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 Chi teme il cambiamento e chi la staticita'
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Inserito il - 08/02/2017 : 10:53:08  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
C’è chi teme il cambiamento e chi la staticità

Ci sono menti quadrate che lottano affinché niente cambi, affinché ogni struttura non perda nemmeno un po’ di quella patina ossidata che la ricopre. Io, al contrario non temo il cambiamento: lo attendo con la maturità di chi sa che nulla di ciò che succede rimane e niente di ciò che passa svanisce del tutto.

Se ci concentriamo su quanto ci dicono i manuali di salute mentale o di auto-aiuto, ci rendiamo conto che c’è un tipo di messaggio che prevale sugli altri. “Cambia per migliorare la tua vita”, “I cambiamenti fanno paura ma, a volte, sono necessari”. Ebbene, nonostante questa idea venga trasmessa molto spesso, non si mette in pratica come dovrebbe. Le persone, che ci crediate o meno, sono molto ostinate e riluttanti nei confronti del cambiamento.

La specie che sopravvive non è la più forte, e neppure quella più intelligente: è quella che meglio risponde ai cambiamenti”
-Charles Darwin-

A volte preferiamo vivere in “zone” che conosciamo, indipendentemente dal fatto che questo ci renda felici o meno, perché oltrepassare la frontiera di ciò che conosciamo significa addentrarsi negli abissi della paura. E se ciò che mi aspetta è peggiore? Molto spesso le persone pensano che un’infelicità conosciuta è meglio dell’incertezza. La resistenza al cambiamento, come vedete, fonda le sue radici per erigere un bosco fitto e caotico in cui non penetra la luce del sole.

Tuttavia, chi è capace di oltrepassare le frontiere della paura fa una specie di salto quantico. È una sensazione intensa e nuova in cui, improvvisamente, diveniamo più ricettivi a tutto ciò che ci circonda. Le idee fluiscono più facilmente grazie a tale cambiamento e si aprono a noi milioni di possibilità.

Milioni di strade piene di luce.

I cambiamenti e la liberazione

C’è un fatto curioso del quale non sempre siamo consapevoli. Durante la nostra vita immagazziniamo un’infinità di piccoli cambiamenti che, senza rendercene conto, comportano considerevoli cambiamenti. Cambiamo aspetti del nostro carattere in relazione a determinati fatti o esperienze. Ci adattiamo ed accettiamo nuove condotte per creare alcuni legami o per evitare aspetti che ci hanno arrecato danno.

Tuttavia, quando volgiamo lo sguardo al passato e ne prendiamo piena coscienza, non siamo più le stesse persone e sappiamo dare un nome a quelle sensazioni: “crisi”. Quella “liberazione” subita dall’io del passato ci provoca paura ed angoscia, perché non sappiamo bene cosa porterà con sé l’io del futuro.

Ci spaventa maturare, compiere gli anni. Mettere fine ad una relazione di coppia ci lascia senza fiato, perché presuppone non solo lasciar andare qualcuno che amavamo. Con quella persona, se ne va anche una parte di noi stessi.

Connettere per risvegliarsi

Sono molte le persone che cercano di dar vita ad un cambiamento nelle loro vite. Ebbene, non parliamo solo della necessità di rompere con tutto e tutti, premendo quel bottone rosso per ricominciare daccapo. Ci riferiamo alla capacità di dar vita ad un cambiamento interiore affinché ciò che ci circonda cambi a sua volta.

C’è chi vede la propria vita come un continuo progetto fallito. Ogni volta che ricomincia, fallisce. Ogni volta che crede di aver trovato qualcosa di emozionante o speciale, questo svanisce. Esiste la sfortuna? No. Esiste la disconnessione interna. I cambiamenti non devono essere attribuiti al fato, come chi si butta in piscina tappandosi il naso.

Perché chi affronta un rischio o prende una decisione senza essersi prima sintonizzato con i propri sentimenti, le proprie intuizioni ed esperienze precedenti probabilmente penserà che la sua vita è guidata dal fato. Per quel capriccio del destino che dà e toglie senza rispettare mai le nostre aspettative e i nostri desideri.

D’altro canto, tutti sappiamo che i cambiamenti ci avvicinano ad un territorio inesplorato. Questo provoca in noi paura ed incertezza. Tuttavia, per garantire il successo di questa oscillazione delle nostre vite, dobbiamo connetterci con tutte le dimensioni precedentemente citate.

“Io affronto il cambiamento perché so di averne bisogno, perché so che per crescere e per permettere a me stesso di essere più felice, devo lasciarmi alle spalle certe cose, certe persone e alcune situazioni”. Per poter giungere a questa conclusione piena ed autentica, dobbiamo risvegliarci.

Aprire gli occhi dal profondo per scoprire le opportunità che ci circondano ci obbliga, in primo luogo, a calmare la mente. Private il dragone dell’ego del suo potere, non alimentate il fantasma della paura e andate oltre il timore di “ciò che diranno”. Risvegliarsi significa, innanzitutto, connettersi in pace ed equilibrio con i nostri sentimenti, ascoltando, allo stesso tempo, ciò che ci sussurra il nostro cuore.

Perché lì, in quel castello di pace, non esiste la paura.

Di: Valeria Tiziano


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