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 Dio secondo Krishnamurti
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Inserito il - 29/07/2017 : 10:40:13  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Dio secondo Krishnamurti

di Jiddu Krishnamurti


Domanda: Che cos’è Dio?

J. Krishnamurti: Come pensate di scoprirlo? Accetterete le indicazioni
di qualcun altro? O cercherete di scoprire da soli che cosa è Dio?
Fare domande è facile, ma fare esperienza della verità richiede una
grande intelligenza, una grande quantità di indagini e ricerche.

La prima domanda è: accetterete ciò che un altro dice su Dio?

Non importa chi sia costui, se Krishna, Buddha, o Cristo, perché
potrebbero essersi tutti sbagliati, così come può sbagliarsi il vostro
stesso guru. Certamente, per trovare la verità, la nostra mente deve
essere libera di indagare, il che significa che non può semplicemente
accettare o credere. Potrei darvi una descrizione della verità, ma non
sarebbe mai uguale alla vostra personale esperienza della verità.
Tutti i testi sacri danno una descrizione di Dio, ma quelle
descrizioni non sono Dio. La parola “Dio” non è Dio, non è forse così?

Per trovare ciò che è vero, non dobbiamo mai accettare, non dobbiamo
mai farci influenzare da quello che i libri, i maestri e chiunque
altro possano dirci. Se ci facciamo influenzare da loro, troveremo
soltanto quello che loro vogliono farci trovare. Dobbiamo sapere che
la nostra mente può creare l’immagine di ciò che desidera; può
immaginare Dio con la barba, o con un occhio solo; vederlo blu o
viola. Dobbiamo quindi essere consapevoli di avere dei desideri
personali e non farci ingannare dalle proiezioni dei nostri stessi
bisogni e desideri.

Se desideriamo vedere Dio sotto una certa forma, l’immagine che ne
avremo sarà conforme ai nostri desideri, e quell’immagine non sarà
Dio, non è così? Se siamo afflitti e vogliamo essere confortati, o
tendiamo al sentimentalismo e al romanticismo nelle nostre aspirazioni
religiose, finiremo per creare un Dio che soddisfi le nostre
aspettative, ma ancora non sarà Dio.

Pertanto la nostra mente deve essere completamente libera; solo allora
possiamo trovare ciò che è vero, e non accettando una qualche
superstizione, né leggendo un cosiddetto testo sacro o seguendo
qualche guru. Solamente quando siamo liberi, quando siamo realmente
liberi dalle influenze esterne come dai nostri desideri e dalle nostre
aspirazioni così che la mente sia completamente sgombra, solo allora è
possibile trovare cosa è Dio. Ma se ci fermiamo a fare congetture,
allora le nostre supposizioni valgono quanto quelle del nostro guru, e
sono altrettanto illusorie.

Domanda: Vi sono vari concetti di Dio nel mondo di oggi. Qual è il suo
pensiero riguardo a Dio?

J. Krishnamurti: Prima di tutto dobbiamo scoprire cos’è che noi
intendiamo per concetto. Che cosa intendiamo per processo del
pensiero? Perché, dopo tutto, quando formuliamo un concetto, diciamo
di Dio, la nostra formula o concetto deve essere il risultato dei
nostri condizionamenti, non è così? Se crediamo in Dio, indubbiamente
il nostro credo è il risultato dell’ambiente che ci circonda. Vi sono
coloro che vengono educati a negare Dio sin dall’infanzia e coloro che
vengono educati a credere in Dio, come è per la maggior parte di voi.
Dunque noi formuliamo un concetto di Dio a seconda della nostra
educazione, delle nostre esperienze passate, delle nostre avversioni,
di quello che ci piace o non ci piace, delle nostre speranze e paure.
Ovviamente dunque, fino a quando non comprendiamo il meccanismo del
nostro stesso pensiero, i meri concetti di Dio non hanno nessun
valore, non è così? Perché il pensiero può proiettare quello che
vuole.

Può creare e negare Dio. Ognuno di noi può inventare o distruggere Dio
in base alle proprie inclinazioni, ai propri piaceri e dolori. Quindi,
fintanto che il pensiero rimane attivo, inventando, formulando, non
potremo mai scoprire ciò che è al di là del tempo. Dio, o il reale,
può essere scoperto solo quando il pensiero giunge alla fine.
Adesso, quando lei mi chiede: “Qual è il suo pensiero riguardo a
Dio?”, lei ha già formulato un suo proprio pensiero, non è vero? Il
pensiero può creare Dio e fare esperienza di ciò che esso stesso ha
creato. Ma certamente questa non è vera esperienza. Il pensiero sta
sperimentando soltanto la propria proiezione, dunque non è reale. Ma
se lei e io possiamo vedere la verità di tutto ciò, allora forse
avremo esperienza di un qualcosa molto più grande che non una mera
proiezione del pensiero.
Al giorno d’oggi, mentre all’esterno vi è una sempre maggiore
insicurezza, cresce ovviamente un intenso desiderio di sicurezza
interiore.

Dal momento che fuori non possiamo trovare sicurezza, la cerchiamo in
un’idea, nel pensiero, e così creiamo ciò che chiamiamo Dio, e quel
concetto diventa la nostra sicurezza. Adesso, una mente che cerca la
sicurezza certamente non può trovare ciò che è reale, vero. Per capire
quello che è al di là del tempo il pensiero deve porre fine alle
proprie invenzioni. Il pensiero non può esistere senza le parole, i
simboli, le immagini. Soltanto quando la mente è quieta, affrancata
dalle sue stesse creazioni, vi è una possibilità di scoprire ciò che è
reale. Quindi il semplice chiedere se vi sia o no Dio è una risposta
immatura al problema, non è così?
Formulare opinioni su Dio è davvero infantile.

Per avere esperienza, per capire ciò che è al di là del tempo,
dobbiamo ovviamente capire il processo del tempo. La mente è il
risultato del tempo, è basata sui ricordi di ieri. Ed è possibile
liberarsi da quella moltiplicazione di ieri che costituisce il
processo del tempo?

Questo è certamente un problema molto serio; non è questione di
credere o non credere. Il credere o non credere sono processi
dell’ignoranza, mentre la comprensione della qualità vincolante del
tempo nel pensiero porta a quella libertà soltanto nella quale la
scoperta è possibile. Ma la maggior parte di noi vuole credere solo
perché è più comodo; ci dà un senso di sicurezza, un senso di
appartenenza a un gruppo. Indubbiamente questa convinzione ci separa;
voi credete in una cosa e io in un’altra. Così le credenze agiscono da
barriera; è un processo di disintegrazione.

Quello che è quindi importante non è credere o non credere, ma
comprendere il processo della mente. E la mente, è il pensiero che
crea il tempo. Il pensiero è tempo, e qualsiasi cosa progettata dal
pensiero deve appartenere al tempo; per tale ragione il pensiero non
ha alcuna possibilità di andare oltre se stesso. Per scoprire quello
che è al di là del tempo il pensiero deve giungere alla fine, e questa
è una cosa estremamente difficile perché la fine del pensiero non
giunge attraverso una disciplina, né attraverso il controllo, o il
diniego, o la repressione. Il pensiero finisce solo quando
comprendiamo l’intero processo del pensare, e per comprenderlo è
necessaria la conoscenza di sé. Il pensiero è il sé, è la parola che
identifica se stesso come il 'me`, e qualunque sia il livello, basso o
alto, in cui è posto il sé, si troverà sempre nell’ambito del
pensiero.

Per trovare Dio, ciò che è oltre il tempo, dobbiamo comprendere il
meccanismo del pensiero - vale a dire, il processo di se stessi. Il sé
e molto complesso; non si trova a un livello qualunque, ma è
costituito da molti pensieri, molte entità, ognuna in contraddizione
con le altre. E necessaria una costante consapevolezza di tutto, una
consapevolezza senza scelta, né condanna o paragoni; ciò significa che
vi deve essere la capacità di vedere le cose così come sono, senza
distorcerle o interpretarle. Nel momento in cui giudichiamo o
traduciamo ciò che abbiamo visto, lo distorciamo in base alla nostre
esperienze precedenti. Per scoprire la realtà o Dio non dobbiamo avere
credenze, perché l’accettazione o il diniego sono barriere che poniamo
alla scoperta. Noi tutti vogliamo essere sicuri sia esteriormente sia
interiormente, ma la mente deve capire che la ricerca della sicurezza
è un’illusione. E soltanto la mente insicura, la mente completamente
libera da ogni forma di possesso, quella che può scoprire - e questo è
un arduo compito. Non significa che bisogna ritirarsi nei boschi o in
un monastero, o isolarsi in qualche credo particolare; al contrario,
nell’isolamento non può esistere nulla. Esistere è porsi in relazione;
è soltanto nelle relazioni che possiamo spontaneamente scoprire noi
stessi così come siamo. È proprio questa scoperta di noi stessi come
veramente siamo, senza alcun senso di condanna o giustificazione, che
porta a una fondamentale trasformazione in ciò che siamo. Questo è
l’inizio della saggezza.

Domanda: La funzione della mente è pensare. Ho passato molti anni
pensando a quelle cose che noi tutti sappiamo — affari, scienza,
filosofia, psicologia, arte, e via dicendo — e adesso penso molto a
Dio. Studiando le testimonianze di un grande numero di mistici e di
altri scrittori religiosi, mi sono convinto dell’esistenza di Dio, e
posso dare al riguardo il contributo del mio pensiero. Cosa c’è di
sbagliato in questo? Il pensare a Dio non aiuta a portare alla Sua
realizzazione?

J. Krishnamurti: Può pensare a Dio? Può essere convinto dell’esistenza
di Dio perché ha letto tutte le testimonianze? Anche l’ateo ha le sue
testimonianze; probabilmente l’ateo ha studiato tanto quanto lei, e
dice che Dio non esiste. Lei crede che vi sia Dio, e lui crede il
contrario; entrambi avete le vostre convinzioni, entrambi avete
passato del tempo pensando a Dio. Ma prima di pensare a qualcosa che
non conoscete, dovete scoprire cosa sia il pensare, non è vero? Come
potete pensare a qualcosa che non conoscete? Potete aver letto la
Bibbia, la Bhagavad Gita, o altri libri in cui vari studiosi eruditi
hanno abilmente descritto cosa è Dio, asserendo una cosa e smentendone
un’altra; ma fintantoché non conoscete i meccanismi del vostro stesso
pensiero, qualsiasi cosa pensiate di Dio potrebbe essere stupida e
meschina, e generalmente lo è. Potete accumulare una grande quantità
di prove sull’esistenza di Dio, e scrivere articoli davvero
intelligenti sul tema, ma sicuramente la prima domanda sarà: come
sapete che ciò che pensate è vero?

Può il pensare portare all’esperienza di ciò che è inconoscibile? Il
che non significa che voi dobbiate accettare emotivamente o
sentimentalmente delle sciocchezze su Dio. Quindi non sarebbe
importante scoprire se la vostra mente è condizionata, piuttosto che
cercare ciò che è non condizionato? Certamente se la vostra mente è
condizionata, e lo è, per quanto possa indagare la realtà di Dio,
potrà solo mettere insieme conoscenze o informazioni a seconda del
proprio condizionamento. Perciò il vostro pensare a Dio è una completa
perdita di tempo, un congetturare senza valore. È come il mio stare
seduto in questo boschetto desiderando di essere sulla cima di quella
montagna alle mie spalle. Se voglio davvero scoprire cosa c’è sulla
cima della montagna e oltre, devo scalarla. Starmene seduto qui a fare
ipotesi, costruire templi, chiese, ed emozionarmi a proposito di tutto
ciò, non serve a niente.

Quello che devo fare è alzarmi, camminare, lottare, sforzarmi,
arrivare li e scoprire; ma poiché la maggior parte di noi non vuole
farlo, ci accontentiamo di starcene qui seduti facendo congetture su
qualcosa che non conosciamo. E io dico che questo congetturare è un
ostacolo, un deterioramento della mente, non ha assolutamente alcun
valore; conduce soltanto l’uomo a una maggiore confusione, a una
maggiore sofferenza.

Dio è qualcosa di cui non si può parlare, che non può essere tradotto
in parole, perché deve rimanere per sempre il non conosciuto. Nel
momento in cui il processo di riconoscimento ha inizio, siete
ritornati nell’ambito della memoria. Avete capito? Diciamo, per
esempio, che voi avete un’esperienza momentanea di qualcosa di
straordinario. In quel preciso istante non vi è nessuno che pensa:
“Devo ricordarmi di questo”, vi è soltanto lo stato in cui si
sperimenta. Ma non appena quel momento passa, il processo di
riconoscimento si manifesta. Vi prego di seguirmi. La mente dice: “Ho
avuto un’esperienza meravigliosa e vorrei che si ripetesse”, e così
comincia la lotta per avere di più. L’istinto di acquisizione, il
perseguimento del possesso, dell’ottenere di più, si manifesta per
vari motivi: perché vi procura piacere, prestigio, sapere, perché vi
fa diventare un’autorità, e tutte le altre sciocchezze del genere.

La mente persegue ciò di cui ha avuto esperienza, ma ciò di cui ha
avuto esperienza è già passato, morto, andato. Per scoprire ciò che è,
la mente deve morire a ciò di cui ha avuto esperienza. Non si tratta
di qualcosa che può essere nutrito giorno per giorno, messo insieme,
accumulato, trattenuto, per poi parlarne e scriverci sopra.

Tutto quello che possiamo fare è vedere che la mente è condizionata, e
comprendere il meccanismo del nostro stesso pensare attraverso la
consapevolezza di sé. Devo conoscere me stesso non come mi piacerebbe
essere idealmente, ma come sono realmente, per quanto brutto o bello,
per quanto geloso, invidioso, avido. Ma è molto difficile vedere
quello che siamo senza provare il desiderio di cambiario, e lo stesso
desiderio di cambiamento è un’altra forma di condizionamento; ed è
così che procediamo, andando da un condizionamento a un altro, senza
mai fare esperienza di qualcosa che sia al di là di ciò che è
limitato.


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