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 La supremazia del Bakty Yoga (Yoga dell'amore)
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Inserito il - 17/10/2016 : 10:57:15  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
La supremazia del Bakty Yoga (Yoga dell'amore)

Le Chiavi Mistiche dello Yoga

di Guido Da Todi


Capitolo 67:

Credo che sia opportuno, utile e – in fine dei conti – doveroso affrontare,
finalmente, un’equilibrata analisi sul significato esatto del Bakty Yoga,
in contrapposizione alla valutazione che, generalmente, se ne dà, in
ambito odierno, nei vari circoli spiritualistici moderni, ed
occidentali.

Benché la tradizione ci parli di diverse metodologie spirituali, che la
tradizione antica offre all’uomo sul sentiero della ricerca, a suo aiuto
nella ricerca dell’apice evolutivo; ed annoveri quella di Bakty, tra di
esse, assieme al Karma Yoga, all’Jnana Yoga, ecc.., va confermato che la
biforcazione finale di fronte alla quale ogni uomo dovrà fare una sua
ultima scelta definitiva si riduce, in effetti, allo stesso Bakty e ad
Jnana: lo Yoga dell’Amore e quello della Conoscenza.

Non intendiamo, qui, tuttavia approfondire i due argomenti citati.

Salvo a dire che il primo è solitamente chiamato – con valutazione errata –
la via della
Devozione, ed il secondo, quello della Ragion Pura.

O, anche, la <scelta dualistica>, e quella <monistica>.

Nella presente introduzione all’argomento, infine, vogliamo soltanto
aggiungere un’altra considerazione: ossia, che – pur confortando il lettore
con riferimenti tradizionali – quanto affermeremo di seguito sarà solo ed
unicamente il nostro punto di vista.

Spetta a voi, dopo la lettura, trarre qualunque conclusione relativa a quel
che scriveremo. Bakty, la via dell’Amore.
Considerando codesta qualità ineffabile del cosmo – chè l’amore appartiene
sia all’animale, che all’umanità, e ad altre forme di vita statiche ed
apparentemente inerti dell’universo – appare una certa abitudine
consolidata a vederne i risvolti più marginali ed acerbi.

L’affermazione trae origine – ad esempio – sull’esistenza degli <Hare
Krishna>, con i loro costumi e le loro abitudini.

Devozione, canti, credenze peculiari, e altro, danno, di questi <pazzi di
Dio>, un’idea generalmente scanzonata e scompaginata, sull’equilibrio della
loro teoria religiosa.

In campo cristiano, i pentecostali, i seguaci dello Spirito santo, e così
via non si allontanano da una <blanda e distaccata> sopportazione, da parte
di altri gruppi spirituali, della stessa , o di diversa ricerca religiosa,
o filosofica.

E, infine, esiste una vasta popolazione di fedeli e di credenti, che
seguono delle loro precise scelte soggettive, donando la propria devozione
instancabile a santi, guru, e diverse incarnazioni di quanto credono sia la
forma perfetta del principio universale.

Tutto ciò – e altro – viene chiamato Bakty: la via dell’Amore e della
Devozione.

Risulta ovvio che ad incarnare questo giudizio sia un parallelo gruppo di
ricercatori – altrettanto diffusi nella terra – che, direttamente o
indirettamente, in modo pieno o blando, siano investiti dalla qualità di
Jnana.

Ma, qui, esiste una grande confusione di base; ed è necessario, allora,
fare un pò d’ordine, in noi.

Ed allora, prima ancora di continuare oltre, vorrei indicare che la vera
Bakty di cui si è parlato, dalle origini, nei Testi Sacri orientali non è
questa; che, invece, ne rappresenta un aspetto infantile e primordiale.

Potrà sembrare strana - o, quantomeno, originale - l’affermazione, eppure
l’Esempio splendido e totale della Bakty a cui ci riferiamo è l’Uomo
dell’amore, che scese in terra 2.000 anni fa, non solo ad incarnarlo
pienamente, ma ad esserne l’esempio ed il punto di riferimento; stiamo
parlando di Gesù Cristo.

Non crediate, amici miei, che Egli sia stato compreso, e che – di
conseguenza – se ne possa parlare sufficientemente.

Diciamo che ognuno di noi ha il diritto di poterne possedere e, quindi,
manifestare un petalo della sacra Persona.

Conoscere quanto ci è dato sapere della sua vita, del suo comportamento,
del suo – permettetemi di esprimermi in tal modo - <Segreto>
indica a tutti noi cosa sia, in effetti, e veramente, Bakty.

Però, ancora e sempre, viene, di consuetudine, gestito, in senso quasi
paternalistico – da parte dell’uomo che predilige la conoscenza e la mente
(Jnani) – chi, invece, segue la via dell’Amore.

Quest’ultimo viene chiamato: devoto. E, in un quasi mai pronunciato
giudizio, egli è considerato individuo privo, comunque, di un equilibrio, e
di quella garanzia che, invece, dà la
<forte ragion pura> che i primi possiedono.

Dov’era quel tipo di devozionalità scomposta che l’Incarnazione di Bakty
portò nel mondo, duemila anni fa?

Dov’era quello squilibrio fondamentale che Gesù, il Cristo, avrebbe dovuto
manifestare, nelle proprie azioni e nella vita personale che, non
dimentichiamocelo, ha raddrizzato l’intero corso dell’evoluzione planetaria?

L’opinione che i Grandi della Storia dello Spiritualismo Indù danno dello
Jnana (la via della sola conoscenza) è ben lapidaria e definitiva.

Sri Ramakrishna – da cui, oggi, discende la Fondazione del Centro di Gretz
e la diffusione, nel mondo occidentale, della Verità Vedantica – affermava
perentoriamente che la Jnana è destinata a trasformarsi,
inderogabilmente, in Bakty, e passare, così, dalla mente, al
cuore di chi la prediligeva.

Sri Yukteswarji, il Guru di Paramahansa Yogananda (Autobiografia di uno
Yoghi – Edizioni Astrolabio) era dello stesso parere. Egli considerava
tutti coloro che venivano a pavoneggiarsi nel suo Ashram, dando fuoco
a pirotecnici mulinelli di sofisticate citazioni vediche, come delle
<lampade maleodoranti di petrolio>.

Ed ogni Incarnazione del Divino – a memoria d’uomo – pur se non si negava
all’insegnamento dei più alti Codici delle Scritture, rappresentava
un’Emanazione prioritaria di Bakty, su tutto e tutti.

La prova di questa verità sta profondamente celata nei vostri più nobili
istinti medesimi.

Chi predilige il vostro cuore? Colui che vi enuncerà la Dottrina di
Triputipheda, parlandovi, per più di un’ora, della differenza tra
<conoscenza, conoscitore e cosa conosciuta>, oppure chi – avendolo
ascoltato assieme a voi – risponde:” Io so soltanto di essere un figlio
amato dalla Madre “,
- e sarà capace, subito, di cadere in estasi, nel dirlo?

Ecco, questo episodio si riferisce, appunto, ad uno dei tanti, simili
episodi della vita di
Ramakrishna.

Io, personalmente, osservo due tipi di <lampade accese>, lungo il sentiero
che stiamo tutti percorrendo. Una, è la <lampada al neon> dello Jnani. Essa
emette una luce fredda. Una luce, tuttavia, che può riuscire ad abbagliare
la vista di colui verso il quale è diretta.

Ma, di abbagliare anche il suo proprio sguardo interiore.

L’altra, è <la lampada ad olio>, in cui si muove una fiamma – piccola o
intensa – di fuoco puro; essa riscalda il cuore di coloro che le stanno
vicino.

Ho molti amici, Jnani. E sono causa di una sofferenza acuta, per me.

Li vedo imbrigliati nella loro gigantesca filosofia formale; freddi e soli,
sempre.

Non ridono, frementi, nell’animo, mentre si fondono nell’io di coloro che
incontrano, e che dovrebbero aiutare, nel sentiero. Ripetono sempre lo
stesso gelido mantram, di parole e di teorie sottili, con un’ossessione, di
cui non si rendono conto.

Vorrei esortarli a tuffare il loro spirito nelle parole della Bhagavad
Gita, dove palpita il
Signore di tutto l’universo, vivo e fremente.

Vorrei dire loro che l’evoluzione li ha posti davanti a quella
biforcazione, di cui poco fa parlavamo; ma che li esorta, nel contempo, ad
aguzzare lo sguardo verso di essa.

Difatti, a ben notare, una dei due rami è più forte ed intenso dell’altro…

Avete notato che i due aspetti speculari della natura sono uno più dilatato
dell’altro?

Avete visto come uno dei vostri occhi è più grande del secondo? Ed un seno
è più largo?…. Così è per Bakty, in rapporto ad Jnana.
Qual è - tra i due - il serpente che ingoierà – fatalmente – l’opposto?

Il nostro Signore danza in tutte le cose. La sua forte radiazione infiamma
il centro d’ogni io; Egli adombra il creato intero.

È l’amico più caro che possa mai venire incontro a chi lo chiami, con
costanza.

E - come ancora asserisce Sri Ramakrishna, assieme ai suoi illuminati
discepoli – l’unico scopo della vostra attuale incarnazione – e
dell’intera evoluzione – sta nell’accorgervi della
<Presenza Adombrante> le cose tutte.

Badate, amici miei, che non stiamo parlando di una divinità astratta e
vincolata ad una forma definitiva e ultima! Stiamo percependo – io e voi –
il Suono Indicibile che appartiene ad ogni sè umano, e non umano. Stiamo
parlando di una primogenitura che ha marcato a fuoco il <dna> spirituale di
ognuno di noi! Stiamo parlano di quella Brezza che mai cessa di far
rabbrividire, con la sua instancabile onda, le più sottili facoltà
percettive del nostro spirito!

….Avevo voglia di parteciparvi a questa mia eucarestia. Non so – ancora –
se sono riuscito a trasmettervi qualcosa che è comune, tuttavia, a tutti
noi.

So che adesso spedirò il messaggio, via Internet. E mi rannicchierò, subito
e come al solito, nel Palmo profumato del mio Signore ineffabile.

E riprenderà il dolcissimo dialogo con Colui che pazientemente attende
anche tutti voi…


(Guido Da Todi)



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