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 Vagiti dei neonati riflettono lingua madre
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Inserito il - 26/08/2016 : 10:34:08  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
I vagiti dei neonati riflettono la lingua della madre dal primo giorno e sono diversi a seconda del Paese natale

I bebè europei piangono a pieni polmoni mentre i cinesi modulano la voce rendendola più «melodica» dato che nel mandarino il significato cambia a seconda dell’intonazione

di Federico Mereta

“Dimmi come piangi e ti dirò da dove vieni”. Potrebbe essere questa la nuova regola per comprendere le diverse tonalità dei vagiti dei più piccoli appena venuti al mondo perché nel corso della vita intrauterina hanno avuto modo di cogliere e fare proprie le particolari inflessioni linguistiche della mamma. Così, c’è chi strepita per lo stimolo della fame, come accade ai bimbi europei, e c’è chi invece si lascia andare ad una sorta di “canto”, pur se di fronte alla necessità di nutrirsi, come invece succederebbe ai bimbi cinesi o a quelli che vengono da alcune zone dell’Africa.

Nella pancia imparano a modulare

Oggi la scienza spiega come mai accade questo: a influire su tonalità e nenia del pianto dei bebè sarebbe la lingua parlata dalla madre, che trasmetterebbe il proprio “codice” linguistico nella parte finale della gravidanza. A dimostrarlo, registratore alla mano, è una curiosa ricerca condotta da un gruppo di scienziati tedeschi e cinesi e coordinata dall’Università di Wurzburg apparsa sulla rivista Speech, Language and Hearing. A fare la differenza, secondo lo studio, sarebbero le caratteristiche della lingua parlata dalla mamma durante la dolce attesa: se si tratta di un idioma “tonale”, ovvero con parole che cambiano di significato in base al tipo di intonazione vocale come avviene ad esempio per il cinese mandarino, il pianto del neonato sarà particolarmente melodico, quasi musicale. Quando invece si prendono in esame lingue di tipo europeo, come l’inglese o il tedesco, l’impatto dell’inflessione materna appare minore e il piccolo può liberare a pieni polmoni i propri bisogni con il classico pianto. E’ la prima volta che viene dimostrata una simile differenza fin dai primi giorni di vita.

Vagiti del primo giorno di vita

Per dimostrare la loro teoria, i ricercatori hanno preso in esame 55 neonati a Pechino e 21 bebè di un’area rurale del nord ovest del Camerun, dove si parla un dialetto caratterizzato da un ampio ricorso alle tonalità nell’espressione delle parole. Le madri dei primi parlavano il cinese mandarino, caratterizzato da quattro suoni chiave, mentre nel dialetto del continente nero le tonalità erano più numerose. Armati di sensibilissimi registratori, gli esperti hanno esaminato i pianti del primo giorno di vita, senza ovviamente portare alcuno stimolo ma semplicemente registrando i “lamenti” spontanei, tipici ad esempio del bisogno di nutrirsi del piccolo. In questo modo hanno individuato le differenze, anche confrontando le registrazioni con quelle ottenute in Paesi europei, dove il linguaggio ha caratteristiche del tutto diverse.

Le differenze tra nazioni

Grazie a queste ricerca si può quindi comprendere come si realizzano le prime fasi dello sviluppo delle abilità vocali ben prima che i piccoli comincino con i classici processi di lallazione e soprattutto si possono ipotizzare nuove evidenze per valutare il percorso del linguaggio fin dalle fasi più precoci. Dall’analisi del pianto, in ogni caso, sono emersi elementi antropologicamente molto interessanti: «In confronto ai neonati tedeschi il pianto dei piccoli le cui madri parlano un linguaggio tonale è caratterizzato da variazioni melodiche molto più significative – è il commento di Kathleen Wermke, responsabile del Centro per lo Sviluppo e dei disordini dello sviluppo dell’ateneo tedesco». Addirittura i neonati camerunensi hanno mostrato non solo una maggior tendenza a espressioni molto più variabili in ambito tonale, con salti tra i toni più basso e più alti del pianto, ma anche variazioni tonali molto intense nello stesso vagito, sempre in confronto ai piccoli tedeschi.

Sul linguaggio influisce anche l’ambiente

Probabilmente su questa curiosa differenza tra i più piccoli non influisce esclusivamente la lingua parlata dalla gestante, ma potrebbero avere un impatto anche il legame madre-feto, fattori genetici e addirittura situazioni ambientali. A sottolineare l’influenza del clima sul linguaggio è una ricerca apparsa qualche tempo fa sulla rivista dell’Accademia Americana delle Scienze Pnas, condotta al Max Planck Institutes for Psycholinguistics, Evolutionary Anthropology and Mathematics di Lipsia, che mostra come le lingue tonali siano più diffuse nelle aree del pianeta con un più elevato tasso di umidità mentre le inflessioni sarebbe molto più limitate nelle zone maggiormente secche. A spiegare questa particolare differenza ci sarebbe un elemento estremamente semplice: se le corde vocali sono abituate all’umidità più facilmente possono modulare le parole in base al tono, attribuendo inflessioni diverse ad una stessa sequenza di lettere. Ciò che è certo, in ogni caso, è che durante la gravidanza “parlare” con il proprio piccolo, cantare filastrocche e mantenere un rapporto è davvero importante. A prescindere dalla lingua che si parla e da quello che sarà il suo vagito.

23 agosto 2016 (modifica il 24 agosto 2016

da corriere.it


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