, sei o nove mesi, i familiari vengano alle riunioni del gruppo.
10. Volersi bene subito, senza aspettare di saperlo fare bene: l'osservazione che proviamo per noi stessi è uno schema abituale. Se, viceversa, riusciamo a essere soddisfatti subito, ad amarci e ad approvarci, quando arriverà il bene saremo già pronti ad accettarlo e riviverlo. E, una volta imparato ad amare noi stessi, potremo iniziare ad amare ed accettare gli altri.
Non possiamo cambiare gli altri, per cui lasciamoli stare: noi, invece, sprechiamo molte energie nel tentativo di fare ciò. Se le usassimo per noi stessi, potremmo cambiare, e se noi cambiano, anche gli altri si adegueranno.
Non possiamo nemmeno imparare a conoscere la vita per un altro: ognuno deve agire da sé. Tutto quello che possiamo fare è cercare di apprendere per noi stessi e, prima di tutto, di amare noi stessi: in questo modo impediremo agli altri di affliggerci e deprimerci con il loro comportamento distruttivo. Se ci troviamo a contatto con una persona effettivamente negativa che non desidera cambiare, dobbiamo avere abbastanza amore da staccarcene.
A una conferenza una donna mi disse che suo marito era una persona molto negativa e che voleva impedire che la sua influenza ricadesse sui bambini; le suggerii di iniziare ad affermare che suo marito era un uomo meraviglioso, che cercava di cambiare e di fare del suo meglio, ripetendo tali concetti ogniqualvolta si dimostrava negativo. Aggiunsi anche, tuttavia, che se il loro rapporto continuava a essere negativo indipendentemente dalle affermazioni, la risposta al problema poteva essere un'altra, ovvero che il matrimonio non funzionava.
Dato l'elevato tasso di divorzi negli Stati Uniti, come anche in altri paesi, credo che, prima di avere figli, molte donne dovrebbero chiedersi se siano o meno disposte a crescerli ed educarli da sole. E' ormai comune che un solo genitore si occupi del figlio o dei figli e, quasi sempre, si tratta della donna. Un tempo i matrimoni duravano per tutta la vita, ma ora le cose sono cambiate ed è pertanto opportuno considerare tale problema.
Troppo spesso non abbiamo il coraggio di troncare rapporti controproducenti facendoci così umiliare e convincendoci del fatto che: "Non meritiamo amore, per cui dobbiamo rimanere qui e accettare giustamente il comportamento del partner" e che "Nessun altro ci vorrebbe".
So che può sembrare banale ripetere sempre le stesse espressioni: ritengo però che il metodo più rapido per risolvere un problema sia amarci così come siamo. E' in effetti sorprendente vedere come le vibrazioni d'amore che emaniamo attraggano verso di noi persone piene d'amore.
L'amore incondizionato è lo scopo che, credo, dobbiamo raggiungere: il primo passo da compiere in tale direzione è imparare ad accettare e amare noi stessi.
Non siamo qui per compiacere gli altri o per vivere la nostra vita a modo loro: ognuno di noi deve vivere la sua vita percorrendo il suo cammino. Siamo qui per realizzarci come persone e per irradiare amore profondo, per imparare a crescere, per ricevere e dare pietà e comprensione. Quando lasciamo la terra, non portiamo certo con noi il partner, l'automobile, il conto corrente o il lavoro: l'unica cosa che abbiamo è la capacità di amare!
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