admin
Webmaster
    

Regione: Italy
Prov.: Pisa
Città: Capannoli
24861 Messaggi |
Inserito il - 14/12/2016 : 13:04:26
|
Alzheimer, un flash di luce come terapia
I ricercatori del Mit e del Georgia Institute of Technology hanno mostrato che può funzionare, perlomeno su modelli animali.
di GIULIANO ALUFFI
12 dicembre 2016
UN FLAH luminoso e l'Alzheimer rallenta il suo corso: sembra una cura fantascientifica, ma ricercatori del Mit e del Georgia Institute of Technology hanno mostrato che può funzionare, perlomeno su modelli animali. In uno studio pubblicato su Nature, gli scienziati riportano il risultato di un esperimento in cui hanno esposto dei topi affetti da Alzheimer a impulsi luminosi intermittenti emessi da una luce stroboscopica, provando varie frequenze. Una frequenza specifica, 40 flash al secondo, mantenuta per un’ora davanti agli occhi dei topi ha provocato un effetto singolare: nelle 24 ore successive si attenuavano i sintomi della malattia e si riduceva la concentrazione nel cervello di proteine beta amiloidi, quelle che nei malati di Alzheimer ostacolano il funzionamento dei neuroni accumulandosi in placche.
Il test sui topi. In questo caso i topi sono serviti non solo come cavie, ma anche come ispirazione iniziale per lo studio stesso: "Avevamo notato che nei topi malati di Alzheimer le onde cerebrali gamma sono più deboli, e questo fin nelle primissime fasi della malattia: anche prima dell’accumulo delle placche amiloidi e prima che i topi mostrino problemi di memoria", spiega a Repubblica Annabelle Singer, docente di ingegneria biomedica alla Georgia Tech University di Atlanta e coautrice dello studio. "Questo ci ha fatto ipotizzare che l’Alzheimer si sviluppi quando le onde gamma non svolgono bene il loro lavoro. Così abbiamo provato a stimolarle tramite gli impulsi luminosi intermittenti. E abbiamo capito che alla frequenza di 40 volte al secondo la luce ha un effetto particolare: riesce a indurre i neuroni a mandare impulsi a quella stessa frequenza. Una sorta di sincronizzazione dei neuroni ottenuta grazie alla luce, che fa calare la produzione di proteine amiloidi nel cervello, secondo un meccanismo che stiamo ancora indagando". Oltre a ridurre, a monte, la produzione di amiloide, la luce ha anche facilitato la rimozione di quella già prodotta: "I flash inducono le cellule della microglia – cellule immunitarie che funzionano come 'spazzini del cervello' – a eliminare una quantità di proteina amiloide superiore alla norma".
L'azione della luce sul cervello. Questa doppia azione scatenata dalla luce, però, risulta efficace in due sole aree del cervello: la corteccia visiva e l’ippocampo, che è essenziale per memorizzare le esperienze. E oltre a mancare la conferma che questa terapia innovativa possa funzionare anche su pazienti umani – la sperimentazione clinica inizierà quando arriverà l’autorizzazione dal ministero della salute americano – c’è un secondo problema: nell’Alzheimer le placche si formano anche nell’amigdala, nei lobi frontali, parietali e temporali e nel tronco encefalico. "Pensiamo che agendo sulla risincronizzazione delle onde gamma potremmo ridurre la quantità di proteine amiloidi anche in parti del cervello non associate alla vista e perciò indifferenti alla terapia luminosa - risponde Annabelle Singer - . Quello che stiamo cercando adesso è un modo per raggiungere in maniera non invasiva anche queste altre regioni".
da repubblica.it/salute/ricerca
|
|