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Inserito il - 27/10/2011 : 10:37:42
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Monaco si da' fuoco per il Tibet
E' il decimo in Cina a immolarsi chiedendo ritorno Dalai Lama
(ANSA) - SHANGHAI, 26 OTT - Ancora un monaco tibetano, il decimo, si è dato fuoco ieri nella provincia cinese del Sichuan, dinanzi ad una grande folla di persone. Lo riferisce il sito di Radio Free Asia (Rfa). Dawa Tsering, 31 anni, si è immolato dandosi fuoco durante una funzione al monastero di Kardze, invocando il ritorno del Dalai Lama e l'indipendenza del Tibet.
Soccorso immediatamente dai presenti, il monaco è stato portato in ospedale. Non si sa al momento quali siano le sue condizioni.
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Si dà fuoco monaco tibetano gridando: Viva il Dalai Lama
È il 10mo monaco ad auto immolarsi in un anno. Portato all’ospedale, rifiuta ogni cura e vuole lasciarsi morire. Pechino accusa il Dalai Lama di fomentare i suicidi. Ma in realtà i giovani che si autoimmolano sono frustrati dalla repressione.
Dharamsala (AsiaNews) - Un monaco tibetano si è cosparso di kerosene e si è dato fuoco nella regione del Sichuan, in protesta contro l’oppressione cinese e gridando “Viva il Dalai Lama!”. Portato all’ospedale, rifiuta ogni cura e desidera essere lasciato morire.
Secondo fonti locali, raccolte da Radio Free Asia, il monaco si chiama Dawa Tsering, aveva 31 anni e ha compiuto il gesto davanti al monastero di Kardze (Ganzi, in cinese), nella prefettura tibetana del Sichuan, dopo aver gridato ai monaci presenti di rimanere uniti contro il governo di Pechino. Altri monaci lì presenti hanno dichiarato di averlo sentito gridare “Viva il Dalai Lama!”.
I monaci sono riusciti a salvare il corpo dalle fiamme e hanno trasportato Dawa Tsering all’ospedale di Kardze, seguiti da un gruppo di poliziotti. All’ospedale sono arrivate in massa le forze di sicurezza che hanno isolato la zona.
Un monaco lì presente ha detto che Dawa Tsering rifiuta ogni cura, ha il volto e la pelle del corpo bruciata e coperta di bende. Egli chiede di essere lasciato morire.
Dawa Tsering è il 10mo monaco quest’anno che tenta di morire dandosi fuoco; il maggior numero nelle ultime settimane. Almeno cinque di loro hanno raggiunto il loro intento, morendo. La scorsa settimana si è data fuoco una monaca, Tenzin Wamgmo, di circa 20 anni. Era la prima volta che una donna si auto immola.
Pechino accusa il Dalai Lama di provocare queste morti e lo addita come fomentatore di disordini e di divisione nel Tibet. Il capo spirituale del buddismo tibetano è bollato come “un lupo travestito da agnello”, che vuole dividere il Paese. In realtà, da tempo, il Dalai Lama chiede solo un’autonomia relativa del Tibet e la salvaguardia culturale e religiosa del suo popolo.
Alcuni giorni fa a Dharamsala, nella città dove è esiliato, il Dalai Lama ha tenuto una giornata di preghiera e digiuno per coloro che si sono immolati. Diverse autorità tibetane tengono a precisare che il suicidio è contrario alla loro fede e che il gesto di questi giovani monaci è dovuto alla repressione cinese e a una non profonda conoscenza del buddismo.
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Bruciare per il Tibet
Pechino, 26-10-2011
"Abbiamo letto la notizia". E' tutto quello che ha da dire la portavoce del ministero degli Esteri cinese Jiang Yu sulla nuova immolazione, la decima, di un monaco tibetano. Nessuna conferma ufficiale, insomma, e la solita dichiarazione in conferenza stampa: Pechino "non accetta interferenze nei suoi affari interni in nome della religione".
A dare la notizia gruppi di esuli tibetani: il monaco si è dato fuoco in un' area a popolazione tibetana della provincia del Sichuan.
Dawa Tsering, 31 anni, si è immolato durante una funzione presso il monastero di Kardze, invocando il ritorno del Dalai Lama e l'indipendenza del Tibet. Soccorso immediatamente dai presenti che hanno cercato di estinguere le fiamme, il monaco è stato portato in ospedale. Secondo quanto riferito da un altro monaco del monastero, sembra che Dawa abbia rifiutato i trattamenti medici, chiedendo di essere lasciato morire. Dalle informazioni disponibili pare che avesse gravi bruciature sulla testa e sul collo.
Esclusa per lui da parte dei medici la possibilità di sopravvivenza, vista la profondita' delle ustioni, gli altri monaci lo avrebbero riportato al monastero.
Dawa Tsering si trovava al monastero di Kardze da sette anni, aveva partecipato alle varie manifestazioni e proteste di piazza pro-Tibet nonostante la repressione della polizia cinese.
Finora sono dieci, dall'inizio dell'anno, i tibetani, monaci soprattutto, che si sono immolati per la causa dell'indipendenza. Cinque sono morti. L'ultimo caso si era verificato la scorsa settimana, quando una suora si era data fuoco ed era morta nella prefettura di Ngaba (Aba per i cinesi).
Le morti dei monaci segnano un ulteriore, drammatico deterioramento nelle relazioni di Pechino con la popolazione del tibet, che da anni reclama indipendenza e rivendica la piena autonomia delle autorità religiose nella nomina della prossima reicarnazione del Dalai Lama. Pechino accusa quella che definisce 'teocrazia buddista' di cospirazione contro l'unità nazionale ispirata da potenze straniere: il problema non è solo il Tibet ma una regione più vasta del territorio cinese con forte presenza di popolazione di origine tibetana. Un'increspatura del monolite cinese in Tibet aprirebbe crepe profonde là dove vivono altre minoranze di rilievo in Cina, a cominciare da quella islamica.
L'attuale Dalai Lama nel 1995 ha riconosciuto Gendhun Choekyi Nyima, un bambino di 6 anni, come l'undicesimo Panchen Lama: Pechino lo ha fatto arrestare tre giorni dopo e ha indicato il 'suo' Panchen Lama, Gyaltsen Norbu, oggi 21enne. Da allora le autorità cinesi non hanno fornito alcuna informazione sulla sorte del bambino e della sua famiglia. La risposta del Dalai Lama è stata non violenta ma decisa: nessuno può indicare la sua prossima reincarnazione. Tanto meno chi la indica in un cinese con il compioto di tenere sotto controllo il Tibet.
da rainews24.rai.it
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