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 Lo Stalking
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Inserito il - 15/09/2010 : 12:06:32  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Lo Stalking

di Concetta Di Lunardo


Il termine mutuato dell’inglese “stalking” deriva dal verbo “to stalk”
(fare la posta, seguire, cacciare) e definisce una serie di
comportamenti intrusivi, di controllo, di sorveglianza nei confronti
di una vittima che subisce attenzioni in modo non gradito e molesto.

Nella maggior parte dei casi condotte assillanti riguardano partner o
ex partner di sesso maschile (in Italia il 70% è un uomo) con un’età
compresa tra i 18 ed i 25 anni (il 55% ei casi) quando si tratta di
abbandono o della fine di una relazione sentimentale, o superiore ai
55 anni quando si tratta specificamente di una separazione o di un
divorzio.

La norma italiana del codice penale più vicina a tale condotta è il
reato per “Molestie o disturbo alle persone :

“Chiunque,in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero con mezzo
del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a
taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o
con l’ammenda fino a 516 euro ( art.660 c.p.)”.

Lo stalking è’ un “modus vivendi” entro il quale si intrecciano
dinamiche psicologiche e relazionali “malate”, “petulanti” e
“persecutorie” di ex partners gelosi, livorosi, abbandonati o
semplicemente incapaci di elaborare il “rifiuto” in situazioni in cui
questi elementi vengono letti come attacchi all’ “io”, e pertanto
difficile l’orientamento attraverso i “canali normali” del senso della
realtà.

Ne deriva un atteggiamento intrusivo, ossessivo e persecutorio di
imposizione della “presenza” attraverso telefonate, sms, mms, e-mail,
aggressioni e pedinamenti.
Nei soggetti interessati, spesso con problemi relazionali, risulta
offuscata la capacità ideativa ed empatica, in virtù della spinta
motivazionale polarizzata verso la rappresentazione assolutizzante
della vittima che, talvolta, è sconosciuta.

La vittima del molestatore in molti casi è ansiosa e stressata.

Vittime impaurite dai deliri di onnipotenza di uomini che non si
stimano nè sono stimati a loro volta, a causa delle allucinazioni che
somministrano ed elargiscono attraverso il disprezzo, la disistima e
soprattutto la violenza psicologica.

La sua vita è difficile, inquieta, non solo perché la modalità
relazionale con lo stolker è devastante, ma anche per il conseguente e
progressivo decadimento della vitalità che deriva sempre dalla perdita
di riferimenti.

Ed anche nella fase risolutiva della “consapevolezza” di una relazione
fuori dai canoni della “vivibilità normale”, la via della
ricostruzione personale dell’ ex vittima è molto complicata poiché, in
genere, comporta un cambiamento radicale dello stile di vita (città,
lavoro, amici) unito ad una destabilizzazione degli equilibri
affettivi. Emotivi e relazionali, violati e demoliti giorno dopo
giorno.

Il fenomeno dello stalking è attualmente all’attenzione dei media
oltre che di notevole rilevanza socio-politica, anche perché le
dinamiche relazionali entro le quali lo “stalker” interagisce e si
esprime sono, in molti casi, l’effetto del cambiamento e della
evoluzione di dinamiche comunicative interpersonali tipiche della
società odierna.

Proprio per questo il fenomeno oggi ha una maggiore visibilità,
sebbene l’esternazione del disagio che lo stolker manifesta non è
propriamente un fatto recente, se non nelle modalità. Si tratta,
infatti, di un antico disagio psicologico e, nei casi più gravi, di
malattia mentale.

Personalmente mi soffermerei un attimo a comprendere cosa renda così
vulnerabili e fragili tante, troppe donne-vittime e artefici di un
processo di costruzione della propria demolizione ad opera di
individui violenti. Donne inconsapevoli della loro forza, abusate
nella loro “pars construens”, fiaccate e mortificate nella libertà e
nella consapevolezza che pur tutti possediamo.

Donne che si sono affidate in autogestione all’unico scopo di onorare
ed essere devote alla forza distruttiva dell’ “homo denstruens”.

Il prezzo della salute mentale della vittima è altissimo e
proporzionale al consolidamento della relazione nel tempo, per
reiterati attacchi alla “persona”, al “senso della realtà”,”alla
verità”.

E’ un dato di fatto che l’uomo sia l’unico primate che perseguita e
tortura, senza motivi apparenti, traendone soddisfazione.

In virtù di questo elemento storicamente certo l’aggressività umana va
sempre controllata e mai sottovalutata in quanto pericolosa.

Se non ci soffermiamo e lavoriamo sulle risorse “sane” e “normali” che
dobbiamo sentire dentro, e che per fortuna la gran parte degli uomini
possiede, non saremo in grado di riconoscere i principi semplicissimi
della “verità” e della “giustizia” intesi non nell’accezione dogmatica
della mortificazione del pensiero, ma come “ricerca”, ”dubbio”
,”criterio di conoscenza”, “forza interiore” per operare scelte
responsabili ed andare avanti.

Libertà genuina, indipendenza e soprattutto il saper riconoscere ogni
forma di controllo e di sfruttamento ritengo siano le premesse per
riconoscere atteggiamenti e modalità “devianti” come la condotta dello
stolker, di cui si è parlato molto, ma ancora troppo poco del
“vivaio” socio-culturale-religioso che feconda la predisposizione alla
“devozione”, “sottomissione”, “riverenza”.

L’amore per la vita, riuscire a contaminare ogni cosa della
dialetticità del cambiamento, considerare formativi i percorsi
personali dolorosi, ma sempre piccoli pezzi di strada da cui fuggire
e gambe levate, ritengo siano l’unico conforto quando troviamo normale
l’assurdo.

Saper riconoscere l’assurdo è il criterio per non sopportarlo più.

Uscire dal “pensatoio” delle stranezze ossessive dove l’unica
possibilità sembra quella di farsi fare del male.

L’amore ed i rapporti umani, i sentimenti sani e normali interagiscono
sempre con la ricerca del bene, eppure capita spesso che le
relazioni vengano fraintese con altre cose, e coltivate di conseguenza
su un terreno di assoluta violazione dei diritti umani.

Infatti, spesso, lo stalker non si limita soltanto a molestare la
vittima, ma pone in essere comportamenti illeciti ulteriori,
costituenti autonome figure di reato oggetto di specifiche ed
ulteriori sanzioni, quali: l’omicidio (art. 575 c.p.), le lesioni
personali (art. 582 c.p.), l’ingiuria (art. 594 c.p.), la diffamazione
(art. 595 c.p.), la violenza privata (art. 610 c.p.), la minaccia
(art. 612 c.p.), la violazione di domicilio (art. 614 c.p.), il
danneggiamento (635 c.p.).

Prof. Di Lunardo Concetta
Docente di Filosofia e Psicologia
Counselor psico-filosofa



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