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 Italia, identità online maltrattate
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Inserito il - 25/07/2011 : 11:31:31  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Italia, identità online maltrattate

Il 30 per cento degli utenti del Belpaese ha subito il furto dei dati relativi ai propri account.

Una disattenzione che si rivela anche nella scarsa frequenza con la quale sono cambiate le password

Roma - La maggior parte degli italiani presterebbe poca attenzione alla sicurezza dei propri dati in Rete. È quanto rileva Cpp Italia, filiale della multinazionale britannica specializzata nella tutela della sicurezza dei dati personali e nella protezione delle carte di credito. Secondo i dati emersi dalle interviste, il 30 per cento degli utenti è stato vittima di furto di identità digitale su posta elettronica e social network.

Il danno economico subito, secondo Cpp, arriva fino a 5mila euro. Inoltre, il 16 per cento degli utenti è stato vittima almeno una volta della violazione dell'accesso ai vari servizi Internet, subendo, nel 35 per cento dei casi, conseguenze sul piano economico. Il 2 per cento ha subito danni economici limitati a 100 euro, mentre per 3 intervistati su 100 i danni sono stati contenuti entro i mille euro. Tra i mille e i 5mila euro sono stati i danni economici per il 2 per cento degli utenti, mentre solo l'1 per cento ha registrato danni superiori ai 5mila euro.

Disattenzione rilevata anche nel 42 per cento degli intervistati che ha dichiarato di non modificare mai, a meno che non sia obbligato a farlo, le password di accesso ai servizi email e home banking, mentre l'11 per cento lo fa a cadenza annuale o più lunga. Soltanto il 17 per cento degli intervistati ha mostrato una maggiore consapevolezza dei pericoli che si possono correre, dichiarando di modificare proprie password una volta al mese, rispetto al 18 per cento che lo fa ogni tre mesi e il 12 per cento due volte l'anno.

Dai risultati della ricerca emerge inoltre che il 14 per cento del campione utilizza una sola password per tutti i tipi di accessi a Internet, dall'home banking ai social network, mentre il 13 per cento ne usa due: una per gli accessi ai servizi finanziari e un'altra per social network e i servizi per il tempo libero. Infine, il 31 per cento degli intervistati rivela la propria password a terze persone, soprattutto a coniugi (25 per cento) e figli (8 per cento).

Cristina Sciannamblo

da punto-informatico.it


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