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 Stereotipi sociali alterano percezione visi
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admin
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Inserito il - 05/05/2016 : 11:01:53  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Gli stereotipi sociali alterano la percezione dei visi

03 maggio 2016

Su viso di una persona possiamo leggere molte informazioni sul suo sesso, etnia di appartenenza ed emozioni, ma il nostro giudizio non è affatto obiettivo perché la nostra percezione è condizionata fin dalle prime fasi dagli stereotipi sociali. Lo dimostra un nuovo studio che individua anche le regioni cerebrali coinvolte: si tratta di aree di ordine più elevato, come la corteccia orbitofrontale, e di quelle più immediatamente coinvolte nell'elaborazione visiva basilare dei volti, come il giro frontale (red)

da lescienze.it

Quando vediamo il viso di una persona siamo in grado di ricavare diverse informazioni su di essa: di che sesso è, a quale etnia appartiene e anche quali emozioni sta provando in quel momento. In sostanza, la nostra mente procede immediatamente a definire il viso di una persona in base a una serie di categorie sociali che a prima vista sembrano indipendenti tra loro. Invece, come hanno mostrato alcune ricerche condotte in passato, non è così: le categorie che attribuiamo sono strettamente collegate tra loro, perché la nostra mente procede spesso per stereotipi.

Le correlazioni di categorie che danno origine a un stereotipo per esempio sono: persona di colore-sesso maschile-rabbia, oppure persona dai tratti asiatici-donna-felicità. Ciò significa per esempio che se vediamo un uomo di colore siamo più portati a pensare che stia provando rabbia, anche se non abbiamo dati oggettivi per supportare questa conclusione. Allo stesso modo, siamo più portati a pensare che una donna dai tratti asiatici sia felice.

Gli stereotipi si attivano anche per coppie di categorie: si è dimostrato infatti che la percezione di visi di uomini neri e di donne asiatiche è facilitata, mentre vi è più difficoltà a percepire visi di uomini asiatici e di donne nere.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Nature” da Ryan M Stolier & Jonathan B Freeman della New York University svela ora quali meccanismi neurali entrano in gioco quando si attivano questi stereotipi.

Stolier e Freeman hanno coinvolto 43 volontari in un test in cui dovevano guardare passivamente una serie di visi generati al computer, che potevano variare per sesso (maschio o femmina), razza (nera, bianca, asiatica) e tono emotivo (rabbia o felicità). Contemporaneamente, i soggetti erano sottoposti a scansioni
di risonanza magnetica funzionale, un tecnica di imaging che consente di evidenziare l'attivazione di singole aree cerebrali associata all'esecuzione di qualche compito da parte di un soggetto. Terminata questa fase, ai volontari era richiesto di categorizzare i visi visti in precedenza.

Le risposte hanno confermato l'importanza degli stereotipi, che hanno modificato la percezione dei visi e la loro categorizzazione da parte dei soggetti, secondo le modalità già note. Le scansioni di risonanza magnetica funzionale hanno invece chiarito per la prima volta che il processo coinvolge non solo le aree di ordine più elevato, come la corteccia orbitofrontale, ma anche il giro frontale, che è più direttamente coinvolto nell'elaborazione visiva di base del viso di un'altra persona. Come a dire che gli stereotipi agiscono in modo immediato: sono già in azione appena vediamo la faccia di un'altra persona.

http://nature.com/articles/doi:10.1038/nn.4296


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