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 La reincarnazione: ritmo di tutto cio' che vive
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admin
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8hertz

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Inserito il - 30/11/2017 : 10:13:17  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
La reincarnazione: ritmo di tutto ciò che vive

di Torwald Dethlefsen


Soltanto chi è divenuto sapiente
attraverso l'amore si libera dalla croce
della causa e dell'effetto,
alla quale l'ignoranza
l'aveva inchiodato.
Solo l'amore pone una fine
alla catena delle rinascite.

HANS STERNEDER, « IL CANTO DELL'ETERNO »


Già all'inizio delle nostre considerazioni abbiamo parlato delle leggi della
polarità. Abbiamo detto come un polo produce sempre un polo opposto e come
attraverso l'alternanza continua di due poli si crei il ritmo, che è la base
di tutto ciò che vive.

Già molte migliaia di anni fa i saggi espressero questa verità in questi
termini: «Niente è in pace, tutto si muove, tutto è oscillazione.

Tutto fluisce e rifluisce, tutto ha i suoi tempi, tutte le cose scendono e
salgono, l'oscillazione del pendolo si rivela in tutto;
la misura dell'oscillazione di destra è la stessa di quella di sinistra; il
ritmo si compensa ».

Anche la fisica moderna non ha nulla da eccepire all'affermazione: « Tutto è
vibrazione ».

I diversi fenomeni dell'universo si distinguono uno dall'altro soltanto
attraverso il grado di vibrazione, ma tutti ubbidiscono alla medesima legge
della vibrazione.

Noi abbiamo usato come oggetto di osservazione il ritmo del respiro e
possiamo trasferire per analogia le leggi che abbiamo trovato qui
ad un ritmo un po' piú grande: il ritmo veglia-sonno.

Perciò, come all'inspirazione segue con certezza l'espirazione, cosí allo
stato di veglia segue con certezza il sonno.

Il sonno a sua volta richiama dopo qualche tempo il suo polo opposto, la
veglia, esattamente come una espirazione produce un'altra inspirazione.

Un proverbio popolare dice: « Il sonno è il fratello minore della morte » e
questa formulazione rivela la capacità di pensare per catene analogiche
verticali.
Vita e morte sono, anch'esse un ritmo come inspirazione ed espirazione,
veglia e sonno è solo la dimensione maggiore che rende difficile all'uomo di
rendersene conto. L'esperienza conferma anche qui la validità della legge in
base alla quale un polo produce per forza il suo polo opposto: la vita
produce la morte.

L'unica cosa certa quando nasce un essere vivente è che un giorno morirà.

La morte segue la vita con la stessa sicurezza con cui l'espirazione segue
l'inspirazione.

Ma in base alla medesima legge la morte produce nuovamente la vita.

Vediamo cosí che l'alternanza di vita e morte produce lo stesso ritmo
dell'alternanza di veglia, sonno, veglia e cosí via.

Vita e morte sono polarità che col loro incessante alternarsi configurano
l'esistenza di tutto ciòche esiste.

Tutte le forme di manifestazione ubbidiscono a questa legge
dell'oscillazione: le maree, le stagioni, l'elettricità, i periodi di guerra
e di pace, le parti del giorno -ovunque si manifesta il medesimo gioco
ritmico dell'alternanza polare.

Perché mai proprio la polarità vita/morte dovrebbe costituire un'eccezione,
perché mai una legge dimostrabile ovunque dovrebbe bloccarsi proprio davanti
al fenomeno vita?

Questo passaggio ritmico dell'anima attraverso la vita e la morte è stato da
sempre definito trasmigrazione delle anime o reincarnazione.
Platone lo conosceva e, al pari di Goethe, sapeva che era vero. Dico
volutamente « sapeva » invece di « credeva » perché la reincarnazione non è
una questione di fede, bensí un problema di conoscenza filosofica.

Ovviamente ognuno deve essere libero di credere a cose tutte diverse dalla
reincarnazione,
tuttavia è bene che si sappia che una ipotesi esistenziale che escluda la
reincarnazione è assurda,
in quanto solo la reincarnazione è in armonia con tutte le leggi
dell'universo.

Stupisce quindi di continuare a sentire voci che richiedono prove per la
reincarnazione.

La realtà si dimostra da sola attraverso la sua stessa esistenza e non ha
bisogno di altre prove esterne.

La prova esterna funzionale, che molti auspicano a sostegno delle
argomentazioni scientifiche,
è il maggior nemico del sapere, in quanto vuole costringere gli altri alla
fede.

Le parole « L'ho dimostrato » sono sinoními di « Tu mi devi credere ».

La verità però non ha bisogno di alcuna prova, perché non è oggetto di fede.

La verità opera nell'esperienza di ognuno creando gradualmente la
conoscenza.

Chi sa non ha bisogno di credere e non ha quindi bisogno di prove.

Un'affermazione come per esempio:
« Con la morte tutto finisce » ha bisogno di essere dimostrata,
perché non rientra nella verità e non può di conseguenza entrare a far parte
dell'esperienza.

Nell'ambito della realtà non esiste campo in cui la natura riveli processi
che finiscono improvvisamente nel nulla.


tratto da
"IL DESTINO COME SCELTA"
(psicologia esoterica)
di Thorwald Dethlefsen
(edizioni mediterranee)


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