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Inserito il - 20/07/2011 : 10:28:19
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Alcune poesie di Rabindranath Tagore
a cura di Girolamo Mancuso
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NEWTON COMPTON EDITORI
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<Il dono>
Voglio darti qualcosa, bambino mio, poiché stiamo andando alla deriva nella corrente del mondo. Le nostre vite verranno separate, il nostro amore, dimenticato.
Ma non sono così sciocco da sperare di comprare il tuo cuore coi miei doni. Giovane è la vita, il tuo sentiero, lungo, e tu bevi d'un sorso l'amore che ti portiamo, e ti volgi, e corri via da noi.
Tu hai i tuoi giochi, e i tuoi compagni di gioco. Che male c'è se non hai tempo di pensare a noi!
Abbiamo abbastanza tempo nella vecchiaia per contare i giorni passati per nutrire in cuore ciò che le nostre mani hanno perduto per sempre.
Veloce scorre il fiume con un canto, travolgendo tutte le barriere. Ma la montagna rimane e ricorda, e lo segue con il suo amore.
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<L'ultimo contratto>
«Venite a comprarmi», gridai al mattino camminando per la strada selciata. Spada in mano, venne il re sul suo carro. Mi prese la mano dicendo: «Ti comprerò col mio potere». Ma il suo potere non valeva nulla, e se ne andò sul suo carro.
Nella calura del meriggio le porte delle case erano chiuse. Io vagavo per la strada tortuosa. Un uomo uscì con il suo sacco d'oro. Meditò e disse: «Ti comprerò col mio denaro». Pesò le sue monete a una a una, ma io me ne andai per la mia strada.
Era sera. La siepe del giardino era tutta in fiore. La bella fanciulla uscì e mi disse: «Ti comprerò col mio sorriso». Il suo sorriso svanì e si sciolse in lacrime, e lei tornò sola nel buio.
Il sole brillava sulla sabbia, le onde del mare si frangevano ribelli. Un bimbo sedeva giocando con le conchiglie. Alzò la testa e parve riconoscermi, e disse: «Ti comprerò per nulla».
Da quel momento il contratto concluso quasi per gioco fece di me un uomo libero.
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<La notte velata>
Fammi diventare il tuo poeta, o Notte, Notte velata! C'è chi è rimasto seduto per secoli nella tua ombra, senza parole; lascia ch'io canti le loro canzoni.
Fammi salire sul tuo carro senza ruote che corre senza suono per i mondi, tu, regina del palazzo del tempo, tu, oscura bellezza!
Molti intelletti curiosi son entrati furtivamente nei tuoi cortili e hano vagato per la tua casa senza luci cercando una risposta.
Da molti cuori, trafitti dalle mani dell'Ignoto con frecce di gioia, sono esposti lieti canti, scuotendo l'oscurità delle sue fondamenta.
Quelle anime insonni fissano la luce delle stelle, stupiti dal tesoro che hanno trovato all'improvviso.
Fammi diventare il tuo poeta, o Notte, il poeta del tuo silenzioso profondo.
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<La Gemma senza prezzo>
Sanatan recitava il rosario in riva al Gange, quando un bramano cencioso lo avvicinò dicendo:
«Sono un povero, aiutami!».
«Tutto ciò che possiedo», disse Sanatan, «E' la mia ciotola per l'elemosina. Ho dato via tutto quello che avevo».
«Ma Shiva m'è apparso in un sogno», disse il bramano, «e mi consigliò di venire da te». All'improvviso Sanatan ricordò che aveva raccolto una pietra senza prezzo tra i sassi della riva del fiume, e pensando che qualcuno ne avrebbe avuto bisogno l'aveva nascosta nella sabbia.
Indicò il punto al bramano, che scavò e stupito trovò la pietra preziosa. Il bramato sedette per terra meditando in silenzio finché il sole tramontò dietro i rami degli alberi e i pastori ritornano a casa spingendo il loro bestiame.
Allora si alzò e lentamente venne da Sanatan e disse: «Maestro, dammi un po' della ricchezza che disprezza le ricchezze del mondo». E così dicendo gettò la pietra preziosa nell'acqua.
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