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 La reincarnazione
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Inserito il - 04/12/2015 : 11:11:12  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
La reincarnazione

Le Chiavi Mistiche dello Yoga

di Guido Da Todi


Capitolo 29:

- LA REINCARNAZIONE

Ogni spiritualista deve cominciare il suo viaggio interiore dal background
di conoscenze che la cultura spirituale del suo tempo gli offre.

Colui che manifesta una totale anarchia di spirito ed afferma la libertà
assoluta dell'uomo da ogni parametro iniziale di ricerca sottovaluta
profondamente quanto il karma riporti ognuno di noi - nelle vite successive
- a riannodare i suoi interessi e la risultante di ogni precedente azione
proprio lì dove è necessario si chiuda ogni laccio aperto.

Non è un caso che ognuno di noi inizi, quindi, dalle scuole teosofiche,
piuttosto che da quelle orientali, o buddiste, o altro...

Ma - e qui volevo giungere - è necessario, ad un certo momento della
propria vita, trasformare la teoria in esperienza. Si dice che giunge il
momento in cui ogni buddista debba uccidere Budda in sé; ogni cristiano
debba farlo con Cristo; ogni esoterico, con l'intero esoterismo che forma
le sue radici teoriche.

Intendiamoci bene: non che si debbano rinnegare Budda ed i suoi precetti;
né Cristo ed il suo vangelo; e neppure le verità tradizionali soggiacenti
alla natura, come sono stati studiati.

Semplicemente, si deve avere il coraggio di fare <tabula rasa> in se
stessi, per compiere un salto diretto in quel <vuoto> che è il <pieno
assoluto>.

Qui, appare la palestra della sperimentazione. Qui, si deve tradurre - ad
esempio - il concetto della reincarnazione in un risultato di conoscenza
diretta, pertinente solo ai nostri più accesi intuiti, liberi da ogni
binario precedentemente costruito e suggerito.

E ciò vale per ogni altra acquisizione spirituale.

Conoscete la storia vera (tra le centinaia) del piccolo ragazzo indiano,
che insisteva per recarsi nel villaggio poco distante, dicendo di avere lì
i suoi figli e la moglie di una precedente vita?

Tanto fece ed insistette, che ve lo condussero. Egli andò, allora, tutto di
un fiato, verso una vecchia casa di quel paese; chiamò per nome gli uomini
che vi abitavano (i suoi ex figli), la loro vecchia madre (la sua ex
moglie); riconobbe ogni angolo della casa, descrivendolo prima di entrarvi.

Si sedette a raccontare vecchi fatti....Ma, ad un certo punto, trasalì nel
vedere passare per quella strada un uomo anziano. Lo chiamò per nome, e gli
chiese istintivamente la resa di un prestito in rupie, con cui asseriva
averlo favorito in passato...

In effetti, il <vecchio uomo> aveva dato quel denaro molti anni prima di
nascere nelle vesti del ragazzo che era adesso, come venne riconosciuto
dallo stesso attonito individuo anziano....

Vogliamo, ancora, parlare delle esperienze dell'ipnosi regressa?

Molti anni fa, uno psichiatra curava una sua paziente con il metodo
freudiano dell'ipnosi regressa, alla ricerca di turbe celate dell'infanzia.
E la condusse indietro, nel tempo; indietro, sino alla prima giovinezza;
sino a quando era infante...

All'improvviso, la donna inizia a parlare un francese aulico (ci troviamo
in Francia); dice di essere la tal delle tali; di abitare in quel paese; in
quella via; e domanda cosa ci sta a fare su quel lettino....

Per farla breve, da allora è nata una fitta ricerca, basata sull'ipnosi
regressa. E qualunque di noi può trovare centinaia di volumi (molti dei
quali scritti da medici e psichiatri) che propongono dei fatti e degli
argomenti troppo lunghi, qui, a riferirsi, ma che lasciano veramente
perplessi.

Racconta Yogananda Paramahansa, nella sua Autobiografia, l'episodio di un
suo discepolo, a cui -
in un momento istintivo, del quale il Maestro si pentì subito - egli
profetizzò la morte, di lì a poco.

Il discepolo, immediatamente, iniziò a supplicarlo di non abbandonarlo al
suo destino. E tanto fece, tanto insistette, che Yogananda gli promise che
lo avrebbe ritrovato nel suo corpo nuovo, e gli avrebbe garantito una vita
spirituale, come quella che stava adesso vivendo.

Ma, trascrivo un brano dell'episodio (Autobiografia di uno Yoghi -
Paramahansa Yogananda -
edizioni Astrolabio - cap. XXVIII - "Kashi rinato e ritrovato"): [....]
(omissis...)

...Durante i pochi giorni che il ragazzo era rimasto a Calcutta aveva
mangiato dei cibi infetti, aveva contratto il colera ed era morto.

Il mio amore per Kashi e il mio impegno di ritrovarlo dopo la morte mi
ossessionavano notte e giorno. Dovunque andavo, il suo viso mi appariva
dinanzi agli occhi. Cominciai una memorabile ricerca, come tanto, tanto
tempo prima avevo cercato la mia madre perduta.
Sentivo che, avendo ricevuto da Dio il potere della ragione, dovevo
utilizzarlo e mettere alla prova tutte le mie facoltà per scoprire le
sottilissime leggi mediante le quali avrei potuto conoscere i vagabondaggi
astrali del ragazzo. Egli era - ne ero conscio - un'anima che vibrava di
inappagati desideri, una massa di luce fluttuante tra milioni di anime
luminose nelle regioni astrali. Come potevo mettermi in rapporto con lui,
fra tante e tante luci vibranti di altre anime?

Mettendo in pratica una segreta tecnica yoga, trasmisi il mio amore
all'anima di Kashi attraverso il "microfono" dell'occhio spirituale, il
punto interiore tra le sopracciglia.

Per intuito sentivo che ben preso Kashi sarebbe tornato su questa terra, e
che se continuavo senza tregua a trasmettergli il mio richiamo, la sua
anima mi avrebbe risposto. Sapevo che il più lieve impulso inviato da Kashi
sarebbe stato captato dai nervi delle mie dita, nelle mie braccia e nella
mia spina dorsale.

Con l'antenna delle mani sollevate in alto spesso mi volgevo intorno,
cercando di localizzare la direzione del luogo in cui credevo ch'egli fosse
già rinato in embrione. Speravo di ricevere da lui una risposta nella radio
del mio cuore, sintonizzata mediante la concentrazione.

Con mai diminuito zelo praticai costantemente il metodo yoga per circa sei
mesi consecutivi dopo la morte di Kashi. Una mattina, mentre camminavo con
pochi amici nell'affollato quartiere di Bowbazar a Calcutta, sollevai le
mani nel gesto abituale. Fui elettrizzato nel percepire gli impulsi
elettrici che mi scorrevano lungo le dita e le palme delle mani. Queste
correnti si traducevano in un unico pensiero dominante che mi veniva dai
profondi recessi della coscienza:" Sono Kashi! Sono Kashi! Vieni a me!"

Il pensiero divenne quasi udibile, mentre mi concentravo nella radio del
mio cuore. Nel suo caratteristico bisbiglio leggermente rauco (nota: ogni
anima nel suo stato puro è onnisciente. L'anima di Kashi ricordava tutte le
caratteristiche di Kashi, il ragazzo; perciò imitava la sua voce rauca per
farsi riconoscere), udii i richiami di Kashi ripetersi sempre più chiari.
Afferrai il braccio d'uno dei miei compagni, Prokash Dash, e gli sorrisi
giocondamente:

"Credo di aver ritrovato Kashi!"

Cominciai a girare attorno a me stesso, con evidente divertimento dei miei
amici e della gente che passava. Le scosse elettriche vibravano nelle mie
dita solo quando ero rivolto verso una strada vicina chiamata ben a
proposito Via Serpentina. Se mi rivolgevo in altre direzioni, le correnti
astrali sparivano.
"Ah!" - esclamai -" l'anima di Kashi deve vivere nel grembo di una madre
che abita in questa strada." I miei compagni ed io ci avvicinammo alla Via
Serpentina e le vibrazioni divennero più intense e più chiare. Una specie
di forza magnetica mi spingeva verso il lato destro della strada. Giunto
sulla porta di una certa casa, mi meravigliai di sentirmi come inchiodato.
Bussai alla porta in uno stato d'intensa eccitazione e trattenendo il
respiro; sentivo di essere giunto felicemente al termine della mia lunga,
ardua e non certo comune ricerca!

Una cameriera aprì la porta e mi disse che il padrone era in casa. Questi
scese le scale del secondo piano e mi sorrise interrogativamente. Non
sapevo come formulare la mia domanda, che era pertinente ed impertinente
insieme.

"Signore, vi prego di dirmi se da circa sei mesi attendete un bimbo da
vostra moglie"

"Sì, è proprio così". Nell'accorgersi che ero uno swami, un uomo che aveva
rinunciato al mondo e che indossava la tradizionale veste arancione,
aggiunse educatamente:" Vi prego di dirmi come siete a conoscenza delle mie
faccende".

Quando apprese la storia di Kashi e seppe della mia promessa, l'uomo
meravigliato credette alle mie parole.

"Vi nascerà un maschio di colorito chiaro" - gli dissi - ". Avrà un viso
largo e un segno sulla fronte. Le sue tendenze saranno fortemente
spirituali". Ero sicuro che il neonato sarebbe somigliato a Kashi in
questi particolari.

In seguito andai a trovare il bambino, cui i genitori avevano dato il suo
vecchio nome di Kashi. Sebbene così piccino, aveva un'impressionante
rassomiglianza col mio caro allievo di Ranchi. Il bimbo mi dimostrò un
affetto istantaneo; l'attrazione del passato si risvegliava con raddoppiata
intensità.

Mentre ero in America, il ragazzo, già grande, mi comunicò per lettera il
suo intenso desiderio di seguire il sentiero della rinuncia. Lo indirizzai
a un Maestro dell'Himalaya che accettò il rinato Kashi come discepolo"

Ebbene, tutto ciò serve a qualcosa, se lo si vuole impostare come argomento
di convalida delle teorie della reincarnazione?

Io dico di no.

Difatti, la mia personale ed intima convinzione è che l'uomo, come una
divina tartaruga, porti nel suo guscio gli strati delle esperienza maturate
<sulla propria pelle individuale>, fisica e metafisica.

Solo lui, quindi, è in grado di riconoscere il profumo della verità, una
volta che vi si è immerso per quel numero necessario di cicli a che la
verità stessa faccia parte del suo io.
Vi sono dei ragionamenti regali, di contro, che ad ogni anima di buon senso
pongono degli interrogativi ben pesanti.

Se io sono immortale, nessuno me lo confermerà. Sarò io stesso a saperlo e
a vivere tale sottile, indicibile certezza.
Nello stesso tempo, io so che tale immortalità si identifica con ogni cosa;
con l'universale impronunziabile, ma percepibile. So che questa immortalità
è il tutto-uno.

Delle onde fluttuano alla superficie di quest'oceano. Si rifrangono su di
esso, si estinguono nella loro medesima spuma; si rinnovano, tornano a
sparire nel mare che è la loro vera essenza. E formano quella palestra di
apprendimento e di dolore che viene chiamata maya.

Identificarci con l'onda transitoria è la sola illusione dell'uomo;
riconoscersi nell'oceano è la meta finale di ognuno di noi.

L'errore che la maggioranza degli spiritualisti commette è di gestire il
concetto della reincarnazione ad uso e consumo dell'individuo cosciente.

Non è così. La reincarnazione umana è solo il debole riflesso del movimento
universale scaturente dal principio indicibile (oceano, assoluto, tutto,
divinità latente...), che si frantuma in cicli costanti e necessari.
Non si potranno congelare le onde dell'oceano della vita; solo, cessare di
identificarsi con esse. Quindi, la reincarnazione, come è concepita
da noi, è uno degli innumerevoli cicli, che il
movimento universale dell'essere adotta, per tradurre in atto l'espansione
costante della realtà cosmica..

Come tale va accettata, o no; essa continuerà ad esistere.

Trasformandosi, alla prossima svolta della spirale infinita dello spirito
divino, in altri, diversi moduli formali. Che cesseranno di chiamarsi
reincarnazione, certamente. Ma, continueranno a proporsi ancora come altri
cicli finiti dell'infinita natura dell'essere.


(Guido Da Todi)

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