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 Mito e realtà del Conte di Saint-Germain
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Inserito il - 15/04/2013 : 10:59:26  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Mito e realtà del Conte di Saint-Germain

"SAINT GERMAIN"

(Mito e realtà del Conte di Saint-Germain)

(a cura di Luca Berto)

"Quest'uomo straordinario, re degli impostori e dei ciarlatani
affermava con la massima serietà di avere trecento anni, di conoscere
il segreto della medicina universale, di essere signore dei quattro
elementi e di essere in grado di fondere i diamanti"

(Casanova)

"Al pari di Prometeo, egli rubò il fuoco per cui il Mondo esiste e
tutto respira,
la Natura al suo comando obbedisce e si muove: Se non è dio egli
stesso, un dio possente l'ispira."

***

Questi versi accompagnano, come una didascalia, il ritratto esposto
nel gennaio 1785 dal Berfinische Monatschnft con il titolo Il conte di
Saint-Germain, celebre Alchimista. L'incisione era stata realizzata
due anni prima, da N. Thomas, sulla base di un ritratto del conte,
l'unico esistente, dipinto quando questi era a San Pietroburgo, nel
1760, opera del conte italiano Pietro Rotari, artista della corte
russa. Il dipinto era poi stato donato alla Marchesa d'Urfé,
importante esponente della vita mondana parigina, che si dilettava in
esoterismo. Il conte di Saint-Germain è una figura mitica, ammantata
da un alone di mistero ed assurta a ruolo di vera leggenda per gli
studiosi di esoterismo. Egli non ha mai avuto precise connotazioni
biografiche, facendosi chiamare, indifferentemente, conte di Welldone,
Marchese d'Aymar, conte di San Germano, Monsieur de Surmont o Monsieur
de Belmar.

Secondo la testimonianza di un occultista, Eliphas Levi, l'uomo noto
come conte di Saint-Germain sarebbe nato in un paese vicino Asti alla
fine del 1600, precisamente il 1698, da una relazione fra la regina di
Spagna, Marie Annie di Neuburg (rimasta vedova) e l'Amirante di
Castilla. Questa regale, permise al conte di disporre di ingenti
ricchezze, di farsi una cultura vastissima e di essere ricevuto in
tutte le corti d'Europa come un membro dell'alta aristocrazia.

Anzi, sarebbe stato utilizzato da Luigi XV per una missione
diplomatica delicata in Olanda, poi fallita per la gelosia del Duca di
Choiseul, ministro degli esteri. Parlava italiano e francese, anche se
con un leggero accento piemontese (anche se alcune fonti citano il
conte come un conoscitore assai fine di francese, inglese, spagnolo,
portoghese, italiano, tedesco, ebraico, arabo e latino). Il barone di
Gleichen, Charles Henri, nella sua cronaca, lo descrive come "un uomo
di taglia media, assai robusto, vestito con semplicità magnifica e
ricercata", che "aveva fronte spaziosa, occhi penetranti, statura
media e forme aggraziate", come, del resto, appare emergere dal
ritratto di Thomas. Apparso per la prima volta (o "rinato" come
vorrebbe qualcun altro) a Londra nel '43, si schiera al fianco di
Giacomo II Stuart nella speranza di farlo tornare sul trono inglese.
Saint-Germain non era sicuramente il suo nome, ma piuttosto un omaggio
ai Giacobiti, i nobili fedeli agli Stuart, che si erano rifugiati
proprio a Saint-Germain protetti dalla Francia.

Fin qui, nulla di particolarmente rilevante. La sua storia, però,
comincia a prendere forma a metà dei 1700, quando, ad un ricevimento
tenutosi alla corte di Luigi XV incontra la contessa di Vergy. Questa
lo saluta affettuosamente, chiedendogli informazioni sul padre che
aveva conosciuto una cinquantina di anni prima a Venezia, ma la
risposta che ottiene è semplice e sconvolgente: l'uomo conosciuto era
proprio lui e per rendere inequivocabile l'affermazione le descrisse
dei particolari che solo qualcuno presente allora poteva conoscere!
Altra testimonianza di rilevanza storica notevole è quella di Giacomo
Casanova: risale a un incontro con il conte di Saint-Germain nel
salotto della marchesa d'Urfè, avvenuto a Parigi, nel 1758. Il
veneziano, Massone e direttore delle Lotterie Reali francesi, si
dichiarò affascinato dai modi, dallo sfarzo e dalle conoscenze del
conte in campo occultistico.

Protetto da madame Pompadour, era già seguito da leggende di
immortalità ed eterna giovinezza, quando fu presentato al reggente di
Francia che, piuttosto scettico, volle mettere alla prova le sue
dichiarate facoltà paranormali e di veggenza. Il re era rimasto
impressionato da una storia ascoltata da bambino in cui un procuratore
dello Chatelet e dilettante alchimista, un certo Maitre Dumas, era
sparito dalla sua abitazione dopo aver ricevuto la visita di un omino
nero su un vecchio ronzino ferito. Non solo il conte citò il nome
dell'uomo, ma rivelò anche l'esatto indirizzo: rue de l'Hirondelle.
Stimolato da Luigi XV, si concentrò ed aggiunse che il cadavere non si
era mai trovato in quanto Dumas si era avvelenato nel laboratorio
sotterraneo la cui unica entrata era una botola nascosta da alcune
lastre mobili nei pressi dell'entrata. Poi si fermò, concludendo che
potevano saperne di più solo i seguaci di Rosa-Croce, cosa che il re
non era.

"Non posso rispondervi, Sire", avrebbe detto il conte, aggiungendo
poi: "Fatevi Rosa + Croce, Maestà, e vi rivelerò ogni cosa".

Il giorno successivo fu riaperta un'inchiesta e tutto fu
trovato come descritto. Abbiamo detto che Saint-Germain non volle
continuare nella "descrizione" del luogo dove avrebbe trovato il corpo
di Dumas a re Luigi XV perché questi non era membro dei Rosa-Croce.
Saint-Germain era affiliato al Rosacroce: il suo pseudonimo
significava appunto "Vomes Sanctae Fraternitatis" (Socio della Santa
Fratellanza). E proprio da questa appartenenza derivavano le sue
conoscenze alchemiche, compresa la conoscenza della formula della
pietra filosofale, della formula e dei riti per far resuscitare gli
avvelenati dai funghi, della formula per far "aumentare di volume" le
perle (si pensi che il procedimento per le perle artificiali è stato
messo a punto nel 1913), per eliminare i difetti dei diamanti (come
leggiamo nei Commentari di Horace Walpole).

Proprio su questo punto, nelle Memorie di Madame Pompadure leggiamo
come, entrato in contatto con Luigi XV, come detto grazie alla
presentazione di Madame Pompadour stessa, il conte sia riuscito a
togliere una macchia a una gemma, rendendola "della più bell'acqua e
aumentandone il valore da 6.000 a 10.000 franchi" nel tempo. Nella
prima metà del XVIII secolo, la figura di Saint-Germain si confonde
con quella dell'alchimista Lascaris, perché tanti sono i punti di
contatto e le coincidenze che taluni li ritengono un'unica persona.
Entrambi boemi e legati alla corte di Prussia, riuscirono a trasmutare
rame e piombo in oro alla presenza di testimoni attendibili; entrambi
sembravano non invecchiare mai e più di un tratto somatico e della
personalità coincideva perfettamente. Sadoul, un alchimista
contemporaneo che si è interessato alla loro storia, ritiene che
Lascaris possa essere un'identità precedente dei conte, che aveva
scoperto l'elisir di lunga vita (o qualcosa di simile che lo facesse
ringiovanire periodicamente).

Imprigionato a Londra per sovversione, riesce a farsi rilasciare e si
sposta in Francia dove trova protezione, riuscendo ad entrare nelle
grazie di Luigi XV come già detto. Nel 1760 avrebbe dovuto far
ottenere alla Francia un prestito dall'Austria, ma viene accusato di
tradimento dal duca di Choiseul e deve riparare in Inghilterra. Da qui
si trasferisce in Olanda dove apre un laboratorio alchemico e cambia
il suo nome in conte di Saint-Surmont. I guadagni fatti, non sempre in
modo lecito, gli permettono di passare in Belgio da cui parte subito
dopo alla volta della Russia. Nel 1768 si unisce al generale Orlov,
che si diceva avesse aiutato nel portare al trono Caterina II, e viene
nominato generale nella guerra contro i Turchi con il nome di
Welldone. Sconfitti i seguaci dell'Islam, nel 1770 se ne va in
Germania dove si stabilisce definitivamente.

Siamo giunti ormai al 1784 e Saint-Germain, che dimostra una
settantina d'anni (anche se, come detto, era nato alla fine del 1600),
muore a Eckernforde, nel castello del Principe Carlo di Assia-Cassel
(il cui nome da rosacruciano era "Eques a Leone Resurgente"). A questo
proposito, va registrato che, una settimana dopo, quando il principe
Carlo di Assia Cassel, tornato da una lunga assenza al castello, fece
aprire la tomba per rendere l'ultimo saluto al proprio ospite, il
cadavere di Saint-Germain non si trovò. Questo fatto si ricollega
necessariamente con quanto accade l'anno successivo, quando
Saint-Germain viene visto vivo e vegeto, ed enormemente ringiovanito,
ad una riunione massonica tenutasi a Wilhelmsbad.

Non solo: c'è chi giura di averlo incontrato a Parigi in compagnia di
personaggi dalla fama sinistra e maledetta come Mesmer e Cagliostro
(una tesi piuttosto fantasiosa vedeva il mago italiano come un allievo
iniziatici del conte, anche se poi i due furono di idee politiche
totalmente opposte). La rivoluzione francese è alle porte e dai diari
di Maria Antonietta si viene a sapere dell'avvertimento che le aveva
fatto riguardo alle sciagure future. Il rammarico della regina è di
non avergli creduto, rifiutandosi di approfondire il discorso. Ma
nella capitale francese è pericoloso essere amico dei nobili, quindi
il conte ritiene opportuno fare visita a Gustavo III di Svezia,
mettendolo in guardia dai pericoli che lo minacciano. Una sua amica,
la signorina d'Adhemar, annota sul suo diario lo stupore di averlo
trovato giovane come sempre. Ancora giovane sembra essere nel 1882 e
la sua leggenda cresce a dismisura tanto da meritarsi un'indagine
ufficiale da parte di Napoleone III. Purtroppo non si addiviene a
nulla in quanto tutti i documenti relativi alla sua persona erano
stati distrutti da un incendio doloso che colpi l'Hotel de la Ville di
Parigi nel '71. La storia dei conte sembra giunta al capolinea se il
suo nome non comparisse periodicamente negli elenchi di alcune sette
esoteriche (come la Società Teosofica di Helena Blavatsky, che lo
paragonò a Cristo, Platone e Buddha).

Nel nostro secolo il conte di Saint-Germain viene tirato nuovamente
in ballo per giustificare l'esistenza del grande alchimista Fulcanelli
che si diceva fosse riuscito ad assurgere al massimo livello di
perfezione lasciando il nostro piano temporale e tramutandosi in un
androgino. Tanto per cambiare, nessuno lo ha mai visto o può produrre
alcuna prova. A Roma, a mezzogiorno di ogni Natale, c'è chi giura che
il conte di Saint Germain appaia sul Pincio, tranquillamente seduto su
una panchina ad attendere i suoi seguaci. E' storicamente provato che
il conte fosse compositore di musica (le sue sonate, stampate
dall'editore londinese Waish tra il 1748 e il 1760, furono apprezzate
da Mozart e da Gluck), eccellente violinista (il successo dei suoi
concerti fu pari, si dice, a quello dei concerti dell'italiano
Paganini), abile pittore (anche se privo di originalità artistica) e
ingegnoso chimico (aveva elaborato centinaia di procedimenti
industriali, per la tintura delle sete, per il cuoio, per la
preparazione di oli ed essenze, oltre che per la cosmetica, arte in
cui era considerato autore di ricette miracolose). Mentre alcuni lo
considerano un grande uomo ("Il più grande sapiente che sia mai
esistito", lo definì il landgravio di Hesse), altri lo odiarono
profondamente come Casanova. Questo contrasto di sentimenti è
chiaramente dovuto al fascino che esercitava, all'entusiasmo con cui
contagiava chi lo ascoltava, alla vanità che mostrava (non per nulla
molte furono le sue "prede" femminili).

D'altra parte il conte non si tirava mai indietro quando bisognava
stupire il prossimo con affermazioni incredibili, come quando asserì
di essere stato amico della madre di Maria, Anna, o di essere presente
alle nozze di Canaan, ricordando addirittura le portate! Concludiamo
questo viaggio nel mito di Saint-Germain con un sonetto su "La
Creazione", apparso in una raccolta poetica, pubblicata dal
libraio-scrivano, Mercier, di Compiègne. Il carattere di questo testo
è decisamente ermetico e si dice che l'originale sia della stessa mano
del conte. Ecco il testo:

"Curioso scrutatore della natura intera,
ho conosciuto dell'universo il principio e la fine,
ho visto l'oro in potenza in fondo alla sua miniera,
ho carpito la sua natura e sorpreso il suo fermento.

Spiegai per quale processo l'anima nel grembo di una madre,
fa la sua casa, la trascina, e come un seme di vite
messo vicino a un chicco di grano, sotto l'umida polvere;
l'uno pianta e l'altro ceppo, sono il pane e il vino.

Niente c'era, Dio volle, niente diviene qualche cosa,
ne dubitavo, cercai su cosa l'universo posasse,
nulla conservò l'equilibrio e servì da sostegno.

Infine, con il peso dell'elogio e del biasimo,
Io pesai l'Eterno, Egli chiamò la mia anima
Io morii, L'adorai, non seppi più nulla."


Va notato come, nell'ultima terzina, il conte (o, comunque, l'autore)
dichiari di aver "pesato" l'Eterno. Qui possiamo notare un richiamo
alla Società dei Rosa-Croce, che affermavano che, eliminando la
propria natura gretta, gli uomini avrebbero potuto raggiungere
l'Essenza, che era la "casa" dell'umanità (anche se piuttosto
esclusiva). In conclusione, il conte di Saint-Germain è uno dei
personaggi più enigmatici di sempre, artista, politico, mago,
alchimista, immortale..

Il conte di Saint-Germain è ritenuto il maestro iniziatore del conte
di San Severo e di Cagliostro

(IniziazioneAntica)

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