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 L'eterno presente - L'interdipendenza - Gli skanda
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Inserito il - 10/02/2017 : 12:00:13  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
L'eterno presente – L'interdipendenza – Gli skanda - 1

Introduzione al Buddhismo Theravada:
Quarto Dialogo: L’eterno presente – L’interdipendenza – Gli skanda (parte 1)

di Guido Da Todi


Prima parte del quarto capitolo di “Introduzione al Buddhismo Theravada” –
di Guido Da Todi

“L’eterno presente – L’interdipendenza – Gli skanda”

(Indice del quarto capitolo)

Breve ricapitolazione del contenuto dei precedenti 3 Dialoghi (00,01) - La
terza suddivisione dell'Ottuplice Sentiero ("Retto Sforzo, Retta
Consapevolezza e Retta Concentrazione") racchiude integralmente le
metodologie meditative e la profonda analisi del subconscio insegnate da
Buddha e formerà l' oggetto di questo quarto Dialogo (06,00) - Buddha non
accettò l'insegnamento dei due grandi yoghi del suo tempo - Alara Salama e
Ramaputta - che gli proponevano il metodo - allora ed anche oggi largamente
diffuso - della meditazione Samatha - e addivenne alla meditazione
vipassana, che svilupperemo tra poco (07,30) - Il "Risveglio". Perchè il
buddista maturo viene chiamatato: "Risvegliato?" (08,31) - Cosa
sgnifica:"Consapevolezza"? (09,00) - Cosa sono gli"skanda"? (09,10) - Il
metodo, peculiare a Buddha, di analisi delle sensazioni del corpo umano
(09,40) - Quale valore cosmico Buddha vede nella fisicità? (10,10) - In che
consiste la “meditazione corporea", insegnata da Buddha? (10,20) – Si
espone il rapporto tra il Buddha e tutti gli altri Avatar e Guru planetari
(11,10) - Ogni Scuola Spirituale precedente a Buddha prepara il discepolo -
volutamente, oppure no - all'Insegnamento del Dharma (12,00) - Buddha ha
riscoperto
"l'Antico Sentiero della Luce e della libertà" - che era conosciuto dai
Grandi Illuminati dell'oriente (12,30) - Riferirsi a Buddha non significa
rinnegare tutti i Maestri precedenti a Lui; ma, vederli
propedeutici alla Sua Rivelazione (13,40) - L'episodio di Buddha e
dell'"allegra brigata", nella foresta." La prostituta ladra. "Cercate voi
stessi e non il denaro che vi è stato rubato!.." L’abate buddista del
monastero italiano Santacittarama, Ajahn Chandapalo,:"Da soli, riuscirete a
realizzare "la vita così come essa è" - se vorrete sperimentare
l'Insegnamento di Buddha" (18,20) - Iniziamo, ora, ad esaminare i contenuti
della "Retta Consapevolezza" (19,20) - Esattamente qui, inizia
l'insegnamento della meditazione interiore - vipassana - insegnata da
Buddha (19,40) – Vivere nell'eterno presente (20,00) - Non andare verso il
passato, non crearti aspettative per il futuro, perchè il primo non esiste
più ed il secondo deve ancora venire. E' il presente la pietra angolare
della perfetta letizia [Buddha] (20,30) - Le due mortali forme di illusione
dell'uomo e della donna: il passato ed il futuro (21,30) - Perchè queste
due forme di illusioni sono tali? (23,00) - "Tu, mentre te ne stai seduto
nel tuo salotto, come realizzi, nella tua coscienza, l’ eterno presente?"
(25,00) – La mente, o si rintana nel passato, o corre verso il futuro; ma,
stenta moltissimo ad "assestarsi" nel saldo presente (26,30) - Il passato
non ci mostra frammenti vitali di esso, mentre guardiamo nella sua
direzione, ma solo una riproduzione mentale delle esperienze che vivemmo, e
che non esistono, oramai, più (27,00) - "Riprendi, quindi, i sensi! Torna a
calcare il presente! Lascia i fantasmi" del passato e le attrazioni verso
un futuro-fantoccio (28,00) - Il presente: l'"isola, oltre la quale non si
può andare"...(29,00) - La coscienza del presente è la "pratica liberatrice
della consapevolezza" (30,00) - Ecco, l'inizio della Retta Consapevolezza
(30,10) - Fare tutto con attenzione; esprimersi, senza avere innestato "il
pilota automatico" della perenne distrazione individuale e
ell'imbambolamento della propria mente; osservare ogni nostro atto
interiore ed esteriore, traendone i più profondi significati: queste, sono
alcune delle prime regole esistenziali del seguace del Dharma - che, così,
procede verso il lampo finale dell'Illuminazione e del Risveglio (30,30) –
Le poetiche parole del noto buddista italiano, Flavio Pelliconi,
sull'eterno presente, sulle illusioni del passato e del futuro dell'uomo
comune (31,30) - La "bava mentale" dell'illusorietà di un passato e del
desiderio di un futuro - che è rifiuto del "qui ed ora" - si ravvoltola in
ogni scheggia del presente eterno e lo allontana sempre più dalla nostra
necessità di chiarezza, risveglio e
consapevolezza (34,00) - "Qual è la tua attuale esperienza del tempo e
dello spazio, e dell'"adesso"? (34,30) - Tutti noi andiamo verso le
esperienze quotidiane della vita, avendone già "preconfezionato" - a
livello mentale - il modo con cui esse si presenteranno a noi. Sino a
vivere, non già la fresca attualità delle cose, ma quel che ci immaginiamo
sia quel attualità (35,40) – Noi "ruminiamo" pensieri ed immaginazione,
senza più nutrirci della realtà, che produsse quei pensieri e quel
immaginazione. Noi pre-confezioniamo ogni nostra reazione alla vita, prima
ancora che queste reazioni si mostrino (36,20) - Che rapporto ha
l'esperimento di Pavlov con le reazioni mentali della media umanità (38,30)
- Come il ragno avvolge le sue prede con la seta che produce, così noi
avvolgiamo - oramai, per abitudine - la fresca oggettività vergine delle
cose, con il nostro costante parlottio mentale (41,00) - La Retta
Consapevolezza serve a riportare costantemente l'uomo e la donna, al
loro "qui ed ora", in un'attenzione calda e tenera verso le cose tutte
della vita, fino a toglierli fuori dallo spesso infeltrimento mentale, di
cui abbiamo parlato sinora (43,40) – La padronanza dell'eterno presente è
una pietra angolare, un codice fondamentale della Retta consapevolezza
(44,00) - Parole del Buddha, che riguardano quella "l'attenzione
illuminata" che
dovrà avere il praticante, durante la sua giornata, sui dettagli delle
situazioni che vive (45,00) – La consapevolezza in ogni Suo atto quotidiano
risvegliò in Buddha la più intensa misericordia su tutte
le creature della terra, dalla più infima alla più santa (47,30) - Questa è
la piena sperimentazione della Via del Dharma (49,30) - "Essere consapevoli
di ogni atto che compiamo rappresenta il massimo livello di meditazione
vipassana, per ogni praticante la Dottrina del Dhamma" (51,20) - Tale
livello, alla fine, diviene del tutto privo di sforzo (53,00) - La
meditazione vipassana non è un prendere, uno stringere; ma, un lasciare
andare, "un abbandonare la stretta mentale" (53,20) – Le esperienze di
Guido, fatte nei lunghi anni dei suoi studi e durante le sue meditazioni
yoga e quelle, invece, successive, che gli provengono dalla Via del Dhamma
(56,00) - La meditazione vipassana non ha soluzione di continuità fra
quella che si svolge in determinati orari del giorno e il suo
prolungamento, durante l'attenzione vigile e consapevole che il meditante
esprime in ogni suo atto e pensiero quotidiano (58,00) - Questi, sono
aspetti della Retta Consapevolezza (58,30) - L'interdipendenza (Sunyata)
delle cose, uno dei postulati della Dottrina di Buddha – Senza comprenderla
mancherà qualcosa di fondamentale alla libertà che offre la via del Dhamma
(1,02) - La rete dei rapporti universali - o karma - che forma ogni tessuto
senziente dell'esistenza, ed a cui
ogni cosa è inestricabilmente legata - La "rete dell'esistenza" (1,03) -
Ogni frammento della rete vive e pulsa, assieme a tutto il resto (1,05) - E
respira (81,06) - Il mistero dei nostri "respiri", telaio agli infiniti
cicli di vita impermanente, che si susseguono nel cosmo (1,09) -
Il "pacchetto delle esistenze personali" si "riproduce" e si "clona" nelle
nuove rinascite, utilizzando le spore karmiche, gemmate dalle esistenze
precedenti (1,11) - Ognuno di noi - ed ogni cosa - è uno "snodo",
una "vite", in un apparato infinito, legata a se stessa ed alle sue parti,
che non ha un inizio, né una fine. Lo scheletro di questo apparato è solo
il karma, o la legge di causa e di effetto (1,15) - Ogni nostra malinconia,
ogni dolore, ogni gioia si riflettono nell'universale; il peccato di ognuno
è il peccato del tutto; la virtù di ognuno, la virtù degli altri (1,16) -
Non è vero che dopo avere realizzato l'inesistenza finale del nostro sé
perdiamo ogni senso della vita ("Sbagliato è dire che non
esisti...Sbagliato è dire che esisti...); piuttosto, noi diveniamo più
immensi, più teneri, più
comprensivi e inebriati di amore (1,20) - Se non lo abbiamo provato,
nessuno al mondo potrà
trasmetterci questa sensazione ineffabile di "Non Sè e di Non Forma" (1,21)
- La morale buddista è
di vivere ogni ciclo impermanente come se fosse eterno e trarre
dall'"essere formale" il messaggio
del "Non Essere Informale" (1,23) - La Non Forma è costituita dai cicli
impermanenti della Forma.
E l'Una non potrebbe esistere senza l'Altra (1,24) - La vita non ha un
“obiettivo finale" da
raggiungere; essa "si svolge" eternamente, nella legge del karma e
dell'interdipendenza mentre,
sullo sfondo, procede lo scorrere delle 4 Nobili Verità (1,25) - Analisi
degli Skanda - Delle
meditazioni samatha e vipassana - Delle sensazioni fisiche subconscie, come
vengono insegnate da
Buddha - Perchè nella Dottrina del Buddha viene data così tanta importanza
alla fisicità? (1,28) - La
"lama di luce" mentale che il meditante vipassana fa scorrere sul suo corpo
ed all'interno di esso,
traendone delle sensazioni, spesso, antichissime e traducendone, così, i
geroglifici celati (1,28) -
Tutto il cosmo delle energie e della materia è, secondo Buddha,
riconducibile all'interno della nostra
esperienza corporale (1,29) - Egli ci insegna a non fare una separazione
fra l'aspetto solido e quello
energetico del corpo (1,30) - La fisicità dell'uomo è un tutto uno con la
sua mente - In ogni
pensiero esiste una traccia di materia; e viceversa (1,31) - La materia
produce la mente e la mente
produce la materia (1,33) - Analisi dettagliata degli skanda. I 4 Elementi
fondamentali (Terra, Aria,
Acqua, Fuoco) sono il primo skanda - (1,35) - Loro analisi dettagliata ed
esoterica (1,37) - Il
secondo skanda sono i sensi (spiegazione) - (1,39) - Molto sottilmente, i
sensi pervadono la nostra
mente e conoscerli significa controllare questa ultima (1,40) -
Caratteristiche psicologiche dei 4
elementi (1,42) - Cosa è la sensazione? Siete sicuri di conoscerne a fondo
la struttura più intima?
(1,43) - Il terzo skanda sono le nostre percezioni, che risultano dal
rapporto che i nostri sensi hanno
con l'esterno e con la mente. Le percezioni si manifestano come desiderio,
neutralità e repulsione
(1,45) - Le sensazioni nuove e quelle antiche, celate nel subconscio,
addirittura da esistenze passate
(1,48) - Il quarto skanda sono le strutture mentali, il pensiero, la
volontà dinamica nati dalle
percezioni. Il karma (1,52) - Il pensiero, l'azione, l'abitudine, il
carattere.. ed ecco apparire un
vapore mercuriale, figlio dei 4 skanda: il quinto: la coscienza sensoriale,
il senso (impermanente) di
un io (1,53) – Si espone, a questo punto, un esempio concreto di come un
individuo si costruisca
un io, per poi disgregarlo (1,54) - Ed è proprio sull'agglomerato degli
skanda che Buddha fa
intervenire l'azione del meditante. Questo è un metodo peculiare all'Avatar
e a nessun altro (1,55) -
Come si sviluppa la sofferenza dell'uomo, a partire dalla trascurabile
nicchia di questi skanda?
(1,57) - Si completa la spiegazione complessa dei 5 skanda individuali
(1,58) - Ancora l'"eterno
presente" (1,59) - Le due direzioni verso le quali oscilla costantemente la
natura senziente degli
esseri sono il desiderio e la repulsione (2,02) - Per Buddha è importante
la conoscenza illuminata
del corpo, in cui nascono le sensazioni; che ci trascinano verso la
sofferenza - ingigantendosi, man
mano, in noi, come una valanga psichica - E' nel nido degli skanda che
nasce integralmente il
nostro futuro - di beatitudine, o di dolore (2,05) - Imparare a
riconoscere, risvegliare e seguire le
nostre sensazioni ci rende padroni di quel metodo di salvazione precipuo,
contenuto nel sistema
vipassana, che è capace di portarci via dal ciclo delle rinascite e di
samsara (2,08) - La chiave che
ci insegna Buddha è di divenire semplici "testimoni" equanimi, momento per
momento, delle
esperienze e delle visioni impermanenti delle cose, in modo che le
sensazioni smettano di attivarsi
nelle due direzioni dell'attrazione e della repulsione (2,09) - "Lasciare
andare" il desiderio ed
"ospitare" in noi la sofferenza (2,10) –

___________________


“L’eterno presente – L’interdipendenza – Gli skanda”

Buongiorno, e anche oggi ben trovati!
Questo è il nostro quarto dialogo.
Nel primo abbiamo introdotto il buddismo; e parlato di cosa siano i Buddha,
e del nostro attuale Buddha Gotamo, della sua vita e della sua reggia,
della sua ribellione alla dorata esistenza che faceva; della sua scoperta
del dolore, del suo allontanamento dalla casa paterna, della sua
illuminazione; e, poi, vi abbiamo dato delle notizie interessanti sulla
costituzione, sulla struttura del buddismo….. da 2600 anni esiste questa
dottrina. …sulla sua distribuzione geografica… insomma, abbiamo posto le
basi di quello che è il buddismo storico, e il buddismo sostanziale,
concettuale.
Nel secondo dialogo abbiamo parlato delle Quattro Nobili Verità, che
abbiamo visto essere la gemma, diciamo così, la scoperta, la visione di
Buddha. Non le voglio ripetere qui – perché, se no, ad ogni dialogo si
replica il precedente…
Queste Quattro Verità sono ben racchiuse nel secondo dialogo, nella seconda
registrazione.
Nel terzo dialogo, appena terminato, sono stati approfonditi i contenuti
dell’Ottuplice Sentiero.
In effetti, il messaggio che Buddha che ha dato all’umanità, la chiave di
libertà perché tu possa liberarti dall’attuale peso delle rinascite e del
dolore, della sofferenza, consiste nelle Quattro Nobili Verità e
nell’Ottuplice Sentiero: cioè, in un sistema di vita e di meditazione che
ti permetta di sperimentare…
Sperimentare: questo è importante!
Buddha insegna…certamente insegna teoricamente… una verità, ma dona anche
le chiavi adatte a verificare ed a realizzare sulla propria pelle, sul
proprio animo, la profonda, totale libertà, che egli propone.
Ed insiste a dire:
“…Non devi credere a queste cose meravigliose, perché le pronuncio io; né
devi prestare fede a ciò che ti viene detto - fosse anche una divinità, o
fosse anche un grande guru a rivelartele; ma, le devi sperimentare, devi
stringere tra i denti la moneta e saggiarne la validità dell’oro…”
Quindi, nell’Ottuplice Sentiero, nelle Quattro Verità Buddha insegna il
metodo per liberarsi dalle rinascite, nel samsara
Il terzo dialogo, ha esposto cosa fosse il Nobile Sentiero.
Ripetiamo: il sentiero è, semplicemente, la vita che deve incarnare, che
deve scegliere ogni seguace del Dhamma; una vita di santità laica…tra
l’altro, molto molto entusiasmante… molto entusiasmante.
Abbiamo accennato che “buddista” è un termine improprio.
È vero che esiste da 2600 anni, ed è vero che, da decadi, sia i monaci -
queste fantastiche persone! - sia i seguaci occidentali del buddismo
vengono chiamati buddisti.
Ma, ricordiamoci che prima ancora che il messaggio del Buddha fosse
conosciuto in occidente – diciamo, fino a ottanta, cento anni fa - tutti
coloro che seguivano i suoi insegnamenti venivano chiamati “seguaci del
Dharma”.
I quali seguaci del Dharma realizzavano in sé le Quattro Nobili Verità e
incarnavano l’Ottuplice Sentiero.
Un Ottuplice Sentiero, che è stato integralmente l’oggetto del terzo
dialogo, appena finito.
Abbiamo detto, appunto, che esso si divide in tre grandi androni, in tre
grandi tronconi, ognuno dei quali contiene all’interno alcuni degli 8
scalini che lo formano, Integralmente
E, cioè, c’è la saggezza, che è il primo androne dell’Ottuplice Sentiero…
che espone quelle che Buddha chiama la retta comprensione e la retta
aspirazione.
C’è il secondo androne, che comprende la retta parola, la retta azione ed i
retti mezzi di sostentamento.
E c’è anche il terzo androne che contiene gli ultimi tre scalini del
sentiero, cioè il retto sforzo, la retta consapevolezza, e la retta
concentrazione, che fan parte dell’androne chiamato concentrazione.
Il terzo androne racchiude, in gran parte, per l’80%, tutto il sistema,
chiamiamolo così, meditativo, insegnato da Buddha.

Quindi:
- retta comprensione, retta aspirazione, retta parola, retta azione, retti
mezzi di sostentamento, retto sforzo - di cui, sin qui, abbiamo parlato nel
terzo dialogo.
Rimangono da analizzare: la retta consapevolezza e la retta concentrazione,
che saranno oggetto, e ben nutrito argomento, del presente dialogo.
In questo quarto dialogo, quindi, contenuti nella retta consapevolezza e
nella retta concentrazione, inizieremo ad insegnare il metodo dettagliato
della meditazione Vipassana, che ci proviene da Buddha.
Ricordate?... Lui andò dai due più grandi yogi del suo tempo, che
riassumevano in loro le conoscenze metafisiche, e di ogni altro tipo di
meditazione, conosciute, a quel tempo, in India.
Erano delle celebrità; ma, egli non accettò il loro tipo di meditazione –
quella classica - che viene chiamata, e veniva chiamata anche allora,
Samatha (che dà il Samadhi); usualmente fatta, anche oggi, da coloro che
seguono le scuole di meditazione, e le scuole di contemplazione - siano,
questi, fedeli di chiese, e credenti in religioni del passato, del
presente; o siano essi appartenenti a vere e proprie scuole iniziatiche,
che usano la meditazione Samatha.
Buddha ci insegnò la meditazione Vipassana, perché diceva che l’altro tipo
di meditazione non dà la libertà.
Studieremo i significati del risveglio….
….Perchè il buddista viene chiamato risvegliato? Perché viene detto
illuminato?... e studieremo, nel presente dialogo, cosa significa il famoso
termine:
“consapevolezza”
Perchè i seguaci del Dharma, i buddisti, debbono attivare in se la
consapevolezza?
Cosa è consapevolezza?... di cosa?...
Consapevolezza individuale, consapevolezza cosmica….
Studieremo, in definitiva – ecco…. la chiamerei la grande scoperta di
Buddha, la grande rivelazione; ossia, la vera struttura fondamentale
dell’uomo…
Gli Skanda.
Abbiamo già detto che Buddha rappresenta un po’ il “rasoio di Okkam”; cioè,
Egli dà un taglio e sintetizza tutti, gli argomenti esoterici - a partire
dai corpi sottili, dalle anime, e dai piani invisibili ecc.- riducendo ogni
cosa a ciò che chiama gli Skanda.
E, quindi, studieremo anche questi, nel presente dialogo.
Cercheremo di conoscere la chiave del profondo subconscio, peculiare
dell’insegnamento di Buddha…. riguardo all’analisi delle nostre
sensazioni...
Tutto suo, tutto particolare, questo sistema delle sensazioni del corpo
umano….
Ogni seguace del Dharma adibisce la sua giornata, oltre alla piena
consapevolezza
– che non abbiamo ancora spiegato - a percepire, a gestire ed a scoprire il
segreto delle sensazioni del corpo umano…
Perché? Cosa ha il corpo umano di particolare, in rapporto alla felicità
finale dell’uomo, secondo Buddha?
La sua meditazione corporea ? Che cosa è? A cosa serve?
Vorrei, però, a questo punto, aprire un inciso.
Probabilmente, molti tra coloro che ascoltano questi dialoghi, nel sentirmi
ripetere “il primo uomo illuminato” – quando mi riferisco al Buddha –
potrebbero chiedermi: “…Ma, allora, scusami, tutti i miei guru, tutti i
guru che, da Cristo a Babaji, a Sri Yukteswarji, a Yogananda - e tanti
altri maestri indiani… o, anche, maestri occidentali, non sono, anch’essi,
illuminati?...”
Allora, vorrei chiarire il punto.
Ascoltatemi, amici miei…
Inserendomi nella rivelazione dei Bodhisattva, dei Buddha, e spiegandovela,
io non affermo assolutamente questo!
Ho varie volte detto che ogni precedente scuola iniziatica – o, se volete,
la vita stessa - prepara il discepolo, direttamente, o indirettamente, fino
a deporlo ai piedi dell’infinito cosmo…
E, quindi, non va messa da parte… non vanno elusi i sistemi di meditazione,
e le persone e i santi che sono esistiti, fino ad oggi, prima e dopo
Buddha….
Assolutamente! Sono tutti serviti a costruire il vasello sacro dei
contenuti dell’anima planetaria …
Voglio anche aggiungere che le verità espresse Buddha - Lui stesso lo
afferma sono preesistenti ad ogni uomo; Egli esclamò, dopo l’illuminazione
“…io ho riscoperto l’Antico Sentiero!..”
Ve lo ricordate? Ne abbiamo parlato!
Quanto Buddha rivela era già conosciuto nell’antichità … solo che Lui lo ha
riscoperto… ed ha aggiunto qualcosa di Suo.
Quindi, i grandi profeti illuminati, conosciuti o meno, secondo me,
certamente sapevano quanto ha insegnato Buddha…
È compito planetario che un Buddha, un predestinato, venga, poi, ad
indicare e a porgere all’uomo il gioiello che contiene all’interno la luce
di tutti gli altri gioielli….
Perciò, quando affermo – riferendomi a Sakyamuni: “…Il primo Illuminato” -
ecco, è per quanto riguarda un aspetto formale, un aspetto non sostanziale.
Egli ha dissepolto e saputo esporre una verità, che già tempi immemorabili
conoscevano…
Sicuramente, Cristo, ed i grandi fondatori delle supreme religioni, avevano
in sé, potenzialmente, questi contenuti
Buddha ce li ripropone in modo autorevole, in modo planetario.
Riferirsi al Buddha non significa, quindi, eliminare tutto ciò che noi
abbiamo avuto prima di lui; non significa rinnegare tutti coloro che
abbiamo amato: i nostri guru; vuol dire, semplicemente, accettare il ruolo,
diciamo così, di rivelatore integrale della verità di Buddha, e accettare
il fatto che Lui sia il Buddha del nostro attuale ciclo.
Questo è tutto!
Quindi, ricomponiamo le varie verità, e diciamo che Buddha ne contiene in
sé il mosaico completo, che anche altri grandi esseri, altri guru
orientali, conoscono; ma, che non era, per il momento, loro compito esporre
come verità suprema, come è stata rivelata da Buddha.
In effetti, a cosa servono questi dialoghi riassuntivi che stiamo facendo
assieme?
Prima di andare avanti, voglio raccontarvi un episodio, un episodio che ha
narrato un monaco del convento Santacittarama.
Un giorno, Buddha era immerso in profonda meditazione, in una bellissima
foresta…( ….come è importante la foresta nella tradizione buddista…… apro
un breve inciso….molti monaci della tradizione theravada sono chiamati
anche “monaci della foresta”, perché passano degli anni – pensate!.. degli
anni…- a meditare da soli, in capanne, ad imitazione di Buddha…)… ebbene
Buddha stava meditando ed ecco che, con una certa confusione, arriva un
gruppo di giovani… di ragazze e di ragazzi del tempo…vocianti, gioiosi,
rumorosi….
Erano dei giovani gitanti, in quella foresta. Erano tutti delle coppie; ma,
uno di questi giovani non aveva una compagna fissa, ed aveva pagato una
prostituta, per starsene, quel pomeriggio, con lui….
Questi giovani presero a scherzare, strillare, ridere, senza accorgersi di
Buddha, che stava meditando, da una parte.
Essi fecero colazione, finché non venne l’ora del pomeriggio, e tutti si
misero a schiacciare, allora, un riposino.
Una volta svegliati, dopo un’oretta….oh!... incominciano le strilla!...
Perchè la prostituta aveva approfittato, mentre tutti dormivano, di
sfilare, ad ognuno, la borsa, il denaro, i gioielli…ed era fuggita.
Ed allora queste ragazze, questi ragazzi iniziarono a cercare, sia la
prostituta, che gli oggetti che mancavano loro… a chiedersi dove stesse la
ladra, ad agitarsi ovunque e a fare chiasso…erano proprio disperati.!
Ad un certo punto ecco giungere Buddha, che dice:
“…State cercando tutti questi oggetti materiali… ma perché non cercate voi
stessi, invece?...”
Fu talmente giusto, logico e tempestivo il suo intervento, che, narra la
tradizione, tutti quei giovani divenissero suoi discepoli…
Ecco perché ritengo importanti questi miei dialoghi…anche se, certamente,
vengono espressi da una persona imperfetta…
Essi contengono delle verità giuste, logiche e tempestive per la vostra
attuale reincarnazione.
Ed allora mi auguro, comunque, che possano costituire un’isola e una
sollecitazione a distrarci un poco, a sfilarci via – per qualche ora,
almeno - dai mille interessi che ci allontanano dalla ricerca di noi stessi.
E potessero…potessero questi dialoghi avvicinarci alla scoperta di quello
che ci indica Buddha.
Ricordatevi sempre che Buddha propone fondamentalmente un metodo
sperimentale, come disse Ajahn Chandapalo a chi vi sta parlando…
Di conseguenza, se vorrete applicarvi, riuscirete, anche da soli, poi, a
sperimentare quanto vi viene, qui, rivelato
Torniamo, quindi, all’analisi dell’Ottuplice Sentiero.
Eravamo giunti al terzo grande androne, quello della concentrazione; dopo
quello della saggezza e della moralità. Ed avevamo analizzato il primo
degli scalini, in ordine di sviluppo (anche se sottolineammo la
“contemporaneità” delle qualità che il seguace del dharma deve, comunque e
sempre, affrontare).
La retta comprensione e la retta aspirazione, nel primo androne della
saggezza
La retta parola, la retta azione ed i retti mezzi di sostentamento, nel
secondo androne della moralità
Il retto sforzo, nell’androne della concentrazione, assieme alla retta
consapevolezza.
Attenzione, amici miei! perché stiamo iniziando a parlare di quella
speciale meditazione del mondo interiore, che ci ha insegnato Buddha.
Domandarono al Buddha
“…Come mai i tuoi discepoli sono sempre così allegri e sereni?...”
E la sua risposta fu
“Non rimpiangono il passato, né si preoccupano del futuro; ma, vivono nel
presente…. ecco perchè sono gioiosi…”
Allora, la prima pietra angolare che voi tutti dovete acquisire - e che
rappresenta un enorme potere nella consapevolezza, nella coscienza di ogni
seguace del Dharma è di fratturare, affrontare, la prima illusione, che,
continuamente, ci ferisce e ci colpisce: quella di vivere in modo sfalsato,
come ora dimostreremo
Dice, ancora, Buddha nel Bhaddekaratta Sutta:
“…non seguire il passato, non crearti aspettative per il futuro, perché il
passato non esiste più, e il futuro non esiste ancora. Dà attenzione alle
cose così come sono in questo istante, senza farti tirare dentro da esse,
senza vacillare….così ti devi esercitare. Devi stare attento oggi, perchè
domani, chissà, potrebbe essere troppo tardi… la morte arriva
all’improvviso e non vuol sentire ragione. Se vivrai così, con attenzione,
giorno e notte, allora sì che potrai dirti saggio.!...”
E difatti, una delle fondamentali indicazioni che fornisce Buddha è quella
dell’eterno presente.
In effetti, tu sai, che mi stai ascoltando di essere intrappolato - come
Ercole, che stringeva i due serpenti, da bambino, nella forza delle sue
mani – tu sai di essere intrappolato in due forme di illusioni: il passato
ed il futuro.
È inutile dire che – e su ciò sono d’accordo tutti i più preparati
psicologi e tutti i più grandi esoterici - il fatto che noi si sia immersi
nell’illusione del trascorrere del tempo è perentoriamente un’illusione del
nostro cervello…
Noi vediamo che, a un certo punto, declina la giornata, é vero?
Si passa nel crepuscolo, dal sole vivace che c’era prima; e, poi,
finalmente, tutto, attorno a noi, comincia a divenire buio; ed ecco,
ancora, che la notte trascorre… ed albeggia, di nuovo, lentamente…. e
ritorna il sole. Ciò offre l’illusione che stia trascorrendo il tempo.
Non è vero!...
Lo sapete, perché? Perché, in pratica, è la terra, che gira su se stessa….e
gira anche intorno al sole…. Spostando, così, tutte le sue coordinate
geografiche….
Ovviamente, la parte che guarda in direzione dell’universo, ebbene, vive
immersa nel buio….mentre il volto che osserva il sole, lì, è illuminato.
Mano a mano che la terra gira attorno al proprio perno tutte le sue nazioni
si fanno, a turno, baciare dal sole; ….e, a turno, poi, tornano nuovamente
a guardare verso l’universo, verso l’oscurità…
Ecco, quindi, l’illusione dell’avvicendarsi del tempo…. del tempo che
passa….
Non so adesso, mentre state ad ascoltare questo dialogo, se, per voi, sia
giorno o sera…
Mettiamo che sia giorno… ebbene, amici miei, dall’altra parte della terra è
notte….
Insomma, il passato ed il futuro, il fluire del tempo sono semplici
illusioni; noi restiamo sempre immersi nell’eterno presente; in un presente
che è una dimensione precisa, un presente che è forza, che è energia, che è
vivacità; vivacità della nostra attenzione, del nostro vivere!
Ed allora, ecco che Buddha vuole, un’altra volta, inserirci “nella nostra
isola originaria”.
Dobbiamo, quindi, imparare a conoscere l’esatta dimensione, in cui noi ci
troviamo, perché fervida di intuiti e di energia e di rinnovi.
Ammettiamo – voi che mi ascoltate - che vogliate realizzare che cosa sia
questo eterno presente, e ammettiamo che vi troviate seduti in una bella
poltrona del vostro salotto.
E in quella stanza c’è anche il tavolo lucido, e c’è l’armadio, la
cristalliera, e la finestra…
Ecco, allora, immaginate di starvene seduti e di volere realizzare, in quel
ambiente, l’eterno presente.
Allora, esprimendo il vostro io, vi agganciate mentalmente a quelli che
sono i mobili, il tavolo e la stanza, supponendo di unirvi a degli elementi
dell’eterno presente.
Ebbene, no!
Questo è solo un sassolino del vostro eterno presente….che non è le quattro
pareti del vostro salotto…. ma, anche le strade che non vedete, dietro le
finestre del vostro palazzo; ed il quartiere che voi abitate, e che non
state osservando….è la città.. è la regione in cui vivete… è la nazione… la
sfera planetaria…
Ferve questo eterno presente, che noi neghiamo a noi stessi.
Fateci caso (stiamo parlando del raggiungimento della retta
consapevolezza): la vostra mente, istintivamente, o si rifugia nel passato,
in questa forma pensiero che è una cicatrice….su cui poggia la vostra
dimensione personale… che raramente va incidere in questo vostro eterno
presente, o…
…O va a finire nel futuro….
…Ma, stenta moltissimo - ditemi di no, ditemi di no! - ma, stenta
moltissimo ad afferrarsi, ad esprimersi, a diluirsi nell’eterno presente.
Il passato è passato….
Quando tu ricordi tua madre, la persona che hai amata, una situazione,
ecc... tu non vedi effettivamente tua madre, la persona che hai amato, una
situazione; ma, una loro riproduzione mentale.
Quindi….un’illusione….
Il passato non c’è più.
Il futuro non è ancora venuto, ovviamente….e, quindi, ecco i famosi
serpenti che vi abbrancano e che vi proibiscono quella gioia e quella
stabilità in cui Buddha vuole inserirvi, e che sono la pietra angolare del
primo sforzo…
Ossia, di ritornare a voi stessi…. di riprendere i sensi, come dice Jon
Kabat Zinn, un noto commentatore delle concezioni buddiste, nel suo
“Riprendere i sensi” (Corbaccio Editore).
Il nostro atteggiamento interiore segue un fantasma che ci siamo costruiti
con le proprie mani. La nostra mente – e lo approfondiremo - è legata da
codesti lacci durissimi, come da una seta forte, avvinta in tutte le sue
creazioni, da noi vissute, nel passato e del passato.
Ora… ecco!... sentite!.. (si ascolta un colpo sulla scrivania)…io, adesso,
ho battuto, con le nocche, la scrivania, davanti alla quale mi trovo
…ebbene questo presente non lo afferriamo; questo eterno presente, da cui
nascono tutte le cose che producono la libertà, la gioia e che ci danno una
grande forza… questo presente sconosciuto, che è l’isola oltre la quale non
si può andare…
Questo presente - che ci sanerebbe! - è il paradiso terrestre, occultamente
parlando, e noi continuiamo a non accettarlo, mentre ci rifugiamo, di
continuo, in un passato che non esiste - perché è già passato – e mentre
siamo avvinti a qualche cosa che crediamo debba avvenire, e che non
vediamo: il futuro.
Quindi, lentamente, con fare materno, Buddha prende i suoi discepoli e
incomincia a pulire quella dolorante cicatrice, che hanno nella loro mente,
e li trasporta, pian piano, li fa trapassare e scivolare nell’eterno
presente, nella pratica della consapevolezza…
…Ed a questo punto, ecco!... abbiamo, già, iniziato a parlare del secondo
gradino, fra i tre:
- della concentrazione.
Questa consapevolezza è un atteggiamento, che il seguace del Dharma
acquisisce, durante tutta la giornata.
Egli è attento - e vedremo cosa dice Buddha in proposito - a tutte le
azioni che crea, a tutto ciò che lo circonda; fa ogni cosa, con estrema
attenzione e partecipazione, per non perder di vista il presente, perchè è
da lì che verrà fuori la sfiammata, che dissolverà,la gabbia dell’uccello
prigioniero, ed egli avrà, alla fine, la medesima illuminazione -
ovviamente facendo le debite proporzioni - che si rivelò a Buddha, sotto
l’albero di Bodhi.
Voglio, a questo proposito, leggervi, quanto un valido buddista, molto
conosciuto in web, Flavio Pelliconi dice, in modo intensamente artistico e
con un forte senso della poesia – ma, immerso anche nella nostra cocente
realtà – mentre indica il meccanismo di illusioni che segue chi ancora vive
nella illusione del passato, e del futuro, e non ha posto i piedi sulla
pietra angola dell’ora e del qui.
Sentite cosa dice Flavio Pelliconi, a proposito della qualità che Buddha
indica come una parte importante della cosiddetta retta consapevolezza.
Dice Flavio Pelliconi:
“….. la pratica consiste essenzialmente nello spostare l’attenzione dal
pensiero alla sensazione della vita; il che vuol dire dal passato al
presente. Il pensiero è un trafugatore di tombe, che fruga nel cimitero del
passato in cerca di vecchie ossa da rodere. Una mente quieta è tutto ciò di
cui abbiamo bisogno. Tutto il resto accade da sé, una volta che la mente si
calma. Perciò, in un certo senso, non c’è nulla da praticare per essere noi
stessi; basta smettere di immaginare di essere qualcuno. Possiamo
semplicemente concederci la libertà di essere nessuno, senza disturbare la
mente, con la ricerca, farla finire con tutte le distinzioni e stare calmi.”

Ecco:

“Il pensiero è un trafugatore di tombe che fruga nel cimitero del passato,
in cerca di vecchie ossa di rodere”
…e… gran, gran, gran, gran, gran, gran….
Noi sentiamo lo sferragliare dei nostri pensieri, che, tra l’altro, sono
anche poco originali…
….E le persone che stanno sedute dietro ai finestrini dei treni a fare un
viaggio, e le persone che camminano, e che stanno in macchina; le persone
che non parlano con qualcheduno altro, e che sono sole, e tutti, e tutti…..
gran, gran, gran, gran, gran, gran. ….vivono, sbavettando una suppurante
materia mentale, che loro chiamano il passato, e con cui plasmano e
ammantano di un elemento colloidale, trasparente tutte quelle semenze di
eterno presente, che tentano di entrare nella loro coscienza.
E così si creano una barriera tra la realtà vera e la libertà vera, e ciò
che è l’illusione del non essere…però, non quel vero “non essere”, “assenza
di forma”…ma, l’ avvitamento sempre più complesso nel pensare errato.
Quindi tu, amico mio, e tu, amica mia…! Qual è la tua attuale esperienza,
nel tempo e nello spazio? Qual è il tuo ritmo mentale… che riprenderai,
quando terminerai di ascoltare questi dialoghi?
Ecco, noi tutti andiamo incontro alle situazioni variegate delle vita,
gravidi del bagaglio psichico con cui le immaginiamo, mentre esse stanno
per avvenire.

Già noi le preconfezioniamo….

…Diciamo, in effetti, che la nostra mente è come una lente che non abbiamo
imparato a controllare. E’, la nostra mente, come un binocolo con la messa
a fuoco difettosa; e noi andiamo, di conseguenza, verso la visione
interiore delle cose creando delle distorsioni di immagini.
All’atto pratico, questo nostro senso del ruminare costante ci proibisce le
vere, fresche, albeggianti esperienze di prima mano, che si ricevono
soltanto nella realtà del “qui” e dell’”adesso”.
Avete compreso, amici miei, che cosa voglio dire?
Immaginate allora… che so… una sfera, che sia vivida è brillante, piena di
forza…però, circondata da una patina colloidale, di materia oscura…
Ecco, la sfera è, praticamente, la nostra realtà più intima, e la patina
colloidale rappresenta ogni costruzione mentale - che, poi, deriva dalle
angosce, dalle paure, dai complessi che abbiamo subito nel passato - e che
noi costruiamo, in risposta a tutte le situazioni che ci vengono incontro.
Prima ancora di vivere, in pieno, le circostanze della vita, le prevediamo
ed immaginiamo come, secondo noi, dovranno essere.
Praticamente, ogni nostra esperienza viene fuori, infeltrita dal
subconscio, dalla materia emozionale, attraverso la quale noi continuiamo a
replicare i nostri contatti esistenziali, volendoli vedere nel modo in cui
essi ci apparvero, quando li osservammo per la prima volta.
Ed ecco la sfera, circondata da una velatura molliccia, che rotola nella
vita, e, come, una valanga diventa sempre più massiccia, in modo tale che
noi viviamo fuori dalla realtà…
È molto importante che voi soffermiate l’attenzione su tale fenomeno, per
il vostro bene psichico,
Quanta parte della vita che esprimete è il risultato di una fresca
esperienza, che voi fate, liberi da preconcetti e da pregiudizi, agganciati
nel qui e nell’adesso, e quanto, invece, vivete, dopo avere poggiato il
capino, come un uccelletto, su questi vostri presupposti mentali, su questa
sostanza mentale, con cui già vi dipingete la realtà, prima che essa
avvenga?
Ecco, pensateci un poco!...
Di conseguenza, noi, non soltanto abbiamo un problema di mancanza di
consapevolezza del “qui” e dell’”ora”, proprio per queste ragioni. …ma…..
….avete mai sentito parlare dell’esperimento di Pavlov?
Era uno scienziato russo, di parecchie decadi fa, che fece un esperimento
per dimostrare come siano condizionanti le forze istintuali della vita.
Lo fece sui cani…ma, ovviamente questo esperimento riguarda anche noi.
Cioè, egli incominciò a dare la pappa ai suoi animali (non erano
evidentemente esperimenti di natura crudele) e, nel mentre porgeva loro la
ciotola, si metteva, nello stesso tempo, a suonare un campanello…
…Allora, i cani abituarono, istintivamente, il loro subconscio, a pensare
che ogni volta che dovessero mangiare ci fosse anche un suono di
campanello… cominciarono, in breve, ad abbinare il suono del campanello ai
bocconi che ingoiavano.
Dopo un certo numero di giorni, Pavlov constatò che il cane subiva un
aumento di salivazione, ogni volta che sentiva suonare un campanello
L’animale, insomma, abbinava al senso della realtà questo pungolo mentale,
questo suo ricordo, questo suo identificare il segnale del campanello al
cibo.
Amici miei, succede la stessa cosa a tutti noi!...
Non soltanto ognuno è - rendetevene conto! - infeltrito.. ma, anche se
viviamo in modo abbastanza normale, continuiamo ad avere dei setacci fra
noi e la realtà fresca del “qui” e dell’”ora”.
Come quando il piccolo granchiolino, che voi vedete spuntare dagli anfratti
delle rocce, quando le onde vanno e vengono ed ecco che lui, allora, spunta
dall’acqua, si mette un po’ all’asciutto, e dalla sua bocca esce una
piccola schiuma, sempre. …ci avete fatto caso?
Ecco, così noi avvolgiamo la realtà delle cose con la nostra mente, creando
una frattura dell’obiettivo rapporto con il “qui” e “adesso”…
E allora, mano a mano che incontriamo le situazioni esistenziali, avviene
in noi quello che avveniva nei cani, quando ascoltavano il campanellino.
Non abbiamo più bisogno… e questo è grave… non abbiamo più bisogno di
attivare creativamente i nostri i nostri sensi, di recuperare dal passato
le nostre formazioni mentali, quando nasce quella data situazione …ma, come
il cane emette la saliva, noi, automaticamente, ricopriamo quasi tutte le
nostre strutture inconsce con aspetti psichici automatici, ogni volta che
esse si presentano alla nostra consapevolezza…
Quindi, ecco la domanda che, adesso, io vi faccio:
Possediamo – e questo ce lo dice Buddha – una “piega mentale”nel voler
vedere la realtà come noi vogliamo che sia, e non come è…
Addirittura, noi creiamo in noi degli automatismi, di cui diveniamo schiavi.
La domanda è - pensateci bene:
- “Quanti filtri, quanti strati avete messo tra di voi e la freschezza
dell’ esperienza del “qui” e dell’”ora”?”“
Spero che voi abbiate intuito e capito il grosso problema in cui vive
l’uomo.
Ed era necessario che lo Buddha lo scuotesse e gli proponesse un sistema,
chiamato “la pratica della consapevolezza”, capace di riportarne la mente.
durante la giornata, al presente, vissuto in ogni suo dettaglio.
Quella mente che salta sempre dal passato al futuro, ma rifiuta di
stabilizzarsi nel presente.
E’un dialogo di sintesi che noi, in questo momento, intratteniamo…e quali
sono le parole di Buddha che la tradizione riporta, in proposito?
Ecco io vi ho mostrato il problema…
Allora, come lo si può superare?...
Buddha dice: (ed è bella questa tradizione, ascoltatela!..)
“Attento sia il praticante, consapevole; questo ritenete, o monaci, come
nostro insegnamento. E come, o monaci, il praticante sta attento?” (nota di
Guido: “…di uscire, appunto, dal salto continuo tra il passato ed il
futuro, e dal rifiuto di entrare nella fresca visione del presente?..)
Ecco, monaci, il praticante, dopo aver rigettato desideri e preoccupazioni
mondane, vigila attento, presso il corpo sul corpo…” (vedremo tra poco,
cosa hanno a che fare queste parole, con la meditazione Vipassana..)…presso
le sensazioni, sulle sensazioni…”
“…Presso la mente, sulla mente; presso gli oggetti mentali, sugli oggetti
mentali. Così il praticante sta attento. E come il praticante è
consapevole? Egli rimane consapevole nell’andare e nel venire…”
(..ecco, è tutta una serie di attenzioni, che francamente, vi confesso,
fratelli miei, io ho attuato già, per abitudine….é l’attenzione della
consapevolezza quotidiana; è una gioia, nel prendere in mano le redini
della vita, minuto per minuto… E come fare? Ecco!... ce lo sta insegnando,
ora, Buddha…)
“…E come il praticante è consapevole? Egli rimane consapevole nell’andare e
nel venire. Nel guardare e nel non guardare, minuto dopo minuto della
nostra vita. Nell’inchinarsi e nel sollevarsi, nel portare l’abito e la
scodella dell’elemosina, nel mangiare e nel bere, nel masticare e nel
gustare, nel camminare e nello stare, e nel sedere, nell’addormentarsi e
nel destarsi...…Così, il praticante è consapevole, attento sia il
praticante, e consapevole. Questo ritenete, o monaci, come nostro
insegnamento.” ( Digha Nikaya 16)
…Colui che prima si trovava immerso nella distrazione…” (…ecco…. di chi
stiamo parlando adesso?..) “…e poi diventa attento e illumina il mondo,
come luna libera dalle nuvole…” (Dhammmapada 172)
“…questa fu la mia scrupolosità… fui sempre consapevole nel camminare
avanti e indietro, al punto che ero sempre colmo di compassione, persino
per una goccia d’acqua, attento a non ferire alcuna delle minuscole
creature annidate tra le fessure del terreno…tale era la mia scrupolosità.”
(Majjhimanikaya, 12)
“…Vivi senza bramosa avidità, colma la tua mente di benevolenza, sii
consapevole e attento interiormente, stabile e concentrato…”(Anguttara
Nikaya)
“…Così ho udito! Riguardo ai fattori interni, non vedo nessun altro singolo
fattore, come la giusta attenzione…” (e Guido aggiunge: quotidiana) … che
sia così importante nell’addestramento di un praticante...”
Ed è un vero addestramento amici miei, sapete? Stare attenti a ogni vostro
atto, stare presenti, parlare con le persone, vivere e mangiare; ma,
rimanere sempre partecipi, in voi ed attorno a voi.
Dopo un po’ di tempo, appare un reattivo interno, che è luce a se stesso. È
come se, a un certo punto, si illuminasse, con una lampada, una stanza
buia….e l’illuminazione rischiarasse, sempre, il qui e l’ora.
È il segreto! Ricordatevelo!

“…Quindi, così ho udito. Riguardo ai fattori interni non vedo…” (continua a
dirci dice Buddha) “…nessun altro singolo fattore, come la giusta
attenzione, che sia così importante nell’addestramento di un praticante,
che non abbia ancora raggiunto la meta del cuore, ma sia intento al suo
conseguimento. Il praticante, lascia perdere ciò che non è utile, e
sviluppa ciò che è utile. La giusta attenzione è la qualità del praticante
in addestramento; nient’altro è così importante per il raggiungimento
dell’obiettivo supremo. Il praticante, con il giusto sforzo, raggiunge la
fine dello sforzo.”
E tutti quei monaci che camminano con la loro ciotola nella mano, e tutti i
seguaci del Dharma, e tutti i seguaci del Buddha non si accontentano,
evidentemente solo di sentire questi consigli.
Le indicazioni di Buddha riusciranno, con il tempo, a rovesciare, come un
guanto, il loro io, e donare loro la libertà.
La sperimentazione (che, tra l’altro, è tenera, dolce, interessantissima)
incomincia con l’inizio della loro giornata…E contrasta con ogni precedente
assenza mentale, con il pigro lasciarsi spingere agli istinti.
(continua)


(Guido Da Todi)



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