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 Anche i bambini hanno paura dell'azzardo
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Inserito il - 10/01/2013 : 12:34:26  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Anche i bambini hanno paura dell'azzardo

10 gennaio 2013

Quando si tratta di scegliere in situazioni di azzardo, anche per i bambini la possibilità di una perdita ha molto più peso di un potenziale guadagno. L'osservazione di questo fenomeno psicologico - detto "avversione alla perdita" - già dall'età di cinque anni conferma l'ipotesi che la propensione alla prudenza sia stata cablata nel cervello umano dalla selezione naturale, che di fronte a un rischio privilegia la sopravvivenza ai benefici immediati (red)

lescienze.it

Già all'età di cinque anni, il rischio di una perdita conta molto più dell'opportunità di una vincita. La scoperta si deve a Sophie Steelandt e colleghi, del CNRS francese e dell'Università di Strasburgo, che nel quadro di uno studio sulla teoria delle decisioni, hanno condotto una ricerca ora oggetto di un articolo a prima firma Sophie Steelandt, pubblicato sulla rivista “PloS One”. La presenza nei bambini di questo modo di affrontare le scelte di azzardo, già noto negli adulti, suggerisce che gli esseri umani abbiano una propensione verso il principio di precauzione che potrebbe avere radici evolutive.

Al contrario di quanto avviene in condizioni di ambiguità o incertezza, in cui mancano gli elementi per una completa valutazione razionale, in una situazione di azzardo (come una lotteria) le probabilità dei diversi esiti sono note. Nei modelli classici dell'economia, si presuppone quindi che le persone agiscano in modo perfettamente razionale allo scopo di massimizzare il proprio profitto; per fare la scelta giusta basta calcolare le probabilità.

Gli studi descrittivi e sperimentali mostrano però che molto spesso la razionalità è influenzata da errori di giudizio e che non sempre la decisione presa è quella che porta al massimo profitto. Alla sopravvalutazione delle possibilità di vincita o di perdita possono concorrere svariati fattori, a partire da quelli caratteriali, come l'ottimismo o il pessimismo di fondo. Tuttavia nella grande maggioranza delle persone è ben documentata l'esistenza di un fattore particolare, la cosiddetta "avversione alla perdita", vale a dire il fenomeno per cui le perdite contano più dei guadagni. Vari studi sperimentali hanno dimostrato che per pareggiare il peso psicologico di una potenziale perdita, il guadagno potenziale deve valere il doppio.

Secondo Sophie Steelandt e colleghi, tendiamo ad attenerci a una regola empirica selezionata evolutivamente che privilegia la sopravvivenza rispetto ai benefici immediati: è meglio essere convinti che una tigre è vicina quando non lo è, che credere il contrario e poi scoprire di essersi sbagliati. Una regola empirica di questo tipo dovrebbe essere inoltre particolarmente rilevante per i bambini, i quali – incapaci di una buona valutazione razionale - possono non comprendere la natura rischiosa del loro ambiente.

Per verificarlo, i ricercatori hanno condotto un esperimento su un gruppo di bambini di età fra i tre e i nove anni. A ciascuno di essi hanno dato alcuni biscotti e poi offerto la possibilità o di tenerli, o di scambiarli con un numero di biscotti - estratto a sorte - maggiore, uguale o minore di quelli che avevano. Le probabilità di vincita o perdita sono state variate durante i test.

I risultati ottenuti indicano che i bambini fino ai quattro anni non sanno identificare il vantaggio dello scambio quando le probabilità di vittoria sono superiori. I bambini al di sopra dei cinque anni – che mostrano una migliore comprensione delle probabilità di vittoria nelle diverse situazioni - hanno invece manifestato sì una maggiore propensione al rischio rispetto ai più piccoli, ma anche un'avversione alla perdita, come risultava evidente dal fatto che la possibilità di perdere influenzava negativamente le loro decisioni, spingendoli più spesso a rifiutare lo scambio.

http://dx.plos.org/10.1371/journal.pone.0052316

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