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 La mente illuminata
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Inserito il - 31/10/2011 : 10:21:58  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
La mente illuminata

Tratto da: "La Mente Illuminata"

del Dalai Lama


Comunque, se prendiamo attentamente in considerazione
gli oggetti che ci provocano attaccamento o avversione,
scopriremo che non sono reali come possono sembrare a
prima vista.

In modo analogo, se pensiamo a colui che po-
trebbe essere aiutato o danneggiato da questi oggetti scopriremo
che non possiede alcun sé. Infine, dopo aver compreso
che entrambi - gli oggetti e il sé - non sono reali e solidi come
appaiono, non ci sarà più alcun terreno per attacca-
mento o avversione.

Quello che all'inizio ci era apparso come una solida e stabile base
comincerà a sgretolarsi e ci apparirà falso e privo di sostanza.

Dovremmo veramente riflettere su questo e pensare a ciò
che passa per le nostre menti quando sentiamo avversione o
attaccamento.

La prima cosa che scopriremo è il nostro forte senso del sé,
la sensazione che «io esisto». O, ancor meglio, il
senso che «io» è un qualcosa di indipendente da tutto il resto.

Nella tradizione filosofica del Buddhadharma parliamo
dei «Quattro Sigilli che rappresentano il marchio degli inse-
gnamenti del Buddha».

Sono:

Tutti i fenomeni sono impermanenti.
Tutto ciò che è contaminato è sofferente.
Tutti i fenomeni sono vuoti e privi di sé.
Il nirvana è la vera pace.

• Come abbiamo visto prima, i fenomeni sono imperma-
nenti poiché dipendono da delle cause. Gli aggregati, co-
me tutti i fenomeni condizionati, dipendono da determi-
nate cause e quindi anch'essi sono impermanenti.

• La causa principale degli aggregati e l'ignoranza: questo
significa che per loro stessa natura sono sofferenti. Tutto
quanto è prodotto dall'ignoranza è definito «contaminato»
ed è, per sua natura, sofferente.

Il terzo sigillo afferma: «Ogni fenomeno è vuoto e privo
del sé».

Abbiamo visto che tutto quello che è contaminato
è sofferente. Per la seguente ragione: siamo soggetti all'i-
gnoranza e quindi soffriamo, ma questa ignoranza
fondamentalmente è una errata comprensione delle cose, le qua-
li non sono reali nel modo in cui ci appaiono. In effetti tut-
ti i fenomeni sono vuoti e privi del sé. Se ci riferiamo alla
presentazione generale accettata da tutte le scuole buddi-
ste, «privo, o vuoto, del sé» si riferisce principalmente al-
l'assenza di una concreta e individuale identità. Il senso
«io» e «mio» che noi proiettiamo sopra i fenomeni è in ve-
ce assente in essi.

Quindi l'ignoranza che si trova alla base
delle nostre emozioni distruttive può essere eliminata.

• E quando noi l'abbiamo eliminata, la pace che ne deriva
è genuina e assicura una vera felicità. Questo intendiamo
dicendo: «il nirvana è la vera pace»

Tutte le scuole buddiste accettano questa concezione del-
l'assenza del sé e concordano sull'idea che la causa che co-
stituisce la radice di tutte le nostre sofferenze ed emozioni
distruttive è il forte attaccamento ai senso di un «io».

Per dirla con parole semplici, ritengono che non esista un sé o
un individuo esistente in modo autonomo dagli aggregati:
se iniziamo a riflettere su tutto questo, potremo gradual-
mente minare e ridurre il nostro forte attaccamento all'idea
di questo sé.

Anche la sola idea che non esista, può ridurre
la nostra tendenza a crederci. Quando classifichiamo
le scuole filosofiche dell'India, allora le
dividiamo in buddiste e non buddiste: le seconde so-
no quelle che credono in un sé, mentre quelle che lo rifiutano
fanno parte delle prime. Infatti, negli insegnamenti si affer-
roa: «L'asserzione o il rifiuto di un sé indipendente è quello
che separa i discepoli dei Buddha dagli altri».


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