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 Cina: un impegno scritto a non suicidarsi
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Inserito il - 16/06/2010 : 10:48:40  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Ecco cosa impongono certe aziende in Cina: un impegno scritto a non suicidarsi

15 giugno 2010

Un impegno scritto a non suicidarsi: è la richiesta che Foxconn - l'azienda taiwanese che lavora in subappalto per giganti dell'informatica come Apple, Nokia e Dell - ha fatto ai suoi dipendenti dopo l'ondata di operai che si sono tolti la vita. Ancora non sono chiare le ragioni dei suicidi nella fabbrica a Shenzhen, in Cina meridionale (l'ultimo un diciannovenne che si è gettato da un balcone dopo appena 42 giorni di contratto), ma adesso in molti si interrogano sulle condizioni di vita all'interno degli stabilimenti, là dove vengono assemblati i gadget più ricercati sui mercati dell'Occidente (computer, console, cellulari di ultima generazione): orari di lavoro stremanti, brevi pause per il pranzo, riposo nei dormitori.

La strage silenziosa di cui i media si sono occupati da parecchi mesi ha come epicentro Shenzhen, città artificiale nata alle porte di Hong Kong. Città come queste nel mondo ce ne sono altre, tenute nascoste perché la loro ragione di esistenza è solo quella della produzione e del profitto, dove le più basilari regole sono ignorate. La notizia che la Hon Hai Precision Industry, meglio conosciuta con il nome commerciale di Foxconn, abbia chiesto l'impegno scritto a non suicidarsi ai suoi lavoratori ha qualcosa di surreale, come se bastasse un po' di inchiostro su un pezzo di carta a “fermare” la disperazione che può portare un essere umano a togliersi la vita.

Dall'inizio dell'anno solo alla Foxconn sono stati 12 gli impiegati cinesi che si sono gettati nel vuoto; due sono rimasti gravemente feriti. Adesso l'iniziativa che qualcuno definisce bizzarra, ma sarebbe meglio dire cinica dell'azienda che ha chiesto ai dipendenti di firmare una lettera in cui promettono di non suicidarsi e anche ad acconsentire di esser mandati in istituzioni psichiatriche se cominciano ad apparire in “uno stato mentale o fisico abnorme”: una scelta, si legge testualmente nella lettera, “per il mio bene e quello degli altri”.

Recentemente Terry Gou, il presidente e fondatore di Hon Hai Precision (che impiega oltre 300mila persone a Shenzhen e 800mila in totale in tutto il mondo) è arrivato da Taiwan a bordo del suo jet privato e ha chiesto scusa per i suicidi: ha illustrato le attrattive del complesso industriale di Longhua (una piscina olimpica, banche, strade alberate, posti per mangiare, i nuovi dormitori) ma ha difeso le pratiche di gestione del gruppo, negando che le morti siano legate alle condizioni di vita e di lavoro dei suoi dipendenti; ha anzi lasciato intendere che alcuni suicidi possano esser stati legati a problemi personali o di relazione. Ma intanto sono state tese reti attorno agli edifici per scoraggiare salti nel vuoto.

Nel luglio 2009, il primo suicidio alla Foxconn aveva suscitato un grande scalpore in Cina: un dipendente, ritenuto responsabile dall'azienda della sparizione di un esemplare di un iPhone, confessò in un biglietto lasciato a un amico poco prima di morire di esser stato sottoposto a un'indagine “umiliante”.

L'Apple, che ha prpdotto l'iPad, si è detta “addolorata per i suicidi” e ha fatto sapere che ha avviato un'indagine sugli sforzi di Foxconn per evitarne di nuovi suicidi. Ma si è rifiutato di chiarire se anche gli iPad, come l'iPhone, siano assemblati negli stabilimenti di Foxconn. Secondo Luis Woo, un responsabile del gruppo, il problema nasce in gran parte dal fatto che un “gran numero” di dipendenti siano tra i 18 e i 24 anni, l'età più colpita dai suicidi, e vive lontano dalla famiglia. Ma per i gruppi a difesa dei lavoratori, la catena di suicidi riflette le difficili condizioni di vita di milioni di operai in Cina, costretti a lunghe ore di lavoro, spesso interrotto solo da una breve pausa per il pranzo e un sonnellino, che vivono in dormitori e sono sottoposti a enormi pressioni. E a Hong Kong, i sindacati, per sensibilizzare l'opinione pubblica, in passato avevano invitato a boicottare le nuove generazioni di iPhone, assemblati dalla Foxconn.

Fonte: Si.Co.

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